Capitolo 15 - Dubbi

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Francesco d'Este, con la fronte corrugata e gli occhi ridotti a due fessure, era seduto su un divanetto nel Salotto degli Svaghi e tamburellava nervosamente con le dita su un bracciolo.

Stava ripensando al pianto di Beatrice avvenuto la mattina e aveva intuito che c'era qualcosa di distorto nel teatrino che ella aveva messo in scena.

Il giovane sapeva che sua sorella non si sarebbe mai disperata per un amore neonato non corrisposto, ma non riusciva a capire perchè si fosse comportata in quel modo.

Sua sorella non agiva mai senza secondi fini, quindi da cosa era stata spinta?

Non era in grado di trovare una risposta a tale domanda e la reazione dei Gonzaga lo confondeva ancor di più.

Le lacrime di Beatrice avevano certamente stupito i due nobili, ma a Francesco era sembrato che i due non avessero alcuna intenzione di rimediare all'accaduto, scusandosi con la fanciulla.

Nessun nobile di sani principi avrebbe lasciato che Alfonso d'Este se ne andasse infuriato, ma loro erano stati, tutto sommato, tranquilli, come se la situazione non li riguardasse.

La miriade di informazioni affollava la testa del ragazzo, che non faceva altro che tormentarsi alla ricerca di un'intuizione che sbrogliasse la situazione.

Percepiva un'aria strana, aria di conflitto, e sentiva di dover risolvere necessariamente la situazione.

Non era saggio inimicarsi i Gonzaga in un periodo simile.

La guerra era alle porte, lo sapevano tutti, e Modena ne avrebbe inevitabilmente fatto parte.

Francesco sentì il battito cardiaco accelerare.

Un giorno il ducato sarebbe stato suo e l'emozione e l'orgoglio andarono a mescolarsi a un forte senso di inquietudine.

Essere un duca in tempi di guerra era la cosa peggiore che potesse capitare a un giovane nobile.

Il ragazzo si portò le mani al viso e si sfregò con veemenza gli occhi.

Troppe insicurezze assillavano il suo animo, ma doveva essere forte e restare lucido.

In quel momento era importante occuparsi di Beatrice e Gonzaga e non poteva permettere che i sentimenti gli offuscassero la ragione.

In quel momento entrò nel salotto Cesare, affiancato da un coetaneo.

Stavano chiacchierando tranquillamente, ma, non appena il marchesino vide Francesco, si interruppe.

"Perdonatemi" disse al compare dandogli una pacca sul braccio "Ma dovrete iniziare la partita a biliardo senza di me".

Si allontanò senza aggiungere altro e andò a sedersi accanto al cugino.

"Come sei pensieroso" esclamò con irrisione "Quest'espressione corrucciata non ti dona affatto".

"Cesare, ti prego, non sono dell'umore" rispose Francesco seccato.

"D'accordo, scusa" disse il marchesino "Stavo solo scherzando".

Francesco gli rivolse un'occhiataccia, quindi aggiunse:"Stai ancora pensando a quella faccenda?".

Il duchino sospirò e si limitò ad annuire.

Era chiaro che non avesse voglia di parlare, ma Cesare non si scoraggiò e, dandogli una pacca sulla spalla, esclamò:"Dai, non logorarti, starai solo peggio":

"Dimmi, allora, cos'altro dovrei fare?" esclamò Francesco spazientito "Ho visto mia sorella piangere per un ragazzo, non so se la sua disperazione sia reale e non posso parlarle".

La duchessa della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora