Io senza Te

a_dreaming द्वारा

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1* Incontri imprevisti
2* Numeri di telefono
3* Il terzo incomodo
4*Bmi e altri contrattempi
5* Intrugli
6* Sensi di colpa
7* Facciamo il punto
8* Scambi
10* Filosofia
11* Euforia
12* Disco
13* Un invito inaspettato
14* Diversivo
15* Messaggi
16* Allenatore
17* Fragilità
18* Serata inaspettata
19. Chiarimenti
20* Il piano
21. Amicizia
22. Punti deboli
23* Scelte
24* Grigliata
25* Confessioni
26* Occhi
27* A fine partita
28* Indecisioni
29* Uscita di gruppo
30* Tradimenti
31* Scontro all'alba
32* Cuori spezzati
33* Di male in peggio
34* Rivelazioni
35* Addii
36* Partita
37* Prove
38* Ex
39* Amici illuminati
40* Una canzone dolcissima

9*Chiarimenti

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a_dreaming द्वारा

Come c'era da aspettarsi, non ho nemmeno il tempo di stringere le mani attorno alle maniglie posteriori, perché Logan parte, quasi impennando. Scivolo all'indietro e stringo saldamente le gambe alla carena, cercando di evitare, per quanto possibile, un contatto.

Non emetto un suono, stringo i denti e sporgo la testa per guardare la strada. Non ero mai stata su uno scooter fino a ora, l'aria che mi accarezza il viso, l'agilità con cui Logan si muove nel traffico, mi danno un senso di libertà così intenso, che non riesco a trattenere un sorriso. Stringo la presa sugli appigli, ma vorrei fare l'esatto contrario, aprire le braccia e fingere di volare.

Logan ha un profumo fresco, per niente dolce o stucchevole, i suoi capelli chiari, spuntano dal casco e si agitano sulla sua nuca, frustando una vecchia scritta ormai illeggibile, stampata sul fondo dell' elmetto. La sua postura è rilassata, le braccia morbide sono appoggiate al manubrio e le sue spalle sono abbassate. Per un attimo, nella breve frazione di tempo in cui io mi sento una persona che somiglia molto più a chi vorrei essere, che non a chi io sia realmente, provo l'istinto di ridere con lui e gridargli nell'orecchio di andare più forte. Siamo solo io e lui, senza ruoli, senza ambizioni. E da qui dietro posso fingere di essere chi voglio, per un attimo soltanto.

Il motorino si arresta di soprassalto, la mia testa oscilla in avanti e colpisce quella di Logan, mentre il mio corpo si trova appiccicato alla sua schiena robusta. Mi ci vogliono alcuni secondi per reagire e scendere dallo scooter, senza pensarci un attimo di più.

La magia è sparita, in un secondo mi sono ritrovata nella realtà e senza fiato, col cuore in balia dell'adrenalina e il respiro affannato. Cammino il più in fretta possibile, lontano da tutti e mi infilo tra le case vicine.

«Sol! Dove cazzo vai?» urla la voce di Logan, alle mie spalle.

Continuo a muovermi veloce tra la gente, cercando di riprendere fiato, con le braccia lungo i fianchi e i pugni chiusi. Vengo strattonata per una spalla e costretta a voltarmi. Non è una sorpresa trovare Logan, con lo sguardo arrabbiato e le mani sui fianchi.

Abbasso gli occhi sulle scarpe e aspetto che parli per primo.

«Si può sapere, dove cazzo vai?» ripete, in un tono basso, ma duro.

Non ho una risposta da dargli, o almeno, nessuna che mi permetta di rivelare i miei pensieri senza scoprire le mie fragilità. Non ho voglia di condividere niente con lui, sono sicura che me le sbatterebbe sotto il naso non appena ritenesse l'occasione opportuna. Sembra proprio quel genere di persona.

«Sol»

Il mio nome, dice solo questo. Questa volta lo sussurra appena, come se avesse paura di spezzarmi, senza rabbia, o cattiveria. Ora sembra solo preoccupato.

Possibile che mi sbagli su di lui? Che proprio come me, indossi delle maschere con le persone, ma, di fondo sia una persona buona, alla quale importa davvero del mio stato d'animo?

Alzo gli occhi e deglutisco a fatica. «Guidi come un matto, mi hai spaventato», dico in un soffio.

La sua espressione muta da preoccupata a scettica in pochi secondi. Gli occhi brillano e il sorriso sbilenco compare sulle labbra.

«Pensavo che fosse tutto ok», mi sfida, «anzi, penso proprio che ti stesse piacendo».

Spalanco gli occhi un secondo, prima di negare con un cenno del capo. «Vai troppo veloce, ho avuto paura di cadere o di investire qualcuno per tutto il tempo», mento, «non oso pensare, che cosa sarebbe potuto accadere, se fossi passato con il rosso».

Sorride, è chiaro che non mi crede. A nessuna parola. Incolla i suoi occhi ai miei, il suo cielo azzurro, contro il mio marrone delle foglie in autunno.

«Io guido così».

Rilasso le spalle, abbasso le difese, dal momento che ha deciso di concedermi una tregua.

La frenata mi ha risvegliato da un bel sogno, che io non voglio permettermi di coltivare. Ora, che io e Logan siamo faccia a faccia, non posso ignorare il mio senso di inadeguatezza e la timidezza che stringe la bocca dello stomaco. Se lasciassi entrare anche solo uno spiraglio di qualcosa di diverso, non porterebbe altro che sofferenza e delusione.

Quelli come Logan hanno tante carte da giocare, io non posso scoprirmi troppo, al contrario.

Allunga una mano verso di me, ma io mi sposto, per evitare che mi sfiori.

Nuovamente, la sua espressione cambia e si indurisce. «Non ho tutto il giorno, non starò qui a pregarti. Vieni, che ti porto a casa e la chiudiamo».

Gira sui suoi passi e torna verso lo scooter che ha messo sul marciapiede, a qualche centinaia di metri. Slaccio il casco, lo poggio a terra e proseguo per la mia direzione, intenzionata a non dargliela vinta. Evidentemente, si accorge che non lo sto seguendo, perché lo sento imprecare, ma questa volta non prova a seguirmi.

Tiro un sospiro di sollievo, mentre gioco con le punte dei miei capelli. Per evitare che Logan mi segua, mi mischio alla gente e imbocco una strada alternativa per andare a casa di Ludo. Le mando un messaggio, e la informaro che tarderò un po', poi mi perdo tra le notifiche di Instagram.

Non mi accorgo del tempo che passa, nemmeno della strada che percorro, fino a quando non mi ritrovo in una zona poco famigliare, senza punti di riferimento che mi aiutino a orientarmi.

Impreco mentalmente per la mia cocciutaggine e mi obbligo a non pensare a quando avrei dovuto rimontare con Logan, senza troppe storie. Cerco l'applicazione delle mappe, ma mi accorgo di aver finito i Giga.

Una miscela di emozioni, rotola dal mio stomaco fino alla mia bocca, uscendo con un mugugno strozzato, una via di mezzo tra un singhiozzo e un grido.

Metto le mani tra i capelli e mi siedo sul bordo del marciapiede di questa strada deserta. È una zona residenziale, dove le case sono tutte della stessa fattura, con i mattoncini amaranto e le finestrelle bianche. Un parco giochi nuovo di zecca, si trova al fulcro della piazzetta centrale, perfettamente pavimentata con pietre artificiali dai toni del grigio e del rosa.

Il mio cuore sobbalza, non appena sento il rumore di un motorino in avvicinamento. Contro ogni buon proposito, spero che sia Logan. Voglio che sia lui.

Sbircio da sotto i capelli e sorrido appena: è lui senza ombra di dubbio.

Il suo viso dai lineamenti perfetti è corrucciato, gli occhi grandi sono preoccupati.

Mi alzo perché possa notarmi, mordendo un sorriso di conforto.

Non mi vede subito, procede a passo d'uomo, la velocità minima che gli consenta di tenere in equilibrio lo scooter. Scruta i marciapiedi, attentamente, fino a quando il suo sguardo non si posa su di me. Alza gli occhi al cielo, ma accelera e mi viene incontro, chiaramente sollevato quanto me.

Non ho il coraggio di aprire bocca, lo guardo sperando che sia lui a farlo per primo.

«Sei fuori di testa?» grida all'improvviso, abbandonando l'espressione rilassata e facendomi prendere un bello spavento. «Non solo ti inventi cazzate per non salire con me, ma molli tutto e te ne vai per i fatti tuoi, perdendoti per strade sconosciute!»

Mi riscuoto un secondo, e decido di tenergli testa. «So esattamente dove sono. Ho cercato di evitarti, se non ti fosse ancora chiaro».

