La gelosia (parte seconda)

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L'infermiera annuì e, toccandogli il bacino, lo invitò al centro della stanza

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L'infermiera annuì e, toccandogli il bacino, lo invitò al centro della stanza. "Sì, devi sapere che io e Ben siamo fidanzati. Il suo è stato davvero un bel gesto. Sono stata molto contenta quando mi ha detto che avrebbe ospitato Pip a casa sua. Anzi, nella nostra futura dimora. Volevo dirtelo, ma non mi hai dato il tempo..."

Ben si accorse che lei continuava ad accarezzarlo e a stringersi al suo corpo come se lui fosse un cagnolino in una gara di bellezza.

Aura non riusciva a guardarli negli occhi, era troppo imbarazzata. Il suo volto era in fiamme, sia per l'imbarazzo sia per il fastidio. "Bet, prima mi hai detto che non sei una portinaia e che devi lavorare. Perché non vai a dare la colazione anche ad altri pazienti? Sai, non vorrei che morissero di fame..."

Bet non l'ascoltò e si rivolse al commissario: "In realtà cercavo proprio te. Ti ricordi che un infermiere aveva detto di avermi vista entrare in questa stanza, il giorno in cui hanno tentato di uccidere Aura? Ecco, com'è possibile? Si è sbagliato e mi ha confusa con un'altra persona?"

Ben si allontanò da lei, infastidito dalle sue mani che lo accarezzavano compulsivamente. "Te l'ho già detto. Nella lettera in cui Harvaty confessava il crimine ha svelato anche che ha corrotto l'infermiere dandogli una somma di denaro per testimoniare il falso. Era tutto architettato per incolparti."

"È pazzesco!" esclamò Bet, riavvicinandosi a lui e solleticandogli la barba ben curata. "Nel mondo ci sono tante persone cattive..."

Il commissario si staccò di nuovo. "Bet, la signora Chau ha ragione. Non devi andare a consegnare la colazione agli altri pazienti?"

L'infermiera sospirò e annuì. "Sì, adesso vado."

Diede un bacio poco casto sulle labbra sottili di Ben e poi gli sussurrò, passandogli una mano sulla spalla: "Mi raccomando, amore. Comportati bene."

Dopo quelle parole, lasciò la stanza e riprese il carrello, attraversando il reparto.

Aura rimase scioccata da quel comportamento così poco professionale, Bet non l'aveva nemmeno salutata.

Il commissario notò il suo disagio e prese una sedia, posizionandola accanto al suo letto e sedendosi. "Mi dispiace per il suo atteggiamento. Bet ha un carattere un po' fumantino."

Aura inarcò un sopracciglio. "Me ne sono resa conto."

Ben notò il suo tono di voce distaccato e le chiese, corrugando la fronte: "C'è qualcosa che non va?"

Aura replicò con decisione: "Si è comportata in modo scorretto, Ben. Non è così che funziona!"

Si stava riferendo al fatto che aveva rivelato a Bet il suo interesse per lui, non sapendo quale rapporto li legasse.

Il commissario alzò le mani. "Ehi, calmati! Di cosa stai parlando? Non posso aiutarti se non mi dici l'oggetto della questione!"

Aura si morse l'interno della guancia. Non poteva riferirgli il dialogo che le due avevano avuto, si sarebbe sentita troppo in imbarazzo. "Sono io che devo porti delle domande, Ben." Appoggiò la testa al cuscino e continuò: "Non sapevo che fossi fidanzato. Non me l'hai detto, in casa tua non c'è neanche una fotografia con lei. Convivete?"

Chiave: verità e menzognaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora