Scelti Dal Destino (#Wattys20...

By Silvie_Marie

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[COMPLETA] Alyssa sta per cambiare vita e se ne rende conto appena conosce il misterioso ed affascinante Garr... More

Cast
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Copertina da cambiare
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Ringraziamenti
Il seguito ~ disponibile
Garrett's POV ~ disponibile
[Merry Christmas] ~ racconto extra
[Happy New Year] ~ racconto extra
🔆QUALCOSA IN TE
🌙STAGE MELODY
Sondaggio ~ Spin-off
Gruppo WhatsApp
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Versione Inglese del libro
Un anno insieme!
Bloody Cake? Una band?
Il sito web dei Bloody Cake
⭐️Nuovo libro in lavorazione⭐️
NUOVO LIBRO : 東京喰種: [TSC]
DOPO SCELTI DAL DESTINO...
VERSIONE ALTERNATIVA

• 35 •

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By Silvie_Marie

L'ultimo giorno al Pret si rivelò essere come tutti gli altri.

Nonostante lavorare in questo bar non mi sia mai dispiaciuto, le giornate erano diventate troppo monotone a causa della routine.

Lavorando per i Bloody Cake avrei dovuto pubblicizzare il loro album e costruire locandine pubblicitarie per il loro tour e questo nuovo lavoro mi avrebbe fatto girare il mondo e ultimamente apprezzavo l'idea di avere la compagnia di Garrett.

Scossi la testa, mordendomi il labbro appena Cassie mi scosse la mano davanti al viso.

«Eh?»

Cassie storse le labbra. «Questa cosa di Garrett sta davvero prendendo una piega seria...» commentò pensierosa.

Alzai le spalle, abbassando lo sguardo quando mi sentii le guance arrossire. Non mi capitava spesso, quindi quelle poche volte mi sentivo in imbarazzo.

La sentii ridere. «Ah, arrossisci molto spesso quando si parla di Garrett» mi stuzzicò lei. «Allora davvero questa cosa è seria.»

Sopirai, guardandola negli occhi. «Forse.» Mi morsi il labbro.

Lei sorrise, divertita. «Sono davvero contenta, Alyssa» esclamò tutta felice, tirandomi in un abbraccio. Ci vollero pochi secondi prima di ricambiare il gesto d'affetto. «Dopo tutto quello che hai dovuto passare, te lo meriti» sussurrò in tono dolce.

Respirai profondamente e poi mi sciolsi dall'abbraccio con un sorriso furbo.

Cassie mi guardò spaesata. «Perché mi stai guardando così?» chiese alzando un sopracciglio.

«Non lo so» dissi falsamente civettuola, allargando le braccia in un gesto teatrale. «Diciamo che anche la tua storia con Van non è una cosa che passa inosservata.»

Un ragazzo si appoggiò al bancone di spalle. Lo guardai storto, sapendo benissimo che non mi poteva vedere. Questo, senza neanche voltarsi, continuando a digitare sul suo cellulare, ordinò un latte macchiato.

Cassie mi lanciò un'occhiata di soppiatto con un finto broncio.

Scossi la testa mimando un: «No, è escluso che serva questo idiota» con le labbra.

Lei mi pregò con gli occhi e non potei dirle di no. Fece alcuni gesti esultanti contenuti e sparì dietro al bancone lasciandomi da sola con lo sconosciuto maleducato e presuntuoso.

Gli preparai il più in fretta possibile il suo ordine. Solo il fatto che non mi guardasse negli occhi mi dava fastidio. Un'ondata di nervoso mi investì mentre sorreggevo il suo Latte Macchiato e allungavo un dito per chiamarlo.

«Il tuo Latte Macchiato è pronto» esclamai fredda, aspettando col caffè rovente nella mano e un'espressione innervosita dipinta sul volto.

Il ragazzo si girò ed appena lo riconobbi sentii il vago suono di qualcosa rompersi dentro di me, il vago ricordo della sera più brutta della mia vita.

Charlie era tornato.

Rimasi di pietra, sconvolta. Charlie sembrava non avermi nemmeno riconosciuta e la cosa non mi stupii affatto, considerato la sua attitudine nel frequentare tante ragazze a breve termine. Mi sentii immediatamente una stupida e la sensazione di tristezza e dolore si mischiarono velocemente nel mio petto, rendendolo pensante.

Non accennai a muovermi, mentre Charlie sempre sorridente, mi guardava interrogativo, la mano tesa verso di me.

Lo fulminai con lo sguardo, riprendendomi.

Allontanai il caffè da lui e lo appoggiai al bancone dietro di me mentre lui stava commentando indignato il mio gesto.

«Ehi, ma che cazzo fai? Ridammi quel fottuto caffè.»

Ah, vederlo infastidito mi scaricò una forte adrenalina che mi invase velocemente i sensi, rendendomi più coraggiosa. Forse avrei potuto dirgli la verità una volta per tutte e rendere quella notte solo un vago ricordo di un errore immaturo.

Mi appoggiai con la schiena sul bancone dietro di me mentre Charlie mi guardava sempre più adirato.

Piegai le labbra in un ghigno soddisfatto e rimasi ferma a fissarlo mentre si grattava la nuca in cerca di una spiegazione per quella bizzarra azione. Semplice, volevo che mi riconoscesse.

Incrociai le braccia al petto, facendo dei miei occhi delle fessure, mentre Charlie storceva le labbra in un sorriso divertito.

Accidenti! La sua espressione spaesata e scossa era durata troppo poco.

Alzai gli occhi al cielo, snervata.

«So chi sei» disse in un sussurro mentre si chinava sul bancone e si avvicinava a me.

Il petto mi si gonfiò d'ansia. Deglutii nervosamente, stringendo dietro la mia schiena con le mani il bordo del bancone.

Repressi un ghigno, guardando di soppiatto la porta dove era scomparsa Cassie. Pregai che si materializzasse il prima possibile. Anzi, immediatamente.

Non mi piaceva averlo davanti, mi faceva sentire piccola e mi intimoriva. Per certi versi mi chiesi per quale motivo ci ero andata a letto. Poi un flashback mi chiarì la situazione. Ero completamente ubriaca. Mi morsi il labbro, mentre ripensavo a cosa mi aveva fatto passare.

I suoi occhi ebbero un guizzo e si leccò le labbra con fare provocatorio. Mi si rivoltò lo stomaco. Quanto era stronzo!

Si chinò ancora di più, punteggiandosi col gomito sul bancone. «Alyssa Adams, la dolce studentessa.» Mi schioccò un'occhiata maliziosa ed alzai gli occhi, trattenendo un ringhio.

Lanciai un fugace ed ansioso sguardo alla porta ancora chiusa. Accidenti! Perché quando avevo bisogno di lei, Cassie sembrava sparire nel nulla?

I suoi occhi blu cobalto brillarono, disinvolti. «Allora, come te la stai spassando, piccola?» Sogghignò con presunzione.

Deglutii stringendo di più il bancone fino a farmi male le mani. Storsi le labbra in una smorfia dolorosa e gli occhi di Charlie catturarono i miei. In quel momento mi presi del tempo per osservarlo meglio. Anche lui era cambiato tanto: non portava più gli occhiali e i suoi occhi sembravano risaltare ancora di più. La folta barba rossa gli circondava la bocca e dei riccioli rossi gli cadevano sulla fronte, mentre mi osservava a sua volta, con il sorriso presuntuoso da pugno-in-faccia.

Mi schiarì la voce, distogliendo lo sguardo e posandolo sulle mie scarpe basse che stavo nervosamente strisciando sul pavimento. Rivederlo aveva solo complicato le cose e, sinceramente, mi sentivo ancora quella ragazza usata.

«Okay, se non mi vuoi rispondere, parlerò io» disse con un sospiro esasperato, accarezzandosi il mento senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. «Sono sorpreso di vederti qui.» Deviò lo sguardo assente come se stesse cercando le parole adatte mentre dentro di me si stava scatenando un turbine di rabbia. Cercai di mantenere la calma, limitandomi a guardarlo storto.

