La duchessa della notte

By Lacreatricedistelle

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Italia, prima metà del '600 || Il matrimonio del duca Odoardo I di Parma con la splendida Margherita de Medi... More

La duchessa della notte
Prologo
Capitolo 1 - Parma
Capitolo 2 - La Pilotta
Capitolo 3 - Libri e scuse
Capitolo 4 - Il matrimonio
Capitolo 6 - Alcol
Capitolo 7 - Famiglia
Avviso
Capitolo 8 - Il Teatro Farnese
Capitolo 9 - Mercurio e Marte
Capitolo 10 - Giovinotti impertinenti
Capitolo 11 - Sulla barca
Capitolo 12 - Minacce
Capitolo 13 - Accordo
Capitolo 14 - Incomprensioni
Capitolo 15 - Dubbi
Capitolo 16 - Chiarimenti

Capitolo 5 - Il banchetto

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By Lacreatricedistelle


Il matrimonio fu una cerimonia bellissima.

Odoardo era entrato in chiesa preda della completa euforia e, quando Margherita de Medici aveva fatto il suo ingresso nella chiesa, aveva trattenuto a stento le lacrime.

La sposa era splendida nel suo sfarzoso abito color avorio, impreziosito da pizzi e fuselli e il suo sorriso contagiò tutti gli invitati.

Tanti parlavano di quella giovane e nessuno esagerava nel descriverla come una delle più belle fanciulle delle corti italiane.

Anche Beatrice si era emozionata nell'assistere alla cerimonia.

Gli sposi, pedine in mano ai giochi politici di due potenti famiglie, avevano imparato ad amarsi sinceramente e quando si scambiarono i voti la duchessina non fu l'unica a commuoversi.

Alcune donne erano scoppiate in lacrime, altre mantenevano un certo contengo, ma nei loro occhi era chiaramente impressa la felicità che provavano per i giovani coniugi.

La cerimonia, quindi, nonostante la sua lunga durata, non era pesata a nessuno e, al termine della celebrazione, nel duomo si diffusero gli applausi.

Beatrice, battendo le mani, guardò con un sorriso i ragazzi, lui con le lacrime agli occhi e lei splendida e raggiante nella sua semplicità e pensò a quanto le sarebbe piaciuto vivere un amore tanto forte.

Il cuore iniziò a batterle e, quasi istintivamente, i suoi occhi corvini andarono a posarsi su Riccardo Farnese, seduto in prima fila insieme alla sua famiglia.

Rimase a contemplarlo per alcuni istanti, ma lui non si voltò e lei si sentì una sciocca.

Fantasticava su un ragazzo che conosceva appena e non si riconobbe.

La più frivola della famiglia era sempre stata Anna e la duchessina si impose di lasciare questa caratteristica alla sorella.

Nonostante la bellezza del giovane avrebbe dovuto tenere la testa sulle spalle e, dopo alcuni istanti, riuscì a rivolgere i suoi pensieri altrove.

Quando gli sposi furono usciti, anche gli invitati cominciarono a defluire verso l'esterno della chiesa e, con le loro carrozze, raggiunsero i Giardini Ducali, il luogo dove si sarebbe svolto il pranzo.

"Il pezzo forte dovrebbe arrivare ora" esclamò Alessandro, seduto accanto ai fratelli "In tutta Italia non si fa altro che parlare della Peschiera dei Farnese".

"Sarà un'altra delle tante costruzioni pacchiane di questa città" rispose Isabella, ma nessuno si curò di ribatterle.

Persino Beatrice rimase in silenzio ad ammirare la città che si estendeva fuori dai piccoli finestrini del calesse.

Nessuno, però, immaginava realmente come sarebbe stato vedere per la prima volta i Giardini Ducali.

Quando la carrozza fece il suo ingresso nel parco e la famiglia si guardò attorno, a tutti parve di essere privati, all'improvviso, delle proprie viscere.

Beatrice scese dal calesse senza fiato, con gli occhi puntati sulla gigantesca peschiera, l'opera d'arte più bella che avesse mai visto.

La descrivevano in tanti, ma in pochi riuscivano a renderle degnamente onore.

"Sto per mettermi a piangere" esclamò la duchessina, rivolta a Francesco "E' magnifica io... Io non ho la forza di dire altro!".

Il fratello la prese a braccetto e i due si incamminarono verso la costruzione con lo stomaco attanagliato dalla morsa dell'emozione.

Le cascate che scendevano lungo le pareti del palazzo, le statue mitologiche in marmo, la passerella che permetteva di attraversare la peschiera, tutto era perfetto, come la tela del migliore degli artisti, la composizione del più grande musicista esistito, la poesia dello scrittore più bravo al mondo.

"Non capisco perchè non siamo diventati prima amici dei Farnese" esclamò Francesco sardonico "Pensa che meraviglia passare l'estate qui!".

Beatrice, però, non trovò le parole per rispondere, nè la forza per ridere.

Continuava a guardarsi attorno con la bocca socchiusa e gli occhi che saettavano da una parte all'altra, pieni di curiosità e meraviglia.

Per un attimo credette, addirittura, di essere in un sogno, preda del più potente degli incatesimi.

Non si capacitava di come degli uomini avessero potuto costruire un qualcosa del genere e si limitò a sospirare, a sospirare e gioire interiormente della bellezza che le si parava davanti gli occhi.

Solo quando entrarono nel palazzo la duchessina ritrovò, miracolosamente, la parola.

"Penso che non ci sia niente da dire" mormorò "La peschiera si descrive da sola".

"Concordo" si limitò a dire Francesco, movendo la testa al ritmo del minuetto che un quartetto di archi stava eseguendo per accogliere i nobili.

"Che bravi!" esclamò la sorella e battè le mani con gioia, rallegrando i musicisti e lasciando perplessi i nobili presenti.

Isabella la vide e una fitta di rabbia le attanagliò lo stomaco.

Raggiunse la figlia di gran carriera e, prendendola con forza per una spalla, la costrinse a voltarsi verso di lei, affermando con durezza:"Beatrice, ti sembra questo il modo di comportarsi?".

La fanciulla rivolse alla madre un'occhiata truce e ribattè:"Per favore, almeno oggi, potreste lasciarmi in pace?".

La duchessa rafforzò la presa sulla spalla della giovane e le sussurrò all'orecchio:"Ora siamo circondati da nobili, ma stasera mi sentirai" e detto ciò si allontanò dalla figlia con sdegno.

La ragazza la guardò andarsene con espressione truce, lottando con tutte le sue forze per non scoppiare a piangere

"Io la detesto" bofonchiò "Rovina sempre tutto, tutto!".

Il fratello sospirò, la abbracciò con premura, stringendola contro di sè, e le sussurrrò all'orecchio:"Sta' tranquilla, pensa solo a divertirti. Parlerò io con nostra madre, ricorda che sarò sempre dalla tua parte".

I due restarono abbracciati per degli istanti che parvero interminabili, senza curarsi degli sguardi curiosi degli altri invitati e, fortunatamente, la duchessina riuscì a calmarsi e ad allontanare le lacrime.

"Se non ci fossi tu, non so come farei" disse Beatrice e i due si incamminarono verso la sala dove si sarebbe tenuto il banchetto, condotti da alcuni domestici vestiti di tutto punto.

Presero posto attorno al tavolo circolare riservato alla loro famiglia e la duchessina, naturalmente, si sedette lontano dalla madre, tra Francesco e Margherita.

Il cibo, tuttavia, si fece attendere a lungo e gli invitati inziarono a mangiare dopo ore, sorbendosi i discorsi di tutti gli amici del duca che, con litanie e paroloni, tentavano in tutti i modi di aggraziarsi Odoardo, porgendogli gli omaggi per un lungo e proficuo matrimonio.

*

*

Quando giunse la sera, gli invitati avevano mangiato a sazietà e vennero condotti nella sala da ballo.

"Le prime danze presso i Farnese" commentò Beatrice, rivolta a Francesco "Emozionante, non trovi?".

"Sì" rispose lui, distrattamente, con il collo allungato in avanti e lo sguardo intento a fissare qualcuno.

La sorella ne seguì, sospettosa, la traiettoria, e gli occhi le si posarono sulla duchessina Vittoria.

"Adesso comprendo la causa del tuo bizzarro comportamento" esclamò la fanciulla con irrisione "Una chioma fulva e un viso candido. Pensavo che avresti impiegato più tempo a prenderti una cotta per qualcuna, solitamente sei così difficile".

Il ragazzo si ridestò di colpo e, cercando di giustificarsi, borbottò:"Ma no, stavo solo guardando la... la gente, sì, proprio la gente".

Beatrice scoppiò a ridere e, posandogli una mano sulla spalla, disse:"Gentile da parte tua considerarmi così sprovveduta, ma non ci vuole molto per capire che ti sei preso una bella sbandata per Vittoria Farnese".

"Io? Ma figuriamoci" ribattè lui, risultando, però, essere un pessimo bugiardo "Diciamo che la trovo, semplicemente, molto carina".

La duchessina, sospettosa del fratello, si alzò sulle punte per poter vedere meglio la ragazza e lo appoggiò:"Sì, anch'io penso che sia molto bella".

Francesco, però, desiderava liberarsi dalla situazione imbarazzante in cui lo aveva messo la sorella e approfittò del suo commento per dire:"No, cara, tu trovi molto bello un Farnese che non è Vittoria".

La fanciulla lo trafisse con lo sguardo, ma lui aggiunse:"Penso che nessuno dei due sia uno stupido e, se ti interessa saperlo, anch'io ho notato gli sguardi che hai rivolto a Riccardo".

"Ancora con questa storia?" domandò Beatrice, infastidita "Pensavo vi ci avessimo messo un punto fermo".

"Sei tu che mi spingi, indagando nei miei sentimenti, a ricambiare il favore".

La duchessina incrociò le braccia sotto il seno, sospirò e, spazientita, disse:"Sei mio fratello, per l'amor di Dio, non uno sconosciuto incontrato all'ultimo ballo!".

In quel momento fu Francesco a scoppiare a ridere.

Si sporse verso la sorella, le stampò un bacio sulla guancia e sussurrò:"Ti sto prendendo in giro".

"Hai un pessimo senso dell'umorismo" ribattè la fanciulla "Meno male che sei destinato a diventare duca e non giullare di corte, altrimenti tutti i signorotti scapperebbero a gambe levate".

"Ma che simpatica" concluse il fratello, alzando gli occhi al soffitto.

I due, seguendo gli altri nobili, basiti dai comportamenti dei due Estensi, ma meno ricchi per potersi permettere delle critiche, raggiunsero la sala da ballo, una gigantesca stanza dalle pareti dorate, ricche di colonne dai capitelli scolpiti e decori dagli intrecci più variegati, con un soffitto affrescato e un pesante lampadario di cristallo che pendeva al centro di essa.

Guardandosi attorno, Francesco riprese la parola:"Tornando a me, è vero, penso che la duchessina sia davvero una bellissima ragazza, ma il mio è un vago interesse fisico, nulla di più".

"Allora invitala a ballare" rispose la sorella "Così scoprirai se è una piacevole compagnia o una di quelle dame noiose che si sentono perse senza un uomo al loro fianco".

Il ragazzo ridacchiò e disse:"Sei troppo selettiva nei confronti del tuo sesso".

"Semplicemente perchè non sai cosa dico del tuo".

I due si guardarono in silenzio per qualche istante, poi scoppiarono entrambi a ridere, reggendosi l'uno all'altra.

"Dai, ora diamoci un contengno" affermò Beatrice con la voce un po' instabile "Va' da Vittoria e invitala a ballare, intesi?".

Il giovane annuì, le raccomandò di prestare attenzione agli uomini invitati e poi si dileguò, cercando la duchessina con lo sguardo.

Quando si voltò indietro a guardare la sorella un'ultima volta, ella gli sorrise incoraggiante, poi iniziò a camminare anche lei per la sala, alla ricerca di Anna e Margherita.

Le due, dopo il logorroico pranzo durato ore, erano sparite nel nulla e Beatrice trovava molto imbarazzante la prospettiva di restare sola per tutta la serata.

Desiderava fortemente la compagnia di un giovane ben preciso, ma, pensando che lui non avrebbe avuto tempo per lei, preferì cercare le sorelle.

Girò in lungo e in largo, ma, ad un certo punto, la piccola orchestra in sala inziò a suonare e la fanciulla dovette fermarsi per assistere al primo ballo degli sposi.

Ancora una volta si commosse nel vedere i due giovani.

Era chiaro come il sole, si amavano alla follia, e vedere Odoardo impacciato a causa dell'emozione, provocò nella duchessina un fiume di sentimenti positivi.

Il ballo durò qualche minuto, poi si aprirono le danze vere e proprie e decine di nobili volteggiarono in pista, accompagnati dai talentuosissimi musicisti dell'orchestra.

Beatrice, quindi, proseguì con le sue ricerche, ma le sorelle sembravano essere sparite nel nulla, perciò decise di arrendersi e si appiattì contro una parete guardandosi attorno un po' smarrita.

Non era un'amante dei balli e non apprezzava l'idea di ritrovarsi da sola in mezzo a tanta gente sconosciuta.

I fratelli erano impegnati a ballare con alcune fanciulle, non aveva trovato nemmeno Ippolita e Cesare, perciò si limitò a starsene ferma, lisciandosi, di tanto in tanto, la gonna del vestito e guardando gli altri invitati, tutti intenti a chiacchierare raggianti tra di loro.

Ad un certo punto, però, qualcuno andò a colmare il vuoto di solitudine provato da Beatrice.

Le si avvicinò un giovane apparentemente poco più grande di lei, con i capelli scuri e il volto levigato, privo di barba o baffi.

Aveva la pelle olivastra, le mani giunte dietro la schiena e l'andamento incerto, probabilmente dovuto all'imbarazzo.

"Salve" disse, un po' insicuro "Vi ho vista da lontano e vi ho trovata davvero bella".

La duchessina lo ringraziò e, per rassicurarlo, affermò con risolutezza:"Siete davvero gentile! Come vi chiamate?".

"Filippo de' Medici" rispose lui "Sono un cugino di secondo grado della duchessa Margherita. E voi?".

"Beatrice d'Este" esclamò la fanciulla "Ma non ho parentele con gli sposi".

"Oh, ma voi siete la duchessina di Modena!" borbottò il ragazzo, imbarazzato "Scusate se sono venuto da voi con tanta sfacciataggine, avrei dovuto immaginare che foste una reale".

"Non dite così, ve ne prego" disse la ragazza, intenerita da tanta accortezza "Potete parlarmi tranquillamente. Avanti, raccontatemi qualcosa. Per esempio, vi sta piacendo la festa?".

"Molto" rispose lui, più tranquillo "Soprattutto per la musica, la trovo splendida".

Beatrice sorrise compiaciuta ed esclamò:"Anche io la sto adorando! Qual è il vostro strumento preferito?".

"Il clavicembalo" rispose Filippo, sempre più risoluto "Nonostante la mia famiglia voglia che io mi impegni soltanto nell'arte dell'economia, continuo a suonare questo strumento, perchè lo adoro".

La fanciulla cominciò ad interessarsi al giovane.

Non aveva mai incontrato un membro della famiglia de' Medici e rimase colpita dagli attegiamenti di Filippo.

Suo padre le aveva sempre descritto i Signori di Firenze come degli usurai sempre scontenti delle loro borse piene di denaro, dei banchieri attaccati all'oro come le scimmie ai rami degli alberi, ma il ragazzo che aveva di fronte le parve una brava persona e non riuscì ad immaginarlo nelle vesti descrittele da Alfonso.

I due, infatti, iniziarono a chiacchierare amabilmente, discutendo dei propri gusti, parlando di musica, letteratura e teatro.

Sbollito l'imbarazzo iniziale, Filippo, via via, si stava dimostrando sempre più interessante e a Beatrice piacque stare con lui.

Era così presa dalla conversazione che non notò nemmeno gli sguardi di Riccardo, intenzionato a chiederle di ballare, ma costretto a rimandare l'invito dopo aver notato il cugino della cognata.

Il giovane sospirò sconsolato, guardò per qualche istante la duchessina, poi si diresse verso un gruppo di nobili intenti a discutere di politica.

Non era interessato alla conversazione, ma non voleva restare da solo e, quindi, si adeguò.

Nel frattempo, la festa stava procedendo a gonfie vele.

Gli invitati sembravano soddisfatti e, quando l'orchestra iniziò a suonare un minuetto dal ritmo incalzante, Filippo si decise a chiedere un ballo a Beatrice.

Trasse un profondo sospiro, deglutì ma, proprio mentre stava per pronunciare le fatidiche parole, qualcuno arrivò alle spalle della duchessina.

"Beatrice!" esclamò Margherita, giunta presso la sorella.

Aveva il volto teso e l'aria grave e la fanciulla si preoccupò.

"Ti ho cercata ovunque, dov'eri finita?" domandò con premura, lasciando il de Medici con le parole a fior di labbra e la delusione nel cuore.

"Ero con Anna" rispose Margherita "Ma adesso è sparita, non la trovo più!".

Beatrice dischiuse la bocca e, scusandosi con Filippo, prese la sorella per le spalle e la trascinò lontano da orecchie indiscrete.

"Cosa vuol dire che è sparita?" chiese la ragazza, cercando di mantenere la calma, ma vedere la ricciolina in preda al panico trasmise angoscia anche a lei.

"Ad un certo punto della serata mi ha piantata in asso" disse Margherita con voce tremante "Ha detto che sarebbe tornata da me entro pochi minuti, ma è passato troppo tempo e sono preoccupata per lei".

"Dio santissimo" mormorò Beatrice, posando le mani sui fianchi "E se fosse con qualche uomo? Ha tredici anni, chiunque potrebbe approfittare della sua ingenuità!".

"Oh, no, non dire queste cose!" singhiozzò la ragazzina, ma la sorella la interuppe ed esclamò con enfasi:"Io vado a cercarla nel palazzo, tu avvisa i nostri fratelli e di' loro di setacciare tutto il giardino, ma, mi raccomando, massima discrezione. Se Anna si fosse concessa qualche sciocca frivolezza, la sua reputazione potrebbe essere compromessa a vita".

Margherita annuì e corse a cercare il resto della famiglia, mentre Beatrice salutò frettolosamente Filippo.

"Perdonate la maleducazione, ma ho una questione davvero urgente da sbrigare" disse la fanciulla, posando una mano sulla spalla del ragazzo e facendolo avvampare "Siete davvero una piacevole compagnia e spero con tutto il cuore di rivedervi".

Detto ciò si dileguò, facendosi largo tra gli invitati e lasciando il giovane da solo, un po' amareggiato.

Si guardò attorno un po' deluso, poi si decise a tornare dai fratelli, intenti a discutere in un angolo del salone, impazienti di scoprire se i tentativi di corteggiamento di Filippo fossero andati a buon fine.

Per quanto gentile fosse Beatrice, però, per la fanciulla la famiglia era sempre al primo posto, anche più importante degli uomini.

Avrebbe dato la vita per le sue sorelle ed era profondamente preoccupata per le sorti di Anna.

La giovane uscì di corsa dalla sala da ballo, domandò a qualsiasi nobile o servitore se avessero visto una ragazzina dai capelli castani e un abito arancione, ma nessuno riuscì a darle le risposte che cercava.

"Non è possibile che nessuno l'abbia incontrata!" esclamò spazientita dopo aver parlato con l'ennesimo signorotto e si portò una mano alle tempie, massaggiandosele e cercando di ragionare su dove potesse trovarsi la sorella.

"Nel peggiore dei casi" mormorò la fanciulla tra sè e sè "Potrebbe trovarsi all'esterno, ma i giardini sono troppo grandi e non posso setacciarli da sola!".

Girò ancora in lungo e in largo, salì delle scale, corse lungo stretti corridoi, ma trovò solo qualche coppietta innamorata.

Tentò con tutte le sue forze di non lasciarsi prendere dallo sconforto e non si lasciò sfuggire una sola lacrima dagli occhi, sebbene esse desiderassero uscire prepotentemente.

Piangere avrebbe solo peggiorato la situazione e non le avrebbe permesso di ritrovare la sorella.

Setacciò ancora il palazzo, incamminandosi lungo i cunicoli riccamente addobbati.

Era in un luogo bellissimo, ma non riuscì ad apprezzarlo.

L'ansia era forte, le premeva contro il petto, quasi fosse un demone interiore, e l'idea che qualcuno potesse violare la piccola Anna la mandò in panico.

"Stupida, stupida" si ripeteva in un sussurro "Non piangere e trova la tua dannatissima sorella".

Continuò a correre per del tempo che le parve interminabile e, ad un certo punto, sudata e stremata, decise di fermarsi a riprendere fiato.

Si appiattì contro una parete tappezzata da arazzi, in un corridoio completamente vuoto, illuminato solo da qualche candela.

Chiuse gli occhi, respirando affannosamente, e, in quel momento, non riuscì a non piangere, anche se le lacrime non erano dovute all'angoscia.

Si sentiva intrappolata dal corsetto, imprigionata in una rigida gabbia e, per alcuni terrificanti istanti, le parve di non riuscire più a respirare.

Cercò in tutti i modi di calmarsi, ma il tentativo fu inutile e la ragazza si ingiocchiò al suolo, sulla fredda pietra del pavimento.

Pianse ancora, sofferente, senza la forza di gridare aiuto, poi vide uno spesso spillo appuntito infilato alla base di uno degli arazzi.

Si trascinò fino ad esso, lo staccò dalla parete e lo portò dentro la scollatura, nell'incavo del seno.

La fanciulla strinse i denti, la testa le pulsava e, cercando di non ferirsi, andò a tagliare il corsetto con mani tremani.

Fece scorrere le dita sul tessuto e quegli istanti le furono salvifici.

Quando ebbe terminato, Beatrice tornò a respirare e si accasciò completamente al suolo, con il petto che si alzava e si abbassava ad un ritmo innaturale.

Restò a terra per alcuni minuti, ansante, e, pian piano, tutto il dolore sparì.

Il respiro tornò regolare e la ragazza trovò la forza di alzarsi da terra.

"Dio mio" riuscì, semplicemente, a sillabare.

Per alcuni terrificanti istanti aveva pensato che la vita la avrebbe abbandonata, i polmoni le bruciavano, come infuocati, e aveva temuto di morire soffocata.

Tuttavia, l'essersi salvata le aveva donato una nuova forza e, prima di continuare con le sue ricerche, alla ragazza non sarebbe bastato altro che sfilarsi il corsetto tagliato e liberarsene.

Rivolse un'occhiata alle porte che si affacciavano sul corridoio e decise di entrare in una delle stanze, sperando che fosse vuota, per abbandonare l'indumento sul pavimento e fingere che qualche dama se lo fosse dimenticato dopo una notte di passione.

Tuttavia, quando mise piede nella stanza, trovò davvero la scena che si era immaginata.

Una coppia di ragazzi, avvinghiati l'uno all'altra, era seminuda tra le lenzuola di un letto a baldacchino e Beatrice rimase come impietrita sulla soglia.

"Oh, io" borbottò "Scusate, non volevo".

Quando tornò a governare i suoi arti, uscì quasi di corsa, sbattendo la porta, ma cercò di non farsi prendere dallo sconforto.

Non aveva nemmeno visto in faccia i due amanti e ciò la rassicurò, almeno in parte; in tal modo avrebbe evitato incontri imbarazzanti nei salotti della Pilotta.

Si ridestò, cercando di cancellare dalla mente l'immagine dei due amanti e, quasi violentemente, un'idea le affiorò alla mente.

Se qualcuno avesse voluto fare del male ad Anna, avrebbe potuto scegliere le camere di quel corridoio vuoto, lontano da occhi e orecchie indiscrete, perciò Beatrice iniziò a spalancare tutte le porte, cercando di percepire anche il minimo rumore sospetto e, dopo aver abbandonato il corsetto sul letto di una stanza vuota e disfatto le coperte per lasciare qualche falsa prova, riprese la ricerca con maggiore convinzione.

I minuti, però, passavano inesorabili e lo sconforto stava ricominciando a farsi strada nel cuore di Beatrice.

In occasioni come quella il tempo era più prezioso di tutto il denaro del mondo e, anche quando si ritrovò davanti alle ultime cinque porte del corridoio, cercò di restare lucida.

Aprì la prima, ma era vuota, aprì la seconda, ma era altrettanto deserta e, una volta arrivata alla terza, sentì provenire dagli interni un borbottio.

Fu tentata dal bussare, ma preferì l'effetto sorpresa e, stringendo con forza lo spillo appuntito che le aveva salvato la vita, spalancò la porta.

La scena che le si parò dinnanzi agli occhi la tranquilizzò e, al contempo, la terrorizzò.

Un giovane, sicuramente più grande di lei, con i capelli castani appiattiti sulla nuca, teneva Anna premuta contro il muro della stanza, con le mani posate sui suoi fianchi.

Quando Beatrice entrò, egli sobbalzò di colpo e, cercando di ridestarsi, disse:"Signorina, voi... Voi avete bisogno di qualcosa?".

La duchessina rivolse un'occhiata alla sorella, la quale, con un sorriso beato stampato in volto, si avvinghiò al braccio del signorotto e borbottò:"State tranquillo, lei... Lei... Lei è mia sorella".

Dopo di che inziò a ridacchiare, con espressione quasi ebete.

"Oddio" mormorò Beatrice portandosi una mano alla bocca "Perchè Anna è in questo stato?".

Le si avvicinò di gran carriera, percorrendo a grandi falcate la distanza che le separava, ma il signorotto la respinse con delicatezza, bofonchiando:"Non preoccupatevi per lei, sta benissimo".

La fanciulla, però, non gli prestò ascolto, gli colpì il dorso della mano che tentava di trattenerla e carezzò con l'indice la guancia della sorella.

Aveva gli occhi lucidi, cerchiati di rosso, ed emanava un odore decisamente sgradevole.

"E' ubriaca!" esclamò la duchessina, perdendo le staffe "Voi avete fatto bere Anna per poi portarla qui e approfittare di lei! Ma non vi vergognate? Ha soltanto tredici anni!".

Fu tentata dal prendere a pugni il ragazzo, il quale mormorò con voce incerta:"Ma no, cosa andate a pensare, io non sapevo che fosse così giovane, mi aveva detto di avere sedici anni!".

"Non solo siete spregevole, ma anche stupido!" inveì Beatrice puntandogli lo spillo contro il petto "Come avete fatto a non capire che fosse solo una ragazzina?".

Anna continuò a ridacchiare, con la mente offuscata dall'alcol e la sorella riprese, con più calma, cercando di regolare i toni:"Ora lei viene con me. Mio padre andrà fuori di testa se scoprirà quello che è successo e fidatevi, non vi conviene mettervi contro il duca Alfonso di Modena".

Nel sentire quel nome, il giovane si impietrì e riuscì a borbottare solo qualche futile scusa.

"Tacete, mi date il voltastomaco" disse la fanciulla con sdegno "Ma sappiate che, se mai dovessi scoprire che avete messo le mani sotto le gonne di mia sorella, consiglierò io stessa la vostra esecuzione a mio padre e mio fratello Francesco. Un volto come il vostro non si può dimenticare".

Detto ciò prese Anna sotto braccio e la condusse via da quella stanza, con la rabbia dirompente che tentava di uscire fuori, rischiando di scoppiare con la forza di un cannone.

Sbattè la porta con foga e, una volta nel corridoio, prese la sorella per le spalle, sussurrandole con poca dolcezza:"Come hai potuto farti adescare da quel nobile? Non hai idea del guaio in cui stavi per cacciarti, sciocca che non sei altro!".

La ragazzina, dal canto suo, continuava a ripetere frasi sconnesse e prive di senso, perciò Beatrice, sospirando affranta, provò ad elaborare qualche soluzione al problema della sbornia.

Non aveva mai avuto a che fare con una faccenda del genere e, mentre cercava in tutti i modi un piano intelligente, vide arrivare dal fondo del corridoio Riccardo Farnese.

Fu pervasa dal panico, non sapeva quali azioni compiere per non destare sospetti, ma, quando la sua mente iniziò a concepire soluzioni, il duchino era già troppo vicino.

"Duchessina Beatrice!" esclamò, stupito nel vederla "Cosa ci fate qui?".

"Oh, beh" rispose incerta la ragazza "Mia sorella non si sente molto bene, era accaldata e ho preferito portarla in un luogo appartato".

"Mi dispiace" disse Riccardo, un po' stranito "C'è qualcosa che posso fare? Devo chiamare un medico?".

"No, assolutamente no" si affrettò a dire la fanciulla, ma, proprio mentre pronunciò tali parole, la sorella biascicò:"Hey, bel giovane, non preoccuparti... Io... Io sto benissimo".

Beatrice si sentì sprofondare nella vergogna e il duchino, prendendo con una mano il mento di Anna, mormorò:"Santo cielo, vostra sorella... Ecco, non vorrei sembrare sgarbato, ma temo che vostra sorella abbia bevuto".

La ragazza tentò di ribattere, ma Anna svenne e si accasciò violentemente a terra.


Spazio autrice

Ciao lettore, grazie per essere giunto alla fine di questo capitolo! Mi auguro che ti sia piaciuto e spero che tu possa apprezzare anche il seguito. In caso tu voglia farmi sapere la tua opinione sulla storia, non esitare a scriverla, positiva o negativa che sia. Ci vediamo martedì prossimo!

Beatrix Rose Parker

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