I DUE RE [BL]

By fiamminga95

15.1K 1.1K 1K

[Fantasy; Mitologia; Romance] [Primo e secondo libro conclusi][Terzo libro in fase di scrittura]. La guerra... More

Ubi Tu Gaius, Ibi Ego...
Note dell'autrice: Avvertenze
Scenario E Glossario
La nascita di Sirio
La nascita di Laran
Prologo alla parte I
Parte I: Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
FAQ #1
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Epilogo alla parte I
FAQ#2
Prologo alla Parte II
Parte II: Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Epilogo alla parte II

Capitolo 34

266 21 24
By fiamminga95

Sothis non sapeva come Laran ci fosse riuscito, ma dopo solo un giorno aveva già in mano un documento che gli permetteva di metterlo a capo della servitù di palazzo. Lin ed Elsi non sembravano sorpresi del suo risultato e avevano assicurato a Sothis che il principe conosceva a memoria tutte le leggi di Olimpia e le regole di palazzo: se aveva pensato di riuscire nel suo intento, sicuramente ce l'avrebbe fatta.

Infatti, Sothis si ritrovò in fretta nel ventre sotterraneo del palazzo, con in mano una gran quantità di cartine e mappe per capire la planimetria del palazzo e un grosso manuale con tutte le sue regole. Nella sua stessa condizione erano i servi sottratti a Ros: nessuno di loro aveva la più pallida idea di come ci si comportasse a palazzo. Ma a discapito delle difficolta, Sothis non si preoccupava delle ore di sonno perse per studiare, ciò che lo affliggeva di più era la reazione suscitata negli altri servi di palazzo.

Erano pochi, certo, ma molto determinati a non cambiare stile di vita. Sothis non aveva mai avuto a che fare con altri schiavi che non fossero stati Lin ed Elsi e solo a quel punto si rese davvero conto di quanto presuntuosi e arroganti potessero essere, nonostante la loro condizione. Forse non avevano mai avuto la libertà, ma erano i servi di palazzo, gli schiavi del re, ed erano nella migliore posizione che uno schiavo potesse avere. Uomini e donne, elfi e dei, tutti abbastanza pieni di sé da non accettare un nysa o degli umani a loro comando.

Il vicemaggiordomo di palazzo si chiamava Paan ed aveva servito per secoli sotto un dio di nome Alten, il maggiordomo di Herian. Era stato il suo fedele schiavo per tutto il suo regno, lo aveva sostenuto fin dagli inizi della prima epurazione. Né Alten né Paan erano dei da sottovalutare, non importava che avessero un collare stretto alla gola. Ma Herian era caduto e Alten era stato allontanato, strappato di tutto il potere avuto per millenni e che non avrebbe mai più ottenuto. Paan, in quel breve lasso di tempo, aveva cercato di allacciare un debole rapporto con la regina, sperando di assumere il ruolo più importante a palazzo, ma ecco che Laran gli aveva mandato tutti i piani in fumo e gli aveva ordinato di chinare il capo davanti ad un nysa, niente meno.

A niente erano valse le sue lamentele alla Regina, che non aveva potuto contestare la decisione di Laran, nemmeno a fronte del suo nuovo – anche se temporaneo – potere. "Credimi, schiavo Paan, se potessi agire come vorrei, quel nysa non solo non diventerebbe il nuovo maggiordomo, ma sarebbe liberato della sua testa immediatamente".

Gli altri schiavi, poco più di mille, erano guardinghi nei confronti di quelli che Sothis aveva portato con sé e in solo un giorno erano già capitati i primi piccoli e meschini dispetti tra gli uni e gli altri.

"Sono tutti schiavi e valgono tutti meno di un uomo libero. A che cosa serve mettersi gli uni contro gli altri?" si era lamentato Sothis con Lin.

La donna aveva alzato le spalle. "Sono schiavi, ma non per questo perdono il loro orgoglio. Si attaccano a tutto quello che possono ottenere con fatica e non vogliono lasciarlo andare. Se sei da solo e sei debole, e sei uno schiavo, sei cibo per i cani".

Laran, invece, dalla sua scrivania, non aveva nemmeno voluto sentire le sue lamentele. "Sono un piccolo gruppo di schiavi e si comportano in questo modo. Immagina un regno intero. Gli uomini liberi non sono meno meschini e meno arroganti di così".

Sothis lo sapeva, ma non voleva accettarlo. Tutti, schiavi, liberi e nobili, dovevano lottare per avere il potere per sopravvivere e lui doveva tenere a bada solo un piccolo gruppo di persone: se non riusciva, come pensava di aiutare Laran a diventare re?

Era con questi pensieri che attraversava il palazzo in lungo e in largo, con le mappe in mano, per conoscere ogni angolo e anfratto della costruzione.

In sé, il palazzo era grande e labirintico come un'intera città e Sothis avrebbe dovuto trovare il modo di mandarla avanti con pochissime persone a disposizione e un crescente numero di nobili che già si lamentava dell'inefficienza dei suoi servizi.

Lo osservavano mentre camminava, senza avere timore di nascondersi ed essere discreto come gli altri servi, lo spiavano e lo seguivano, ma non lo interrompevano e non gli parlavano. Erano troppo codardi per farlo: temevano la sua fama o l'ira di Laran.

Tutti, tranne una persona.

Non era uno schiavo, non era Paan che alla prima occasione si lamentava sputando dove Sothis camminava perché il maledetto nysa faceva qualcosa che non era previsto dalle loro tradizioni. Era il capo delle guardie di palazzo: il Capitano Kylth.

Il capitano era l'uomo più grosso che Sothis avesse mai visto. Non era grasso e robusto come Maris, né aveva solo spalle ampie e la schiena dritta come Laran, ma era oggettivamente enorme. Superava tutti gli altri dei intorno a sé di almeno una testa buona e aveva ricoperto il ruolo di capo delle guardie per almeno cinque millenni. Questo lo rendeva un dio anziano e orgoglioso, restio al cambiamento, estremamente convinto delle sue ragioni e dei suoi pregiudizi.

Non si era mai intromesso negli affari di Laran, ed era sempre stato fedele alla corona, ma adesso non poteva accettare che un nysa sconosciuto se ne andasse in giro per il palazzo pensando di farlo diventare casa sua. Aveva cominciato a seguire Sothis come un'ombra, a rimproverarlo ovunque andasse e insultandolo ad ogni buona occasione.

Kylth e il vecchio maggiordomo Altan erano stati in buoni rapporti a lungo: insieme aveva assicurato ogni servizio e ogni sicurezza a tutti gli abitanti del palazzo. Sothis, un estraneo e un nysa, non poteva prendere il posto di un dio, anche se schiavo.

Il nysa non si era permesso di rispondergli, cercando di limitare la sua rabbia sapendo che non avrebbe potuto conquistare la sua fiducia, finché, la seconda sera da quando Sothis era diventato officiosamente il maggiordomo, Kylth non l'aveva afferrato per le corna e tirato via da un corridoio che conduceva ad un imponente scalinata.

Le corna ancora giovani di Sothis erano sensibili e delicate, bastava solo il suo tocco per farle pulsare dolorosamente, ma adesso un improvviso dolore lo soprese e gli esplose nel cranio, scivolando fino alla sua schiena. Gemette, con le lacrime agli occhi, ma quando provò ad alzarsi, aveva una lancia puntata al collo.

Rimase immobile.

Il capitano portava la stessa divisa di tutte le guardie, la stessa imponente lancia fatta per rassomigliare ad Ascalon, ma il suo mantello era rosso e oro, segnava con delle bande ricamante il suo grado. Sembrava una statua che aveva preso vita, quando puntò la lancia contro il nysa. I suoi lineamenti erano rigidi, i suoi occhi di ghiaccio, come la maggior parte degli dei anziani che Sothis aveva incontrato fino a quel punto. I suoi lunghi capelli biondi erano intrecciati sulla spalla e non erano luminosi come quelli di Laran, ma di un biondo freddo e quasi bianco che non addolciva i suoi lineamenti.

"Non ti permetterò di fare un passo più avanti, nysa". Disse l'ultima parola con il suo solito disdegno.

Sothis strinse gli occhi per ricacciare indietro le lacrime involontarie dovute al dolore. Tutte le sue mappe e le sue guide erano volate intorno a loro e giacevano a terra confuse e in disordine.

"Non ho fatto nulla".

"Stai prendendo la strada per la tesoreria. Non sono così sciocco da non sapere che intenzioni hai per scendere fin lì".

"Non avevo nemmeno finito di leggere la mappa", disse, alzandosi in piedi ma senza poter evitare la punta della lancia di Kylth. Stava dicendo la verità: la mappa del palazzo era su diversi piani e su diverse carte: non aveva ancora guardato cosa ci fosse alla base della scalinata. "Non c'è niente che mi interessi nella tesoreria".

"Raccontane un'altra, piccolo bugiardo. Nella tesoreria si conservano Ascalon e il Lyris".

Sothis rimase immobile. La sorpresa fu così tanta che il suo corpo non reagì nemmeno spalancando gli occhi.

Non aveva percepito la vicinanza del Lyris, quando sarebbe stato naturale farlo. Fino a quel punto era arrivato alla conclusione che il Lyris non fosse a palazzo, perché non immaginava che fosse possibile per lui stargli vicino e non percepirlo. Ma ora sapeva che era in fondo a quelle scale. Come avevano fatto gli dei ad annullare la sua presenza in quel modo? Era impensabile ...

Si voltò a guardare le scale e spostò il filo della sua lancia sotto il suo mento. Sothis deglutì a vuoto, tornando a guardare il capitano. "Non lo sapevo".

"Non ti verrà mai permesso di scendere lì sotto".

"... Lo so", ne era consapevole.

"Non ti permetterò di avvicinarti alla tesoreria, nysa. Il tuo posto non è qui".

"Io ho un nome!" innervosito, afferrò la lancia e la abbassò esercitando tutta la forza che aveva per spostarla da sé. "Mi chiamo Sothis e servo il principe Laran. Non mi puoi minacciare", le sue parole scivolarono dalla sua bocca come un fiume.

Kylth era molto più grande di lui, ma non quanto un titano. Sothis non aveva paura di affrontare avversari che avevano una stazza molto più grossa della sua, ma sapeva che non poteva ferire o colpire un uomo libero, meno di tutti il capitano delle guardie con cui avrebbe dovuto collaborare, prima o poi.

"Voi schiavi vi fate grandi del padrone che servite, ma rimanete schiavi. E tu rimani un nysa." il suo tono era disgustato, ma Sothis lo aveva già sentito sulla bocca di molti altri dei, liberi o no.

"Facendo quello che mi chiede di fare e accettandolo. Tu non stai facendo lo stesso".

Il capitano abbassò la lancia, ma non perché sentiva di aver perso quella disputa contro di lui. "Accettandolo? Voi nysa non siete in grado di accettare nulla di quello che vi viene imposto".

Lo afferrò per il braccio e lo strascinò via. Lasciarono tutte le mappe e le carte per strada. "Dove mi stai portando?"

"In un posto in cui non sei ancora mai stato".

Non camminarono a lungo e non appena salirono al piano superiore e nobile, Sothis capì dove il capitano lo stava portando. Oltrepassarono delle porte sorvegliate da altre guardie, che risero della scena. Arrivarono ad una grande porta, anche quella sorvegliata e le guardie la aprirono al minimo cenno del capo del loro capitano.

Entrarono nella sala del trono.

Era buio e la stanza era vuota, la corte era sciolta in mancanza del re. Solo la regina poteva sedere sul trono e solo per dare inizio alla cerimonia del passaggio di Ascalon.

Nonostante il buio, però, la grandezza della sala rimaneva imponente e gli ori e le pietre preziose che adornavano le colonne e le pareti possedevano un luccichio sinistro e inquietante.

La stanza aveva tre grandi navate, la volta era altissima e a crociera, dalla sommità pendevano imponenti candelabri spenti.

I loro passi, mentre Sothis veniva trascinato per tutta la grande sala, riverberavano freddi tra i marmi bianchi, che alla luce della luna sembravano brillare di luce propria e pallida, come preannunciando un'apparizione.

Al buio, Sothis fu gettato davanti al trono, davanti alla scalinata che portava alla sedia. Il marmo era freddo sotto le sue mani. Alzò lo sguardo e vide il trono: grande abbastanza da accomodare tre persone. Era un enorme masso d'oro, così lucente che Sothis dubitò che fosse solo rivestito del prezioso materiale. Sulla seduta stavano cuscini in velluto rosso, sopra di esso era stata deposta la grande, pesante corona che Herian aveva indossato. Brillava anche lei silenziosa al buio. Lo schienale era dritto e alto, terminava in un arco impreziosito con la stessa decorazione della corona.

Ma non fu la grandezza e la grandiosità del trono a catturare immediatamente l'attenzione di Sothis.

"Guarda. Quello è l'esempio dell'obbedienza dei nysa", disse Kylth.

Proprio sopra la trono, appesi alla parete, stavano montante due corna. Non erano quelle di un titano adulto: erano così piccole e sottili che quasi non si vedevano al buio e sopra il grandissimo trono. Tuttavia, non erano corna di un bambino: erano completamente sviluppate.

Qualcosa si ruppe nell'animo di Sothis non appena le vide. Pesanti lacrime tornarono ai suoi occhi.

Erano corna di un nysa. Erano le corna di Alundra.

Un singhiozzo sfuggì alle sue labbra, soffocato da un groppo alla gola nato dalla rabbia e dalla disperazione.

Come ha potuto? Pensò. Era il suo frae ...

"Non... lui ..."

"In un modo o nell'altro finirai anche tu lì" disse con certezza Kylth. "È il vostro posto".

"Laran non lo farebbe mai!" mentre lo urlava, con la voce umida e la gola ancora chiusa, in ginocchio davanti ad un trono che aveva giurato di conquistare per qualcun altro, sapeva di essere patetico. "Lui non è così!"

"Sono tutti così" Kylth si poggiò alla sua lancia. "Ce l'hanno nel sangue".

Dopo aver parlato, si voltò per andarsene. Il suo mantello si gonfiò dietro la sua schiena e le porte si richiusero quando sparì. Sothis fu lasciato da solo, lì dove aveva sperato di non finire mai: a piangere in silenzio ai piedi del trono del nemico.

Il fuoco nella sua stanza bruciava allegro, ma Sothis si limitava a fissarlo, sentendo gli occhi asciugarsi. Percepiva ancora le guance tirare a causa del sale delle lacrime, ma non voleva pulirsi la faccia: quella sensazione lo distraeva. La notte era profonda e non si sentiva provenire nemmeno un rumore dal palazzo né dalla torre del principe.

Sothis era a gambe incrociate davanti al camino, una semplice tunica bianca eliminava ogni affiliazione che poteva avere con la sua nuova vita. Non c'erano insegne su di lui, solo il suo collare che si riscaldava lentamente davanti alle fiamme del fuoco.

Quando la porta della sua camera cigolò, saltò sull'attenti ed era pronto ad alzarsi, come se si vergognasse di farsi trovare a terra, in disordine. Laran era entrato e aveva richiuso delicatamente la porta dietro di sé. I suoi occhi erano incavati. "Sothis? Che succede?"

"Perché sei qui?"

I passi di Laran sui tappetti eleganti della camera erano soffici. Solo in quel momento il nysa si rese conto che era a piedi nudi e indossava come lui solo una semplice tunica e braghe corte per dormire. Si avvicinò a lui davanti al camino e le fiamme dipinsero il suo viso di rosso. Sothis alzò la testa per osservarlo nei suoi occhi azzurrissimi, sempre splendenti anche se stanchi.

"Ti sentivo".

Sothis non capì.

"Il collare" spiegò il principe mentre il nysa si toccava il collare di metallo "Trasmette al mio anello quando qualcosa non va. Anzi... mi da dei segnali su come ti senti".

"Questo spiega molte cose" Sothis tornò a guardare il fuoco. "Prima pensavo che mi spiassi, poi pensavo che fossi davvero così intelligente da capire come mi sento. Invece era il tuo maledetto collare. Lungimirante".

"Era da un po' che non ti sentivo usare quel tono" la voce di Laran tradiva la sua stanchezza. "Che cosa è successo?"

"Non lo puoi capire con il tuo magico anello?"

Laran sospirò. Gli porse una mano. "In piedi" gli disse. Quando Sothis non prese la sua mano, la aprì un po' di più e ripeté: "Non voglio parlare mentre sei a terra. In piedi".

Sothis si arrese. Innervosito e stanco, prese la sua mano e si fece aiutare per alzarsi. Laran, però, non lasciò la presa. Lo guardò silenziosamente negli occhi per un momento carico di qualcosa che Sothis non capì. Poi, con la mano libera, andò al suo collo e gli sfilò delicatamente il collare – sempre rimasto aperto da quando avevano vinto contro Bia – e lo fece cadere su una delle due poltrone vicino a loro. Il collare brillò come una stella mentre rimbalzava sul cuscino di piume e atterrava tutto storto.

Sothis era sotto shock. "Cosa ..."

"Ora non posso sentire come ti senti. Anzi, meglio" lasciò la presa sulla sua mano e si sfilò l'anello, lasciandolo dove era finito il collare. "Ora possiamo parlare come persone civili?"

Sothis era immobile a trattenere il respiro.

Dopo così tanto tempo con il peso del collare sulla gola, aveva dimenticato come ci si sentiva ad essere libero. Non c'era niente che poteva bloccare la sua magia. Gli venne un capogiro e per un attimo sentì il suo potere fremere.

Aveva ancora davanti agli occhi le corna esposte di Alundra, il trono che incombeva come un masso pronto a schiacciarlo. Ora, senza il collare, lontano da Laran, avrebbe potuto incapacitarlo. Poteva ... poteva scacciarlo, ferirlo, andare da Kylth e ferire anche lui. Scendere per quelle scale e prendere il Lyris. Non c'era nessuno in tutta Olimpia che poteva rivaleggiare con lui! Senza Laran a controllarlo, lui poteva tutto! Avrebbe potuto ...

"Sothis". Il sussurro di Laran era così lieve che quasi non si udì sotto lo scoppiettare del fuoco.

Solo un soffio in più e Sothis sarebbe potuto crollare in mille pezzi e non riprendersi più. Cominciò a tremare. "Ho visto ... ho visto la sala del trono". Anche la sua voce era un sussurro.

Laran fece un piccolo cenno.

"Quelle ... quelle erano ... di Alundra, non è vero?"

"Sì".

Passò un lungo momento di silenzio. "Farai lo stesso con le mie?" Chiese alla fine Sothis, rendendosi conto di quanto patetico e insicuro sembrasse. Quado gli occhi di Laran si allargarono, pieni di stupore, comprese di aver fatto una domanda sciocca. Quasi ridacchiò, vergognandosi di sé stesso.

"No!" ora Laran parlava a voce più alta. "Ovviamente no! Sothis ... come ... e lo hai anche pensato?"

Fece un passo indietro. "Mi hai tolto le mie corna, no? Le hai ancora"

Laran scosse la testa. "No. Le avevo riposte ma dopo solo qualche giorno le ho trovate ridotte in polvere"

"Polvere?" chiese incredulo l'altro.

"Avrei dovuto dirtelo, ma non sapevo come avresti reagito scoprendolo. Non so cosa significa e non volevo che ti preoccupassi o pensassi che le tue non ricrescessero più".

Sothis fece un passo indietro e si voltò verso il letto, senza però vederlo. "Le corna dei bambini cadono e poi si sbriciolano" mormorò. "Ma non succede ai nysa". Si toccò le corna, così piccole e strane, ma più affilate e sensibili di quelle che aveva prima. Dolevano ancora, dopo il modo con cui era stato afferrato.

Alla fine disse: "Il capitano Kylth me le ha fatte vedere. Mi ha trascinato nella sala del trono e mi ha tirato per le corna".

"Ti ha fatto male?"

Annuì.

"Vuoi che lo punisca?"

Sothis tornò a guardarlo. "Perché me lo chiedi? Sono una tua proprietà, no? Non devi occuparti di queste cose?"

Laran lo guardava duramente, adesso. Il fuoco stava avvampando e Sothis sapeva che non era qualcosa di naturale. Per un momento le fiamme dietro Laran gli sembrarono tingersi di verde, porpora e blu.

Il principe alzò il mento. "Bene" disse con voce decisa. Andò verso la porta della camera di Sothis e la spalancò. Tenendola aperta per il pomello, indicò l'uscita. "Vattene".

"Cosa?" Sothis era allibito.

"Non hai il collare, no? Io sono stanco e disarmato, non so usare la mia magia anche se è potente. Puoi togliermi di mezzo e senza me nessuno potrà fermarti. Non hai il collare e io non ho il mio anello. Avanti. Vattene".

Una strana morsa dolorosa gli strinse il petto a quelle parole. "Non sei serio".

"Sono più che serio".

"Mi hai fatto schiavo per un motivo".

"Quel motivo è venuto meno".

"Mi hai messo a capo del palazzo!"

"Posso sostituirti".

Quell'ultima parola fu particolarmente dolorosa. "Sostituirmi?" rise amaramente. "No, non puoi. Senza di me non riuscirai a fare nulla. Tutto quello che hai fatto fin ora sarà inutile. Io sono indispensabile!" lo disse con rabbia e con orgoglio. "Se non fosse per me non saremmo qui!"

Laran sbatté la porta con così tanta energia che la finestra vibrò e Sothis si strinse nelle spalle.

"E dopo tutto questo ancora pensi che potrei montarti come un trofeo quando non mi sarai più utile? Va' fuori da qui da solo. Vai e vivi la tua vita come vuoi, ma dovunque andrai, sappi che senza di me non saresti quello che sei ora. Senza di me rimarrai da solo. Posso metterti un pezzo di metallo al collo ma mi hai sempre tenuto nel palmo della tua mano. E io te".

"Kylth ha detto che ce l'avete nel sangue. Che siete tutti così".

"Oh, e Kylth mi conosce meglio di te".

"Sono un nysa che ha deciso di tradire la sua razza per aiutare un dio a diventare re di Olimpia, non sono proprio l'esempio di obbedienza, non è così?"

"Io ho ucciso mio padre per te".

Sothis rimase impietrito. Stringendo i denti e sentendo gli occhi pizzicare, scosse la testa. "No" disse. "No, lo hai fatto perché lui non ti ascoltava, perché voleva trascinarvi tutti in un suicidio, perché ..."

"Ho passato tutta la vita a subire la cecità di mio padre e non fare niente. Scappavo, la evitavo! Ma alla fine non potevo permettergli di causare la tua morte. Se non avessi pensato a te, non lo avrei mai fatto. Volevo salvare te! Quindi dimmi, cosa fa di me questo? Un regicida, un patricida, tutto per un nysa? Come posso solo pensare – santissima Rea!- di essere degno diventare re?" Ora Laran stava urlando.

Sothis stava scuotendo la testa. "No, non è così, lo hai fatto perché sei migliore di Herian e di Sol e di ..."

"No. No e no, queste sono le giustificazioni che mi dai tu". Allargò le braccia "Tra pochi giorni arriveranno i miei fratelli e pensi che io abbia più possibilità di mio fratello Hordr, che ha ucciso Elna? No, non ce l'ho. Questa è la quiete prima della tempesta, perché non riuscirò mai. Dico, mai! A prendere Ascalon!"

"Ci riuscirai, invece. Io ci credo!"

Laran respirava velocemente, dopo aver sentito Sothis, il suo respiro cominciò a tornare normale. "E sei l'unico".

"Non è ..."

"L'unico che sa tutta la verità e ancora ci crede".

A quello, Sothis non poteva rispondere.

"Non tradirò mai questa fiducia che hai in me. Non ho mai sognato di meritarmela. A malapena credevo di riuscire ad avere un rapporto quasi civile con te. Invece sei qui, più convito di me, di quello che stiamo facendo. Sothis... Guarda quello che ho fatto. Ti avevo da meno di un mese e hai visto cosa è successo con Bia. Solo il pensiero di vederti morire mi ha spinto a tradire mio padre. L'altro giorno, quando ti ho visto sanguinante davanti a Ros ... non hai la minima idea di come mi sono sentito. Avrei voluto afferrarla per la gola e strozzarla. E mi chiedi se devo punire Kylth? Potrei mandarlo in prigione e farlo frustrare finché non ha più carne sulla schiena".

Sothis rabbrividì, ma per qualche strana ragione arrossì al tempo stesso. "Non sarebbe conveniente".

"Lo vedi? Non riesco più a essere razionale quando si tratta di te. Ma devo esserlo, perché quando fallirò dovrai essere al sicuro".

Sothis aveva di nuovo sulla punta della lingua la voglia di dirgli come voleva scappare con lui, come lo avrebbe difeso e nascosto, se si fosse arrivato a quel punto, ma si fermò. Forse, si rese conto, Laran si sarebbe sentito insultato da una proposta simile, non ne era certo. Strinse le labbra e si voltò a guardare il collare e l'anello abbandonati sulla poltrona. Li andò a riprendere.

Mise delicatamente l'anello al dito di Laran e poi gli consegnò il collare. Per un momento lo tennero in mano insieme.

"Non senti la tua casa sicura".

"Non lo è mai stata", ammise Laran. "Ma voglio che lo sia per te. Per Elsi e Lin e per tutte le persone a cui tengo".

Sothis lo guardò dritto negli occhi azzurrissimi. "Posso sopportarlo, Laran. Posso sopportare gli insulti e le occhiatacce, anche il dolore. Non hai bisogno di vendicare ognuna di queste cose. Non finiranno mai".

"Voglio farlo fin tanto che posso".

Sothis scosse la testa. "La visone delle corna di Alundra mi ha sconvolto" disse. "Sarebbe come vedere per te la testa di un dio appesa alle pareti del tempio di Sais. È orribile e disgustoso. È qualcosa di abominevole e per un momento ho dimenticato chi sono adesso e cosa devo fare. Mi sono sentito un nysa solo in terra nemica".

"Non sei solo".

"Lo so. Lo so, ma per un attimo mi è sembrato di esserlo". Soppesò il collare nelle loro mani. A volte si dimenticava di averlo.

Guidò le mani di Laran verso il suo collo e posizionò di nuovo il collare al suo posto. Il suo peso era familiare. Le mani di Laran, tuttavia, non lo lasciarono.

"Lo sai cosa penso della schiavitù. Sai che non vorrei doverti vedere con un collare addosso".

"Lo so". Ora lo sapeva e ci credeva, diversamente da tanto tempo prima, la prima volta che lo aveva indossato. "Ma deve ricordarmi che non sono da solo". Fece un sorriso. "Quando l'ho ricevuto, Lin mi disse qualcosa a cui non avevo creduto. Mi disse che questo collare mi avrebbe aiutato. Penso di capire che cosa volesse dire".

All'occhiata dubbiosa di Laran, Sothis non rispose che con un sorriso.

Aveva sbagliato, ora se ne rendeva conto.

Aveva persino detto a Kylth che Laran lo avrebbe punito ... che sciocco. Non si doveva nascondere dietro la forza di Laran. Insieme, la loro si moltiplicava. Lo avevano scoperto a Sais, e Sothis non doveva perderlo di vista.

"Farò di questo palazzo la tua casa" disse con un nuovo proposito. "La nostra casa sicura".

"Potrai provarci ..."

"So come fare" si aprì in un piccolo sorriso. "Ma potrei sconvolgere molti dei e far crollare qualche antica convenzione. È da tutto il giorno che ci sto pensando. Dovrò usare la mia magia. Tanta".

"E vorresti destabilizzare qualche vecchio dio?" Allo sguardo luminoso di Sothis, aggiunse: "Allora, scatenati".

Continue Reading

You'll Also Like

1.3K 94 10
Questa storia non è altro che il continuo di Dark Side 1 storia che ormai porto da 2 anni e che ho deciso di dimezzare. in due volumi non volendo st...
10.7K 991 38
Mew è un uomo di 28 anni e fa l'attore. Tutti sanno che è etero. Anche lui pensava di esserlo fino a quando non ha perso la testa per un suo collega...
220K 242 1
Questa storia verrà pubblicata nei prossimi mesi in una raccolta su Amazon e Kobo.
240K 9.2K 37
Era tutto partito da un fottuto 'ti va di rischiare?' *COMPLETA* *IN REVISIONE PER FUTURA PUBBLICAZIONE* ||*ATTENZIONE*: storia con contenuti sessual...