Capitolo 6 - Alcol

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"Anna!" esclamò Beatrice, inginocchiandosi accanto alla sorella "Anna, svegliati, ti prego, riprenditi!".

Riccardo la imitò e disse di rimando:"Dobbiamo portarla via di qui, ha bisogno di prendere una boccata d'aria fresca".

Il ragazzo sollevò la fanciulla svenuta e se la caricò sulle spalle, poi proseguì:"La lascio in una di queste camere da letto, voi aprite le imposte e aspettate. Corro a chiamare un medico".

"No, per favore, no!" mormorò la duchessina "Non chiamate nessuno, ve ne prego".

Il ragazzo intuì i pensieri della giovane, perciò, dopo alcuni istanti di esitazione, rispose:"D'accordo, allora portiamola fuori, lontano da occhi indiscreti".

Beatrice sorrise rincuorata, poi seguì il duchino, un po' instabile a causa del peso di Anna.

"In questo palazzo ci sono varie uscite secondarie" disse lui, percorrendo a ritroso il corridoio in cui si trovavano "Prenderemo una di quelle, non dovrebbero esserci domestici in giro".

"Grazie molte" disse la fanciulla "E' davvero gentile da parte vostra aiutarmi".

Anche se lei non lo vide, Riccardo sogghignò compiaciuto e rispose:"E' dovere di ogni gentiluomo che si rispetti aiutare una donzella in difficoltà".

"Spesso queste affermazioni risultano essere insopportabili!" esclamò Beatrice, ma, siccome era meglio non attacar briga, aggiunse:"Preferisco prendere il vostro come un gesto di cortesia tra coetanei".

"Mi piace il vostro modo di ragionare" disse, ancora, il ragazzo; poi, però, cadde un imbarazzante silenzio.

Il cuore di Beatrice era in preda agli spasmi, cercava di tenere a bada le emozioni, ma era troppo preoccupata per le sorti della sorella.

In alcuni momenti avrebbe voluto parlare, chiedere a Riccardo una qualunque cosa pur di sdrammatizzare, ma non ci riusciva e il duchino, affaticato dal peso di Anna, non contribuiva alla realizzazione di questo desiderio.

Entrambi decisero di tacere e l'unico sentimento positivo che riuscì a sbocciare nella giovane fu la gratitudine.

Non credeva che sarebbe stato possibile trovarsi in una simile situazione con Riccardo ed era felice che lui la avesse aiutata.

Era consapevole di non essere in grado di gestire un'ubriacatura, inoltre non conosceva il palazzo e avrebbe rischiato di farsi scoprire da qualcuno.

Dopo del tempo che parve infinito, i due raggiunsero un corridoio fiocamente illuminato su cui si affacciavano varie porta e il duchino, aprendone una, esclamò:"Eccoci, ora dobbiamo soltanto scendere queste scale".

I gradini si srotolavano a chiocciola in un cunicolo buio e Beatrice, notando le gambe un po' tremanti di Riccardo, domandò:"Se volete posso aiutarvi, mi sembrate un po' instabile".

Il giovane, però, non cedette all'orgoglio e rispose con risolutezza:"Oh, non preoccupatevi, ce la faccio! Piuttosto, sareste così gentile da precedermi e illuminare il percorso con una candela?".

La fanciulla acconsentì, prese uno dei lumini che conferiva la debole luce al corridoio e si incamminò, sollevando la gonna del vestito sopra le caviglie con la mano libera.

"Non scandalizzatevi" disse scendendo con cautela e, scherzosamente, il ragazzo rispose:"Voi Estensi siete diversi da tutti, ormai non mi stupisco più di niente".

Beatrice ridacchiò e scosse la testa, ma non aggiunse altro e si limitò a cercare di non inciampare nei gradini.

Le parvero infiniti, forse a causa del gioco di ombre, e il suo respiro tornò regolare solo quando, finalmente, terminò la discesa.

La duchessa della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora