Naruto La Ragazza Degli Spiri...

By Sabrinashinobi

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Il mio nome è Miico, e mi sono trasferita a Konoha da piccola, vivo con i miei zii, mio fratello Midori e mi... More

#Accaddemia
#2 Torneo scolastico.
#3 Passato, Clan Henko....
#4 Diploma.
#5 Prima missione
#6 Ikezu e Midori
#7 Ikezu...
#8 Team Minato.
#9 Team Minato pt 2
10 Kakashi.
#11
#12 Iniziamo.
#13
#14 Primi passi.
#15 Nel deserto
#16 incontro inaspettato.
#17 il villaggio degli Alberi.
#18 l' aria di Suna.
#19 Gaara.
#20 il mondo dei sogni....
come è nata l' idea.
#21 non ti ho dimenticato
#22 Voltare pagina.
#23 Kakashi
#24 Naruto' s pov.
#25 Appuntamento
Challenge
#26 Visite
#27 Per essere del clan...
#28
Avviso #1
#29 Cena
breve sospensione
I'm back #30
Io ero lì... #31
#32 serata di pioggia
schiaffo
Nome

kakía

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By Sabrinashinobi

lentamente aprii gli occhi; non fui svegliata dalla luce del sole, dai rumori esterni, da qualche voce fuori campo, ma da una semplice, e al contempo devastante emicrania. Mi sentivo uno schifo, non avevo la forza di alzarmi, di sedermi, ed avrei tanto voluto perdere la capacità di pensare, anche solo per... qualche ora. Guardavo il soffitto della stanza di Kakashi, tenevo la mano destra fissa sullo stomaco, coperto da un lenzuolo; a ripensare al giorno prima, strinsi quel pezzo di stoffa con tanta forza quasi da strapparlo.

In un solo giorno, avevo mandato a monte tutta la mia vita: avevo abbandonato Asuma, lasciato morire Hikaru, ed ucciso addirittura me stessa...

Certo, mi ero uccisa da sola, pugnalata al cuore, distrutta completamente; il giorno prima, durante il funerale, non avevo battuto ciglio, non una lacrima, NULLA; ero rimasta tutto il tempo incantata, a pensare, a riflettere, e soffrivo; soffrivo come mai avevo sofferto in vita mia, eppure... non ero riuscita a farlo vedere. Quando Kakashi mi aveva parlato, si era confidato con me, quando voleva rendermi partecipe del suo dolore, ed accogliere anche un po' del mio, io gli avevo rifilato un sorriso tranquillo, come se non fosse accaduto nulla. Fu un'azione involontaria, avevo rimuginato così tanto, ero talmente in profondità nel mio mondo, che avevo completamente perso la cognizione di quello reale; le parole di Kakashi mi erano apparse come vuote, già sentite milioni di volte, da milioni di persone diverse, sì, ma... mai da lui. Mi ero resa conto di essermi smarrita completamente, solo quando LUI mi aveva guardato negli occhi, con uno sguardo da cane bastonato, e mi aveva detto quelle poche parole:"Quando sarà il mio turno, piangerai almeno una lacrima per me?".

Mi era semplicemente caduto il mondo addosso, ed in che modo l'avevo tranquillizzato? In che modo ero uscita dal mio mondo di sensi di colpa? Facendolo ridere, facendogli capire che c'ero, che non l'avrei abbandonato, in quel momento avrei voluto tanto piangere, avrei voluto aggrapparmi a lui, stringerlo, e confidarmi; ma era troppo tardi; avevo sputato parole casuali, insensate, rabbiose, che però mi avevano salvata, e poi... eravamo finiti a letto insieme; alla fin fine, avevamo entrambi bisogno di un contatto fisico, di una consolazione, di qualcosa che ci avvicinasse, qualcosa che le mie parole non erano riuscite a fare.

Portai la mano sinistra alla testa, i capelli bagnati del giorno prima, da mossi erano diventati praticamente ricci; presi una ciocca e la portai in avanti, solo per osservarla qualche attimo; distrarmi per un millesimo di secondo, era il mio unico obbiettivo. Ma al solo pensiero di non essere stata in grado di adattarmi alla situazione, di reagire di conseguenza, le mani incominciarono a tremarmi. 

Io:"Non posso andare avanti così" 

Avevo la voce tanto roca da far spavento, non avevo idea di quanto fossi rimasta immobile in quel letto, ma come già detto, i miei tempi di reazione si erano davvero ridotti al minimo indispensabile; non solo in quanto a Kakashi, ma anche per... Asuma. Ecco, i sensi di colpa, tornarono più forti che mai; non resistivo più, dovevo fare qualcosa, QUALSIASI cosa.

Mi alzai in piedi.

Per poco non caddi in avanti, la vista mi si annebbiò per qualche attimo; su una sedia poco distante dal letto, c'erano i miei vestiti del giorno prima, rimasi immobile a fissarli: erano perfettamente piegati, luridi, sgualciti, ma ordinati come mai prima d'allora; senza pensare a nulla, li presi e mi rivestii. Uscii dalla stanza, con il vuoto cosmico in testa, camminando velocemente, a sguardo basso. Kakashi non era in casa, era andato a... vendicare Asuma insieme al suo team, e al resto del team dieci...

"Ed io?" pensai; "IO ero lì, IO. Perché non sono con loro? Anzi! Perché non sono al loro posto?!"

Incominciai a rallentare involontariamente.

"Come ho fatto a lasciarlo da solo? Come ho potuto... abbandonare Asuma in quel modo?"

Io:"Come? Come? Come?" iniziai a sussurrare.

Io:"Perché diamine l'ho fatto?!"

 Urlai quella frase, mentre stringevo il braccio sinistro con una forza disarmante; ecco, ero arrivata alla porta; cosa dovevo fare? Uscire? Restare lì? Avevo problemi più grandi al momento... no, non era vero; dovevo smetterla di uscire dalla realtà, anche perché il banalissimo quesito del "restare o meno", equivaleva ad altro: parlarne con Kakashi, o... non farlo.

Sentii un senso d'oppressione, non ero scissa in due, ma non ero neppure sicura della mia volontà; semplicemente, sudavo, mi girava la testa, mille pensieri mi stavano dilaniando il cervello: avevo paura. Improvvisamente, avvertii come una vampata di calore, mi sentii soffocare, non avevo intenzione di sostenere quella tortura un secondo di più.

Aprii la porta d'ingresso, ed uscii; nulla cambiò.

Quel mio dolore, non aveva nulla a che fare dunque con Kakashi, era una questione tra me e me; nessun'altro, solo Miico, e la sua insensata paura. Avevo fatto DI TUTTO durante la mia breve vita; avevo combattuto contro qualsiasi male esistente, avevo acquisito tante tecniche da rendermi la morte quasi impossibile, e poi, per chiudere in bellezza, avevo ucciso una persona a me carissima, senza nemmeno toccarla.

Camminai per il corridoio, mi andò una ciocca davanti agli occhi, e notai che stava diventando viola... era quello che volevo? Attivare la mia abilità? Entrare nel mondo degli spiriti? Certo, mi sarebbe stato utile, avrei parlato con Asuma, avrei potuto cercare informazioni sull'Akatsuki, avrei potuto AIUTARE. Un brivido mi percorse velocemente la schiena, a passo di carica entrai nel mio appartamento; puzzavo davvero tanto, MA non avevo tempo! Dovevo agire, avrei sicuramente aiutato in qualche modo a riscattare il nome di Asuma! Afferrai un elastico, che avevo lasciato sul tavolo chissà quanti giorni prima, legai in una crocchia il cespuglio che avevo in testa, mi diressi verso la finestra con sicurezza, e poi...

e poi nulla. Misi le mani sul davanzale, come per spingermi in alto, ma non lo feci; non lo feci perché mi accorsi di aver completamente evitato un problema, forse quello più grave di tutta la storia: Hikaru.

L'Hikaru che era sempre stato un bambino allegro e determinato, mi si era sgretolato davanti; lui, che molto tempo addietro aveva affrontato ogni missione in prima fila, che si curava sia dei propri compagni, che degli eventuali nemici, che lavorava in maniera impeccabile, ed era instancabile; aveva agito davvero... da codardo.

"Che possibilità sono quella di arrendersi? Quella di fingere la morte? Quella di arrampicarsi sugli specchi?" pensai;

Ma soprattutto, come gli erano venute in mente? Perché?

perché...

perché...

Il perche lo sapevo benissimo anche io, gliel'avevo sentito dire, e gliel'avevo visto in faccia: Hikaru aveva paura, paura di morire; ne aveva avuta così tanta, che si era messo a piangere, aveva pensato a milioni di possibilità per fuggire; ma non per Asuma, bensì per sé stesso: aveva provato tanto di quel terrore, da sentirsi spinto ad architettare qualcosa per salvarsi a qualsiasi costo; senza pensare a nessuno, senza nemmeno provare ad ingaggiare una battaglia... ma perché? Come aveva fatto a ridursi così, un ninja tanto diligente qual'era?

Ecco... ECCO!

Hikaru aveva sostenuto di odiare a morte il credo ninja, l'onore, l'Hokage, lo stesso essere un ninja; ma non si era mai rifiutato di fare missioni, né si era dimesso, aveva acquistato un atteggiamento restio quando Tsunade ci aveva rimessi nella stessa squadra; nella squadra delle missioni speciali, nella squadra... delle missioni impossibili... quella che in qualche modo era sempre tornata... quella che non aveva mai avuto bisogno di un leader, di un'assistenza, di un adulto...

La squadra dei suicidi...
Io ed Hikaru.

Solo allora mi resi conto di quanto dovesse aver faticato Hikaru, durante la mia assenza. Dopo la mia dipartita era sicuramente rimasto da solo, senza un jounin a cui affidarsi, senza una squadra, senza nessuno; doveva aver provato di tutto per adattarsi, per andare avanti... magari aveva anche trovato un qualcosa, un'aspirazione, un sogno, un sogno che magari, in quel momento non era più realizzabile.

Mi sedetti al tavolo da pranzo...

"Dunque, è così... Hikaru dev'essersi sentito tradito; una vita di sforzi per essere libero, solo per tornare ad essere un'arma dello stato" pensai

Io:"Hikaru... mi dispiace...". Sussurrai.

Per carità, sapevo benissimo che non fosse colpa mia, sapevo che Hikaru non mi odiava in alcun modo; ma... vederlo così, distrutto, arrivato all'esasperazione, bloccato in una situazione di stallo, dove non può fare nulla se non obbedire, combattere, morire se necessario... ed io, non potevo fare assolutamente nulla per lui, per quello che era mio fratello...

Poggiai i gomiti sul tavolo, lasciai cadere la fronte sulle mani, e poi, guardando in basso, feci qualcosa che forse in vita, non avevo mai fatto:

Piansi.





###############

Ciaoooo

STAGISTA:"DOVECAZZOERI?!"

SKUSATEMI ORA CHE LA SKUOLA È FINISCIUTA HO TEMPO.

STAGISTA:"CUESTO È CUELLO CHE DISCI SEMPRE"

FOCSI:"Che... che succede? Perché il mio nome è scritto così?".

FOCSI STAI TRANCUILLO,,,,,,  NON È SUXCEXO NNIENNTE

FOCSI:"Sicure sicur... Stagista di che sesso sei?"

STAGISTA:"NONNEHO LA PIÙ PALLIDADA IDEA".

CMQUE STAREMO APPOSTONE PER I PROSSIMI TRE O CUATTRO O CUARANTACINCUE CAPITOLI XXXXCHÉ HO IDEEEEEEE BELLEEELLEELLE.

FOCSI:"Io non so più che dire, il capitolo sembrava così triste e serio!".

SHSHSHSHSHSHHHH FOCCSI TU HAVE TO CAPIRE CHE IO NONNE SONO MIICO, E SE VOGLIO ESSERE STRAFATTA DI FANTASIA ALLORA VA BNNNE!

FOCSI:"Posso almeno riavere la X nel mio nome?"

NOOOOOO.

ED ORA, UNA CITAZIONE PER IL PROSSIMO CAPITOLO:

"Accettare il dolore per apprezzare la vita, come ingoiare un tizzone per apprezzare la pizza. RIDICOLO! Pensare a chi sta peggio non ti fa stare meglio a meno che tu non sia cinico".

CAPAREZZZZZZA.

FOCSI:"Ha senso, ma mi fai paura comunque, cià".

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