Divisa a metà

Da whitea94

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Prefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i n... Altro

Presentazioni
🌻
1. Un piatto di lasagne
2. Posso farcela
3. Delusione
4. Fratelli
5. Divertirsi
6. Il destino
7. Tre domande
8. Caramello fuso
9. Roba da matti
10. Le mosse sono sempre quelle
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Dolore
14. Richiesta
15. Gattini
16. Regalo
17. Ridere insieme
18. Conoscersi
19. Verità
20. Hakuna Matata
21. Cattivo o Supereroe?
22. Giusto o sbagliato?
23. Sessione di studio
24. Rivincita
25. Vivere
26. Salto nel vuoto
27. Fragilità
28. Incontri inaspettati
29. Un principe azzurro
30. Confidenze
31. Mattia
32. Musica
33. Buon compleanno
34. Un turbine d'emozioni
35. Fortuna
36. Segreti
37. Bevi che ti passa
38. Paura
39. Ospedale
40. Claudia
41. Sempre
42. Seconda scelta
43. Come prima
44. Dimmi la verità
45. Non prenderti gioco di me
46. Qualcosa di più
47. Colazione
48. A fior di labbra
49. Verde speranza
50. Confessione
51. Resistere
52. Il passato non si dimentica
53. Libertà
54. Partenza
Ringraziamenti 🌻
Extra - Elia
Extra - Enea
Avviso!

11. Sorprese

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Da whitea94

Giro il cucchiaino nella tazza della tisana calda mentre le palpebre mi si chiudono per via della stanchezza. Stamattina mi sono svegliata presto per studiare, nonostante sia rimasta ad aiutare Noa a ripulire la casa dopo la festa insieme a Mel. Avrei tanto voluto chiedergli chi fosse il ragazzo di ieri sera, ma dai suoi occhi sfuggenti ho capito che non era il momento giusto. Sposto lo sguardo dal libro fino alla portafinestra della cucina, dove le goccioline della pioggia scivolano sul vetro.

«Prima o poi ti scoppierà il cervello.»

Sospiro e mi volto verso Mattia che si dirige verso il frigorifero. «Dovresti farlo anche tu. A proposito, non mi sono dimenticata il tuo esame imminente. Dovremmo iniziare il ripasso.»

«Non oggi, sorellina. Io e alcuni ragazzi della squadra andiamo a Catania per un giretto tra i negozi» afferma prima di addentare una mela verde. «Cosa posso comprare a mamma per Natale?»

«Una crema viso o un profumo.»

Aggrotta le sopracciglia. «Non mi sembrano idee molto originali. Tu cosa le regali?»

«Un libro» gongolo soddisfatta dopo aver finito la bevanda fumante.

Scuote la testa. «Voi e la vostra passione per la lettura.»

«Dovresti provare, magari i tuoi neuroni si riattivano.»

«Ah-ah, divertente. Mi bastano già quelli dell'università.»

La porta della cucina si spalanca e sulla soglia compare nostra madre, intenta a trasportare due pesanti buste ricolme di spesa. Mio fratello la aiuta ad appoggiarle sull'isola.

«Grazie, tesoro. Non dovevi uscire questo pomeriggio?»

«Sì, sto andando. Farò tardi, non mi aspettare alzata.» Le schiocca un bacio sulla tempia e poi mi rivolge una linguaccia che ricambio prima di uscire dalla stanza.

«Ti serve aiuto?» le chiedo mentre fuoriesce dalla busta tre sacchi di farina.

«No, stellina, studia. Io finisco qui e preparo i biscotti con le gocce di cioccolato che ti piacciono tanto. Hai bisogno di zuccheri.»

Le sorrido e mi immergo nuovamente nel libro di testo. Passano diversi minuti prima che sente nell'aria l'odore dolciastro dei biscotti che mi provocano l'acquolina in bocca. Mi alzo dalla sedia e mi avvicino al forno per osservarli cuocere.

«Più tardi credo che andrò a correre» borbotto mentre continuo a guardare i dolci.

«Non dire sciocchezze, c'è brutto tempo. Anzi, non esci con i tuoi amici o con un bellimbusto di mia conoscenza?» mi chiede maliziosa.

«No, devo studiare.» Le indico il tavolo sommerso da libri e appunti.

«Va bene. Per stasera ho ordinato la pizza visto che siamo da sole.» Mi sorride e io ricambio la sua espressione complice. Spesso trascorriamo il sabato sera a guardare film strappalacrime, specie se mio padre è fuori per lavoro come oggi.

Il suono del campanello riecheggia nella casa e scruto mia madre con la fronte aggrottata. «Aspetti qualcuno?»

«No, vai a vedere chi è. Io sforno i biscotti.»

Cammino verso la porta di ingresso e guardo dallo spioncino, ma di fronte a me non vedo nessuno. Socchiudo la porta e il battito del mio cuore accelera quando metto a fuoco il ragazzo vicino al pilastro della veranda. I suoi occhi nocciola osservano la mia reazione mentre un sogghigno emerge dalle sue labbra.
«Elia... che cosa ci fai qui?»

«Avevo voglia di vederti e sono venuto» afferma sollevando le spalle, come fosse normale.

«Sei impazzito? Poteva esserci mio fratello a casa.»

«È uscito con alcuni ragazzi della squadra, mi sono informato.» Porta una mano sul capo e gioca con uno dei suoi ricci. «Allora, posso entrare?»

«Ecco, veramente...»

«Elia, ma che sorpresa averti qui! Prego, accomodati. Alcune volte mia figlia dimentica le buone maniere, non so proprio da chi abbia preso. Sta anche piovendo» dichiara mia madre, affiancandomi sulla soglia.

La fulmino con le palpebre sbarrate, tuttavia lei mantiene un sorriso a trentadue denti mentre osserva il ragazzo di fronte a me. Faccio un passo indietro ed Elia entra nel salotto per poi appendere il giubbotto di pelle nel portabiti.

«Sono davvero contenta che tu sia venuto. Stavo proprio dicendo a Carla che mi dispiaceva che rimanesse a casa da sola visto che devo andare da mia madre stasera.»

«Ma, mamma...»

«Non si preoccupi, signora, sua figlia è in buone mani.»

Si scambiano uno sguardo di intesa mentre io rimango scioccata a osservarli. Quando mia madre si dirige al piano superiore per recuperare la borsa, io rimango impalata sul posto non sapendo come reagire.

«Dimmi che non vi siete messi d'accordo.»

Sogghigna. «No, ma io e tua madre abbiamo una buona sintonia.»

Gli lancio un'occhiataccia mentre sento i passi della donna che mi ha dato alla luce scendere nuovamente i gradini. «Allora, ragazzi, vi auguro una buona serata. In cucina trovate i biscotti ancora caldi e mi raccomando: divertitevi con prudenza.» Ci lancia uno sguardo eloquente prima di richiudersi la porta alle spalle.

«Non ci credo» mormoro nello stesso momento in cui Elia ridacchia.

Lo scruto di sottecchi mentre il mio cervello elabora davvero che siamo rimasti soli. La mano destra inizia a tremarmi leggermente, ma prendo un profondo respiro per calmarmi e non farmi prendere dal panico. Non lo conosco da molto, ma Elia mi sembra un bravo ragazzo. Anche mia madre e mio fratello si fidano di lui ed io confido nel loro giudizio.

«Ti va un biscotto?» gli chiedo per rompere il silenzio.

Annuisce e ci dirigiamo verso la cucina dove troviamo il vassoio sul ripiano dell'isola. Elia ne afferra uno mentre osserva la stanza e, soprattutto, il caos di oggetti che sommergono il tavolo.

«Stavi studiando?» domanda prima di mordere il dolce.

«Sì, non faccio altro di recente.»

«Stasera ti prenderai una pausa. Film?» Afferra un secondo biscotto.

«Hai intenzione davvero di rimanere qui?»

«Certo, altrimenti non mi sarei presentato alla tua porta.» Si appoggia sul mobile della cucina e scruta la finestra, dove la pioggia batte con più impeto.

«Ci saremo visti domani» insisto per trovare una spiegazione logica alla sua presenza.

Volta il capo verso di me. «Volevo vederti adesso.»

Scruto i suoi occhi scuri e per la prima volta da quando è arrivato noto che il suo sguardo è adombrato, privo della solita ilarità che lo contraddistingue.

«Va tutto bene?» chiedo preoccupata. Magari ieri sera è andato via perché è successo qualcosa di serio.

Una scintilla strana attraversa le sue iridi. «Sì, perché non dovrebbe.»

Riconoscerei una menzogna a chilometri di distanza e la sua lo è, ma non insisto. Ognuno ha i suoi segreti.

«Hai un genere preferito?» domando per cambiare argomento.

«Thriller, azione, fantascientifico...»

«Horror?»

«Sul serio? Per me va bene.»

Allungo il braccio destro e lo invito a ritornare in salotto, portando con me anche il piatto con i biscotti che sembra aver apprezzato. Si siede sul divano davanti alla tv mentre io accendo lo schermo. Scorro sui titoli del film registrati e ne scelgo uno che volevo vedere da tempo. Usualmente guardo con Mattia i film dell'orrore, ma ultimamente non abbiamo trovato il tempo per farlo.

Mi volto e osservo il posto libero al suo fianco e il divano accanto vuoto; opto per sedermi su quest'ultimo.

«A proposito,» enuncia Elia mentre inizia il film, «ti stanno davvero bene gli occhiali. Te lo avevo mai detto?»

Spalanco le palpebre mentre poso una mano sull'asticella: avevo completamente dimenticato di averli. Sto per toglierli, però ci ripenso; sarebbe una mossa stupida da fare adesso.

Borbotto un ringraziamento veloce prima che entrambi rimaniamo in silenzio a vedere le scene del film che si susseguono. Sono così immersa nella visione che mi sfugge un gridolino di terrore quando suona il campanello. Elia sorride divertito mentre mi mordo il labbro imbarazzata.

«Immagino sia il fattorino. Mia madre ha ordinato la pizza.»

«Oppure è un bambino posseduto.»

Gli lancio un'occhiataccia e mi alzo per prendere il portafoglio, ma lui mi supera e apre la porta. Paga le pizze e ringrazia il ragazzo, dandogli anche la mancia.

«Sei mio ospite, non eri tenuto a farlo.»

«È il minimo.»

Vado in cucina e prendo una tovaglia e le bibite dal frigo con i bicchieri che posiziono sul tavolino al centro. Apro i cartoni e l'odore del formaggio fumante invade la stanza. Iniziamo a mangiare seduti sul pavimento, continuando a vedere la proiezione. Ogni minuto che passa i muscoli tesi delle mie spalle si rilassano e devo ammettere che la sua presenza non mi crea particolare disagio.

Osservo disgustata un personaggio contorcersi e salire le scale a una velocità innaturale e indietreggio istintivamente, sbattendo sulla gamba piegata di Elia. Mi guarda con la coda dell'occhio e le sue labbra si distendono in un'espressione più rilassata. Anche lui adesso sembra meno nervoso.

Mi affretto a scostarmi dal suo corpo, ma decido di posizionarmi accanto a lui per appoggiare la schiena sul divano, mantenendo sempre una certa distanza. Rimaniamo sul pavimento in legno anche quando finiamo di mangiare la pizza, commentando qualche scena troppo poco realistica. Dopo un po' sento il suo corpo scivolare verso di me e mi volto allarmata in tempo per vedere il suo capo flettersi e appoggiarsi sulla mia spalla.

«Eli...» Non completo di pronunciare il suo nome vedendo i suoi occhi chiusi e ascoltando il suo respiro pesante: si è addormentato.

Guardo il suo volto rilassato e da vicino noto le occhiaie nitide sotto le palpebre. Approfittando della sua incoscienza, allungo la mano sinistra e gli scosto un riccio ricaduto sulla fronte. Prendo un profondo respiro e inalo il suo profumo che è diverso dal solito, però la fragranza più intensa non mi dispiace. Dalla manica sollevata del suo maglione riesco a vedere da vicino il tatuaggio nero sul braccio, composto da note musicali che si intrecciano tra loro e concatenate da un groviglio di spine. Non conosco il suo significato, ma mi provoca una malinconia che mi stringe lo stomaco.

Mi mordo il labbro inferiore, indecisa, ma alla fine poggio il viso sui suoi capelli soffici e continuo a guardare il film fin quando l'orologio appeso al muro segna la mezzanotte.

A malincuore decido di svegliarlo prima che arrivi qualcuno. «Elia, svegliati.»

In risposta ottengo soltanto un lamento.

Gli scuoto la spalla. «Elia, è tardi. Devi andare.»

Lentamente solleva le palpebre e si scosta da me, procurandomi un brivido a causa della mancanza del calore del suo corpo. Le sue iridi appannate si schiariscono appena mettono a fuoco la mia figura.

«Non volevo addormentarmi» mormora a voce roca.

«Avevi bisogno di dormire.» Gli sorrido per rincuorarlo.

Il suo sguardo scuro cambia di intensità e sento un magone alla bocca dello stomaco quando mi accorgo della vicinanza dei nostri visi. Il panico consueto si espande in ogni fibra dei miei muscoli, irrigidendoli, ma stavolta percepisco anche un'emozione diversa dal solito.

Guarda le mie iridi chiare con attenzione, come se cercasse qualcosa al loro interno. «Non ti farei mai del male.»

Chiudo istintivamente le palpebre mentre mi si stringe la gola. «Elia... il mio cervello funziona male. Non perdere il tuo tempo con me.» Non posso raccontargli la verità, ma mi sento in dovere di avvertirlo: non sono la ragazza che lui si immagina. Eppure, una parte impercettibile di me desidera che non lo faccia. Spera che ci sia ancora una piccola possibilità per ricucire la mia parte lesa.

«Guardami.»

Prendo un profondo respiro ed esaudisco la sua richiesta. Vedo il suo volto avvicinarsi lentamente, mentre i suoi occhi mantengono il contatto visivo con i miei per vedere la mia reazione; probabilmente ricorda come ho reagito il giorno del concerto. Mi ostino a rimanere ferma, nonostante il cervello mi urli di indietreggiare.

Rimango immobile anche quando percepisco le sue labbra morbide a contatto con le mie senza fare troppo pressione. Quando lo sento allottarsi, istintivamente, sono io a protendermi verso di lui per prolungare il bacio. Premo sulla sua bocca carnosa per qualche altro istante prima di allontanarmi.

Elia poggia la fronte sulla mia. «Carla,» mormora con la voce instabile, «in che guaio ci siamo cacciati?»

Vorrei dirgli che in realtà la colpa è sua visto il modo prorompente in cui è entrato nella mia vita, però rimango in silenzio. Se avessi voluto davvero, gli avrei sbarrato la strada senza dargli la minima speranza.

«È meglio che vada.» Si scosta e si alza da terra per poi afferrare il giubbotto vicino all'ingresso.

Lo raggiungo alla porta, incapace di elaborare una frase di senso compiuto ad alta voce. Non riesco ancora a realizzare ciò che è successo.

«Buonanotte» mi sussurra.

«Notte.» È l'unica parola che riesco a pronunciare.

Mi osserva ancora per qualche istante prima di andare via.

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