Chiave: verità e menzogna

By SlyCooper17

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(In revisione) Primo volume. Pip vive con i genitori in un piccolo villaggio del Vietnam e in seguito a un do... More

Il flauto magico (parte prima)
Il flauto magico (parte seconda)
Il flauto magico (parte terza)
Il flauto magico (parte quarta)
Il flauto magico (parte quinta)
Il flauto magico (parte sesta)
Una decisione difficile (parte prima)
Una decisione difficile (parte seconda)
Una decisione difficile (parte terza)
Una decisione difficile (parte quarta)
Luang Prabang (parte prima)
Luang Prabang (parte seconda)
Luang Prabang (parte terza)
Un'attrazione fatale (parte prima)
Un'attrazione fatale (parte seconda)
Un'attrazione fatale (parte terza)
Un'attrazione fatale (parte quarta)
Un'attrazione fatale (parte quinta)
Un'attrazione fatale (parte sesta)
Un'attrazione fatale (parte settima)
Un'attrazione fatale (parte ottava)
Il momento dello scambio (parte prima)
Il momento dello scambio (parte terza)
Tentato omicidio (parte prima)
Tentato omicidio (parte seconda)
Tentato omicidio (parte terza)
Tentato omicidio (parte quarta)
Tentato omicidio (parte quinta)
La gelosia (parte prima)
La gelosia (parte seconda)
La gelosia (parte terza)
La gelosia (parte quarta)
La gelosia (parte quinta)
Un palazzo nella piana
L'assedio
Un raggio di sole di nome Caroline
Il Falco
Conseguenze inevitabili
Tra odio e segreti
Il video
La fine dei Cartici
Il bacio prima della partenza
Verità agghiaccianti
La liberazione di Aura
L'assassino di Lorenzo
La bomba
Un rischio troppo grande
Incontri pericolosi
Verità nascoste
Giochi d'astuzia
Decisioni difficili
Suicidio pilotato
Una richiesta di aiuto inaspettata
Un uomo scomodo
L'illusione
Un viaggio pericoloso
Infarto mortale
Pericolo a villa Bacco
La vittoria dell'amore
I Muros
Ringraziamenti
Pubblicazione sequel
Un anno di Wattpad
Avvisi vari

Il momento dello scambio (parte seconda)

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By SlyCooper17

Far si sfregò le mani. "Sono un boscaiolo. Stavo andando a casa per riporre gli attrezzi, ma ho sentito il rumore di un aeroplano. Era assordante e sembrava vicino a me. Ho alzato lo sguardo e ho visto un punto arancione nel cielo. Si stava avvicinando al terreno e sono riuscito a distinguere le urla di un uomo..." S'interruppe e poi riprese a parlare: "Non dimenticherò mai il tonfo che ho sentito, era... inumano!"

Portò una mano sugli occhi, come se volesse cancellare quell'immagine.

Nella mente del commissario si formò tutto il puzzle: il copilota aveva scoperto Pip e forse aveva litigato con il pilota, che aveva tentato di scappare buttandosi con il paracadute. A causa della colluttazione, il telo non si era aperto e ciò aveva causato la sua morte. Ben doveva solo capire la direzione dell'aeroplano e decise di recarsi in aeroporto, alla torre di controllo.

Durante il viaggio, spiegò la sua idea ad Aura e le promise che avrebbe riabbracciato suo figlio.

"C'è un punto della tua teoria che non mi convince" spiegò la donna con aria riflessiva. "Perché il copilota ha litigato con il pilota?"

Ben continuò a guardare la strada. "Beh, perché voleva il flauto!"

Aura si voltò verso di lui; era scettica. Mise le mani conserte. "Quindi, secondo te, il copilota ha riconosciuto lo strumento della leggenda e lo voleva tenere per sé, ma la presenza di Pip ha scombinato i piani, giusto?"

Ben annuì, ma lei non era d'accordo; il suo istinto le diceva che c'era altro, un motivo più profondo e difficile da capire.

Poco dopo, arrivarono alla torre di controllo. 

Non appena giunsero davanti ai tre funzionari che si occupavano di sorvegliare la posizione dell'aeroplano, ricevettero una brutta notizia: non riuscivano più a monitorare gli spostamenti del mezzo. I dispositivi a loro disposizione erano funzionanti e ipotizzarono che qualcuno là sopra avesse disattivato i collegamenti.

