Scelti Dal Destino (#Wattys20...

By Silvie_Marie

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[COMPLETA] Alyssa sta per cambiare vita e se ne rende conto appena conosce il misterioso ed affascinante Garr... More

Cast
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Copertina da cambiare
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Ringraziamenti
Il seguito ~ disponibile
Garrett's POV ~ disponibile
[Merry Christmas] ~ racconto extra
[Happy New Year] ~ racconto extra
🔆QUALCOSA IN TE
🌙STAGE MELODY
Sondaggio ~ Spin-off
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Versione Inglese del libro
Un anno insieme!
Bloody Cake? Una band?
Il sito web dei Bloody Cake
⭐️Nuovo libro in lavorazione⭐️
NUOVO LIBRO : 東京喰種: [TSC]
DOPO SCELTI DAL DESTINO...
VERSIONE ALTERNATIVA

• 15 •

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By Silvie_Marie

Il tempo in cui restammo abbracciati sembrava un'eternità.

Mi sentivo bene e allo stesso tempo potente, capace di affrontare i miei demoni interiori da cui, di solito, mi facevo sovrastare.

Mi alzai all'improvviso, estraendo il telefono dalla gonna.

Garrett mi guardò con le sopracciglia alzate.
Lo ignorai e fissai a bocca aperta l'ora: 7.00pm.
Fantastico! Avevo solo due ore per preparare la casa, cenare e prepararmi. Come diavolo avrei potuto farcela?

Piegai le labbra in un sorriso triste mentre appoggiavo l'iPhone sul bancone della cucina.
Garrett mi raggiunse da dietro e mi attrasse vicino a lui, facendomi sobbalzare dalla sorpresa.

«Cosa c'è che non va?» domandò piano, trattenendo il divertimento nella voce bassa.

Sorrisi colta da improvvisa scintilla di speranza. Non sapevo come sarebbe stata la serata ma sembrava prospettarsi interessante.

Sarei stata felice e mi sarei liberata, almeno per una intera serata, di un posto vuoto alla tavola e della voce di Tessa che risuonava solo nella mia mente.

«Nulla» feci spallucce e le sue mani si spostarono sulla mia pancia, attirandomi ancora di più a lui. «Ho solo due ore per rendere questa festa indimenticabile».

Lo sapevo che il mio obbiettivo era troppo e considerato che si trattava semplicemente di una festa tra amici e non di una cerimonia di laurea, ma l'essere pronta a rendere il più bello ed indimenticabile possibile ogni piccolo momento, era nel mio carattere.

Le labbra di Garrett si piegarono in un mezzo sorriso e la cosa mi fece accelerare i battiti del cuore. Il non sapere la sua mossa successiva mi metteva ansia e mi piaceva allo stesso tempo.

«Oh, beh, potevi dirlo subito studentessa» replicò lui semplicemente, girandomi cosicché potei ammirare i suoi occhi verdi.

«Se vuoi ti aiuto, ma non essendo pratico in queste cose, mi devi guidare».

Mi scoccò un sorriso malizioso e per qualche insano motivo ci intravidi un doppio senso. E per essere precisi, si stava riferendo alla scorsa notte.

Lo guardai storto, incrociando le braccia al petto. Lui trattenne le risate e alzò le mani con un sorriso divertito. «Non mi stavo riferendo a ieri notte, te lo posso assicurare» la sua voce era ancora impastata dalle risate che a stento tratteneva.

Piegai la testa di lato, guardandolo diffidente. «Anche se fosse, adesso non mi sembra il caso di approfondire il discorso» liquidai l'argomento sperando di non doverne più parlare.

Garrett annuii come se volesse darmi prova del suo consenso. Come se mi servisse...

"Mmm" mormorò la mia vocina come se stesse parlando con un bambino. "La questione si fa piccante...".

Alzai gli occhi a cielo, cercando di toglierla dalla mia mente.

Mi avviai dietro al bancone e aprii gli scaffali dove tenevo le patatine e altre cose che, in genere, si trovano alle feste.

Spalancai gli occhi rendendomi conto di non avere più niente.

Mi morsi il labbro sentendomi terribilmente in imbarazzo. Non era il modo adatto di dare il benvenuto a Kelly.

Rivolsi lo sguardo verso Garrett che mi stava ispezionando, minuziosamente, come se fossi una visione. Aggrottai la fronte. Ma per favore... Non aveva assolutamente bisogno di fare tutte quelle farse.

Appena si accorse che lo stavo fissando, si scosse nelle spalle ed i suoi occhi si posarono sul mio viso.

«Non mi dire» incominciò, divertito, spostandosi lentamente verso l'altra parte del tavola, di fronte a me. Poi, senza spostare lo sguardo dai miei occhi, si sedette su una sedia e si protese, il gomito appoggiato al bordo del tavolo.

Sulla sua bocca si estendeva un sorriso sghembo.

«Hai finito tutto e stai per chiedermi una mano, giusto?»

Mi morsi il labbro, sentendomi improvvisamente in imbarazzo.

«Esatto» gracchiai distogliendo lo sguardo dai suoi occhi per guardare ancora il ripiano completamente vuoto. Accidenti! Come diavolo avevo fatto a dimenticarmi una cosa così ovvia?

«Beh, essendo che questo ragazzo ha promesso di essere un buon amico, andrò a comprare qualcosa» disse, fissandomi con una strana scintilla negli occhi. Sentii dei brividi scuotermi la schiena ed afferrai il tavolo con le mani.

Lui seguì il mio movimento improvviso e, sorrise, gustandosi con divertimento che mi procurava qualcosa. La cosa mi fece innervosire. Era presunzione quella e non potevo sopportarla.

«Wow, Garrett, ora sei ufficialmente uno dei miei migliori amici» commentai con finto sarcasmo mentre mollavo la presa sul tavolo e chiudevo le ante del ripiano.

Avevo il tempo contato e non volevo ascoltare i suoi tentativi di comportarsi da bravo-ragazzo.

Lui sogghignò con piena soddisfazione. «Lo so, ma ho davvero bisogno che tu includa la mia band nel tuo piano della serata».

Aggrottai la fronte. Piano della serata? Ma era pazzo? Con tutto quello che mie era successo era già un miracolo se riuscivo a combinare una festa accettabile. Se avessi avuto un piano, a quest'ora non starei qui a patteggiare con lui.

«Perché dovrei farti questo favore?»

Lui alzò le spalle, dicendo d'un tratto serio.

«Ho bisogno di far pubblicità alla mia band e poi... Potrebbe essere un modo di rendere unica la serata» spiegò, il suo viso ritrovò vitalità e, ovviamente, anche il suo sorriso presuntuoso ricomparve. «Sai è difficile assistere a un concerto dal vivo gratis».

Mi morsi il labbro. Okay, era davvero una strepitosa idea, ma era pienamente stufa che Garrett mi desse delle buone idee. Lo faceva sembrare indispensabile. Cosa, che credetemi, non lo era per niente.

Annuii accogliendo la sua proposta. Lui mi sorrise, questa volta, con dolcezza e prima che me ne rendessi conto, sentii le sue labbra baciarmi la fronte e immergere le sue dita nei miei capelli con movimenti dolci e teneri.

Ero completamente spiazzata. Restai immobile, trattenendo il fiato. Appena mi lasciò andare, respirai di nuovo.

Gli sorrisi brevemente, mentre lui si dirigeva verso la porta, afferrando le chiavi. Prima di uscire ammiccò. Lo salutai con la mano e la sorpresa stampata sul viso.

Prima che Garrett rientrasse a casa, ero riuscita a rendermi presentabile. Indossavo un vestito nero, un corpetto con venature ricoperte da sfarzosi brillantini e una gonna ricamata in pizzo a mo' di onde. Il vestito era anche dotato di spalline sottili che potevo regolare in base al gusto; le avevo posizionate in modo da lasciar scoperte le spalle.

Sentii la porta aprirsi appena entrata in salotto. Rivolsi un'occhiata a Garrett che stava chiudendo la porta. Aveva in mano due buste bianche e un sorriso stranamente divertito era dipinto sulle sue labbra immerse nella tenue barba.

Sospirai, legandomi i capelli in una coda. Garrett raggiunse in un battito di ciglia il tavolo, dove ci appoggiò le borse e dopo essersi accorto del mio cambiamento, mi lanciò un'occhiata maliziosa.

Alzai gli occhi al cielo.

«O...Okay. Vedo che la studentessa vuole fare sul serio» commentò cercando di avvicinarsi, dimenticandosi completamente della festa.

Lo fermai, schiarendomi la voce. «Garrett, per favore. Ho bisogno di far bene questa festa».

Ci tenevo davvero e non potevo farmi distrarre da uno come lui.

I suoi occhi verdi si strinsero in due fessure minuscole. Mi osservò per un po' bel po', scettico sul da farsi, finché non spostò il suo sguardo sulle borse bianche. Sbuffò e mi aiutò ad estrarne il contenuto.

Nella busta     che avevo preso c'erano delle patatine di tutti i sapori: dalle grigliate alle Tortillas messicane. Abbozzai un sorriso quando vidi che Garrett stava estraendo due contenitori bianchi dei take-away cinesi. Se lo ricordava. Si ricordava che mi piaceva la cucina cinese.

Non potei trattenere il sorriso stupidamente felice che si stampò sulle mie labbra.

Feci finta di niente e continuai ad estrarre le numerose patatine finché non mi ritrovai ad avere in mano due bottiglie di Coca-Cola e 7Up.

Cercai alcuni contenitori di plastica e li riempì con le numerose patatine, poi rivolsi lo sguardo a Garrett, che mi stava osservando, con un sorriso sghembo.

Gli sfoggiai un sorriso furbo e presi quattro bacchette cinesi che tenevo tra le posate e gliene porsi due. Lui le prese subito, sorridendomi affettuosamente.

Mi sedetti di fianco a lui e aprii il contenuto, sgranando gli occhi dalla sorpresa. Era davvero lo stesso piatto che avevamo mangiato la prima sera in cui era arrivato. La cosa mi fece sentire male. Come potevo evitare di stare vicino a una persona così?

La mia vocina mi riprese dalle mie fantasticherie e mi riportò alla realtà dei fatti. "Alyssa, ma insomma!" mi richiamò, dura. "Ti basta un piatto per mettere in discussione i fatti di questi giorni? Certo che no!"

No, infatti! Nonostante in questo momento vedessi il suo lato più sensibile, sapevo che sarebbe durato poco, come aveva dato prova numerose volte.

Infilai le bacchette nel recipienti e incominciai a magiare con gusto, finché, quasi a fine cena, non suonò qualcuno al campanello. Controllai l'orario, il cuore mi batteva forte. Era impossibile che erano già le 9.00pm.

Sospirai sollevata. Per fortuna erano solo le 8.23pm.

Ma chi poteva a quest'ora?

Guardai Garrett che continuava a mangiare, incurante del campanello. Scossi la testa ed andai ad aprire, ricordandomi improvvisamente che la sua band avrebbe partecipato alla festa e che sicuramente dovevano provare prima di una performance.

Alzai gli occhi al cielo, sbuffando. Non potevo proprio avere un momento di pace, vero?

Aprii la porta trovandomi di fronte un sorriso caloroso di Alex, una smorfia compiaciuta di Van che stava parlando con John e l'espressione annoiata dell'ultimo. Appena si accorsero della mia presenza, Van diede uno spintone con la spalla ad Alex, che scosse la testa, afferrando la porta con le mani e rivolgendomi una smorfia sarcastica.

«Ti dispiace?» chiese senza nemmeno salutarmi.

Gli rivolsi un'occhiataccia. «Fai pure» Lasciai andare la porta e non mi curai nemmeno di aiutarli con gli strumenti.

Prima di raggiungere Garrett, che stava estraendo dal frigorifero delle birre, Alex mi prese per un braccio e mi tirò in un angolo.

La sua espressione diceva tutto. Intuii che Van avesse quel modo superiore di considerare la gente.

«Alyssa, scusalo» mi stava dicendo, la sua mano sulla mia spalla. «Sapere all'ultimo momento di suonare a una festa ed annullare i suoi impegni lo ha messo di cattivo umore. Non voleva davvero...» si fermò, rivolgendo gli occhi al soffitto, intento a cercare la parola adatta, che ovviamente non c'era.
Perché non c'erano scusanti.

Rivolsi lo sguardo al circolo di ragazzi che si era formato; tutti e tre avevano in mano un bicchiere di birra. Garrett stava parlando animatamente con Van. Mentre John, sempre in disparte, estraeva i due strumenti racchiusi nelle fodere e li appoggiava sul divano, in attesa di dare il via alle prove.

Posai nuovamente lo sguardo su Alex appena rincominciò a parlare. «Non so se va scusato» pronunciò quelle parole con amarezza. «ma se puoi far finta che non sia successo nulla, solo per questa sera. Non voglio che ti rovini la serata...».

Wow! Ero davvero colpita. Avevo capito fin da subito che Alex era una persona gentile e dolce, ma non mi sarei aspettata fino a questo punto. Era davvero... Strano per me. Nessuno mi aveva mai consolata. A parte Tessa. Lei si che sapeva consolarmi.

Mi persi nelle immagini degli numerosi episodi che potevano verificarlo, che la mia mente aveva evocato al suono del suo nome.

Mi rabbuiai, sentendomi divorata da un'opprimente senso di dolore e mancanza. Mi sentivo senza respiro, sul punto di perdere conoscenza.

Barcollai leggermente in avanti, sentendomi tutta la stanza girare. Alex mi afferrò prima di rischiare di cadere.

«Alyssa, stai bene?» la sua voce era preoccupata.

Scossi la testa, cercando di cacciare indietro le lacrime che mi stavano offuscando la vista. Poi, col suo aiuto, mi raddrizzai in piedi.

«H-ho solo bisogno di... di un po' d'aria» balbettai, sentendomi sempre più divorata dall'interno.

Lui annuii, guardandomi diffidente. «Sei sicura che ce la fai?»

Annuii, incamminandomi verso la porta. L'aprii e l'aria fresca londinese mi investii.
Era come una carezza, qualcosa che ti sfiorava la pelle e riusciva a farti dimenticare ogni cosa.

Inspirai a fondo il profumo che veniva dal Tamigi e sospirai, appoggiandomi con la schiena al muro accanto la porta.

Non potevo fare finta di niente. Era ora di lasciarsi alle spalle la perdita di Tessa, nonostante sarebbe stato impossibile. A questo punto avrei già dovuto superare l'accaduto, o per lo meno, stare meno male. Invece stavo peggio perché sentivo sempre di più il rimorso. Sentivo come un coltello bucarmi la pelle, andando sempre più a fondo a ogni ricordo.

Faceva davvero male e io stavo male. Come potevo superare questa situazione del cavolo?
Sentii la porta aprirsi e, sospirai, aspettandomi di vedere Garrett, ma con mia sorpresa vidi uscire Alex.

Si accostò a me, in silenzio, rispettando le distanze. Tirai su col naso, anche se no avevo versato nessuna lacrima.

«Garrett mi ha detto che stai superando la perdita di tua sorella» incominciò piano. Ma Garrett non avrebbe mai imparato a farsi gli affari suoi?

«E nonostante ti possa sembrare assurdo, ti capisco» continuò, il suo tono ora era intriso di tristezza. Lo guardai e mi accorsi che ogni traccia di altra emozione era scomparsa dal suo viso.

Alzai un sopracciglio. Non volevo essere compatita. Volevo essere capita. Ed era ben diverso. Ma lo feci continuare, ignorando l'irritazione.

«Anche io ho dovuto superare la morte di un caro amico... Tutti noi della band» le parole gli si strozzarono in gola, facendomi ricordare me stessa.

Deglutii nervosamente. «Anche Garrett?»

Perché diavolo avevo chiesto quella domanda? Che cosa me ne importava?

"Invece si che te ne importa..." intervenne la mia vocina ammiccando. Come se io e lei ci intendessimo. Una cosa che non avverò mai.
Alex strabuzzò gli occhi, colto dalla domanda. Stavo per ritirarla, quando lui schiuse le labbra.

«Sopratutto lui».

Cosa? Era questo il suo demone? Quello che gli tormentava l'anima?

Al pensiero mi si strinse lo stomaco. L'immagine di un Garrett sofferente mi passò per la mente e qualcosa di me si contorse.

Sentivo qualcosa simile all'empatia. Ma se davvero aveva sofferto perché, quando gli avevo racconto di Tessa, lui aveva fatto finta di niente? La cosa non tornava e sicuramente dopo la festa, era una delle tante cose da chiarire.

In quel momento vidi una macchina che stava parcheggiando proprio di fronte alla mia casa.

La portiera sbattè e una voce molto familiare ci salutò.

«Alex! Alyssa!» Amanda ci prese in un abbraccio caloroso dopo averci raggiunto. La sua pochette sbatteva contro la mia schiena.

«Amanda che ci fai qui? Non dovevi avere una cena con un possibile discografico?» domandò il fratello sorpreso di vederla qui.

Lei fece un sorriso timido e staccandosi dall'abbraccio, aprì la pochette ritirando la chiave della macchina.

«Purtroppo è stata posticipata a sabato, non posso farci nulla, Alex» alzò lo sguardo su di me e, esaminandomi dalla testa ai piedi, Amanda mi sorrise.

«Alyssa, stai proprio bene, lasciatelo dire».

Ricambiai il sorriso, sentendomi in imbarazzo.

«Che ci facevate fuori?»

«Stavamo chiacchierando» rispose il fratello.
Amanda alzò le spalle, confusa dalla riposta.

Dopo poco il sorriso le arricciava le labbra piene di rossetto rosso. Oltre a quello, indossava anche un vestito ancora più corto dell'altra volta, questa volta porpora con delle frange sulla parte finale della gonna. non indossava i collant, ai piedi aveva delle scarpe nere co un tacco dodici e un copri spalle di pelliccia bianca.

Le rivolsi un'occhiata interrogativa mentre lei agitava il fondoschiena eccitata all'idea di rivedere sicuramente Garrett.
Così quando la porta si aprì, mi preparai a una lunga serata.

S/M

Ciao, a tutti! Come state? Ebbene, ecco il capitolo quindici. Questa settimana, però, vi anticipo ci sarà una sorpresa. Quindi vi consiglio di stare collegati alla piattaforma se la storia vi interessa.
Wow! Sono sempre più contenta che "Scelti Dal Destino" sia arrivata ad avere 5540 visualizzazioni. Grazie mille, siete sempre super. Al prossimo capitolo. xx

Pagina FB del libro Scelti Dal Destino
Instagram del libro @sceltidaldestinosm
Instagram della scrittrice @silvia_luoni

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