The Neverland Demon || Peter...

By GallaghersLyla

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[VINCITORE WATTYS2017 IN ASTRI NASCENTI] #202 in Fanfiction #1 in onceuponatime Quello non era il Peter Pan d... More

The Neverland Demon
II. Welcome to Neverland
III. I'm Peter. Peter Pan.
IV. Everything Is Possible In Neverland
V. Tinkerbell
VI. Shining Heart
VII. His Dark Mark
VIII. The Darkest Part Of Me
IX. Irrational Lady
X. Do you need a hand, love?
XI. Searching for Pan
XII. Don't Be Such A Baby
XIII. Cheaters Never Win
XIV. The Lost Boys
XV. You Shouldn't Mess With Pirates
XVI. Double-hearted
XVII. The Pirate's Soul
XVIII. Killer
XIX. The pearl
XX. Where's your sense of adventure?
XXI. Into Darkness
XXII. Peter Pan Never Fails
XXIII. Peter Pan Never Fails (Part 2)
XXIV. Think Lovely Thoughts
XXV. Belief Must Come From Within
XXVI. All Magic Comes With A Price
XXVII. Any Rule Can Be Broken
XXVIII. Let's Play
XXIX. What We Really Need
XXX. Be Careful
XXXI. Help
XXXII. Your Pain Will End
XXXIII. The Prophecy
XXXIV. Don't Say I Didn't Warn You
XXXV. You've Got Fire. I Like Fire.
XXXVI. The Game Is About To Get Interesting

I. The Shadow

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By GallaghersLyla

Wendy si guardò attorno, mettendo a fuoco la stanza attorno a sé.
Era quasi una settimana che dormiva lì, ma non si era ancora abituata.

Quel silenzio assordante differiva troppo dal clima accogliente che si respirava dividendo la camera con John e Michael.
E i muri così spogli e tinti di un verde chiaro la facevano sembrare una stanza d'ospedale più che una camera da letto.

Nessun baule straripava di giocattoli e non c'erano spade finte infilate tra l'armadio e il muro.
Perfino le lenzuola le sembravano più ruvide e la stanza sembrava davvero gigantesca per la mancanza di mobili e cassettiere.

Scese dal letto e aprì la finestra.
Quella sera proprio non riusciva a dormire.
Aprì la finestra e si sporse fuori per prendere una boccata d'aria ammirando la torre dell'orologio che sovrastava il Tamigi illuminandolo.

Uccelli neri fendevano l'aria con le loro piccole ali dispiegandole per virare al momento giusto ed evitare i comignoli delle case.
Wendy si immaginò lassù, mentre volava sopra al fiume e alle case, vedendo tutto dall'alto, da una grande distanza, senza il peso delle responsabilità ad ancorarla a terra.

L'aria gelida della serata invernale la risvegliò e, stringendosi nella sua camicia da notte azzurrina, uscì dalla sua stanza, dirigendosi verso il lato opposto del corridoio.
I signori Darling sarebbero tornati a momenti, ma si aspettavano che la figlia maggiore avesse messo a letto i fratellini.

Le voci familiari dei fratelli la fecero sorridere, mentre varcava la porta in legno della loro camera.
John e Michael erano impegnati in una vera e propria battaglia, armati di spade di legno, saltando da un letto all'altro e rotolandosi fra i cuscini ricamati.
Non notarono nemmeno la figura minuta della sorella maggiore ferma sulla porta con un sorriso a dipingerle le labbra.

"Ti ucciderò, Uncino! Libera i bimbi sperduti!" urlò Michael scaraventandosi sul fratello che nel frattempo si era nascosto dietro al suo letto, per poi sbucare brandendo la spada.
"Non mi fai paura ragazzino! Vuoi i tuoi bimbi sperduti? E allora dovrai prima sconfiggermi, Peter!" rispose John sfuggendo ai colpi di Michael per sferrarne altri.
I due rotolavano insieme sul letto del più piccolo, cercando di colpirsi a vicenda, quando Michael, approfittando della distrazione del fratello maggiore finse di colpirlo alle spalle, vincendo il conflitto.

John si voltò seccato "Te l'avevo detto che non sapevi fare Peter Pan. Lui non colpisce mai alle spalle il suo nemico, non è un vigliacco come Capitan Uncino!" urlò, lasciando cadere la spada a terra.
"Vero, Wendy?" continuò, rivolgendosi alla sorella come se avesse saputo da sempre che era lì con loro.

"Si, John, Peter non è un vigliacco. Ma non prendertela con Michael." detto questo, prese in braccio il fratellino e lo portò a letto.
Poi raccolse le spade da terra e le ripose nel baule dei giocattoli, chiudendoselo alle spalle.
"Adesso sarà meglio che vi mettiate a dormire, prima che arrivi la mamma." concluse dando un bacio sulla fronte ai fratelli e rimboccando loro le coperte.

"Wendy?" mormorò Michael, ricevuto il suo bacio della buonanotte, "non torni più a dormire qui con noi?"
Wendy si voltò verso quello che fino a pochi giorni prima era il suo letto, accanto a quello di John, e scosse la testa "Mi spiace Michael, ma ora la mia camera è un'altra."

"È perché non dormi più qui?" continuò fissandola coi suoi grandi occhi azzurri.
"Perché è diventata grande" rispose John, appoggiando gli occhiali sul comodino "e i grandi non dormono coi bambini."

Wendy annuì, "Buonanotte Michael, buonanotte John" disse spegnendo la luce.
"Buonanotte Wendy" risposero in coro i bambini, mentre la sorella lasciava la stanza per tornare nella sua camera.
Si stese a letto, tirandosi la coperta rosa fino al mento e si addormentò, senza alcuna difficoltà.

Una folata d'aria si insinuó nella stanza e Wendy si portò una mano alla guancia.
Qualcosa l'aveva toccata, ne era sicura.
La stanza attorno a lei era totalmente avvolta dal buio e l'unica fioca luce entrava in lontananza dalla finestra aperta.
La ragazza si sollevò a sedere e si diresse verso la finestra per chiuderla, ma qualcosa le sfiorò la spalla.

Lanciò un urlo e si coprì la bocca con le mani, sicura di aver svegliato tutti.
I suoi occhi si stavano abituando alla luce della luna e poco alla volta riusciva a distinguere i contorni delle cose.
Percorse tutta la stanza con lo sguardo cercando una minima cosa fuori posto ma tutto sembrava al suo posto.
Fino a che il suo sguardo non si posò sul muro dietro al letto.
All'apparenza poteva sembrare tutto normale ma un occhio attento avrebbe notato l'ombra di una mano che dal letto si allungava sulla parete illuminata.

Wendy si fece coraggio e si avvicinò alla testiera del letto, a passi lenti, controllando ogni probabile movimento della mano.
Ma quando arrivò accanto al muro e fece per chinarsi, cercando di capire che cosa proiettasse quell'ombra, quest'ultima l'afferrò per le braccia e con un balzo la trascinò dall'altra parte della stanza.
La ragazza iniziò ad urlare e a puntare i piedi per terra cercando di liberarsi dalla stretta, senza ottenere alcun risultato.

Due camere più in là Mary Darling, stringendosi nella sua vestaglia aveva svegliato il marito e si era precipitata in corridoio, verso la camera della figlia.
Tutto ciò che vide, spalancata la porta, furono un letto vuoto e le tende della finestra svolazzare al vento mentre le urla della figlia le riecheggiavano in testa e lentamente si appoggiava alla spalla del marito per sostenersi.

Wendy spalancò gli occhi, senza smettere di urlare e si trovò a schivare di una decina di centimetri la torre dell'orologio.
La mano scura dell'ombra la teneva per i polsi e per quanto lei si dimenasse non sembrava intenzionata ad abbandonare la presa.
La ragazzina sbattè più volte le palpebre: stava volando!
Aveva immaginato così tante volte di librarsi nel cielo di Londra e, ora che lo stava facendo, l'unica cosa che desiderasse era poggiare i piedi sull'asfalto della città.

Per un attimo si lasciò andare alle sensazioni, l'aria le solleticava la pelle e ogni tanto qualche nuvola l'avvolgeva pizzicandole i piedi nudi.
Il Tamigi sotto di lei splendeva della luce naturale della luna e di quelle più intense della città.
Piano a piano il fiume diventava sempre più piccolo e scuro sotto i suoi piedi e l'aria si faceva più densa e irrespirabile.

Wendy annaspava, scalciando con le gambe e cercando di raccogliere grandi boccate d'ossigeno ma sembrava che quest'ultimo stesse scomparendo troppo velocemente.
L'ombra continuava a volare, sempre più in alto, come una nuvola di fumo nero uscito dai comignoli, ignorando la ragazza che piangeva e si dimenava, puntando dritta verso un enorme stella luminosa, sopra di loro.

La città non si vedeva nemmeno più sotto di loro, coperta da una coltre impenetrabile di nuvole scure e minacciose.
Wendy sentiva la testa sul punto di esplodere e non aveva nemmeno più la forza di muovere inutilmente le gambe così richiuse gli occhi e si abbandonò alla mano dell'ombra che la trascinava, perdendo coscienza.

L'ombra entrò in collisione con la stella, che si accese di una luce innaturale, in un'esplosione d'oro e d'argento, come un enorme fuoco d'artificio.
Wendy si svegliò dalla forza dell'impatto, con le orecchie che le fischiavano e gli occhi che le bruciavano per l'intensità della luce attorno a lei.

Il cuore le batteva all'impazzata e la luce dorata le scottava la pelle, senza lasciare segni ma facendole provare un dolore acuto e istantaneo.
La ragazza si scontrò contro una pellicola trasparente che si distorse contro di lei aderendole addosso, per poi lacerarsi e catapultarla in un cielo azzurrissimo, quasi fosse stato dipinto con i colori ad olio.

Le orecchie smisero di fischiare e gli occhi di lacrimare, mentre Wendy precipitava da un'altezza vertiginosa.
L'ombra era sparita e la ragazza cercava disperatamente qualcosa a cui appendersi, muovendo le braccia a destra e a sinistra ma era circondata solo da un azzurro intensissimo che quasi le toglieva la vista.

Wendy non riusciva nemmeno a capire quanto mancasse allo schianto col suolo perché non vedeva nuvole, né terra, solo quel fastidiosissimo azzurro che si intensificava sempre più di colore.

Le immagini di John e Michael le attraversarono la mente, insieme a quelle dei suoi genitori e del loro cane Nana.
Le sembravano ore che continuava a precipitare quando il suo corpo si scontrò con una superficie d'acqua che le schioccò sulla pelle.

Wendy non se n'era nemmeno accorta e non fece in tempo a chiudere la bocca, ingerendo così una grande quantità d'acqua dal sapore dolciastro, fino a colpire con la schiena il fondo sabbioso.
Continuava a bere quell'acqua ma non si sentiva annegare, era come bere un infinito bicchiere d'acqua zuccherata, anche se probabilmente ne aveva già ingeriti dei litri.

Alla fine si convinse a trattenere il fiato e piegandosi sulle ginocchia si spinse verso l'alto, riemergendo dall'acqua e ricordandosi solo a quel punto che non sapeva nuotare.

Si agitó sulla superficie dell'acqua, iniziando a sentire le palpebre farsi sempre più pesanti, finendo per chiudere gli occhi e abbandonarsi verso il fondo.

SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutti!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi facciate sapere la vostra opinione commentando, so che non è molto lungo ma i prossimi capitoli lo saranno di più (:
Grazie per aver letto il capitolo, cercherò di pubblicare appena possibile il secondo.

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