Stupisco anche me stessa per il tono di sfida che uso, ma mi fa sentire meglio.

Logan mi fa sentire meglio. Come prima sul suo motorino, non riesco a reprimere un sorriso e, nonostante non voglia crollare davanti a lui, mi ritrovo a sorridere compiaciuta a causa di questa scoperta.

Mi affretto ad abbassare la testa, per nasconderlo, anche se a lui non sfugge mai niente.

«Perché stai ridendo, adesso?» domanda frustrato con una punta di divertimento. I suoi occhi scintillano e non sa se vuole ridere con me, oppure lasciarmi qui.

«Scusa, è stata una giornata lunga».

E non ho tutti i torti. Sono successe così tante cose insolite, che mi fa male la testa. Alzo lo sguardo verso il cielo, sta volgendo al lilla, chiaro segno della sera imminente. Un brivido mi corre lungo la schiena, l'aria è cambiata e vorrei aver avuto una giacca con me.

«Non importa». Il tono stanco di Logan, colpisce il mio senso di colpa. «Senti, sali così ti porto a casa, per favore?»

Annuisco arrendevole e mi allaccio il casco che mi porge. Questa volta, quando monto in sella, vorrei solo non esserne mai scesa. Stringo saldamente le maniglie e il mio cavaliere parte, senza troppe cerimonie.

«Io proprio non ti capisco», mi dice girando appena il capo verso di me. «Sei così strana, che non ho ancora capito se mi piaci o no».

Spalanco gli occhi, scioccata. Forse il vento ha cambiato le parole, come succede nel gioco del telefono senza fili.

La velocità aumenta e Logan accende i fari del motorino, mentre ci dirigiamo verso la zona dove abita Ludo. Attraversiamo il centro, ma non riesco a godermi il viaggio, perché le parole prima mi rimbalzano in testa.

Forse dovrei stringermi a lui e vedere cosa succede. Fisso la sua schiena, avvolta in una spessa felpa nera, col cappuccio ampio. Il suo profumo è acutizzato nella notte, arriva dritto al mio cervello e mi fa pensare a quanto potrebbe essere confortevole appoggiarmi alla sua schiena.

Arriviamo all'ultimo semaforo che ci separa da casa di Ludo, quando decido che sia giunto il momento giusto per tentare la mia mossa.

Logan si ferma e io mi preparo a fingere di cadergli addosso non appena riparte.

Scatta il verde e mi lascio scivolare in avanti, con il cuore a velocità supersonica, temendo che anche lui riesca a sentirlo attraverso la stoffa.

Purtroppo, in realtà, siamo fermi.

«Merda».

Se Logan si è accorto del mio tentativo di approccio, non l'ha dato a vedere. Ora sta tentando disperatamente di riaccendere lo scooter, ma la spia rossa accesa indica che la benzina è finita.

Scendiamo entrambi dalla sella e lui mi guarda omicida.

«Non sarebbe successo se non avessi passato l'ultima ora a cercarti ovunque», mi ammonisce.

Sussulto leggermente, ma finalmente ritrovo il ragazzo che ho conosciuto pochi giorni fa, quello antipatico e strafottente.

«Non ti ho chiesto io di cercarmi», ribatto a tono, «avresti potuto fare benzina prima».

Mi scruta dall'alto al basso e scuote la testa. «Abbiamo consumato di più, perché eravamo in due».

Alzo la mano, per bloccarlo, non voglio sentire i suoi insulti, o qualunque altra cosa al veleno, lui voglia dirmi. Prendo il portafoglio dallo zaino e tiro fuori venti euro e glieli metto in mano.

«Grazie per la tua disponibilità».

Mi avvio verso casa di Ludo con passo deciso e spero che la nonna abbia fatto qualcosa di caldo stasera, perché sento freddo ovunque.

«Non questa volta!» mi rincorre Logan, spingendo il motorino. «Smettila di fare la prima donna», mi rimprovera.

«Smettila di fare lo stronzo», rispondo guardandolo negli occhi, sostenendo il suo sguardo.

Questa volta è lui a riprendere a spingere il motorino, incamminandosi senza dire niente.

Procediamo fianco a fianco, in silenzio, per un'eternità. Lui intento a spingere lo scooter e io concentrata sul rumore dei nostri passi, appena udibile nel traffico serale.

«Mi dispiace per prima», dico infine.