All'improvviso uno degli addetti al decollo e all'atterraggio ricevette una chiamata dall'aeroplano e la mise in vivavoce.

Un uomo parlò con voce bassa, ma nello stesso tempo decisa e fredda: "Il pilota dell'aeroplano è in possesso del flauto. È precipitato con il paracadute vicino alla cima dell'Altopiano maggiore: trovate lo strumento e portatemelo! Ci vediamo alle sette accanto alle tre rocce, nel punto in cui il fiume Mekong e il Nam Khan si intrecciano. Non cercate di ingannarmi o il ragazzo morirà!"

Ben e Aura rimasero sconvolti.

Dopo un attimo di incertezza, i due riprovarono a formulare un'ipotesi: il pilota aveva rubato il flauto che il copilota aveva trovato. Avevano avuto una colluttazione e poi Hoàng aveva lasciato l'aeroplano, trovando la morte.

Aura teneva la testa tra le mani e Ben l'abbracciò; avevano poco tempo per scoprire la verità.

La tensione era salita e il cuore della donna batteva più forte del solito: suo figlio rischiava di morire.

"Voglio venire anch'io!" esclamò Aura, lo sguardo perso nel vuoto.

"Intendi nel luogo dell'appuntamento? Non se ne parla nemmeno. È troppo rischioso, è meglio che tu rimanga in commissariato."

La donna scosse la testa e si staccò da lui. "Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare! Mio figlio è in pericolo e non ho alcuna intenzione di aspettare con calma il suo ritorno. Non appena Pip mi vedrà, si tranquillizzerà. Saprà di essere al sicuro e che in poco tempo sarà salvo. Se io non ci fossi, lui potrebbe compiere qualche pazzia. Lo conosco, sono sua madre!"

Ben cercò di calmarla: "Ti prego, ascoltami. Io mi auguro che vada tutto per il verso giusto, ma non posso esserne certo. È pericoloso che un civile assista a uno scambio del genere."

Aura si toccò più volte il petto. "Non sono una sconosciuta, sono sua madre! E tu, Ben, non hai alcun diritto di vietarmi di seguirti! Ti prometto che mi comporterò bene: niente iniziative avventate."

Il commissario sorrise malinconico. "Non ti arrendi mai, eh?"

"Non quando si tratta di mio figlio, della mia vita. Non posso rimanere in commissariato, morirei dall'ansia" concluse Aura, guardandolo negli occhi.

Insieme decisero di recarsi nella zona in cui il radar aveva avvistato il mezzo.

Il commissario chiese all'impiegato di fornirgli una lista delle persone che avrebbero dovuto essere presenti sull'aeroplano.

Poco dopo, in macchina, la madre di Pip guardò il foglio e lesse il nome del copilota, Zac Couphaanh.

Sul luogo dell'avvistamento non trovarono alcun indizio.

***

Un rumore improvviso destò il poliziotto dai preparativi per l'imminente scambio.

Il commissario alzò lo sguardo e incrociò il volto arcigno del suo capo.

"Credevo di essere stato chiaro!" esclamò il suo superiore, chiudendo la porta dietro di sé con un colpo che fece tremare i vetri della finestra.

Ben si spaventò per quel gesto: gli aveva promesso che sarebbe andato tutto per il verso giusto, ma non era riuscito a mantenere la sua parola. E quello non era tollerabile per il suo capo, che non perdonava mai.

Il commissario cercò di mantenere il sangue freddo. "Mi dispiace, ma sto..."

"Non dovresti essere qui. Lo sai, vero?" chiese il capo, avvicinandosi alla scrivania. "Ti ricordi cosa ti ho detto ieri? I pesci del Mekong saranno molto felici di avere un nuovo amico."

Ben abbassò lo sguardo; aveva sempre deriso chi dirigeva il traffico delle imbarcazioni lungo il Mekong e il pensiero di svolgere quel lavoro lo indispettiva. "Io sono nato poliziotto, il sangue del mio distintivo mi scorre nelle vene e..."

"...e nel tuo cervello c'è un pipistrello che vola indisturbato" lo schernì il suo capo, con una mano nella tasca e l'altra sul suo ampio ventre. Il volto duro non ammetteva alcuna replica. "Mi hai deluso, Ben. Tu eri uno dei miei cavalli vincenti, ma sei caduto al primo ostacolo più alto degli altri."

Il commissario non si aspettava quelle parole, che lo stavano ferendo nell'orgoglio. In fondo, però, se lo meritava. Avrebbe dovuto vigilare la partenza dell'aeroplano fino all'ultimo istante, invece si era allontanato per sentire meglio cosa gli stesse dicendo il suo collega al cellulare. Avrebbe dovuto avvertirlo che l'avrebbe richiamato e agganciare, ma non si era comportato in quel modo.

"Non dici nulla?" chiese derisorio il suo capo.

Il commissario continuò a tenere lo sguardo basso, le mani sulle ginocchia fremevano. Voleva replicare, discolparsi, ma a cosa sarebbe servito? La soluzione migliore era ammettere i propri errori.

Ben si alzò e annuì. "Dico che ha ragione, signore. Ho sbagliato; non mi aspettavo che potesse accadere un fatto simile. Se a quel ragazzo succederà qualcosa, in parte sarà anche colpa mia, ma..." Incontrò gli occhi del suo superiore e li fissò intensamente. "...non potrei mai lavorare al Mekong. Questo è il mio lavoro, la mia vita. Il distintivo non è solo un oggetto da esporre come un trofeo, è una guida. Ogni volta che lo guardo, mi ricordo perché ho deciso di lavorare qui dentro e le assicuro che è una scelta che compirei anche ora." Alzò le mani. "Ammetto di aver sbagliato, ma la prego di non togliermi il caso. Tra poche ore ci sarà uno scambio e..."

"...tu non ci andrai. Incaricherò qualcuno più competente di te. Ho sbagliato anch'io a giudicarti, perché ho scorto delle qualità che non hai. Mi sono illuso di aver trovato il mio successore, un giovane me, invece tu sei solo in grado di portare i caffè!"

Il commissario strinse i pugni e scosse la testa. Non poteva restare in silenzio un minuto di più, non permetteva a nessuno di parlargli in quel modo, nemmeno a lui.

Ben gli si avvicinò e, cercando di non inveire contro di lui, replicò: "Io l'ho sempre stimata, l'ho vista come un modello per me, ma c'è una bella differenza tra noi due, e sa qual è?"

Il capo aggrottò le sopracciglia, irritato per il suo tono. 

"Il rispetto, signore, è una qualità che lei non ha."

Il suo superiore diventò paonazzo, gli occhi grandi come due palloncini gonfi d'aria. Stava per replicare, ma la sua voce rauca fu scavalcata da quella del commissario.

"Io non mi rivolgerei mai in questo modo a una persona che lavora per me. Forse lei pensa che così la sprona, invece è esattamente il contrario. La demoralizza e la fa scappare via, come è successo agli altri che mi hanno preceduto." Si fermò per prendere fiato e poi continuò: "Io, Luke e pochi altri. Siamo rimasti solo noi a sopportare il suo ego smisurato." Puntò il dito contro la finestra. "Là fuori c'è un ragazzo che rischia la vita e io ho intenzione di salvarlo, con o senza la sua approvazione. Ho sbagliato? Bene, ho intenzione di riparare al mio danno e le assicuro che stavolta... beh, forse è meglio non promettere..." concluse, riabbassando lo sguardo.

Il suo capo sbuffò e mise le braccia conserte.

Non smetteva di sbattere le ciglia, irritato per l'insubordinazione del commissario. "Va bene, il caso è ancora tuo. Per qualche ora i pesci del Mekong possono ancora stare tranquilli."

Il commissario si lasciò sfuggire una breve risata, ma si trattenne subito. Non era quello il momento per scherzare.

Spazio Sly

Vi è piaciuta la seconda parte del quinto capitolo? In questa parte ho aggiunto il dialogo tra il capo e il commissario, infatti nella prima versione non era presente. Questa scena, tra l'altro, non è finita e terminerà nella prossima parte, per poi passare al fatidico momento dello scambio. 

Sentite anche voi questo profumo nell'aria? È la tensione, la stessa che si respirerà in quegli istanti. Vi attendono dei momenti ricchi di suspense (almeno spero...). 

Vi invito a lasciare un commento per esprimere la vostra sincera opinione.  

A presto!

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