«Te la ricordi quella meravigliosa notte?» I suoi occhi stavano nuovamente brillando. Gli sogghignai, disgustata. Perché diavolo non si limitava a sparire dalla mia vita una volta per tutte?

Charlie alzò un sopracciglio folto. «Beh, suppongo di sì» disse assente.

«Sono ritornato qui per alcuni giorni, ma non immaginavo di trovarti qui, dolce Alyssa» commentò con voce graffiante e roca.

La bile mi stava salendo velocemente in gola. La respinsi deglutendo.

«E allora?» domandai acida. Non me ne fregava nulla se risultavo infantile o scortese, era il minimo dopo il suo di comportamento infantile!

Charlie si fece scappare una risata. Strinsi le mani in un pugno fino ad ficcarmi le unghie nei palmi.

«Non lo so, mi sono appena lasciato con una tizia...»

Alzai un sopracciglio, guardandolo torvo.

Lui sorrise, malizioso e si alzò lentamente dal bancone senza interrompere il contatto con i miei occhi.

«Sai, stavo pensando che siamo partiti col piede sbagliato noi due...»

Davvero pensava che mi sarei rimessa con lui dopo quello che mi aveva fatto passare?

La mia vocina si rizzò con la schiena e mi scoccò un'occhiataccia piena di rabbia e rimprovero.

Per nulla al mondo gli avrei dato quella soddisfazione!

«Charlie» commentai a denti stretti, frenando la rabbia che mi stava ribollendo nel petto. «È finito tutto appena tu mi hai lasciata quando avevi giurato di restare con me.»

Mi salì un groppo alla gola al ricordo di quel momento, del dolore provato quando avevo realizzato di essere stata usata e gettata via come se nulla fosse.

Gli avevo dato la mia verginità, cavoli!

Lui piegò le labbra in un sorriso ilare, come se le mie parole lo divertissero invece che farlo riflettere. Mi si avvicinò, inchiodandomi alla parete.

«E dai, Alyssa» disse con voce roca, cercando di stabile un contatto col mio corpo, le sue dita che indugiavano sul mio zigomo. Gli presi, furibonda, il polso. Sentii tutti i suoi muscoli irrigidirsi e lo sguardo sorpreso mi fece diventare più coraggiosa.

«Non osare toccarmi dopo tutto quello che mi hai fatto passare» sibilai tra i denti.

Le sue labbra erano ancora piegate. «Non dirai sul serio» ribatté trattenendo a stento le risate. «Sapevamo benissimo che non sarebbe stata più di una notte.»

Oh, quando era bugiardo!

La rabbia e il dolore dentro il mio petto si mischiarono e non riuscii più a contenerli.

«Sai cosa penso io?» esclami seccata dal suo comportamento sfacciato. «Sei solo un ragazzo presuntuoso e viziato che crede di avere tutte le ragazze ai suoi piedi, ma sai una cosa?» Ripresi fiato, avvicinandomi a lui, puntandogli il dito. Lui seguì con gli occhi il mio movimento improvviso. «Charlie, lasciatelo dire, ma sei proprio un bastardo!»

Le sue pupille si dilatarono e dopo aver urlato, tutti nel bar mi stavano guardando sgomenti. Mi calmai, respirando a fondo.

Charlie incurvò le labbra, divertito. «Oh, non sai quante offese ho ricevuto. Questo, al contrario è un complimento.»

«Sei perverso.» Arricciai il naso, sempre più disgustata.

Le sue labbra si incurvarono ancora di più. «Se non ricordo male, tempo fa, la mia perversione era qualcosa che ti incuriosiva.»

Oh, no, avevo proprio sbagliato di grosso.

Ad essere sincera, nonostante fosse carino e sexy, il suo comportamento menefreghista, ora, lo rendeva odioso.

Lo stavo guardando diritto negli occhi. Li guardavo truci mentre l'adrenalina mi scorreva nel corpo, dandomi forza e coraggio.

Le sue dita indugiarono sulla mia vita ed a quel punto gli diedi un calcio sullo stinco facendolo urlare ed imprecare. Si piegò in due dal dolore e si mise a massaggiare la parte colpita, guardandomi torvo.

Sfoggiai un sorriso trionfante e feci per andarmene quando, con mia sorpresa, mi prese per il polso e mi rinchiuse in una morsa; il suo corpo massiccio e la parte finale della mia schiena che premeva sul bordo del bancone.

Mi dimenai per la stretta troppo forte e dolorosa, ma lui mi prese il secondo polso e rimasi immobile.

«Ho bisogno di chiarire alcuni punti» disse pacatamente.

Storsi le labbra stringendo gli occhi. Annuii.

Non mi importava se pareva una minaccia, volevo solo che ne andasse dalla mia vita, ora che le cose stavano prendendo una bella piega. Non gli avrei permesso di rovinare tutto.

Lui sospirò, chiudendo gli occhi.

«Mi dispiace Alyssa, davvero.» Riaprì gli occhi e vidi il suo sguardo dispiaciuto. Charlie che si scusava? Aveva sicuramente un secondo fine per farlo.

«Sono stato un totale stronzo, ma ti chiedo solo di perdonarmi.»

Si avvicinò pericolosamente al mio viso. Mi scostai ma servì a poco visto la forza che ci metteva nel farmi stare ferma.

Alzai il ginocchio ed appena fu abbastanza vicino da sfiorarmi le labbra col respiro, glielo piantai nelle parti basse facendolo gridare.

Nuovamente tutti nel Pret ci stavano guardando. La testa mi girava e delle lacrime mi stavano offuscando la vista. Tra le persone che stavano assistendo allo "spettacolo" si aggiunsero con rapidità Jack e Cassie.

Cassie mi raggiunse in un lampo e mi strinse in un abbraccio, allontanandomi da Charlie. Infossai la fronte nell'incavo del suo collo ed incominciai a piangere silenziosamente, mentre lei mi rassicurava che non mi avrebbe mai più toccata.

Avevo gli occhi chiusi e la confusione che sentivo nel petto e nel corpo mi impedì di capire che cosa stesse succedendo nel bar.

Jack stava sbraitando contro Charlie.

«Cosa pensi di fare, eh?» La sua voce furibonda mi fece rabbrividire. «Vieni in questo bar e pensi di poter infastidire una delle mie ragazze? Sai che potrei denunciarti per questo?»

«Porta quel tuo culo fuori di qui, mi hai capito?» gridò Jack. Ma il suono arrivò lentamente e non chiaro. Era come se provenisse da lontano. Ma non mi importava, volevo solo riuscire a lasciarmi questa storia alle spalle.

Mi ripresi, sciogliendomi dall'abbraccio ed asciugandomi le lacrime col palmo della mano.

Cassie mi stava osservando con un'espressione dolce. Era abituata a prendersi cura delle persone.

Tirai su col naso mentre lei mi accarezzava la spalla per farmi coraggio.

«Meglio?» chiese dolcemente.

Annuii, guardandomi attorno. La gente aveva smesso di guardarci ed aveva preso la normale routine, sorseggiando il caffè, chiacchierando e leggendo il giornale.

Jack ci affiancò, rivolgendomi un sorriso dolce e sincero, rincuorante.

«Mi dispiace tanto, Adams per questo inconveniente» disse, accarezzandomi il braccio. «Se solo fossi intervenuto prima...»

Lo interruppi, la voce ancora rotta per il pianto. «Non è colpa tua, Jack» Sospirai, accennando un sorriso. «Grazie mille per quello che hai fatto.»

Lui mi sorrise di rimando, raggiante nel vedere che mi ero ripresa.

«È il minimo, Adams» esordì, tirandomi in un abbraccio. «Grazie a te per essere stata con noi. Ci mancherai tanto.»

«Anche tu mi mancherai, Jack.»

Mi sciolsi dall'abbraccio e gli sorrisi.

Lui mi scoccò un'occhiata divertita e scoppiai a ridere.

«In bocca al lupo col nuovo lavoro, anche se non ne hai bisogno.»

S/M

Ciao! Grazie mille per il vostro sostegno, siete davvero fantastici! Noi ci vediamo al prossimo capitolo. xx

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Instagram della scrittrice @silvia_luoni

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