Scelti Dal Destino (#Wattys20...

By Silvie_Marie

661K 19.2K 925

[COMPLETA] Alyssa sta per cambiare vita e se ne rende conto appena conosce il misterioso ed affascinante Garr... More

Cast
• 1 •
• 2 •
• 3 •
• 4 •
• 5 •
• 6 •
• 7 •
• 8 •
• 9 •
• 10 •
• 11 •
• 12 •
• 13 •
• 14 •
• 15 •
• 16 •
• 17 •
• 18 •
• 19 •
• 20 •
• 21 •
• 22 •
• 23 •
• 24 •
• 25 •
• 26 •
• 27 •
• 28 •
• 29 •
• 30 •
• 31 •
• 32 •
• 33 •
Copertina da cambiare
• 34 •
• 35 •
• 36 •
• 37 •
• 38 •
• 39 •
• 40 •
• 41 •
Ringraziamenti
Il seguito ~ disponibile
Garrett's POV ~ disponibile
[Happy New Year] ~ racconto extra
🔆QUALCOSA IN TE
🌙STAGE MELODY
Sondaggio ~ Spin-off
Gruppo WhatsApp
Facebook e Instagram
Versione Inglese del libro
Un anno insieme!
Bloody Cake? Una band?
Il sito web dei Bloody Cake
⭐️Nuovo libro in lavorazione⭐️
NUOVO LIBRO : 東京喰種: [TSC]
DOPO SCELTI DAL DESTINO...
VERSIONE ALTERNATIVA

[Merry Christmas] ~ racconto extra

8.6K 255 29
By Silvie_Marie

Ciao a tutti. Per tutto il vostro grandissimo supporto, per il quale vi ringrazio tantissimo, ho deciso di farvi un regalo di Natale, molto, molto speciale. Infatti, questo è un racconto extra che ho aggiunto soltanto per voi. Spero vi piaccia. Buona lettura e... Merry Christmas!

• • •

Il cellulare mi squillò nella mano mentre stavo apportando le ultime notifiche al post che dovevo spedire sulla pagina ufficiale dei Bloody Cake. Eh, già, Garrett mi aveva dato libero accesso come ufficio stampa e grafica di copertine.

Roteai gli occhi al cielo vedendo il numero di mamma lampeggiare sullo schermo. Era il ventidue dicembre e sicuramente stava chiamando per incitarmi a ritornare in Italia per festeggiarlo con lei e il suo nuovo compagno il Natale. L'idea mi fece venire l'amaro in bocca e con un sospiro, risposi in tono piatto.

Dall'altro capo si sentì una voce allegra esultare. «Ciao, piccola mia. Come stai?»

Ecco che incominciava!

Mia madre per arrivare a uno scopo usava vie traverse. Prima chiedeva se era tutto a posto, si soffermava per un po' su un discorso generale e poi, con disinvoltura, accennava all'argomento che le interessava.

Sospirai, accennando un sorriso e portandomi le gambe piegate al petto. «Tutto okay, tu?»

«Tutto okay...» sembrò esitare alcuni minuti poi continuò. «Senti... Vorrei che passassimo questo Natale insieme... Sai dopo la morte di Tessa, vorrei che ci fosse di nuovo la famiglia riunita.» La sua voce finì con un sussulto e si ruppe al ricordo dell'abbandono di Tessa.

Inspirai, mettendomi una mano tra i capelli, lisciandomeli. Restai in silenzio per alcuni attimi, senza riuscire a dire nulla. Nella mente circolarono solo ricordi dei Natali passati con Tessa e la famiglia, riuniti vicino all'albero, a scartare regali.

Quel ricordo, per pochi istanti, mi destabilizzò e la sensazione di rammarico e dolore, emerse dopo un lungo periodo di letargo. Ma mi affrettai a scacciare le lacrime con un profondo respiro. Le mie dita si materializzarono sulla collana che non avevo mai tolto dal giorno in cui l'avevo legata al collo e come se fosse un potente tranquillante, ripresi il controllo di me stessa, eclissando ogni ricordo.

«Alyssa?»

La voce di mia madre era allarmata. Roteai gli occhi con una punta di divertimento. La solita esagerata...

«Sì, mamma sono qui. È stato solo un momento di...»

«Lo so, piccola. Anche a me manca. Ma mi manchi pure tu, e gradirei una visitina qualche volta.»

«Mamma... Non lo so... abbiamo già programmato... poi non ho voglia di lasciare Garrett... è il primo Natale che passiamo insieme.»

«Beh, porta anche lui, no!» mi interruppe con tono di rimprovero. «Sarei molto felice di conoscere l'uomo per cui hai perso la testa.»

«Mamma!» la ammonì. Lei scoppiò in una risata. Era da una vita che non la sentivo ridere così di gusto. Dopo la separazione e la morte di Tessa sembrava aver perso ogni felicità.

Eppure, ora, la sentivo rinata, che fosse o meno merito del nuovo compagno, mi rincuorava vederla nuovamente felice.

«Va bene, mamma. Vedremo di prenotare tutto. Però...» Una calda mano si posizionò sulla mia spalla. Mi bloccai appena notai che Garrett mi stava osservando.

Aveva gli occhi verdi che scintillavano, felici e le labbra arricciate in un sorriso radioso.

Era così bello che quasi mi tolse il fiato.

Lui prese il cellulare dalla mia mano senza fatica e diede la sua parola che saremmo stati a Milano per Natale.

Chiuse la comunicazione e mi fissò con divertimento.

Sbattei le palpebre.

Ma come diavolo faceva ad ascoltare tutte le conversazioni?

Le sue dita mi accarezzarono la guancia e il braccio libero mi abbracciò e mi spinse contro il suo petto. Mi rannicchiai, chiudendo gli occhi ed alzando il mento il segno di apprezzamento con un sorriso.

Le sue labbra si posarono sulle mie e mi diede un lento e sensuale bacio. Quando si staccò, i suoi occhi erano ardenti.

«Perché hai accettato senza esitazione?» chiesi dubbiosa con un filo di voce.

Lui si accigliò. «Perché voglio conoscerti di più, Alyssa; perché voglio un giorno così importante con i genitori della mia ragazza.»

La sincerità nella sua voce così calda e dolce, mi fece correre un brivido sulla schiena.

Lui si attorcigliò una mia ciocca sul dito ed avvicinò le labbra al mio lobo. «Lo sai che ti amo più di qualunque altra cosa, vero?»

Annuii, chiudendo gli occhi. Certo che lo sapevo e negli ultimi mesi non aveva fatto altro che dimostrarlo.

«Andrà tutto bene» mi rassicurò, scendendo con le labbra e depositando una scia di baci sull'attaccatura del collo.

• • •

25 Dicembre

Ore 9.00 a.m

«Passaporti e biglietti pronti per l'imbarco.»

Una voce femminile risuonò nell'altoparlante di Heathrow Airport, comunicandomi che l'ora era giunta.

Da quando mia madre aveva chiamato, non avevo fatto altro che pensare come potesse essere rivederla, dopo tutto quello che era successo. Sarebbe cambiato qualcosa?

Di certo, avremmo sentito la mancanza di Tessa e... come sarebbe stato rientrare nella casa con tutti quei ricordi condivisi con lei?

Onestamente, la possibilità di poter avere un crollo emotivo era la cosa che mi spaventava di più. Non sarei riuscita a rivivere quei momenti di dolori, non dopo averli eclissati nella parte più profonda di me.

Garrett mi sorrise e si piegò per scoccarmi un leggero bacio sulla guancia. Mi costrinsi a tendere le labbra in un sorriso accennato mentre consegnavo la carta d'imbarco.

Una donna dai capelli neri a caschetto ed occhiali mi sorrise per poi consegnarmi il tutto ed augurarmi buon viaggio.

Sospirai pesantemente una volta seduta sull'aereo accanto al finestrino.

Era Natale e io mi trovavo su un aeromobile diretto a Milano.

Sospirai una seconda volta, abbandonando la testa sul sedile e continuando a guardare al di là del vetro rigato dalla pioggia che sembrava non volersi fermare.

Avevo l'impressione che rimettere piede in quella casa sarebbe stato come riportare a galla il mio passato, dal quale per mesi ero riuscita a sfuggire. Lo sapevo, non dovevo accettare.

Garrett mi accarezzò dolcemente la vita, attirando il mio sguardo triste su di lui.

«Ehi, che cos'hai, studentessa?» La sua voce era così tenera e allo stesso preoccupata che non seppi resistere alla tentazione e diedi voce alle mie preoccupazioni.

Lui mi ascoltò per tutto il tempo, accarezzandomi la guancia col pollice. I suoi occhi vagarono per il mio viso, cupi e preoccupati.

Appena finì, il mio petto fu più leggero ed accennai un sorriso.

Il suo sguardo, dapprima rabbuiato, si riaccese, contagiandomi. Mi sentivo meglio.

Mi rannicchiai contro il suo petto, anche se un bracciolo di ferro ci separava. La hostess incominciò ad illustrare le misure di sicurezza.

Guardammo con attenzione ogni passaggio, anche se nella mia mente vi erano un subbuglio di ricordi.

Io e Tessa. Mamma che ci rimproverava perché ci lanciavamo le palle di neve e noi che per vendetta, le lanciavamo a lei che rideva e cercava di schivarle.

Il flusso di ricordi venne interrotto dalla voce penetrante e roca di Garrett che, accarezzandomi lentamente la testa, mi ripeteva che sarebbe andato tutto bene e che, qualunque cosa fosse successa, lui sarebbe stato lì con me.

Alzai la testa per guardare quei meravigliosi occhi verdi che mi ispezionavano con attenzione.

Mi protesi e lo baciai, rendendomi subito conto che stavo meglio con lui al mio fianco.

• • •

Ore 11.25 a.m

«Garrett, cosa fai?»

La mia domanda riecheggiò nel trambusto degli arrivi, mentre Garrett si era fermato davanti a un negozio per comprare un mazzo di fiori.

Quando ritornò, alzai un sopracciglio incrociando le braccia.

«Ma che...» La frase mi morì in gola perché Garrett mi prese per la nuca e mi baciò appassionatamente, lasciandomi senza fiato.

La sua bocca reclamava la mia e quel gesto a dir poco selvaggio bastò per farmi eccitare.

Mi staccai, riprendendo fiato. Lui mi lanciò un'occhiata divertita. I suoi occhi verdi, però, ardevano di lussuria.

Tesi le labbra e piegai la testa di lato. «Ora vuoi dirmi che cosa te ne fai di quei fiori?»

Lui mi sorrise. «Beh, sono per tua madre. Non mi sembrava giusto arrivare il giorno di Natale con niente in mano.»

Cosa? Restai a bocca aperta, letteralmente. Era l'ultima cosa mi aspettavo di sentirgli dire.

Wow.

Il suo pollice corse lungo la mia guancia per poi infilarsi sotto il mento e chiudermi la bocca con un ghigno.

Il contatto con la sua pelle mi procurò una scarica di piacere che si riversò in tutto il corpo, facendomi sussultare.

Inchiodai i miei occhi ai suoi e trattenni il fiato, scorgendo in essi la felicità e la malizia.

Per reprimere l'impulso di stringere le cosce, mi morsi il labbro e le sue pupille si dilatarono di poco.

Mm... era tutto così freneticamente eccitante.

Lui si protese e mi sussurrò all'orecchio, lentamente e profondamente: «Alyssa, per quanto ti voglia, non vorrei mai che ti perdessi la riunione di famiglia.»

Le sue labbra si appoggiarono al lobo e lo mordicchiarono lentamente. Chiusi gli occhi e mi aggrappai alle sue spalle, trattenendo con tutte le forze un gemito.

«Sará meglio andare... O faremo tardi.»

Si scostò e mi sorrise, divertito, mentre afferravo la valigia e gli lanciavo uno sguardo truce. Lui trattene le risate, e mi affiancò, intrecciando le dita alle mie.

• • •

Ore 12.30 a.m

«Come sto?» chiesi rivolgendo la mia attenzione a Garrett. Lui mi diede un rapido sguardo e, non seppi perché, mi fece arrossire.

Il cuore incominciò a battermi forte nel petto e mi morsi il labbro.

Poi, quando i suoi occhi fissarono intensamente i miei, aggrottò la fronte. «Sei bellissima, come sempre.» Finì col darmi un lungo bacio.

In quel momento la porta di casa si aprì e ci staccammo sotto lo sguardo confuso di mia madre.

Abbassai la testa e mi guardai i piedi che stavo continuando a muovere.

Garrett mi prese per la vita e mi attirò a sé con un sorriso pieno di orgoglio.

Cercai di simulare un sorriso a mamma, ma non ce ne fu bisogno. Rivederla, fiera e con le lacrime agli occhi, mi aveva fatto ritrovare il sorriso.

Era ancora bella come quando l'avevo lasciata.

Una fitta mi attraversò il petto al ricordo di Tessa. Il mio corpo tremò e la testa incominciò a girare mentre tanti ricordi mi invadevano la mente. Li potevo vedere chiari come se fossero successi ieri.

Mi strinsi contro il petto di Garrett per farmi forza e lui, come se leggesse nella mia mente, mi accarezzò la schiena lentamente.

Chiusi gli occhi e sospirai reprimendo quei ricordi. Dovevo concentrarmi sul presente, cercare di viverlo. E poi era Natale, non potevo essere triste. Tessa sicuramente non l'avrebbe voluto.

«Piccola mia.» Mamma mi abbracciò affettuosamente. Quando si scostò, mi prese il viso tra le mani con gli occhi lucidi. «Mi sei mancata tantissimo» sussurrò con voce tremante e io non potei evitare di sorriderle caldamente. Le scoccai un bacio sulla guancia e la strinsi nuovamente in un abbraccio.

«Anche tu, mamma, anche tu.»

Lei fece un profondo respiro, si ricompose e si concentrò su Garrett che mi si era nuovamente affiancato.

I suoi occhi color nocciola divennero una fessura e lo ispezionarono a fondo, ma nonostante l'atmosfera pesante di quel momento, lui si rilevò capace di sostenere lo sguardo indagatore di mia madre.

Infine, arricciò le labbra e gli tese la mano. «Molto piacere di conoscerti, finalmente, Garrett.»

«Il piacere è tutto mio.» Gliela strinse caldamente e nella mia mente si proiettarono le immagini del nostro primo incontro. Bastò per farmi sfuggire un sorriso beffardo.

Mamma si sistemò il caschetto grigio e con un cenno del capo ci invitò ad entrare. Solo in quel momento si accorse del mazzo di fiori che Garrett aveva in mano.

«E questi?» chiese con tono sorpreso.

Garrett si schiarì la gola e dandomi una rapida occhiata, glieli porse.

«Sono per lei.»

Mamma li afferrò e li osservò per un alcuni attimi, seria, poi alzò lo sguardo e fece una smorfia. «Grazie mille, giovanotto, ma non dovevi disturbarti.»

Garrett esitò un attimo. «Beh, ho pensato che non potevo presentarmi a casa dei genitori della mia ragazza a mani vuote.» Mi lanciò un'occhiata divertita di sottecchi.

Mamma annuì e tese le labbra, per poi sussurrare un «Grazie» in italiano.

Chiuse la porta alle nostre spalle e con il mazzo di fiori in mano, ci indicò il soggiorno e ci disse di fare come se fossimo a casa nostra, per poi sparire in cucina.

Appesi il cappotto e mi concessi qualche attimo per guardare la casa che aveva ospitato la mia infanzia e la mia adolescenza.

Un albero gigantesco addobbato con tantissime decorazioni, luci di tutti i colori e una stella enorme in cima, mi fece sorridere, riportandomi alla mente dei ricordi meravigliosi.

Sospirai e mi guardai in giro. C'erano due pareti decorate con quadri di ogni genere. Da una donna che si specchiava, all'auto ritratto di mamma e papà il giorno che si erano sposati.

Deviai subito lo sguardo, concentrandomi sulla mensola da cui pendeva una ghirlanda. Mi avvicinai e mi accorsi che mamma non aveva tolto le foto di me e Tessa che aveva scattato in una delle nostre vacanze in Liguria.

I miei occhi si riempirono di lacrime, ma non di dolore, di piacere nel ripercorre quei meravigliosi ricordi.

I miei occhi erano ancora fissi sulle foto, quando Garrett mi appoggiò la sua mano sulla vita. Mi girò e guardandomi, il suo sguardo si addolcì e fece una smorfia. «Studentessa... Non deve essere facile per te...» Sospirò. «Se per te è troppo possiamo sempre ritornare a casa...»

Scossi la testa, asciugandomi le guance. Tirai su col naso e lo circondai con le braccia in un abbraccio.

«Non c'è bisogno» dissi lentamente contro il suo petto. Le sue dita mi stavano accarezzando la testa. «È soltanto che... Ho condiviso così tanto qui con Tessa, che mi ci devo abituare.»

Quando mi staccai, i suoi occhi verdi erano chiusi in due fessure; non era per nulla convinto dalle mie parole.

«Sicura, perché possiamo sempre...»

«Tutto bene qui?»

La voce di mamma ci fece voltare. Era davanti ai divani con i fiori ora riposti in un vaso di vetro intagliato che appoggiò sul tavolino.

Io e Garrett ci scambiammo un'occhiata ed annuimmo simultaneamente. Gli occhi circospetti di mamma corsero tra di noi, poi sospirò e ci invitò sul divano offrendoci un cocktail.

• • •

Ore 13.15 p.m

Eravamo seduti sul divano, le sue mani nelle mie, e mamma aveva da poco iniziato a raccontare gli episodi più imbarazzanti che mi riguardavano.

Ero diventata parecchie volte paonazza, ma Garrett ogni volta mi consolava mormorandomi nell'orecchio: «Non c'è nulla di cui vergognarsi...» Eppure, il fatto che conoscesse cose così personali sulla mia infanzia, mi rendeva inquieta.

Inspirai profondamente ed arricciai le labbra in un sorriso ci circostanza. E funzionò. La mia mente restò ancorata al presente e strinsi di più la mano di Garrett. Lui mi accarezzò le nocche col pollice, trattenendo il suo sguardo su mia madre.

Ebbi tempo, così, di osservarlo meglio. Non che non lo avessi fatto nei mesi precedenti, anzi, avevamo avuto tante occasioni per farlo, e altrettante per conoscerci a vicenda e diventare più intimi. Eppure, percorrere i suoi lineamenti scolpiti e perfetti, era quasi come un sedativo.

Percorsi con minuziosa attenzione i suoi zigomi, poi il naso piccolo, infine mi soffermai sulle sue labbra che erano serrate. Erano così belle ed invitanti... quanto mi sarebbe piaciuto in questo momento trascinarlo in camera e farmi intrattenere in altro modo.

Scossi la testa, risvegliandomi dalle mie fantasie erotiche a dir poco inappropriate. C'era davanti mia madre, accidenti!

Frank arrivò un paio di minuti dopo e fece il suo grande ingresso, con tanti sacchetti tra le mani e baciando mia madre, davanti al mio sguardo esterrefatto ed a quello di Garrett.

«Bene, ora possiamo pranzare.»

Mamma si alzò e, spolverandosi il vestito lungo e nero, lanciò un fugace sguardo alla cucina dove trovò, sulla soglia, Frank.

Era raggiante e si era cambiato in fretta. Infatti, ora, indossava una camicia bianca, pantaloni neri, giacca nera e cravatta grigia. Un perfetto uomo d'affari.

Mamma ci rivolse un sorriso e si dileguò con Frank dopo aver sussurrato un «Prendete posto a tavola.»

Io e Garrett ci guardammo per alcuni attimi, poi sospirai ed abbassai lo sguardo.

Garrett percepì il mio umore che si era incupito e mi alzò il mento, costringendomi ad incontrare i suoi occhi verdi pieni di preoccupazione.

«Sei sicura di voler percorrere tutto questo? So quanto può essere doloroso e non voglio vederti triste, Alyssa. Non posso.» La sua voce era tesa ed intrisa di rammarico.

L'ultima cosa che volevo era vederlo rabbuiarsi per colpa mia. Inspirai profondamente e mi appoggiai al suo petto, cercando rassicurazione. Sapevo che quando ero tra le sue braccia, ero al sicuro, a casa.

Lui immerse le dita nei miei capelli e me li tirò delicatamente, facendomi sorridere.

Alzai lo sguardo. I suoi occhi ardevano nei miei.

«Adoro vederti sorridere» commentò lentamente piegandosi e baciandomi castamente le labbra.

Fece per scostarsi, ma io lo attirai a me con forza e quel semplice tocco divenne un'esplosione.

La sua lingua si intrufolò senza fatica nella mia bocca che lo reclamava, che lo voleva assaporare.

Emisi un gemito strozzato, mentre mi aggrappavo ai suoi capelli e lui mi alzava per le natiche, mettendomi a cavalcioni su di lui.

Legai le mie gambe alla sua vita e il mio cuore accelerò i battiti, rimbombandomi nelle orecchie.

Gli tirai i capelli ed immersi la lingua nella parte più profonda di lui. Mi strinse ancora più a sé, senza fiato, come lo ero io, e gemette.

Quel verso, quasi primitivo, mi fece stringere le cosce, dichiarando il bisogno di lui che avevo in questo momento.

Lui si scostò, portando con sé il mio labbro inferiore che mordicchiò e succhiò. Emisi un gemito soffocato ed aprì gli occhi, ritrovandomi i suoi scoppiettanti.

«Era meglio se prenotavamo una camera» borbottò contrariato dando un rapido sguardo alle valige che avevamo lasciato in un angolo vicino all'entrata.

«E dai, non potevo non accettare l'ospitalità di mia madre... È da tanto tempo che non la vedo.»

Lui sbuffò, accigliandosi.

«Allora...» I suoi occhi si spostarono sul dito che mi stava accarezzando il labbro inferiore. Deglutii, col cuore ancora a mille dopo quel meraviglioso e frenetico bacio.

«Mi porterai a vedere la tua camera?» chiese con un sorriso da rapace.

Oh, no, era escluso! Sarebbe stato imbarazzante se avesse visto che da adolescente avevo una mania per Cinquanta Sfumature e che avevo raccolto tutti e tre i poster del film.

Scossi la testa. «Non credo proprio, Garrett.»

Le mie dita audaci percorsero il suo petto e lui incurvò di più le labbra, in un sogghigno che mi lasciò senza fiato.

«A questo punto suppongo che il mio piano di fare sesso in quella camera possa considerarsi fallito...» Il suo tono era basso e penetrante.

Deglutii alle immagini erotiche che mi passarono per la mente e non potei evitare di mordicchiarmi il labbro. Era così invitante. Che lo volessi era ovvio, ma non potevo farlo con mia madre e il suo nuovo compagno in giro per casa. E se per caso ci avessero sentito? Cosa avrebbero pensato?

Mi morsi il labbro inferiore e mi agitai, consapevole della frenetica voglia che avevo di lui.

«Alyssa lo so che cosa vuoi.» Le sue dita si avvicinarono lentamente alle mie cosce, per poi sfiorare i pantaloni e scivolare con tutta la mano dentro.

Restai senza fiato. Mi baciò lentamente sulle labbra, mentre le sue dita si muovevano sotto l'orlo delle mutandine.

Chiusi gli occhi e buttai indietro la testa, mentre prendevo il ritmo, andando in sincronia alle sue dita che lentamente mi esploravano.

Il petto mi si gonfiò, e la sensazione graduale mi inebriò i sensi.

Lo stavamo facendo davvero? E se fossero tornati da un momento all'altro?

Interruppi il flusso dei miei pensieri e mi fermai, ansimante, sotto il suo sguardo interrogativo.

«Garrett, non possiamo» mormorai, allontanandomi da lui, il quale emise uno sbuffò e fece una smorfia.

Raggiungemmo la tavola apparecchiata e con una meravigliosa stella come centrotavola ed aspettammo l'arrivo delle portate.

• • •

Ore 14.55 p.m

«Da quanto tu e Garrett state insieme?» domandò mia madre, allontanando la seconda portata a base di pollo marinato con salsa piccante e patate gratinate.

Spalancai gli occhi e continuai ad osservare il piatto, quasi vuoto. Presi l'ultimo pezzo di pollo e lo misi in bocca, poi appoggiai le posate nel piatto e quindi la guardai dritta negli occhi.

«Da due mesi» risposi piatta, anche se l'idea di aver passato così tanto tempo con Garrett mi rendeva felice.

Garrett mi prese la mano ed intrecciò le dita alle sue, appoggiandole sulla mia coscia.

Lo guardai e lui sorrise.

«Tua madre mi ha detto che lavori per loro.» Frank si intromise con indifferenza nel discorso, mentre finiva il pollo dopo aver fatto il bis.

Annuii. «Esatto. Garrett fa parte di una band che mi ha assunta. Ho avuto fortuna.» Guardai verso Garrett che mi stava osservando con un'espressione indecifrabile. Dopo poco, mi sorrise lievemente e guardò mia madre.

«La sua cucina è davvero squisita, Mrs. Howl» commentò raggiante.

Mamma fece un gesto liquidatorio con la mano e rise. «Giovanotto, è solo cucina italiana. Io mi sono limitata a cucinare delle ricette di famiglia.»

Garrett strinse le labbra e restò in silenzio, mentre Frank depositava le posate e con un sorriso si sistemò gli occhiali sul naso e la chioma marrone.

Sospirai. Era tutto così tremendamente frustrante. Non sapevo quali sarebbero state le altre domande curiose di mamma e... Avere Garrett vicino, dopo quello che avevamo cercato di fare, beh, mi metteva sempre più a disagio.

Frank ruppe il silenzio, alzandosi ed accendendo lo stereo e una voce calda e femminile intrise la stanza, dissipando ogni imbarazzo e rallegrando l'atmosfera.

«Ora accomodarci sui divani per scattare i regali prima del dolce.»

Scoccai un'occhiata imbarazzata a Garrett. Io, per questa evenienza, avevo portato il suo regalo e lui?

Lui annuì, come se avesse colto la mia domanda silenziosa e un lampo divertito si stagliò nei suoi occhi verdi.

«Certo, mi sembra perfetto» disse lasciando la mia mano ed andando verso le valige. Lì, estrasse una piccola scatola rossa rilegata con un nastro oro.

Sbattei le palpebre quando me la porse.

La presi e con un sorriso gli scoccai un leggero bacio sulle labbra. Quando mi staccai, lui sembrò deluso e simulò un broncio che mi fece scoppiare a ridere.

«Non te la prendere, Signore del Piacere Sfrenato» mormorai al suo orecchio. «Sarà per un'altra volta.»

Gli sorrisi e sotto il suo sguardo interrogativo e quello di mamma e del suo nuovo compagno, presi la mia valigia ed estrassi il mio regalo per Garrett.

Lo sventolai e glielo porsi con una smorfia piena di orgoglio. Lui mi prese per la nuca e chiusi gli occhi, col fiato che si dimezzava, sicura di ricevere un bacio, ma le sue labbra si appoggiarono sulla mia fronte.

«Non te la prendere, studentessa» commentò divertito, arricciando le labbra sul mio collo. «Sai che sono uno che restituisce i favori.»

Oh.

Deglutii e mi allontanai con il miglior sorriso di circostanza che abbia mai fatto, per depistare le domande ossessive di mia madre che con sguardo curioso faceva passare gli occhi tra me e Garrett.

Frank sospirò e dopo aver lanciato un'occhiata dubbiosa a mamma, sorrise teneramente. «Okay, procediamo allora.» 

Scartai il regalo sotto lo sguardo attento di mamma, Frank e quello penetrante di Garrett.

Mi sentii in imbarazzo, ma cercai di mantenere il controllo di me, concentrandomi sulla carta da regalo che stavo strappando.

Una volta aperta, ebbi in mano una scatoletta piccola e bianca.

Lui me la sfilò dalle mani con un smorfia maliziosa.

«Girati» sussurrò lentamente contro il mio orecchio. Era come se avesse dato l'ordine direttamente al mio basso ventre.

Tesi le labbra e lo feci di buon grado, col fiato corto e il cuore che martellava nel petto.

Mi scostò delicatamente i capelli da un lato e dopo poco le sue dita sfiorarono la mia pelle nell'intento di agganciarmi qualcosa al collo.

Quando ebbe finito, lo guardai sbattendo le palpebre.

Il suo sguardo divenne penetrante e per un momento mi scordai di tutto. C'eravamo soltanto noi due. Mi avvicinai lentamente a Garrett, richiamata da un'attrazione che mi legava a lui e prima che potessimo baciarci, mia madre si schiarì la gola.

Mi voltai. Lei fece correre lo sguardo sul mio collo e distese le labbra in un sorriso dolce.

«È bellissima, piccola. Vado a prendere lo specchio in bagno» disse con voce emozionata, alzandosi. Prima di sparire nel corridoio, disse «Voi non aprite nessun regalo senza di me.»

Annuimmo e mi guardai le mani in attesa.

Quando ritornò, me lo porse e la vidi. Era meravigliosa. Restai a bocca aperta.

Una chiave di violino in argento decorata con dei brillantini. Due lettere erano incise sul retro.

G & A intrecciate in carattere gotico.

Sfiorai ripetutamente il ciondolo senza sapere cosa dire. Ero così felice.

Alzai lo sguardo su Garrett. I suoi occhi erano stretti in due fessure e stava misurando la mia reazione.

Sorrisi e gli scoccai un sonoro bacio sulla bocca. Prima che ebbi il tempo di scostarmi, lui mi attirò ancora più a sé, trasformandolo in un bacio profondo.

«Grazie, grazie, grazie» mormorai contro le sue labbra. Lui accennò un sorriso. «È meraviglioso.»

Ci staccammo e mamma appoggiò lo specchio sul tavolo.

«Ora tocca a me, studentessa» esordì Garrett, appoggiando il mento sulla mia spalla.

Sospirai e facendomi forza, lo guardai scartare il regalo, molto lentamente e per tutto il tempo non aveva deviato lo sguardo dai miei occhi. Il suo sguardo era penetrante e davvero sexy.

Repressi un gemito, mordendomi il labbro.

Aprì la scatola bianca ed incurvò le labbra. Ebbi un tonfo al cuore.

Lo stomaco si attorcigliò per la paura che non gli potesse piacere, ma, senza dire nulla, mi baciò sulla fronte e mi strinse fra le sue braccia.

Poi, continuando a sorridere, me lo porse.

Alzai un sopracciglio e lui allargò di più il sorriso.

Deglutii e lo presi dalla sua mano per poi legarglielo intorno al polso destro.

Lui solo fece girare svariate volte. Dilatò le pupille quando si accorse che avevo fatto incidere i versi più belli della canzone che mi aveva dedicato.

Mi osservò per alcuni attimi, lo sguardo interrogativo ed indagatore, poi mi strinse ancora più a sé e giocando con una mia ciocca di capelli, disse: «Grazie mille, Alyssa. È regalo più bello che mi abbiano mai fatto.»

«Siete troppo carini...» disse mamma con voce mielose.

«Mamma!» la ammonii dolcemente.

Lei alzò le spalle e sentii Garrett ridere.

«È gentile da parte sua, Mrs. Howl.»

Lei si strinse nelle spalle. «Grazie a te che hai reso felice mia figlia.»

Garrett e io ci scambiammo una rapida occhiata. La sua espressione era rilassata e dolce. Era così bello vederlo così.

«Okay, ora è in nostro turno.»

Frank si alzò dal divano e si chinò sotto l'albero per poi tornare con una piccola scatola rilegata in pelle rossa. Mamma lo guardò con occhi sognanti, le labbra piegate in un sorriso, mentre Frank le si accoccolava di nuovo accanto.

Lei l'aprì ed emise un grande urlo di gioia.

Aggrottai la fronte domandomi cosa fosse, ma la curiosità passò in secondo piano vedendo mamma così felice.

Ero contenta di vederla nuovamente ricominciare vita dopo mio padre e Tessa.

Sorrisi contagiata dall'atmosfera allegra che si era creata. Mamma si protese sul divano per farmi vedere che cosa Frank le avesse regalato; una collana con un ciondolo in oro. Era brillante e meraviglioso; sapevo già che le sarebbe stato magnificante al collo.

Sfiorai la chiave di violino che penzolava dal mio collo e lanciai un'occhiata furtiva a Garrett che mi stava osservando, delle scintille gli coloravano gli occhi. Mi morsi il labbro inferiore e lui incontrò la mia mano, unendo le mie dita alle sue.

«Alyssa» sussurrò contro il mio orecchio, con voce grave. «È tutto così perfetto. È il Natale più bello che abbia mai passato fino ad ora.»

Mi girai ed incontrai i suoi occhi. Erano vogliosi e fremevano dal desiderio. Quella vista bastò per eccitarmi a mia volta.

Deglutii rumorosamente nel tentativo di calmare il mio petto ora in pieno delirio, ma servì a poco.

Lo volevo e non mi importava se eravamo in una stanza con delle persone.

Sospirai, distogliendo lo sguardo. Era così frustrante non poterlo avere.

Rivolsi l'attenzione a Frank che stava scattando una grossa scatola e quando estrasse dei calzini, mi morsi l'interno delle guance per non scoppiare in una risata.

Frank guardò contrariato mamma, poi, emise una leggera risata e la baciò, sussurrandole qualcosa.

Garrett mi baciò le nocche della mano e poi corse lungo di esse col pollice. Mi abbandonai contro di lui, mentre osservavo mamma e Frank ridere e scherzare. Dopo tutto, Frank non era così male...

• • •

Ore 22.45 p.m

Caddi sul letto della stanza degli ospiti stremata. Stare di nuovo con mamma era stato davvero meraviglioso e conoscendo di più Frank non si rivelò così tanto male.

Dopo aver cenato con il solito Passato di Verdure di mamma, Frank ci aveva sfidato a una partita a Bigliardo che vinse Garrett.

Eravamo nella stessa squadra, eppure, nonostante fosse stato paziente con me e mi avesse illustrato come giocare, era facile distrarsi con il suo corpo contro il mio.

Alcune volte, le sue mani risalivano segretamente sopra la maglietta e mi accarezzavano lentamente il ventre e, con la scusa di sussurrarmi le regole del gioco, mi mordicchiava il lobo rendendomi sempre più vogliosa ed eccitata. Era così frustrante e divertente allo stesso tempo.

Garrett entrò silenziosamente nella camera, sedendosi sul bordo dell'unico letto di chi era dotata la camera.

Era piccola, ma confortevole, delle parete bianche abbellite con dei quadri che aveva dipinto mia nonna. Alcuni di essi raffiguravano semplici scene quotidiane, mentre altre erano copie di opere molto famose.

«Garrett... Sono così stanca» mugolai allungandomi verso le sue dita. Lui salì sul letto a carponi e poi sopra di me, facendomi divaricare le gambe per allacciarsele alla vita.

D'un tratto la stanchezza svanì lasciando spazio all'opprimente desiderio di averlo dentro di me.

Il cuore mi rimbombò nelle orecchie ed ansimai appena lui si piegò su di me.

«Ah, sì?» sussurrò sfiorandomi col naso il collo. «Avevo dei progetti per questa sera...»

«Tipo quali?» gemetti sotto il suo sguardo penetrante.

«Mm... se non ricordo male dovevamo terminare qualcosa...»

Sbattei le palpebre e lui si spostò più indietro, slacciando i bottoni dei miei jeans.

Lo guardai immobile, incapace di muovermi.

Una volta che ebbe tirato giù la lampo, alzò lo sguardo e mi inchiodò nei suoi occhi pieni di malizia. Un sorriso rapace gli arricciava le labbra.

Rabbrividii di piacere. Lui afferrò le estremità dei jeans con i pollici, me li fece scivolare via e li buttò per terra.

