Capitolo 3 - Libri e scuse

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Beatrice scese la scalinata di corsa e, quando arrivò in fondo ad essa, si ritrovò con il fiato corto.

Si portò una mano al petto, appoggiandosi con l'altra al corrimano, e rimase ferma per alcuni istanti, cercando di regolare il respiro.

A causa del corsetto ogni movimento la affaticava e quella precipitosa corsa le aveva mozzato il fiato.

Tuttavia, dopo l'incontro con Riccardo Farnese non aveva avuto altro desiderio se non quello di allontanarsi da lui nel minor tempo possibile.

Era il giovane più arrogante, antipatico e maleducato che avesse mai conosciuto e si sentì una stupida ad aver pensato che fosse bello.

Era, certamente, un ragazzo molto piacente, ma i suoi comportamenti tanto immaturi lo rendevano molto meno attraente.

La duchessina, dopo alcuni istanti, riuscì a riprendere fiato e si guardò attorno per cercare qualcuno a cui chiedere dove fosse il Salotto degli svaghi, ma il corridoio in cui si trovava era deserto.

Pensò che sarebbe stato meglio tornare sui suoi passi piuttosto che perdersi ulteriormente tra i cunicoli della Pilotta, ma non voleva incontrare nuovamente Riccardo, perciò decise di proseguire lungo quello stretto e buio andito.

I tappeti color mogano del pavimento attuttivano tutti i suoi passi e, un po' titubante, la fanciulla camminò guardandosi attorno furtiva.

Il posto in cui si trovava doveva essere un piano ammezzato e, a giudicare dall'aria viziata che si respirava, non era molto frequentato.

Era un luogo immerso nell'oscurità, gli unici spiragli di luce provenivano da alcune piccole finestre poste in alto e tutt'attorno non erano presenti camere, ma soltanto quadri impolverati con volti di donne e uomini sorridenti, come se quel corridoio fosse una pinacoteca abbandonata.

In uno dei dipinti erano raffigurati dei bambini dagli abiti colorati intenti ad inseguirsi in un prato verde e Beatrice, ammirando la precisione del tratto dell'artista, passò l'indice sulla tela, constatando che i colori sgargianti erano in netto contrasto con il luogo in cui era conservato il quadro.

La ragazza, dopo alcuni istanti di contemplazione, continuò a camminare lentamente, fermandosi ad osservare tutte le raffigurazioni che seguirono.

Vide l'immagine di due uomini a cavallo in un bosco, di una donna anziana intenta a leggere seduta sul divano di un salotto, ma, quello che la colpì maggiormente, fu il ritratto di una dama dai lunghi capelli castani in posa davanti alla finestra di una stanza.

Aveva un'espressione lieta, sorrideva di gusto e gli occhi color nocciola trasmettevano molta felicità.

La duchessina si stupì della bellezza della donna e rimase ad ammirarla per un tempo che le parve eterno, scrutando con curiosità i capelli ondulati e le linee delicate del viso.

"Vi piace così tanto quel dipinto?".

Beatrice si voltò di scatto, spaventata, e si appiattì contro il muro.

Davanti a lei c'era una donna con un lungo vestito nero e la ragazza impiegò qualche istante a riconoscere il volto della duchessa Margherita.

"Vostra altezza" biascicò la fanciulla con un sorriso farisaico "Mi avete spaventata".

"Non era mia intenzione, perdonatemi" rispose impassibile la donna, sollevando appena gli angoli della bocca.

Guardò apparentemente assorta il ritratto che aveva colpito Beatrice e domandò nuovamente alla ragazza:"Allora, vi piace davvero questo dipinto?".

La duchessa della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora