Maze Runner- La Chiave

By Ombre_dInchiostro

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COMPLETA Ada si ritrova in una gabbia con accanto un'altra ragazza che sembra morta. Arrivata alla fine del s... More

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Epilogo

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By Ombre_dInchiostro

Rumore metallico su pietra. Ecco cosa svegliò Ada.
La ragazza spalancò gli occhi terrorizzata e cercò con lo sguardo il Dolente. Nulla le saltò all'occhio e così cercò di calmarsi un po'.

Devo smetterla di agitarmi

Si disse, ma più il rumore si faceva forte e meno riusciva a controllarsi. Il suo corpo non rispondeva ai comandi ed il cervello creava due pensieri opposti: una parte di Ada le diceva di fuggire più veloce che poteva, mentre l'altra le chiedeva disperatamente di stare ferma.

Il Dolente apparve all'inizio del corridoio e la ragazza si pietrificò all'istante cominciando a sudare freddo.
La creatura avanzava lentamente lungo il corridoio facendo salire la paura di Ada fino alle stelle. La giovane strinse con forza le liane che aveva chiuse nel palmo destro e tentò di regolarizzare il respiro in modo da avere il massimo delle possibilità che il Dolente non la notasse. In fondo sapeva che non sarebbe servito a molto.
La creatura si fermò subito sotto di lei e cominciò a scalare il muro.
Ada iniziò a slegare le piante, l'unico modo per salvarsi ora era scappare. Guidata in parte dalla paura e dalla fretta, aveva finito per intrecciare ancora di più una delle liane legate al suo torace. Guardò di sotto e vide il Dolente avvicinarsi velocemente, ormai era a meno di un metro da lei. Prese il coltello e tagliò la pianta, si lanciò addosso alla strana creatura. Le gambe di quella cosa rimasero in parte incastrate nel muro ed alcune si staccarono a causa dell'impatto. Ada si rannicchiò piegando le gambe mentre il Dolente faceva assieme a lei un volo di tre metri fino a suolo.
Lo schianto fu sordo, la gelatina si spiaccicò a terra imbrattando il terreno. Il mostro riprese a muovere i bracci mentre faceva uno strano suono. Ada si alzò un po' stordita dall'impatto e cominciò a tagliare una ad una le armi del mostro, prima le seghe metalliche e poi i coltelli. Del liquido colò dalle "ferite" arrivando sul terreno ma lei se ne fregò. La luce della Luna illuminava abbastanza per permetterle di vedere.
Era completamente sudata ed un po' dolorante, ma tutto sommato stava bene. Si inginocchiò accanto al Dolente e lo scrutò chiedendosi se avesse dovuto o no assicurarsi che fosse morto.
Rimase a fissare la carcassa di metallo per un paio di minuti, indecisa.

E se poi fosse vivo? Non potrebbe comunque attaccarmi però, gli ho tagliato i bracci per un motivo...

Il suo sguardo era fisso nella gelatina a terra.
«Ahhh, al diavolo»
si disse e si infilò sotto al Dolente. Lo scheletro di metallo creava in alcuni punti una piccola concavità in cui la ragazza si poté infilare tranquillamente senza venire schiacciata.
Si mise il coltello in tasca e chiuse la bocca. Scivolò al di sotto della creatura e si spinse all'interno, dovette tenere gli occhi chiusi. Cominciò a frugare con le mani, si alzò leggermente dal pavimento e trovò la maniglia.

Finalmente

La afferrò e tirò, uccidendo così, in modo sicuro, lo strano robot.

La sua contentezza durò molto poco perché qualcosa la afferrò per le caviglie e la fece scivolare all'esterno. Ada si pulì il viso dalla gelatina e si ritrovò faccia a faccia con un altro Dolente, urlò e si spostò di lato prima di venir infilzata. Si mise a carponi e gattonò fino a finire sotto alla creatura in modo da avere un paio di secondi per pensare. Intanto la cosa sopra di lei rotolò all'indietro rimettendosi in posizione. Ada si dovette alzare in fretta e spostarsi di nuovo in modo da evitare una sega.

Come cacchio faccio ora? Non credo di riuscire a passarci sotto... ma devo per forza superarla o sono fritta

Si voltò un attimo verso le porte chiuse cercando di farsi venire una qualunque idea per uscire da quella brutta situazione.

Sono in un vicolo cieco

Si disse quasi arrendendosi. Non ne sarebbe mai uscita.
Mentre continuava a spostarsi qua e là per schivare lame su lame, una vocina nella sua testa si fece sentire ed un frame apparve e scomparve velocemente da davanti ai suoi occhi.

«Ada, possiamo farcela»

Non riconobbe la voce e nello stesso momento un piccolo ricordo le attraversò il cervello. In esso correva verso il muro, saltava e si attaccava alla liana più alta per poi lanciarsi sul terreno il più lontano possibile.
Non aveva idea se la cosa avesse potuto funzionare, ma se quello era veramente un avvenimento successo perché non avrebbe dovuto funzionare una seconda volta? Non aveva nulla da perdere ormai.
Fece un altro passo indietro e si buttò di lato mancando per un pelo un coltello, alzò il viso e rotolò dopo aver visto di sfuggita una sega rotante avvicinarsi a lei.
Si rimise in piedi e cercò un modo per attuare il piano che aveva pensato, cominciò ad andare verso uno dei muri ma la creatura la colpì con una pinza scaraventandola di lato e facendola schiantare contro il muro che aveva puntato. Ada si voltò prima di essere afferrata a si abbassò in avanti, fece una capriola e cercò frettolosamente con lo sguardo una via d'uscita. I suoi occhi incontrarono lo spazio vuoto al lato del Dolente che quest'ultimo aveva creato spostandosi di lato. Cominciò a muoversi e si tirò su in piedi durante la corsa. Per pochissimo evitò un'altra arma e superò il mostro di gelatina e metallo.

Sì caspio!, sì

Sorrise un po' rincuorata continuando a correre a perdifiato. Un altro Dolente le si presentò di fronte alla fine del corridoio ma lei non si fermò e all'ultimo fece una scivolata passandogli sotto. Gli stivali si rovinarono ancora di più, anche i pantaloni non ne uscirono bene ma lei era salva, quei vestiti non le sarebbero serviti ancora per molto: se fosse morta sarebbe stata fatta a pezzi dai Dolenti, mentre, se fosse sopravvissuta, avrebbe potuto tranquillamente cambiarli una volta tornata alla Radura.

Si fermò contro il muro davanti a sé, e si tirò su ricominciando subito la sua corsa. Sentiva i rumori dei Dolenti farsi sempre più forti e vicini alle sue spalle, ciò la spaventava a morte e spingeva le sue gambe a muoversi più velocemente di quanto avessero mai fatto. L'arto destro le faceva male ma non era neanche comparabile con il dolore che il braccio sinistro le faceva provare. Le scariche erano sempre più frequenti.
Più volte svoltò in una direzione casuale, il cervello sembrava spegnersi e riaccendersi come se qualcuno cliccasse l'interruttore della ragione: a volte si spegneva mandandola in panico, ed altre si riaccendeva facendole ricordare chiaramente il percorso da fare.

Ad un certo punto inciampò nei suoi stessi piedi, cadde rovinosamente rotolando. Tentò di alzarsi e con non pochi sforzi ci riuscì. I Dolenti avevano già acquistato molto vantaggio su di lei. Ada tirò fuori il coltello dalla tasca e lo impugnò saldamente in mano, si voltò verso la fine del corridoio e riprese a correre. Non poteva fermarsi. Tentò più volte di staccarsi l'edera di dosso ma perdeva soltanto tempo e terreno. Dopo un paio di tentativi lasciò perdere, non sarebbe riuscita a tagliarle con l'uso di una sola mano.
Non aveva idea di cosa fare, il suo unico pensiero era correre. Le sembrava l'unico modo per uscirne viva. Il corpo già non reggeva più ma l'adrenalina in corpo era talmente tanta da dare la possibilità alla ragazza di mettere da parte le fitte e continuare a muoversi.

«Corri Ada! Corri!»

Sentì urlare nella testa. Per un attimo si distrasse e dovette tornare indietro per prendere l'uscita giusta.

«Più veloce!»

Tentò di scacciare la voce, la stava soltanto distraendo.

«Non ti fermare, ci sei quasi!»

Chiuse gli occhi per un attimo e si bloccò.
«Vattene via»
gridò portandosi le mani alla testa

«Puoi farcela»

Si voltò e vide i Dolenti sbucare dal corridoio.
«Oh cavolo»
mormorò sgranando gli occhi. Immediatamente si fiondò in avanti dalla parte opposta delle creature. Prima che potesse svoltare, un'altra le si piazzò davanti e cominciò ad avvicinarsi minacciosamente a lei.
«Ahh, andiamo»
Guardò di lato in cerca un appiglio o di un'edera abbastanza grossa per sorreggerla, fece un respiro profondò e si precipitò verso il muro. Saltò più in alto che poté ed afferrò una liana con entrambe le mani. Strinse i denti per il dolore e si lasciò andare lanciandosi il più lontano possibile. Piegò le gambe per attutire l'impatto e rotolò in avanti. Mise una mano in avanti per bloccarsi, si voltò abbastanza per vedere i tre Dolenti più vicini a lei di quanto si aspettasse.
Sgranò gli occhi e si rimise a correre diretta davanti a lei. Svoltò a destra ed aumentò la velocità del passo.

Dove vado ora?

Si chiese ritrovandosi davanti un altro bivio.
Mandò tutto al diavolo e svoltò a sinistra.

Ti prego fa sì che sia la direzione giusta

Pregò chiudendo per un attimo gli occhi. Quest'ultimi le si riempirono di lacrime, si passò il dorso di una mano per levarsele e tornò a vedere chiaro per un paio di secondi prima di avvertire uno strano presentimento.
Girò e si ritrovò un altro Dolente di fronte.
«Non è possibile, non ne uscirò mai da qui»
mormorò. Guardò alle sue spalle e vide un'altra creatura ferma come se la stesse aspettando. Provò a tornare sui suoi passi ma ormai gli altri Dolenti erano a metà corridoio: la attendevano.

Morirò qui? Così?

Le quattro creature si facevano sempre più vicine.

No, no, no, non è possibile

«Rischi di morire lo sai? Non puoi andare di nuovo in un Labirinto per un ragazzo, ti rendi conto che idea stupida è?»

Questa voce la conosco...

Cominciò a girare su se stessa mentre la vista le si offuscava, il cuore le batteva forte nelle orecchie.

«Lo so ma forse lui sa chi ero»
«Non puoi saperlo, non ha senso rischiare così tanto»

Non è la voce di Rachel... e allora chi è?

«"Così tanto", Harriet so pochissimo su di me, non ho nulla in mano, non rischio niente»

Harriet... conoscevo una Harriet

Si spostò tanto per evitare una sega circolare.

«Ada, non penso dovresti farlo... aspettiamo che esca dal Labirinto assieme ai suoi compagni, poi salveranno anche lui»

Vide una sega avvicinarsi al suo viso, si spostò e tagliò il braccio con il coltello.

Di chi sto parlando? Newt?

«E se morisse? Devo aiutarlo, non posso perdere anche lui»
«E se fosse già morto? Arriveresti lì ed avresti rischiato per nulla. Ti prego, non farlo»

Ada sentì una fitta alla testa più forte delle altre.

«Fallo per Beth»

Un dolore lancinante al cuore la fece piegare in due, le ginocchia cedettero e la ragazza si accovacciò a terra. Una pinza la prese per una caviglia, la alzò e la fece sbattere violentemente contro il muro facendola svenire. L'ultima cosa che Ada sentì fu una tristezza immensa ed un freddo glaciale al petto.

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