Capitolo 1 - Parma

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Parma, 1629

La duchessina Beatrice, attraverso il finestrino della carrozza, osservava la città che prendeva forma attorno a lei, la bellissima Parma. Non immaginava di poterne rimanere tanto stupita e più si avvicinavano al palazzo dei Farnese, più il suo cuore iniziava a palpitare freneticamente.

Il calesse costeggiava il torrente e la ragazza potè ammirare gli edifici dall'aspetto nobile, segnati dall'impronta barocca, e le statue dal grande valore artistico posizionate sul marciapiede, dove signorotti e damigelle passeggiavano con tranquillità, pregustando la gioia che in quel caldo giorno di primavera incombeva su tutta la città.

"Sembri la più emozionata di tutte" esclamò con un sorriso Margherita, rivolgendosi a Beatrice "Ti piace proprio l'idea del matrimonio, eh?".

La ragazza ricambiò l'espressione lieta della sorella minore e rispose:"Più che per il matrimonio sono emozionata per la città in cui ci troviamo. E' bellissima e spero con tutto il cuore di poterla visitare!".

"A me, invece, non importa più di tanto" disse un'altra giovane Estense, la duchessina Anna, la più piccola delle tre "L'importante è divertirsi e incontrare qualche scapolo disposto a concederci un ballo!".

La ragazza si imbabolò a fissare il soffitto della carrozza e mormorò con aria sognante:"Magari un bel conte dagli occhi verdi, un marchese, oppure, perchè no, addirittura un Farnese!".

Le sorelle ridacchiarono divertite, mentre la duchessa Isabella, in viaggio con loro, tossì per farle smettere.

"Scusate madre" bofonchiò Anna e si zittì, imitata da Margherita.

Beatrice, invece, guardando la duchessa con aria di sfida, disse rivolta alla sorella:"Chissà, magari uno dei fratelli di Odoardo punterà gli occhi su di te".

Il volto di Isabella si fece teso, sembrava sul punto di perdere le staffe, ma, dandosi un contegno, affermò semplicemente:"Beatrice, hai ormai quindici anni, non mi sembra più opportunuo fare determinati discorsi".

La duchessina non si scompose e rivolse alla madre un'altra occhiata irrisoria, rispondendole:"Si discute in continuazione di progresso, ma ad una fanciulla non è ancora permesso parlare liberamente di uomini?".

Dopo tali parole la duchessa non riuscì a trattenere la rabbia e, stringendo convulsamente tra le mani la stoffa del vestito, esclamò con furia:"Ora basta! Non ho parole, la tua insolenza non ha limiti!".

Margherita ed Anna rimasero immobili, visibilmente spaventate, mentre Beatrice si rabbuiò, incrociando le braccia sotto il seno, com'era solita fare in momenti di collera trattenuta, e si limitò a mormorare:"Grazie madre, a quanto pare rovinare i miei momenti di serenità è la vostra specialità".

La donna provò un improvviso senso di colpa nel sentire tali parole uscire dalla bocca della figlia.

Provò a scusarsi per averla aggredita in quel modo, ma le parole le morirono sulle labbra e, quindi, rimase in silenzio, scrutando con volto corrucciato la città di Parma che via via prendeva forma al di fuori del finestrino.

Dopo alcuni imbarazzanti istanti di quiete, Margherita disse con un po' di timore:"Secondo voi come sarà il palazzo della Pilotta? Ho sentito dire che sia una delle costruzioni più belle che si siano mai viste!".

"Non supererà mai la nostra reggia" affermò Anna con fierezza, contenta che la sorella avesse trovato un'interessante argomento di conversazione per sbollire la tensione creatasi "Potrà essere fantastica quanto vuole, ma il nostro palazzo sarà sicuramente superiore".

La duchessa della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora