Io senza Te

By a_dreaming

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Disponibile su Amazon Kindle (gratis fino al 7 dicembre) https://amzn.eu/7laUnqu Se ti innamori della person... More

1* Incontri imprevisti
2* Numeri di telefono
3* Il terzo incomodo
4*Bmi e altri contrattempi
5* Intrugli
6* Sensi di colpa
7* Facciamo il punto
8* Scambi
9*Chiarimenti
10* Filosofia
11* Euforia
12* Disco
13* Un invito inaspettato
14* Diversivo
15* Messaggi
16* Allenatore
17* Fragilità
18* Serata inaspettata
19. Chiarimenti
20* Il piano
21. Amicizia
22. Punti deboli
23* Scelte
24* Grigliata
25* Confessioni
26* Occhi
27* A fine partita
28* Indecisioni
29* Uscita di gruppo
30* Tradimenti
31* Scontro all'alba
32* Cuori spezzati
33* Di male in peggio
34* Rivelazioni
35* Addii
36* Partita
37* Prove
38* Ex
39* Amici illuminati

40* Una canzone dolcissima

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By a_dreaming

Camminare sulle scarpe alte non è sicuramente una delle mie abilità. Anzi, finalmente ho capito perché non l'avessi mai fatto prima. I miei passi sono incerti, le mie gambe ondeggiano insicure e sembra che io sia in preda a un giramento di testa perenne.

Non che non ci siano stati dei miglioramenti rispetto all'inizio, per essere obiettivi. Appena Bea, paga del suo lavoro, ha deciso di aggiungere il tocco seducente alla mia trasformazione, infilandomi ai piedi questi sandali dal tacco alto e sottile, sono letteralmente caduta per terra, generando non poche risate nella camera dove mi tengono prigioniera da almeno tre ore.

«Stai migliorando, ancora qualche giro, poi vedrai che sarà come se non avessi indossato altre scarpe per tutta la vita!» mi incoraggia entusiasta, mentre approva il risultato con le mani sui fianchi.

«A me sembra ancora che se la stia facendo addosso!» ride Ludo, mentre messaggia al cellulare e manda foto delle sue labbra a Rodda.

«Se tu mi dessi una mano, invece di fare sexting con il mio ex, forse faremmo prima!» la ammonisce Bea, strappandole il telefono di mano.

«Non stavamo facendo quello, mi aiutava a scegliere il colore del rossetto!» risponde sbuffando e mettendosi accanto a me, prendendomi sottobraccio. «Sol, tesoro, tutto sta nella tua mente. Non sono le scarpe a comandare, sei tu che usi loro!», mi spiega, intanto che la osservo confusa.

Sbuffa, scostandosi i capelli dalla faccia e mi mette una mano sulla schiena. «Per prima cosa, raddrizza le spalle, ti aiuterà a stare in equilibrio e a non sembrare un uomo delle caverne, secondo, tieni le gambe vicine e i piedi con le punte rivolte in avanti, cammina lentamente fingendo di pestare due linee parallele e vicine. Con i tacchi non puoi avere fretta ed è assolutamente vietato camminare a cosce aperte con le punte in fuori, se non vuoi sembrare Crudelia Demon» continua, dandomi una pacca sul sedere.

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo sconsolata, mentre tento di mettere insieme i suoi suggerimenti. Raddrizzo la schiena e avvicino i piedi, mettendoli uno davanti all'altro. Il male non scompare, ma devo ammettere che mi sento molto più sicura.

«Come hai fatto?» le domanda Bea, con la mia stessa espressione stupita, mentre mi guarda sfilare lungo il corridoio. «Adesso ci siamo!»

«Non ti svelerò mai i miei segreti!» scherza Ludo, accostandosi a me e Bea, davanti allo specchio verticale che occupa un'intera anta del suo armadio. «Anche tu non sei stata niente male», concede poi a Bea, passandomi un braccio intorno alla vita.

Sorrido imbarazzata nello specchio, al riflesso delle mie due migliori amiche che osservano orgogliose la loro creatura.

«Per fortuna non mi ha messo un giubbotto di pelle!», scherzo per stemperare la tensione che sento nel guardarmi.

«Non l'hai voluto!» ricorda lei, ancora infastidita per la mia decisione.

«Mi sembra che così sia abbastanza», mi sostiene Ludo, percorrendo la mia immagine da capo a piedi con uno sguardo ammirato. «Logan non scappa, puoi starne certa».

Mi lascio cadere sul letto, con le mani strette l'una nell'altra, mentre la guardo incredula.

«Logan può avere di meglio, non ho niente da offrirgli. Non credo che questa sia l'idea giusta», provo a dire. «Inoltre, è bravissimo a fare finta che io non esista».

«Smettila di sottovalutarti, o lo perderai sul serio. L'hanno capito tutti che vuole te, ora sei tu a dovergli dire che vuoi lui», spiega accarezzandomi una spalla coperta da un piccolo fiocco nero di raso.

«E comunque, se non ti nota lui, lo faranno sicuramente gli altri, cominceranno a girarti intorno e lui non riuscirà a stare a guardare», ipotizza Bea, mentre si trucca con cura.

«Perché è così complicato?» mi lamento, lasciandomi cadere all'indietro sul letto.

«Perché sei innamorata, e l'amore non è facile. E soprattutto non fila per niente liscio come vogliono farci credere!» tenta di consolarmi Ludo.

«Non vorrei sembrare rompiscatole, ma credo che sia ora di andare», ci interrompe Bea con fare sbrigativo, mentre mi rifila in mano una micro borsa. «Questa ti servirà per ritoccare il lucidalabbra. Ci ho messo anche il telefono, ma non portarti nient'altro».

«Agli ordini!» rispondo prendendo la piccola pochette nera e seguendola giù per le scale mentre sbraita per chiamare sua madre.

Mi accomodo sul sedile posteriore insieme a Ludo e mi soffermo a osservare le mie gambe nude sotto il vestito nero che Bea mi ha prestato. Non avrei mai pensato di potermi vestire così, ma soprattutto non credevo che un vestito potesse farmi sentire tanto attraente e tanto a disagio.

Non sono abituata a mettere in mostra troppa pelle, o a palesare le mie curve senza provare una vergogna infinita, quindi continuo a sentire una forte agitazione stringere la bocca dello stomaco.

Quando abbiamo provato i vestiti, ho tentato di persuadere Bea a lasciarmi indossare qualcosa di semplice, ma non sono riuscita a scamparla e, senza che nemmeno me ne rendessi conto, mi ha preparato in un modo tanto perfetto che quasi non riuscivo a riconoscermi allo specchio quando mi sono guardata per la prima volta.

Ancora a piedi nudi, ho notato come la sottoveste nera dell'abito in pizzo dello stesso colore, che cade poco sopra il ginocchio, copra in realtà solo fino a metà coscia, creando un effetto molto seducente ma per niente volgare, il bustino anche questo in pizzo, avvolge il mio corpo delicatamente, per abbracciare una sola spalla, lasciando la clavicola e il collo scoperti. Dai capelli raccolti, qualche ciocca scende a sfiorare la pelle nuda, mentre un paio sono abilmente sistemate ai lati del viso per incorniciarlo. I miei occhi, truccati con colori caldi, dai toni naturali, hanno uno sguardo profondo, intenso, colore del cioccolato fondente, mentre le labbra sono dipinte con tonalità naturali risaltate dal lucidalabbra.

Per la prima volta, ho sorriso alla mia immagine nello specchio, fiera del riflesso che mi restituiva, seppur a disagio e poco in confidenza con tanti accorgimenti. Avevo sempre sottovalutato questo aspetto, ma la mia immagine mi piace e mi fa sentire bene. Certo, devo ancora prendere dimestichezza con certe cose, le scarpe per dirne una, ma un passo alla volta, chissà che non riesca a volermi più bene.

In pochi minuti, la casa di Sara compare fuori dal finestrino e sento la tensione serrare nuovamente lo stomaco. Stringo la borsa tra le mani, pregando di non rotolare sui tacchi, o di non suscitare ilarità per il mio abbigliamento così inusuale.

Mentre tento di scendere dalla macchina, nell'arduo tentativo di non mostrare a chiunque le mutande, Marco esce di corsa dal cancello per accogliere Ludo con uno dei loro baci appassionati. In piedi sul marciapiede, io e Bea ci osserviamo scocciate, fino a quando non decido di schiarirmi la voce per evitare di continuare a osservarli.

La bocca di Marco, già pronta a sfornare lamentele per la nostra impazienza, si paralizza in posizione semiaperta, nell'umana imitazione di un cefalo. Sorrido, vedendolo sbattere le palpebre più volte, mentre passa lo sguardo da me alle mie amiche senza riuscire a parlare.

«Stai avendo un ictus?» lo pungolo, mentre Bea mi prende sottobraccio per entrare.

«Danno le allucinazioni?» domanda, inseguendoci lungo il vialetto lastricato di pietre grigie.

«Non stavamo insieme per la sua simpatia», mi sussurra Bea all'orecchio, mentre sento Rodda continuare a parlare a vanvera con Ludo.

«Giuro che, se non ti avessi visto con le altre, non ti avrei nemmeno riconosciuto!» mi urla fuori di sé. «Adesso capisco perché c'è voluto tanto! Pensate a quel poveretto che se ne innamora stasera e domani se la ritrova in pantaloncini sfatti, capelli arruffati e scarpe da ginnastica consunte», comincia a scherzare.

Rallento la mia andatura, già piuttosto lenta in realtà, e aspetto che si affianchi prima di fargli la linguaccia.

«Almeno lo spirito è lo stesso», sospira più tranquillo.

«Smettila di fare casino!» lo rimprovera Bea, girandosi per guardarlo in faccia, «Sol è in missione. Non puoi sputtanarla così. Guardala, goditela e basta!»

Dopo pochi secondi di tensione, io e Rodda ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere insieme.

«Lui è già arrivato, ma è normale, visto che siete in ritardo di un'ora. Non so se ti riconoscerà, però sicuramente lo lascerai senza parole», mi dice, passandomi un braccio sulle spalle e tornando a camminare verso il giardino sul retro, dove è allestita la festa. «Però un ballo ce lo facciamo, me lo devi dopo tutto il lavoraccio che mi hai fatto fare!» finge di lamentarsi.

«Con chi ci stai provando?» domanda la voce di Luca alle mie spalle, spingendomi a girare su me stessa perché mi riconosca. «Oh... wow. Extreme makeover...» dice scioccato.

Lo fisso scocciata e lui sfoggia uno dei suoi sorrisi bonari e contagiosi.

«Sembra proprio che qualcuno abbia deciso di usare le maniere forti...», continua scambiando un'occhiata con Marco.

«È stata un'idea di Bea. L'ha presa da Grease», gli spiego semplicemente.

«Potevo arrivarci da solo, che fosse una tua idea», dice guardando Bea. «L'altra cosa non l'ho capita, ma fa lo stesso», scrolla le spalle.

«Possiamo andare a ballare adesso?» domanda Bea, guardandomi supplichevole.

«Vengo io a ballare con te!» si propone Luca, abbracciandosela alla vita. «Vuoi mai che non sia la volta buona che ti decidi a lasciarti andare con me!» esclama, facendomi l'occhiolino e buttando uno sguardo alle gambe praticamente scoperte della venere mora.

«E Giulia?» domando mentre si allontana.

«Alec è tornato, mi ha lasciato con il cuore spezzato» grida di rimando, fingendo di piagnucolare.

Alzo gli occhi al cielo e, insieme a Marco e Ludo raggiungo l'ingresso del giardino che Sara ha allestito per la festa.

«Ricordati le righe», mi ammonisce Ludo, alludendo al mio incedere incerto, «altrimenti sembri ubriaca».

«Così se cado nessuno ci fa caso», rispondo prontamente.

Mi fermo sotto un arco adornato di rampicanti, posto a segnare l'ingresso della festa.

Anche nelle mie più rosee fantasie, non avrei mai potuto immaginare quello che mi trovo davanti. Un centinaio di persone si agita a ritmo di musica, divisa tra il prato e la piscina che, per l'occasione, è stata coperta con un vetro trasparente e riempita di petali di fiori. Sul fondo, luci colorate vengono proiettate verso i ballerini, in un arcobaleno di volti, braccia e gambe che si mescolano casualmente. Sul lato destro, sotto un gazebo di ferro battuto bianco, è stata sistemata la console del dj, mentre il bar si trova al lato opposto, a ridosso del portico che circonda la casa. Lampadine colorate attraversano il giardino disegnando decine di diagonali intermittenti, mentre sul fondo, verso il muro di confine che circonda l'intera proprietà, si trovano cuscini e amache per le persone che preferiscono rilassarsi. La musica vibra nell'aria, riempiendo ogni respiro e scandendo i movimenti di tutte le persone che sembrano divertirsi parecchio.

Vicino alla console del dj, scorgo i ragazzi che chiacchierano e ridono tranquilli, quindi decido di avvicinarmi a loro per cercare qualcuno con cui ballare, prima di trovare il coraggio di affrontare Logan, sempre ammesso che io riesca a trovarlo in questa bolgia.

Valla è indaffarato dietro alla console e non resisto alla tentazione di avvicinarmi per fargli i complimenti per la pista piena di gente.

«Qualcuno qui ha fatto un ottimo lavoro. Lo sapevo che meritavi il fischietto», gli sorrido felice, mentre lui, con una cuffia appoggiata sull'orecchio e le mani sul computer, prepara altri due pezzi.

«Devo ammettere che siamo una buona squadra, capo» annuisce convinto, girandosi verso di me e sorridendo contento. «Bastardo fortunato, se ti scarica lo anniento!» dice dopo avermi squadrato compiaciuto.

«Non sono pronta!» urlo sopra la musica, perché mi senta.

«Non lo sarai mai, devi buttarti e basta», risponde prendendo un sorso di birra. «È passato di qui poco tempo fa, penso fosse con la squadra di calcio e quella di nuoto sincronizzato», mi informa.

Come se potesse spuntare da un momento all'altro, mi giro a osservare la folla e mi nascono dietro Valla.

«Sol, vieni a ballare! Dobbiamo scioglierci un po'!» mi urla Ludo, mentre lei e Bea si buttano in mezzo alla pista.

«Ma non era con Rodda?» brontolo tra me, facendo sorridere Valla.

«Non ti sarai messa tutta in tiro per stare da una parte, vai che ti metto il pezzo d'entrata», mi sollecita sorridendo, intanto che sento partire una nuova canzone a me sconosciuta, ma molto apprezzata dal pubblico di danzatori.

Con passo incerto, mi faccio strada tra le braccia spiritate e i sederi oscillanti, raggiungendo, non con poco sforzo, il centro esatto della piscina, dove le mie migliori amiche si agitano a tempo, già circondate da qualche ragazzo particolarmente audace.

Speriamo che Rodda non faccia una delle sue scenate.

Nel tentativo di sembrare una ballerina professionista e non un pesce a riva, imito i movimenti di Ludo e Bea, lasciandomi trasportare dalla musica. Anche questo non è niente male, l'ho sempre sottovalutato, devo ammetterlo. Ok, non è affatto la musica che mi piace, o il mio passatempo ideale, ma non posso negare che sia divertente.

Dopo un paio di canzoni, decido di allontanarmi per andare a prendere da bere. Mi defilo più disinvolta di prima, ma proprio a metà tra le mie amiche e la mia destinazione, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ho la certezza che Logan mi stia guardando. Può sembrare assurdo, forse folle, ma non saprei spiegare altrimenti il formicolio che sento sulla nuca, il tremore alle mani e l'istinto irrefrenabile di alzare lo sguardo verso destra, con il fiato sospeso.

Ed eccolo lì, appoggiato a uno sgabello vicino al bancone, con il sorriso congelato sul viso, la sigaretta spenta nella mano destra e gli occhi imperscrutabili che mi osservano senza lasciar trapelare nessuna emozione.

Nonostante il cuore impazzito e le gambe tremanti, sostengo il suo sguardo per fargli capire che non ho intenzione di scappare questa volta.

Intorno a lui, i suoi amici e un gruppo di ragazze si muovono e scherzano mentre lui sembra non accorgersene nemmeno. Una bionda, non molto alta, ma filiforme, gli passa una mano sul braccio e ruba la sua sigaretta per accenderla, senza che lui la degni di uno sguardo.

Sono io ad attirare la sua attenzione adesso. E i miei occhi fissi nei suoi mi spingono a muovere un passo nella sua direzione per raggiungerlo e chiarire le cose una volta per tutte.

Evidentemente, Logan non è dello stesso parere, perché non appena tento di avvicinarmi, si riscuote e si allontana con il gruppo lasciandomi di pietra in mezzo alla pista. Impreco appena, tentando di seguirlo, ma devo demordere quando mi bloccano la strada per la milionesima volta.

Frustrata, decido di ricorrere al cellulare, con la speranza che sia più incline a rispondere ai messaggi.

Logan

23.30 Dove sei?

Fisso il cellulare come se potesse teletrasportarmi da lui, sbuffando impaziente.

Torno alla console del dj, convinta che si trovi in una posizione migliore e che, di conseguenza, mi permetta di individuare meglio la chioma riccia e gli occhi chiari del ragazzo che sto cercando.

Proprio mentre sto per salire sul palchetto, il cellulare vibra nella mia mano.

23.40 In giro

Alzo gli occhi al cielo e digito la risposta in fretta.

23.41 Devo parlarti. Possiamo incontrarci?

23.41 Non ho voglia di parlare

23.41 Io parlo e tu ascolti.

23.42 Non voglio ascoltare.

Mi guardo intorno sconsolata, sempre più indispettita dal suo atteggiamento. Sto pensando di rispondergli per le rime, poi, ispirata dalla console di Valla, decido di tentare un'altra strategia.

23.42 Ok. Allora mi toccherà chiamarti con il microfono per dedicarti una canzone di Taylor Swift.

23.42 Non ci provare.

23.42 Non potrai sottrarti a questo e ti toccherà di sorridermi mentre tutti sillabano il tuo nome.

23.43 Non hai le palle. Non lo faresti mai.

Per convincerlo, prendo il microfono di Valla e picchietto sulla spalla del mio migliore amico chiedendogli di accenderlo.

23.45 Ti do 30 secondi, poi chiamo il tuo nome.

Gli mando la foto del microfono, ma Logan non risponde, quindi decido di mantenere la mia promessa, nonostante le mie mani tremino così tanto da far oscillare lo strumento.

«Ciao a a tutti!» dico nell'amplificatore, non appena Valla abbassa di poco la musica per permettermi di parlare. «Sono Sol e vorrei ringraziarvi per essere qui! Due mesi fa, non avrei mai pensato di riuscire a organizzare questi eventi, ma è stato possibile grazie a degli ottimi amici. Soprattutto, non avrei mai pensato di poter incontrare una persona speciale...»

Raccolgo le grida e gli applausi e ne approfitto per sbirciare lo schermo del telefono ancora acceso sulla conversazione con Logan. Sorrido vittoriosa, quando vedo il suo messaggio.

23.47 Giardino davanti. Hai cinque minuti da adesso.

Senza preoccuparmi di finire il discorso, con il respiro accelerato e il cuore in rivolta, lascio il microfono a Valla e mi sfilo le scarpe per riuscire a correre. Non riuscirà a scappare questa volta, deve darmi la possibilità di spiegare.

Mi faccio largo tra le persone, spingendo con i gomiti e sfuggendo ai richiami di tutti quelli che vogliono complimentarsi per l'ottima riuscita della festa, seminando scuse e saluti volanti, intanto che percorro la strada fino alla casa a piedi scalzi, trattenendo l'orlo del vestito con entrambe le mani.

Finalmente, riesco a raggiungere l'arco e a superarlo in fretta, anche se il fiocco che ho sulla spallina resta impigliato in un ramo e si slaccia. Impreco senza fermarmi, afferro i nastrini penzolanti e improvviso un nodo, tentando di non scivolare sul sentiero lastricato.

Mi fermo sotto il porticato, leggermente rialzato rispetto al giardino anteriore, per riuscire a scorgere Logan e raggiungerlo in fretta, ma non lo vedo da nessuna parte. Un'ondata di panico mi attanaglia lo stomaco e mi rendo conto di aver lasciato il telefono insieme alla borsa, vicino alla console di Valla. Comincio a guardarmi intorno freneticamente, poi decido di avventurarmi verso la fontana rotonda che si scorge in un angolo al centro di un'aiuola di rose bianche. Mi sembra abbastanza tranquilla e sufficientemente isolata, quindi potrebbe essere il posto scelto per la resa dei conti.

Finalmente, lo trovo a fissare l'acqua con le spalle rivolte a me, in una postura rilassata che, complice anche la camicia bianca che indossa, mi fa venire voglia di stringermi alla sua schiena per sentirne la solidità e il calore confortevole.

Mi fermo per riprendere fiato, sistemando il vestito in fretta, prima di schiarirmi la voce. Di fatto, è solo un modo di prendere tempo per trovare le parole da dire.

«Ti restano poco meno di due minuti».

Logan si gira, incrociando le braccia e appoggiandosi alla fontana, guardandomi negli occhi con un'espressione indecifrabile e le labbra strette in una linea morbida. Lascia scorrere lo sguardo sul mio corpo lentamente, dai piedi nudi al viso che sento in fiamme, senza aggiungere altro.

Mi mordo l'interno della guancia e faccio un passo verso di lui, mentre stringo le mani a pugno lungo i fianchi. Quando noto che sta per alzarsi, gli appoggio una mano sul petto e alzo lo sguardo per catturare i suoi occhi. Non ho pensato a cosa dire, ma non ho più tempo, quindi decido di lasciar correre i pensieri così come sono.

«Mi manchi», comincio con le parole che si arrotolano in gola e il cuore che esplode nel petto. «Non l'avevo capito, ma non c'è posto che non mi riporti alla memoria un ricordo di te. Manchi alla mia pelle, che ha perso le tracce dei tuoi baci famelici e delle tue carezze morbide, alle mie labbra, che sfioro ogni volta che ti penso, alle mie mani, che vorrebbero stringerti quando ti vedono», dico senza smettere di guardarlo, tentando di fermare le lacrime. «Non c'è stato momento in questa settimana in cui non mi sia pentita di quello che ti ho detto, in cui non abbia sperato che tu tornassi per poterti dire che io mi fido di te, e voglio stare con te. Che non mi importa se non so cosa ci succederà, voglio solo sapere che saremo insieme. Perché io ti amo e non posso fare finta che non sia così».

Una lacrima rotola lungo la guancia, ma non voglio spostarmi da qui, perché sono terrorizzata che Logan possa andarsene da un momento all'altro. Continuo a guardare l'azzurro dei suoi occhi e a stringere le labbra tra loro, trattenendo a stento l'impulso di baciarlo.

Qualcosa nei suoi occhi cambia nell'esatto momento in cui la sua mano destra si avvicina al mio viso lentamente, per raccogliere la goccia che si è fermata sul mento. Il suo sguardo si addolcisce e l'ombra di un sorriso si accenna sulle labbra perfettamente disegnate. I suoi occhi si spostano sul mio viso, smaniosi e compiaciuti, mentre una brezza leggera ci avvolge mescolando i nostri profumi.

«Non piangere», sussurra in un soffio, «non lo sopporto. È straziante. E io non riesco a lasciarti andare».

Cerca di allontanarsi, ma la mia mano si stringe sulla sua maglia quel tanto che basta perché lui si fermi.

«Non voglio che mi lasci andare!» dico quasi gridando, sorprendendo persino me stessa. «Voglio che mi stringa e mi dica che anche se non sappiamo come andrà, anche tu vuoi stare con me. Che l'ultima settimana è stata un inferno e la sola idea di non potermi toccare, o parlare, ti ha logorato dentro. Dimmi che anche tu hai capito che l'amore fa paura, ma non averlo fa male».

Lo guardo supplicante, spostando la mia mano sulla sua guancia per accarezzare il suo volto distrutto dagli stessi sentimenti che provo io.

«Sol»

Il mio nome, appena un bisbiglio sulle sue labbra, mi provoca una scossa lungo tutto il corpo. Mi avvicino ancora, ma Logan si lascia cadere sul bordo della fontana con la testa tra le mani.

«Ho odiato ogni secondo di questa settimana. E non mi riferisco solo alle cose che avrei voluto fare per te, ma soprattutto a ogni volta che ti vedevo girare con gli altri, scherzare con tutti facendo la parte di quella a cui non interessava niente di quello che era successo tra noi. Ho odiato il telefono e tutti quelli che mi hanno cercato, perché non eri mai tu. Mi hai distrutto, cazzo. Mi innamoro per la prima volta e sono costretto a nascondermi come un ladro e a far finta che non sia mai successo. A guardarti da lontano, mentre vorrei ringhiare a tutti quelli che ti stanno troppo vicino».

Per non farlo scappare, lo osservo immobile, dritta di fronte a lui, con il respiro concitato e le labbra tra i denti. Nei suoi occhi vedo il male che gli ho fatto, le emozioni che mi ha descritto e un sasso è crollato nella pancia, dandomi un crampo. Dopo avermi scrutato ancora una volta, emette una risata strafottente e si lecca le labbra, scuotendo la testa e indicandomi con una mano.

«Ma poi stasera ti ho visto e ho capito, che tu tra le attenzioni degli altri ti ci crogioli».

«Era la tua attenzione quella che cercavo», gli dico in un soffio, tentando di camuffare un sorriso timido.

«Agghindandoti così?» continua squadrandomi scettico.

«Se è servito allo scopo, sì», rispondo sostenendo il suo sguardo.

Chiude gli occhi un secondo, forse per reprimere una risposta poco gentile, e si alza in piedi sistemandosi il fondo dei jeans.

«Non lo so, Sol. Sei davvero bellissima stasera, ma per me lo sei sempre stata anche con i capelli disordinati, le labbra arrossate per i baci che te le avevano torturate e la felpa extralarge sotto la quale potevo accarezzare la tua pelle morbida», dice lasciandomi senza fiato. «Non hai bisogno di questo per attirare la mia attenzione, perchè sei il mio pensiero fisso da quando ti conosco».

Un sorriso nasce piano sulla mia bocca, compiaciuto, innamorato, sorpreso.

Faccio un passo verso Logan, portandomi a pochi centimetri dal suo viso.

«Scusa, sono stata una stupida. Pensavo di doverti dimenticare ma poi ho capito», sussurro. «Io non ci voglio stare senza te».

Le sue mani giocano con le ciocche che mi ricadono sulle spalle, provocandomi dei brividi e, finalmente, sorride.

«Hai freddo?» domanda posandomi una mano su un fianco.

Nego con un cenno e gli appoggio le braccia sulle spalle, schiacciando il mio corpo contro il suo.

«Ci faremo del male», dice avvicinando i nostri visi.

«Ne sarà valsa la pena», rispondo memore del nostro bacio negli spogliatoi ed eliminando le distanze, unendo finalmente le nostre labbra.

Logan mi solleva, stringendomi a sè come se potessi scappare. Mi bacia dolcemente, poi con foga, con passione e poi lentamente, con tutta l'ammirazione del mondo, prendendosi ogni piccolo pezzo di me. Ricambio felice, avvolgendogli le gambe al corpo, accarezzando le sue spalle e la sua nuca, sentendomi leggera come mai prima, respirando il suo profumo e rispondendo al suo bacio con tutto l'amore che provo per lui. Mordo le sue labbra, ne assaporo la dolcezza, mentre lui fa lo stesso con le mie e mugola soddisfatto, trascinandomi a sedere su di sé per baciarmi con maggior foga.

«Certo che ce ne hai messo di tempo, amore», mi dice quando finalmente riusciamo a staccarci, ormai senza fiato. «Dovrò inventarmi qualcosa per farti pagare l'attesa di una settimana», scherza intrecciando le nostre mani.

«Sono sicura che saprò farmi perdonare!» lo provoco, stringendomi al suo fianco.

Quando i nostri respiri si sono calmati, sollevo la testa dall'incavo del suo collo e strofino il mio naso con il suo.

«Dovremmo tornare dagli altri», mi dice appoggiando un altro bacio. «O potrei portarti via con me e recuperare il tempo perduto...» aggiunge malizioso, accarezzando le mie gambe pericolosamente scoperte e fermandosi a guardare i miei piedi nudi perplesso. «Dove hai messo quelle scarpe che ti stavano d'incanto?»

Arrossisco immediatamente e sorrido imbarazzata.

«Non avevo mai indossato i tacchi...» comincio a spiegare.

«Ma non mi dire», mi prende in giro, guadagnandosi un'occhiataccia.

«Mi hai dato troppo poco tempo per raggiungerti, se avessi tenuto le scarpe non avrei mai fatto in tempo», spiego alzando le spalle.

Mi osserva per qualche secondo, con gli occhi accesi pieni di ammirazione e desiderio che mi fanno provare un sacco di brividi.

«Cosa?» domando con voce incerta, mordendo il labbro.

«Sei splendida, piccola. Ti amo».

Sorride, impacciato proprio come me, con le mani leggermente tremolanti che mi afferrano il viso perché possa darmi il nostro primo dolcissimo bacio da innamorati. Ne sento ogni sfumatura, ogni nuova consistenza, ogni gesto amorevole e pieno del sentimento che proviamo l'uno per l'altra.

«Andiamo», dice poi, mettendosi in piedi e prendendomi in braccio, con le mie braccia intorno al collo.

Cammina senza guardare avanti, fissandomi bellissimo e innamorato, intanto che gli accarezzo i capelli e tento di tenere fermo il vestito.

Quando arriviamo all'arco, voglio scendere, perché possiamo attraversarlo mano nella mano, fieri della nostra nuova coppia, dell'amore appena nato e, quando una delle ragazze che gli giravano intorno si avvicina, Logan mi abbraccia e mi appoggia un bacio dolce sui capelli per chiarire la nostra situazione.

Senza dire niente, mi trascina in mezzo alla pista e mi prende tra le sue braccia per il nostro primo ballo insieme. Mi sembra di avere tutti gli occhi puntati addosso, come Cenerentola al ballo con il principe e forse è davvero così, perché in un secondo parte una canzone sdolcinata che fa alzare gli occhi di Logan.

«Questa notte hai infranto parecchie speranze, distrutto parecchi sogni», sussurra nel mio orecchio.

Lo guardo maliziosa e scuoto la testa.

«Mi importa solo dei tuoi», sorrido.

Annuisce soddisfatto, sfiorandomi la schiena con la punta delle dita, senza abbandonare mai i miei occhi.

«Quando ti ho vista prima, mi hai fatto venire un accidente. Stavo per prenderti di peso per portarti lontano da tutti. Non ci provare mai più!» mi dice scherzando.

«In realtà, mi è piaciuto vestirmi così, pensando a te, ero emozionata all'idea che tu potessi guardarmi con occhi diversi».

«Il problema, amore, è che non sono l'unico a guardarti con occhi diversi», mi fa notare pungente.

Sorrido ancora, imbambolata dalla situazione, accarezzandogli i capelli.

«Allora, forse, è il momento di far capire a tutti gli altri che non hanno nemmeno una possibilità», lo stuzzico.

Scuote la testa e mi guarda malizioso, poi lentamente, prendendosi ogni secondo, si avvicina e mi bacia, proprio in mezzo alla pista da ballo, davanti a tutti, senza paure.

E mentre sento i nostri amici gridare, mi solleva di nuovo per approfondire il bacio e stringermi maggiormente a sé. I nostri cuori vicini, i respiri uniti. Io e lui, sbagliati per stare insieme, ma innamorati come non credevo possibile. 

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William, Lima, Ethan e Luke sono 4 attraenti fratelli da poco usciti di galera che cercano vendetta: a causa di una donna sconosciuta, non solo hanno...