Divisa a metà

By whitea94

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Prefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i n... More

Presentazioni
🌻
2. Posso farcela
3. Delusione
4. Fratelli
5. Divertirsi
6. Il destino
7. Tre domande
8. Caramello fuso
9. Roba da matti
10. Le mosse sono sempre quelle
11. Sorprese
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Dolore
14. Richiesta
15. Gattini
16. Regalo
17. Ridere insieme
18. Conoscersi
19. Verità
20. Hakuna Matata
21. Cattivo o Supereroe?
22. Giusto o sbagliato?
23. Sessione di studio
24. Rivincita
25. Vivere
26. Salto nel vuoto
27. Fragilità
28. Incontri inaspettati
29. Un principe azzurro
30. Confidenze
31. Mattia
32. Musica
33. Buon compleanno
34. Un turbine d'emozioni
35. Fortuna
36. Segreti
37. Bevi che ti passa
38. Paura
39. Ospedale
40. Claudia
41. Sempre
42. Seconda scelta
43. Come prima
44. Dimmi la verità
45. Non prenderti gioco di me
46. Qualcosa di più
47. Colazione
48. A fior di labbra
49. Verde speranza
50. Confessione
51. Resistere
52. Il passato non si dimentica
53. Libertà
54. Partenza
Ringraziamenti 🌻
Extra - Elia
Extra - Enea
Avviso!

1. Un piatto di lasagne

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By whitea94

«Allora, Carla, qual è la risposta corretta?»

«Crosta nera» affermo mentre poso la penna sul tavolo.

Melissa strabuzza gli occhi e socchiude le labbra carnose. «Mi vuoi spiegare come diavoleria fai?»

Poggia la fronte sulla risma di fogli davanti a lei ed effettua un grande respiro di frustrazione. «Domani verrò bocciata, me lo sento.»

Mi volto verso Noa per cercare il suo sostegno, ma lui scuote la testa e alza le mani in segno di resa. Posso capirlo... sono due settimane che la nostra amica non fa altro che disperarsi.

«Mel, andrà bene.»

Lei punta i suoi occhi marroni su di me e scosta una ciocca rossa per portarla dietro l'orecchio. «Stai mentendo, Carla Amato, tu non le sai dire le bugie.»

Cerco ancora una volta lo sguardo del mio collega che in risposta annuisce con il capo, facendo oscillare il suo lungo ciuffo che quasi copre i suoi occhi chiari; anche lui è d'accordo con lei. Assottiglio le palpebre e gli rifilo una ginocchiata sotto il tavolo.

«Ahi!» esclama per poi massaggiarsi la gamba.

Il ragazzo seduto accanto a lui gli lancia un'occhiata poco amichevole e io mi porto una mano sulla fronte, pronta al peggio, quando Noa si gira verso il poveretto e socchiude le labbra.

«Che hai da guardare? È assodato che questa è la zona studio più caotica della Cittadella. Ti conviene andare in biblioteca di Matematica se vuoi il silenzio assoluto.»

Lo sconosciuto solleva la sua montatura pesante lungo il naso prima di chiudere il libro con un rumore secco e alzarsi per andare via.

«Ingegneri, sono proprio strani» borbotta il mio amico.

«Anche noi lo diventeremo» gli faccio notare con un sogghigno sulle labbra.

«Appunto, guardaci. Però noi siamo i meno peggio.»

«Perché?»

«Perché siamo sia ingegneri edili che architetti. La vena artistica ci scorre dentro» dichiara, alzando una mano come se sorreggesse qualcosa. Riesco a capire che sta interpretando Amleto soltanto perché so che adora Shakespeare.

«Ragazzi, concentratevi su di me e sulla mia bocciatura» si lamenta Melissa mentre scarta una confezione di M&M's.

Sfoglio le fotocopie che ho di fronte riguardanti il capitolo dell'umidità discendente e cerco una domanda abbordabile da farle.

«Rispondi a questa: quando su una muratura vi è l'efflorescenza, vuol dire che in essa è ancora presente l'acqua?»

Vedo i suoi occhi assottigliarsi per la concentrazione e mi immagino gli ingranaggi del suo cervello mettersi in moto per elaborare la risposta corretta.

«Sì.»

«Bene, adesso è sicuro che ti bocciano» decreta Noa senza mezzi termini.

La mia amica torna a sbattere la fronte sul plico.

«Mel, sei solo stanca. Avrai dormito forse quattro ore e lo sai benissimo che se non dormi otto ore al giorno il tuo cervello non connette.»

Ruota il capo verso di me, stremata, ma noto una piccola scintilla di vitalità nelle sue iridi che mi rincuora un po'; vederla così scoraggiata mi turba. È quasi un mese che studiamo tutti e tre insieme per affrontare l'ultimo esame del nostro percorso universitario.

Ultima materia... ancora non riesco a crederci. La fine sembrava un punto irraggiungibile e adesso che manca davvero poco mi sembra tutto surreale.

Melissa sospira, scosta la sedia e si alza, stiracchiandosi il collo per allentare i muscoli tesi. «È meglio prendere un caffè. Noa, lo vuoi?»

«No, l'ho già preso un'ora fa.»

«Ti faccio compagnia io, devo sgranchirmi le gambe» le dico alzandomi.

La mia amica viene verso di me e mi abbraccia, stritolandomi nella sua presa energica; le lezioni di CrossFit che segue stanno dando i suoi frutti.

«Sei la migliore collega che potessi trovare. Perché ci ostiniamo ancora a frequentare questo individuo?» domanda, puntando i suoi occhi su Noa che, in risposta, alza il dito medio della mano sinistra mentre con l'altra continua a sottolineare.

«Visto? È antipatico e scontroso.»

«Lo so che mi adori, dolcezza.»

«Già, una vera disgrazia» gli risponde per poi afferrarmi il polso e trascinarmi verso il corridoio che conduce alle macchinette.

Ricordo ancora il giorno che ci siamo conosciute. Era il secondo semestre del primo anno e, durante una lezione di Storia dell'architettura, lei si è seduta accanto a me e ha iniziato a parlarmi come se ci conoscessimo da sempre. Non ci siamo più separate.

«Mel, guarda che è grazie a te se Noa è entrato nella nostra comitiva» le mormoro sogghignando.

«Come dimenticarlo. Mi sono avvicinata a lui con la mia camminata da pantera e sappiamo tutte e due com'è finita.»

Scoppio a ridere mentre ci fermiamo dietro un ragazzo in fila per il caffè.

«Già, la tua faccia rimarrà negli annali. Se non sbaglio ti ha detto: "Dolcezza, sono sicuro che la tua andatura miete molte vittime, ma io gioco dalla tua stessa parte del campo".»

«Puoi biasimarmi? È uno dei ragazzi più belli che io abbia mai conosciuto. Sono convinta che in un universo parallelo, dove entrambi siamo eterosessuali, siamo anime gemelle.»

«Io non credo neanche in quel caso. Siete cane e gatto.»

Sorride. «Già, mi sa che hai ragione.»

Si accosta alla macchinetta ed estrae dalla tasca dei jeans delle monete. Digita il codice e seleziona la bevanda rigorosamente senza zucchero.

«Sicura di non volerlo?»

«È da cinque anni che cerchi di corrompermi, non ci riuscirai adesso che siamo alla fine.»

Allunga una mano e sfiora una ciocca dei miei capelli biondi. «Dovresti farli crescere, secondo me ti starebbero benissimo.»

«Mi piacciono corti» ribatto, rivolgendole un sorriso di circostanza.

«È un peccato.»

Alzo le spalle e glisso l'argomento senza aggiungere altro. Ritorniamo indietro e superiamo diversi studenti intenti a cercare un posto libero in cui sedersi, anche se tutti sanno che trovarne uno al dipartimento di Ingegneria è quasi impossibile.

Mi avvicino alla ringhiera e mi sporgo leggermente per osservare i tavoli strapieni del piano terra. La scelta di avere una doppia altezza circolare rende l'ambiente meno claustrofobico, ma senza di esso ci sarebbero più postazioni dove studiare.

«Hai impegni per pranzo?» chiedo a Melissa mentre guardo un gruppo di ragazzi giocare a briscola.

«Sì, devo tornare a casa ad aiutare mia madre con le commesse del negozio e poi studierò ancora qualcosa. Perché?»

«Oh, niente di speciale. Mamma ha fatto le lasagne e mi ha detto di invitarvi.»

«Sono sicura che Noa sarà molto felice del tuo invito visto che l'ultima volta ha fatto il bis due volte. Mi chiedo dove metta tutto il cibo che ingurgita.» Gira il cucchiaino di plastica e beve il contenuto in un unico sorso. «Andiamo a sistemare il disastro che c'è sul tavolo e sloggiamo. Oggi faremo felice qualche povero sfigato che bazzica alla ricerca di un posto.»

Raggiungiamo il nostro tavolo e Noa non solleva neanche lo sguardo, attento a sottolineare un paragrafo che lo sta mettendo in difficoltà visto il modo in cui calca la matita.

Mi accosto al suo orecchio. «Noa, vuoi venire a casa mia?»

Non mi degna di una risposta.

«Noa, mia madre ha preparato le lasagne.»

La matita che teneva salda tra le sue dita precipita sul foglio e i suoi occhi azzurri puntano su di me.

«Che ci facciamo ancora qui?»

Sorrido e afferro le dispense che ripongo nello zaino mentre lui si alza dalla sedia ed esegue i miei stessi movimenti. Melissa è la prima a rassettare tutto e, nonostante la fretta, aspetta che entrambi siamo pronti ad andare. Ci allontaniamo dal tavolo e Noa inizia a contare ad alta voce, camminando con il capo rivolto all'indietro.

Pronuncia il numero cinque prima di scuotere la testa. «Guarda come ci fanno ridurre. Sembriamo degli avvoltoi, e per cosa? Per un posto libero in cui sedersi in facoltà e mangiare. Dovrebbero utilizzare i nostri soldi in maniera migliore.»

«Parlane con il rappresentante degli studenti, sembra un tipo a posto» gli propongo mentre svoltiamo nel corridoio che conduce all'uscita del primo piano.

«Non ho il tempo per battermi per i diritti degli altri, già sono troppo impegnato a far rispettare i miei.»

Io e Mel ci ritroviamo a fissarlo. Noa non parla mai troppo di sé e quando lascia intravedere uno spiraglio, io e la mia amica cerchiamo di coglierlo a volo. Ormai fare coming out non è un tabù come lo era in passato, tuttavia le persone con la mentalità dell'anteguerra sono ancora ben presenti, specie in una regione come la nostra dove è difficile sradicare certi stereotipi.

Sappiamo che ha un bellissimo rapporto con la madre e che suo padre è morto quando era molto piccolo, ma mai in questi cinque anni di conoscenza ci ha parlato della sua vita privata. Non che lo biasimi visto che io sono la prima a tenere alla mia privacy.

«Che mi venga un colpo» mormora la mia amica mentre oltrepassiamo uno dei tavoli alla nostra destra. Ormai so che cosa significa quel tono di voce.

«Cosa c'è, Mel? Hai trovato una nuova preda?» le chiedo ridendo, osservando la sua espressione sbalordita.

«Ma lo hai visto quello? Non è di sicuro della nostra facoltà.»

Rido scuotendo la testa mentre vedo Noa voltarsi in direzione del tavolo che abbiamo superato.

«No, non è decisamente un ingegnere» sottolinea il ragazzo con un pizzico di vitalità nella voce.

Mel sorride soddisfatta quando l'amico gli dà ragione e io mi ritrovo ad alzare gli occhi al cielo. È inevitabile conoscere quasi tutti gli studenti che frequentano il nostro dipartimento visto che siamo costretti a frequentare le lezioni nove ore al giorno per ben cinque giorni alla settimana. Primo o poi si riesce a inquadrare i visi degli sconosciuti che ti passano accanto tra una lezione e un'altra.

«Muovetevi, domani abbiamo un esame.»

«Stoica come sempre la nostra Carla» borbotta Mel mentre usciamo dall'edificio.

All'inizio tentava di coinvolgere anche me nei suoi scleri ormonali quando vedeva un ragazzo degno di nota, ma pian piano ha compreso che il massimo dell'entusiasmo che può ricevere da me è un accenno di assenso o di diniego. Non che non noti i bei ragazzi, però in questo momento della mia vita il mio unico obiettivo è quello di ottenere la laurea senza distrazioni.

«Ok, fanciulli, ci vediamo domani. Vi prego, pregate per me questo pomeriggio quando studiate.» La nostra amica ci saluta con la mano e si incammina verso la sua auto, parcheggiata vicino alla residenza degli studenti.

«Dov'è la tua macchina?» mi chiede Noa mentre si avvolge con meticolosità la sciarpa grigia attorno al collo che fa risaltare i suoi colori chiari.

«Sono riuscita a trovare un posto ai terrazzamenti.»

«La fortuna è una tua grande alleata.»

Gli angoli della mia bocca si sollevano in un'espressione amara; il fato non è mai stato dalla mia parte. Oltrepassiamo la strada e percorriamo la salita fino a raggiungere il secondo livello del posteggio all'aperto dove è parcheggiata la mia vettura.

Lancio le chiavi a Noa che le afferra con un movimento rapido e vedo i suoi occhi brillare di felicità. Adora guidare la mia auto, e io glielo lascio fare ogni volta che siamo insieme. Quando abbiamo scoperto di abitare a pochi isolati di distanza è stata una sorpresa inimmaginabile; è difficile conoscere qualcuno che abita nella periferia di un paese come Belpasso.

Appoggio le spalle sul sedile del passeggero e socchiudo le palpebre nel tentativo di rilassarmi. Il pensiero dell'esame di domani mi ha agitato negli ultimi giorni più del previsto, ma, come al solito, ho celato le mie paure. Non mi piace che gli altri mi vedano debole e insicura, però fingere mi costa un certo sforzo.

«Ti vedo nervosa» mormora il mio amico dopo un po' mentre guida concentrato.

Forse non sono così brava come credo a nascondere le mie emozioni.

Lui sbircia nella mia direzione con la coda dell'occhio e qualcosa nella mia espressione lo fa continuare. «Non fare quella faccia. Ormai ti conosco abbastanza bene da notare i tuoi segni rivelatori.»

«Quali segni rivelatori?» domando con tono stridulo.

«Ti estranei più del solito e ti mordi l'interno della guancia molto spesso.»

Sposto lo sguardo dal suo profilo squadrato verso i miei jeans scuri. Mi è difficile ammettere le mie debolezze anche con lui che so non mi giudicherebbe mai.

La musica si diffonde nell'abitacolo e io riporto gli occhi sul mio amico che mi rivolge un sorriso rassicurante che ricambio. Non mi farebbe mai pressione se non sono io a parlargli di mia spontanea volontà.

Appoggio la fronte al finestrino e mi concentro sulle note del brano che non riconosco. Mi perdo nel ritmo fino a immergermi lentamente un piacevole sonno.

*

«Carla, siamo arrivati.» Il suono della voce di Noa mi riscuote e mi ritrovo nel vialetto di casa.

«Perdonami, non sono stata molto di compagnia» mormoro prima di coprire con la mano uno sbadiglio.

«Avevi bisogno di riposare» ribatte, riposando nel cruscotto il telecomando del mio cancello automatico.

«Sto solo studiando più del solito, come te d'altronde.»

Osservo l'alone sotto i suoi occhi che lo rendono più cupo, ma non riescono comunque a offuscare la sua bellezza. Mel ha tentato spesso di convincerlo a intraprendere una carriera da modello, ma lui ha bocciato la proposta ogni volta.

«Andiamo, altrimenti chi la sente a mia madre.»

Scendiamo dall'auto e ci dirigiamo verso il portico della mia villetta. Troviamo la porta già aperta e spingo l'anta per entrare nel salotto. Poggiamo gli zaini a terra e appendiamo i giubbotti nel porta abiti.

«Noa, ti ringrazio per esserti preoccupato per me» mi ritrovo a sussurrargli con un certo sforzo.

«È questo quello che fanno gli amici, si sostengono a vicenda, proprio come tu fai con me e Melissa.»

Si avvicina e mi sfiora la punta del naso con il suo dito indice; so che per lui è l'equivalente di un abbraccio.







🌻Note

Ciao a tutti! Che cosa ne pensate di questo trio?

Io ho la mia preferenza, faccio ipotizzare a voi chi è...

Alla prossima!

Ps: le lasagne di mia madre mi mancano terribilmente😅

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