Mi morsi il labbro, i suoi occhi si immobilizzarono sulla mia bocca e in un attimo, la sua lingua fu in essa, esplorandomi e facendomi gemere.

Mi contorsi contro il corpo che mi schiacciava sempre più contro il materasso che cigolò appena.

Il respiro si smorzò quando sentii un grugnito da parte sua e prendendo coraggio, gli infilai una mano nei capelli, mentre con l'altra cercavo goffamente di slacciargli la cintura dei pantaloni.

Lui si fermò, ansimante.

Mi prese il polso e storse le labbra.

«Non così in fretta, studentessa..» Il tono con il quale lo disse mi fece schiudere la bocca, sorpresa. Era categorico e non desiderava essere contrariato.

Annuii, senza fiato. Lui sorrise e mi prese per la nuca, tenendomi a un centimetro dalle sue labbra.

«Ti voglio così tanto» mormorò poi mi morse il labbro inferiore e se lo tirò dietro. Emisi un roco gemito e lui mi zittii con un lungo e profondo bacio.

«Anche io ti voglio» riuscii a mormorare implorante. Non potevo più aspettare.

Il mio petto era quasi sul punto di scoppiare. Lo desideravo più di ogni cosa al mondo. Il cuore palpitava e il basso ventre emetteva delle proteste che erano difficili da ignorare.

Lui mi lasciò andare con un'occhiata lasciva.

«Ottimo» esordì buttando a terra la cintura e togliendosi i jeans. «Non fiatare» disse contro le mie labbra. «Non vorrai mica che ci sorprendano.»

Annuii e lui si tolse la T-shirt bianca, rimanendo a torso nudo. Quella vista mi mandò in delirio.

«Garrett» mugolai. Lui mi diede una rapida occhiata e si posizionò nuovamente vicino al basso ventre. Mi prese selvaggiamente le gambe e me le attorcigliò alla sua vita, poi, incominciò il lungo cammino.

Fece scivolare le dita lungo la parte interna della coscia sinistra, fino ad arrivare all'orlo delle mie mutandine.

Inchiodò gli occhi a me come se volesse una conferma che lo volevo davvero, lui mi infilò senza esitare due dita, vagando sotto le mutandine.

Con una mano mi tenne ferma la vita e con l'altra mi esplorava. Feci del mio meglio per non gemere forte. Buttai indietro la testa e strinsi le lenzuola nelle mani, sentendo la magnifica sensazione di appagamento entrare in circolo nel corpo.

Scusi la bocca in un gemito sommesso, deliziosamente stremata e mentre cercavo di riprendermi da quella travolgente sensazione che mi stava bruciando i polmoni, Garrett affondò la lingua nella mia bocca, esplorandomi e deliziandomi col suo sapore.

Gemetti quando mi strinse i capelli in una mano e me li tirò. «Ti amo, Alyssa» sussurrò sfiorandomi appena le labbra.

Non ebbi la forza di replicare.

Mi fece alzare di poco, la mano sulla mia schiena e mi tolse la maglietta. Le sue dita incontrarono le mie mutandine che fece scivolare per terra, poi fu il turno del reggiseno.

Il suo sguardo si fece infuocato. Mi mossi sotto di lui e lo sentii sorridere.

Ancora su di giri, udii una bustina strapparsi e Garrett che si alzava leggermente.

Mi divaricò le gambe che gli avvinsi sulla vita e diventammo un'unica entità.

Si mosse a ritmo lento, baciandomi il collo e sussurrandomi parole dolci che a stento riuscii a capire.

Quando presi il ritmo anche io, ero quasi sul precipizio. Stavo per scoppiare. Garrett aumentò il ritmo e mi prese i polsi, legandoli con una stretta forte e portandoseli sulle nostre teste.

Socchiusi gli occhi, le gambe che tremavano, il fiato ridotto a un sibilo e il cuore che mi scoppiava nel petto.

«Guardami, Alyssa» mormorò dolcemente contro il orecchio.

Aumentò di più il ritmo e tenendo gli occhi fissi su di lui, il mio corpo esplose, regalandomi una sensazione di benessere.

Venni in un roco mugolio, soffocato dal bacio che mi diede Garrett. Dopo poco anche lui venne, sussurrando contro la mia spalla il mio nome.

Chiusi gli occhi, non potendo evitare di sorridere.

Decisamente il Natale più pazzesco e meraviglioso della mia vita.

Continue Reading

You'll Also Like

261K 7.7K 67
Scarlett è una giovane segretaria che di punto in bianco abbandona la sua città per lasciarsi i problemi alle spalle, o almeno così crede. A Manhatta...
465K 15K 41
ATTENZIONE: SONO PRESENTI SCENE DI SESSO ESPLICITO! Sequel del primo libro: Sick Attraction. Dopo esser sfuggita da Miami, Isabelle riesce finalmente...
140K 3.3K 37
Chloe a 24 anni ed è appena stata assunta come segretaria per il proprietario Aaron Carter, 37 anni sposato da 2 anni e mezzo, a capo di una della pi...
244K 889 6
𝐐𝐮𝐚𝐫𝐭𝐨 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐁𝐎𝐒𝐓𝐎𝐍 𝐒𝐄𝐑𝐈𝐄𝐒 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐬𝐢𝐧𝐠𝐨𝐥𝐚𝐫𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚...