Una decisione difficile (parte terza)

547 99 390
                                    

Lui rispose, tenendo lo sguardo basso: "Hai detto che questo oggetto vale molti soldi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Lui rispose, tenendo lo sguardo basso: "Hai detto che questo oggetto vale molti soldi. Se ciò che sostieni è vero, perché quando mio padre si è ammalato non l'hai venduto? Sarebbe stata la decisione più logica: se avessi dato l'opportunità a qualcuno di comprare lo strumento, avresti ricavato i soldi necessari per comprare le medicine e guarire papà. E questo anche senza andare a Londra. Bastava vendere il flauto in uno di quei negozi in cui sono conservati gli oggetti antichi. Avresti potuto suonarlo per verificare la sua autenticità, non avresti avuto più dubbi su quella leggenda."

La donna sospirò: sapeva che il figlio prima o poi gliel'avrebbe chiesto.

Pip si girò. "Perché non hai venduto il flauto quando papà era in vita?"

"Beh..." rispose lei in modo vago "io e tuo padre abbiamo deciso di utilizzarlo solo in casi di estrema crisi..."

"E quella non lo era?" chiese Pip, quasi urlando. Il suo tono di voce era forte quanto quello del carrettiere.

Trascorse un attimo di silenzio tra loro due.

Il figlio intuì il disagio della madre e abbassò lo sguardo. "Mi dispiace parlarti così, ma... c'era una possibilità di salvare papà, perché non l'hai sfruttata? Se tu avessi venduto il flauto e ricavato i soldi necessari per curarlo, lui ora sarebbe qui e noi non dovremmo lasciare Veen."

Aura inspirò e poi rifletté: "Tuo padre ha voluto che giurassi di non usarlo..."

"Perché?" rimbeccò lui con tono sempre più deciso.

Aura guardò il figlio. "Io..." Distolse lo sguardo. "Non lo so..."

Sul volto di Pip comparve una smorfia di disgusto. "Invece lo sai molto bene, il problema è che non vuoi dirmelo!"

La madre si stupì per il modo in cui le aveva risposto. "Non ti permetto di parlarmi così!"

"E io non ti permetto di mentirmi!" incalzò lui con convinzione.

Lei si morse la lingua e gli prese le mani. "Guardami!"

Il figlio distolse lo sguardo, ma lei ripeté: "Guardami!"

Pip alzò gli occhi e incontrò quelli della madre. Poteva distinguere due veli che celavano la verità.

"Secondo te potrei volere il tuo male?" chiese la donna, con una sicurezza che il figlio non aveva mai percepito prima.

"E questo cosa c'entra?" domandò lui, visibilmente alterato.

Aura deglutì. "Voglio solo proteggerti."

Lui allontanò le mani. "Non sono un bambino, mamma! Non so né leggere né scrivere e fino a ieri non conoscevo un orologio, ma ho tredici anni ed è abbastanza per considerarsi un uomo! Lavoro nei campi da quando ero piccolo."

"Pip, ti prego!" lo implorò lei, per paura che il carrettiere potesse sentire la loro conversazione. Non voleva dare spettacolo.

Il figlio continuò, incurante del proprio tono di voce: "Sono abbastanza grande per raccogliere le spighe di grano e per scavare delle buche. Perché non sono sufficientemente maturo per conoscere il segreto relativo al flauto che tu mi tieni nascosto? Da cosa mi vuoi proteggere? Preferisco venire a conoscenza della verità, anziché vivere all'ombra di uno scudo di menzogne che dovrebbe proteggermi dalle sofferenze."

Chiave: verità e menzognaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora