Capitolo 13 - Accordo

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Quando giunse l'ora prestabilita per l'incontro con la duchessa Margherita, Beatrice era in cortile.

Il cielo iniziò a tingersi di rosa e la fanciulla, alzando gli occhi ad esso, capì che era il momento di affrontare la donna.

Divorata dall'ansia rientrò nel palazzo, salendo quasi di corsa l'immensa scalinata che pochi giorni prima l'aveva tanto affascinata, ma l'agitazione era così forte che le bellezze della Pilotta non riuscirono ad ammaliarla come loro solito.

Percorse i corridoi a passo svelto e trovò l'andito delle stanze dei Farnese senza troppe difficoltà.

Quando arrivò in cima alle scale che l'avrebbero condotta da Margherita, però, si fermò.

Scrutò titubante l'oscurità che le inghiottiva e poi si guardò indietro.

Non c'era nessuno e quel silenzio opprimente appesantì il macigno che portava nello stomaco.

L'esitazione durò alcuni minuti, ma Beatrice, al termine di questi, si convinse a scendere quei gradini spaventosi.

Le parve che fossero intenzionati a farla cadere e si aggrappò con forza al mancorrente, procedendo lentamente, timorosa di precipitare da un momento all'altro.

Continuava a chiedersi cosa mai volesse da lei una donna come Margherita Aldobrandini e il ricordo dei suoi occhi vacui e della sua risata gelida la fece quasi pentire di aver accettato l'appuntamento.

La discesa lungo la scalinata le parve infinita e quando mise un piede sull'ultimo gradino tirò un sospiro di sollievo.

Si guardò attorno impaurita, ma della duchessa non c'era traccia.

"Vostra altezza?" mormorò titubante.

Non ricevette risposta alcuna, perciò ritentò:"Vostra altezza?".

Le parole riecheggiarono lugubri e anche quella volta si dispersero nel silenzio.

Un brivido corse lungo la schiena della fanciulla.

Aveva sbagliato l'ora?

Non aveva compreso bene il luogo?

O era stata ingannata?

Sentì l'agitazione crescere nel suo cuore, ma si impose di mantenere la calma.

Si disse che la duchessa sarebbe arrivata da un momento all'altro e che non c'era motivo di agitarsi ulteriormente.

Mossa da una ventata di coraggio, si spinse lungo il corridoio, guardando i quadri che abbellivano le vecchie pareti.

Non era cambiato nulla dalla prima visita involontaria.

La pinacoteca abbandonata era sporca, umida, l'aria era viziata e granelli di polvere danzavano alla luce dei pochi spiragli che illuminavano fiocamente l'ambiente.

Beatrice continuò a farsi strada quando, ad un certo punto, sentì un clangore metallico, come di una porta che si chiude.

Si guardò attorno spaventata e, come apparsa per magia, vide Margherita.

Le si avvicinò rapidamente e la fanciulla, confusa, non capì come fosse arrivata.

Non la aveva vista scendere le scale e il corridoio non aveva altri ingressi.

A prima vista, almeno.

"Vostra altezza" biascicò, quindi, accennando un inchino.

"Duchessina" rispose la donna rivolgendole uno dei suoi soliti sorrisi farisaici.

La duchessa della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora