SIAE Broken Love - Harper Hig...

By BlackDhalia79

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Wattys2018. Pubblicato il 18 marzo 2018. Perché nel nostro mondo, le differenze sociali contano. Eccome... Av... More

Trailer
Sfumature
Adrenalina
Rabbia
Divergenze
Malessere
Tentare l'approccio
Tutto per niente
Di nuovo me stessa
Effetto boomerang
Cadere in tentazione
Brusco risveglio
La verità
Proposte
Missione fuggitive
Memento Mori
Amici?
Rappresaglia
Onde
Prova di forza
Lutto
Baciata dalla fortuna
Dividi et Impera (Separa e conquista) Pt.2
Mosse e contromosse
Bellissimo incubo
Resilienza
Distrazione
Broken Love
Cartaceo su Amazon

Dividi et impera (Separa e conquista)Pt.1

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By BlackDhalia79

"Ehi, tesoro, torna sulla terra." Le sue parole mi riportano alla realtà.
"Scusa, mi sono persa nei pensieri." Ma non è del tutto vero. Una parte di me è ancora assente.
"L'ho visto. Per un attimo ho pensato di aver fatto cilecca." La butta sull'ironico, anche se è visibilmente impensierito.
"No, non hai fatto cilecca, è colpa mia che mi lascio trascinare."
Siamo a letto, ma questa volta, a differenza delle altre, io non sono partecipe.
"Okay", mi dice sdraiandosi accanto, "qual è il problema?"
"So che quello che sto per dirti smorzerà bruscamente l'eccitazione, ma stavo pensando ai miei genitori. Sono strani ultimamente. Dopo l'ultima volta, mi riferisco a dopo il funerale di Grace, sono stati sorprendentemente tranquilli e di buonumore. Non è una cosa da loro. Soprattutto da parte di mia mamma. Ho provato a cercare qualche spiegazione logica, ad esempio un buon riscontro per gli affari, tuttavia non sono del tutto convinta. E questo non mi piace, il non sapermi raccapezzare e il non sapere." Gli spiego.
"Capisco. Forse, ovviamente è solo un mio pensiero, non conoscendoli, si sono resi conto di come ti hanno fatta vivere e in qualche modo cercano redenzione?" Ed ecco il punto, una cosa giusta l'ha detta, non li conosce.
"No, lo escludo a priori. Credimi, non sono proprio i tipi da redenzione. C'è dell'altro sotto, vorrei solo sapere che cosa. Ma credo che resterà un mistero." Sono scoraggiata e in tensione.
"Amore, non ti lasciar tormentare da certe questioni. Goditi il momento, no?"
Lo abbraccio, traendo conforto dalla sua presenza e dal suo calore.
"Hai ragione, perché angustiarsi per una cosa positiva?
A proposito, mi devo far perdonare per poco fa."
Faccio scorrere la mano sul suo addome, scivolando verso il basso.
Avvolgo la mano sul suo membro, iniziando a massaggiare lentamente, mentre lui mugola di piacere. Velocizzo un po' il ritmo, mentre lui muove i fianchi in risposta, cercando un contatto più profondo. Sento che si indurisce sempre più, so che è vicino. Infatti, ribalta la situazione e mi si distende sopra, penetrandomi.
Ansimo, troppo su di giri, muovendomi velocemente.
Ho bisogno di questo, di lui e dei nostri corpi uniti, per dimenticare il resto. Per mettere da parte quel tarlo che mi si è insinuato dentro.
Posa le mani ai lati della mia testa, issandosi sulle braccia, spingendosi sempre più in profondità. Lo accolgo come un dono, perché lo reputo tale, allineandomi con lui, fino a diventare una cosa sola.
Il piacere ci coglie all'improvviso, facendoci urlare.
Si sdraia completamente, compiendo uno dei suoi gesti abituali, ovvero carezzarmi il viso.
"Non stare in pena, passerà tutto, te lo prometto."
Gli sorrido, più per tranquillizzarlo che per altro, poco convinta che davvero sia come dice lui.
"Ti va di uscire?" Propone, vedendomi ancora tesa.
"Sì, un po' di aria mi farà bene." Mi alzo e recupero i miei vestiti.
"Su questo ho molti dubbi, l'aria è così intasata qui, che rischi di soffocare." La sua tipica ironia scaccia pensieri.
"Sopravvivrò, tranquillo."
In men che non si dica siamo pronti, prendiamo la macchina e andiamo a fare un giro.

Ci dirigiamo in centro, scegliendo un locale tranquillo, in una zona poco frequentata, finendo lì la serata.
"Allora, sei pronto per il gran giorno?" Domando, bevendo un sorso dello spritz ordinato.
"Diciamo che sono neutrale?
Sai che non mi interessa particolarmente il compleanno, lo festeggio solo per far contenta te."
"Grazie mille! E io che avevo comprato un completino nuovo, molto sexy." Alzo gli occhi al cielo, fingendo un rammarico che non provo affatto.
"Ehi, questo è un altro discorso. Mi interessa eccome questo tipo di festa. Resterai a dormire? Perché ho in mente un paio di cose..." gli tappo la bocca, dato che il cameriere si è avvicinato.
"Sei il solito maiale!" Lo sbeffeggio.
"Vero. E sono felice di esserlo. Mi piaci tu e mi piace il sesso, ovvio che ne inventi di ogni per averti." Mi fa la linguaccia.
"Sei incredibile, ma ti amo proprio per questo." Scuoto la testa sorridendo.
"Idem, bambolina." Tira giù d'un fiato il drink, alza la mano e fa un cenno al barman, per ordinarne altri due.
Continuiamo così per un bel po', finché non siamo entrambi ubriachi fradici.
"Sarà il caso si andare. Prendiamo un taxi o rischiamo di far male a qualcuno." Suggerisco.
"No, sono in grado di guidare, donna con poca fede ma grandi tette."
Scoppio a ridere, arrivando alle lacrime.
"Ecco, era il punto a cui volevo arrivare, farti ridere. Non mi piace vederti ansiosa o triste." È sempre così dolce.
"Restare tristi in tua compagnia è difficile, sei una delle persone più esilaranti che conosca." Gli do di gomito.
"Grazie, eh. Mi fai passare per un pagliaccio." Fa il finto offeso.
"Dai, mister permaloso, andiamo che sono stanca morta." Lo tiro via, giacché siamo nel mezzo del marciapiede.

Una volta arrivati nei pressi di casa mia, noto qualcosa di strano vicino alla mia abitazione.
"Aspetta, fermati qui." Impongo.
"Che c'è?" Si guarda attorno spaesato.
"La macchina dell'avvocato di mio padre. È un po' tardi per discutere d'affari, ti pare?" Non mi spiego la sua presenza.
"E dai, non ricominciare con queste paranoie." Mi sgrida.
"Fidati, conosco Storm. Se è qui, vuol dire che sta succedendo qualcosa. Non è solo il legale di famiglia e dell'azienda, è una specie di segugio. Qualcosa bolle in pentola, credimi."
Si volta, poggiando la schiena allo sportello.
"Magari è per l'affare, no?" Beato lui che la fa così semplice.
"Se così fosse, avrebbero avuto un colloquio nel suo ufficio, o direttamente alla Liver Enterprise.
Dammi retta, qui gatta ci cova!" Sono assolutamente certa di ciò che dico.
"Allora vai dentro e scoprilo.
Chiamami non appena sai qualcosa, ok?" Mi bacia e mi lascia andare subito. Prendo la borsa e corro dentro, sperando con tutto il cuore di essermi sbagliata.

***

"Ciao a tutti." Trillo dall'ingresso.
Le loro voci si interrompono, sento i passi di mio padre che raggiungono la porta del suo studio, che si apre un attimo dopo.
"Ciao, Luna. Dove sei stata?" Ma non c'è la solita nota acre nel suo tono.
"Fuori a bere, con amici. Tutto bene? Ho visto la macchina di Storm nel vialetto."
"Certo, va tutto bene. Avevo una questione urgente da sottoporgli, per questo siamo ancora alzati. Tu non preoccuparti, vai pure a dormire." Mi congeda, o almeno ci prova.
"Vorrei salutarlo, sono secoli che non lo vedo." Lo sorpasso, entrando quasi a forza nella stanza.
"Ehi, Storm! Che piacere rivederti." Mi avvicino a lui cercando di mantenere un'andatura salda.
"Luna, sei sempre più grande e bella ogni volta che ti vedo." Si è alzato, agganciandosi i bottoni della pregiata giacca che indossa. Quasi gli rido in faccia, pensando che ci vada anche a dormire, coi suoi completi da migliaia di dollari. Mi domino con uno sforzo titanico, ricambiando il suo abbraccio.
"Anche tu sei sempre più bello. Ma dimmi, hai fatto un patto col diavolo? Perché non sei invecchiato di un giorno!" Se c'è una cosa che fa parte del suo carattere è la vanità.
"Guarda che ho solo quarant'anni, non sono così attempato. Comunque, grazie mille per il complimento."
Ha ragione, in effetti. Per essere un quarantenne è decisamente messo bene: è alto, il fisico longilineo e molto in forma, i capelli castani sempre pettinati all'indietro. Gli occhi marroni, tendenti al verde, sono brillanti e accesi. La mascella volitiva ed il naso dritto e fine. La bocca è carnosa, peccato però che la costringa sempre ad una piega severa, quasi amara.
"Giusto, non sei Matusalemme. Bene, in che diavolo di affare ti ha ficcato mio padre, per farti fare nottata?" So che si è accorto del mio essere brilla, motivo per cui non darà peso alla domanda, certo che l'indomani me ne sarò già scordata.
"Sai com'è, la vostra azienda è sempre vittima di attacchi. Per questo sono qui. E per concludere l'affare del secolo. Ma ora basta, ho detto anche troppo. Vai a letto, sei stravolta."
Come pensavo, ma intanto ho saputo qualcosa di più. Gli sorrido come una ebete, abbracciandolo ancora. Ne approfitto per dare una sbirciata ai documenti sulla scrivania. Non c'è nulla, a parte tabulati e cifre. Solo una cartelletta attrae la mia attenzione. È chiusa, ma sul dorso ci sono due iniziali E.H. chissà cosa vorrà dire.
Che sia il nuovo socio in affari? Sicuramente.
"Bene, vi lascio alle vostre cose. 'Notte." Li saluto, esco dallo studio e vado in camera.
Dopo essermi spogliata mando un messaggio a Dimi, dicendogli che cosa ho scoperto e quanto inconcludente sia stata la mia incursione.
Mi risponde con un –Te l'avevo detto-, seguito dal solito ti amo.
Ricambio la dichiarazione, spengo il telefono e mi metto sotto le coperte.
L'ultimo pensiero, oltre a quello per il mio grande amore, va alla serata che ci aspetta domani.
E quasi senza accorgermene, scivolo nel sonno sorridendo.

I sintomi del dopo sbornia mi aggrediscono, non appena apro gli occhi. Un mal di testa lancinante e lo stomaco che si contorce sono il mio buongiorno.
Mi metto seduta, cercando di riprendere il controllo sul mio corpo. Fare una doccia e bere un sorso di vino sono le mie priorità. Un piccolo trucco che mi ha insegnato Dimi, appreso dal padre adottivo alcolizzato. Si dice che bere un po' di alcool al risveglio faccia smaltire la sbronza. Dovendo essere al cento per cento, oggi, quindi decido di provare questo rimedio.
Faccio la doccia perdendomi nei meandri di schiuma e acqua calda, essendo molto rallentata, dopodiché, profumata e pulita scendo dabbasso, infilando per la prima volta nella spaziosa cucina.
Il personale di servizio mi guarda come se mi fossero spuntate altre due teste, poco avvezzi ad avermi lì intorno.
"Buongiorno, ho un post sbornia da urlo, mi serve qualcosa di alcolico." Li saluto, sorridendo.
Milagros accorre, facendomi sedere su uno degli sgabelli.
"Niente alcool signorina, le preparo io un rimedio che farà sparire tutto in quattro e quattr'otto."
Apre il frigo, prende alcuni ingredienti e li mette nel mixer, frullando bene il tutto. Il rumore mi spacca in due il cervello, ma non posso lamentarmi, me la sono voluta.
Mi raggiunge, porgendomi un bicchiere con una strana sostanza verde e vischiosa.
"Il sapore è pessimo, ma mi creda, funzionerà alla grande."
"Sai, Milagros, per essere originaria del Venezuela, parli perfettamente la nostra lingua." Discorro con tranquillità.
"Grazie, ma io sono nata e cresciuta qui. I miei genitori migrarono dal Venezuela quando mamma era ancora incinta di me. Ma a tutti gli effetti sono una cittadina americana." Puntualizza.
"Scusa, non lo sapevo. Mamma pensa che siate tutti immigrati clandestini." Alzo le spalle e mi faccio coraggio, buttando giù d'un fiato il miracoloso rimedio.
Manca poco rimetto tutto, dato il sapore orribile. La mistura atterra pesantemente sul mio stomaco, ma poco dopo inizia davvero a fare effetto.
"Sei un genio, davvero! Mi sento molto meglio, il mal di testa è sparito." Mi congratulo con la donna, che mi ricambia di un sorriso sincero.
"Quando le serve, siamo a disposizione." Mi lascia, tornando ad occuparsi della cucina.
"Grazie a tutti e scusate. Sia per l'intrusione che per l'avervi maltrattati in questi anni."
Piego il capo ed esco, troppo imbarazzata. Ma era un gesto dovuto, sono stata davvero cattiva con loro, in particolare con Dolores.
Adesso che sono di nuovo io e non un ammasso di gelatina, posso tornare nella mia stanza e prepararmi. Devo anche fare un piccolo borsone per mettere le cose utili, dato che passerò la notte da Dimitri.
La prima cosa che prendo è il nuovo e sexy completino intimo. Un babydoll nero di pizzo, molto trasparente, corredato di perizoma, sempre in pizzo nero. Sono certa che il mio focoso ragazzo gradirà, sempre che non mi strappi via tutto. Avevo, in origine, pensato anche ad un reggicalze, ma poi mi sono detta che sarebbe stato un po' troppo eccessivo.
Lui è un tipo semplice, non ama particolarmente certi fronzoli.
E, alla fin fine, dovremmo stare nudi per la maggior parte del tempo.
Metto da parte questi fuorvianti pensieri, ricominciando a stipare le cose nella borsa da viaggio. Pigiama, spazzolino, spazzola per capelli; crema corpo e antirughe. Un cambio di abiti e l'intimo di scorta. Non posso certo stare tutto il giorno col babydoll o col perizoma. Per quanto sia sensuale è anche molto scomodo.
"Bene, ho preso tutto. Sarà il caso di mandargli un messaggio." Afferro il telefono e qualcosa mi stupisce: il solito buongiorno oggi non c'è. Non mi ha scritto, come fa tutte le mattine. Di solito è il primo, visto che si alza prima di me.
-Sono pronta, ho preso tutto. Tra poco arrivo da te- mi premuro di avvisarlo, ma il messaggio non viene inoltrato. A dire il vero non viene neppure recapitato. Lo capisco dalle spunte totalmente assenti.
Questo fatto mi manda nel panico, gli sarà successo qualcosa?
Ma tergiversare in questo modo non porta a nulla, così decido di chiamare Naomi, che sicuramente sarà col suo fidanzato. Di certo lui sa cos'è capitato.
La mia amica risponde al primo squillo, le faccio un breve resoconto e subito mi passa Rick.
"Ehi, ciao, scusa se ti disturbo, sai che fine ha fatto il tuo compare? Gli ho mandato un SMS ma è come se il suo cellulare fosse fuori uso." Sento un pesante respiro dall'altro capo.
"Non ho idea di quello che sia accaduto, però l'ho visto salire su una macchina nera, una limousine, all'incirca mezz'ora fa. Non so chi vi fosse alla guida, né perché lo abbia prelevato. Posso cercare info, se vuoi." Adesso sono nel panico.
"Aspetta, una limousine? Hai visto l'autista?" Lo subisso di domande ma devo farlo.
"Era in divisa, credo. Alto, muscoloso, pelle olivastra."
Tiro un sospiro di sollievo, non è Anders, né un altro membro dello staff.
"Grazie! Per un attimo me la sono fatta sotto. Sarà di certo un qualcosa che ha organizzato il tuo esilarante amico. Ci vediamo dopo, baci." Risalutano, io chiudo la comunicazione.
"La prima cosa che farò, non appena ti avrò davanti, sarà prenderti a sberle, amore mio." Ragiono tra me e me, ancora col cuore in subbuglio.
Chiudo il borsone, scendo le scale, quasi senza toccare terra, tanta è l'aspettativa.

"Io vado, ci vediamo domani. Per la cronaca, sono a quel concerto con Naomi, se ve lo foste scordato. Dormo da lei. Buona giornata a tutti." Saluto, avviandomi verso la porta.
"Luna, aspetta un secondo. C'è una cosa importante di cui dobbiamo parlare. Vieni.", la mamma mi richiama, senza il solito tono cameratesco.
"Mamma, rischio di fare tardi. Ci vogliono ore ad arrivare, il traffico sarà in tilt." Le spiego.
"Lo so, ma è importante. Non te lo chiederei altrimenti. Per favore." Da quando chiede le cose per favore? Deve davvero trattarsi di qualcosa di grave, se arriva a tanto.
La raggiungo nel soggiorno, vedendo anche papà seduto su uno dei divani.
"Che sta succedendo?" Domando, con le viscere strette in una morsa.
"Siediti, ti prego." Anche papà è docile come un agnellino.
"Preferisco restare in piedi." Non mi convincono, nessuno dei due.
"Si tratta del tuo passato, del mistero legato alla tua nascita."
Ecco, questa mi convince. Ma più che altro sono le lacrime che scorgo negli occhi della mamma. Lacrime di dolore, di colpa e qualcos'altro che non saprei come definire. 

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