«Non voglio obbligarti a frequentarmi», ammette, «senza offesa, ma io non sono uno che ha delle "amiche", non mi interessa. Avevo solo promesso a Rodda, che ti avrei accompagnata».

La sua sincerità, scoppia definitivamente la bolla di sapone, che avevo creato. Poche parole, qualche secondo, servono per riportarmi alla realtà nuda e cruda. Quella che conosco bene e che mi fa sentire al sicuro.

«Apprezzo l'onestà», concedo, mentre scorgo le luci di casa della mia migliore amica. «Esci con Bea e abiti vicino a Ludo, quindi non posso ignorare la tua esistenza. Dovremmo essere semplicemente gentili l'un l'altra, senza troppe pretese», propongo.

«Siamo arrivati», dice, cogliendomi di sorpresa.

Mi volto e vedo Ludo e Bea che salutano dalla porta a vetri. Faccio più attenzione e noto che anche lo scooter di Rodda è parcheggiato qui davanti.

Non sapevo che sarebbero venuti anche loro, chissà come devo comportarmi adesso. Per fortuna, ci pensa Marco a rispondere alle mie perplessità, fiondandosi giù dai gradini, al solo scopo di raggiungerci il più in fretta possibile.

«Logan, grazie a Dio», lo saluta, mettendo una mano sulla sua spalla, «per fortuna sei arrivato, in casa c'è un codice rosso e io non ne potevo più».

«Codice rosso?» mi intrometto.

Si volta distratto, come se non mi avesse visto fino a ora «sì. Problemi di cuore. Devo scappare, non sono uno da lacrime e film romantici», ammette grattandosi la testa. «Preferisco altri generi... non so se mi spiego», continua scambiando un'occhiata complice con Logan.

«Non mi interessa», lo informo, avviandomi per le scale che conducono all'ingresso.

Sento i ragazzi chiacchierare dietro di me, ma non mi volto per ascoltarli. Mi affretto per gli scalini e lascio che il piacevole profumo di casa di Ludo, lavanda e biscotti appena sfornati, mi ristori e rilassi dopo questa giornata assurda.

«Ehi!» mi accoglie la mia migliore amica, una volta varcata la soglia. «Hai un'aria distrutta»

Annuisco lentamente, sorrido a malapena. Sono tentata di raccontargli la mia giornata, ma poi ricordo che lei ha bisogno di me, prima.

«Raccontami tutto», la invito, mentre mi accomodo sul divano, sfregando le mani gelide nei pantaloni per scaldarle.

«Enri mi ha scritto una lunghissima e-mail piena di tante belle parole vuote», comincia, stringendosi le gambe al petto, «dice che sta cercando sé stesso e che vuole sentirsi completamente libero di sperimentare!»

Bea appare con un pacchetto di fazzoletti e ne porge uno a Ludo. Il suo viso è segnato dalla tristezza e i suoi occhi sono rossi per le lacrime versate. Mi sento malissimo per non essere arrivata prima, da come mi ha spiegato la situazione, capisco che ormai la sta già interiorizzando. Solitamente, avrei letto una copia dell'e-mail, parafrasato ogni parola con lei, in una specie di rituale dell'accettazione, necessario per riuscire ad aiutarla a farsi una ragione del distacco del suo ragazzo di una vita.

«Mi dispiace non essere arrivata prima», le dico avvicinandomi e stringendola forte a me.

«Adesso sei qui», sorride mesta.

«Io sono pronta!» esclama Bea indicando la televisione.

Ogni volta che Ludo è triste, scegliamo una nuova serie e cerchiamo di distrarla con quella. Ovviamente niente amore o cose smielate, prediligiamo i thriller o i gialli, anche gli horror, qualche volta.

Il sorriso di Ludo si allarga e Bea preme ok.

Al quinto episodio della casa di carta, devo assolutamente andare in bagno. Mi alzo, sgranchiendo le gambe e allungando le braccia. Tra poco verrà a prendermi mio padre, perché ho lasciato la bici a scuola per colpa di Logan, quindi è meglio che cominci a prepararmi per non farlo aspettare.

Il cellulare vibra nella tasca della mia felpa.

Rodda

Scusa se oggi ti ho mollato. La prossima volta non capiterà.

Non ci sarà una prossima volta.

Eccome se ci sarà.

Fino a quando non potrai più farne a meno.

Se lo dici tu.

Cmq grazie di tutto.

Blocco lo schermo e sorrido tra me. 

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