Life Goes On

By hajarstories_

20.3K 883 1.9K

⚠️TW⚠️ Volevo avvertirvi perché mi sembra la cosa giusta da fare. Nella storia sono presenti argomenti come:... More

Dedica
Prologo
1. I am the queen
2. Traitor
3. Anything for my people
4. "I need a friend"
5. "In the face of death we are all the same"
6. Death
7. Life must come to an end pt.1
8. Life must come to an end pt.2
9. Deal
10. Southern Kingdom
11. Beehive
12. Flowers of silence
13. River of silence
14. The soul of a flower
15. She was strong
16. I defeated the queen bee
17. The four kingdoms
18. The death of my heart
19. Engagement
20. Happiness
21. Black magic
22. Violin
Extra Iria
23. "She still loves you"
24. Hayat
25. Civil War pt.1
26. Civil War pt. 2
Extra Nathan
27. War, blood and Love
28. Memories
29. It's my fault
30. "I'm tired"
31. Life
Extra Chris
32. The truth
33. Love trap
35. War
36. "May the queen have a long life!"
Epilogo
Ringraziamenti

34. Wedding

296 20 48
By hajarstories_



Edith

Erano ormai passati svariati giorni dalla discussione che avevo intrattenuto con Azrael, e ormai il momento del matrimonio era arrivato.

L'intero castello era decorato con minuzia nei dettagli e gli inviti erano stati mandati a tutti gli ospiti.

Carol, suo marito Robert e le loro figlie erano giunti a palazzo alle prime ore dell'alba. Le sorelle di Nicholas, eccetto Victoria, erano così rumorose da innervosirmi più di quanto non lo fossi già.

Iria correva da una parte all'altra cercando di scovare oggetti o persone fuori posto. Da quando aveva recuperato i ricordi della sua vita precedente era emozionata, ed ero certa che il suo umore positivo dipendesse anche da Chris. I due avevano capito di amarsi profondamente e avevano iniziato una relazione.

Ero contentissima per loro, se lo meritavano. Iria se lo meritava. Era finalmente felice e quella fu la ragione che mi fece accettare la situazione. L'impresa ardua era senza dubbio quella di spiegare tutto a Nathan. Come tutti noi non riusciva a crederci, ma poco a poco aveva metabolizzato la realtà come avevo fatto io.

E, se pensavo a quella situazione, mi si stringeva il cuore. Mi sentivo ferita, stupida e umiliata dalle parole che mi aveva rivolto l'angelo.

Pensavo davvero che ci potesse essere qualcosa tra noi due. Lo credevo con tutta me stessa e per una volta nella vita avevo deciso di seguire il mio cuore, non la mia testa. Avevo zittito tutti i pensieri negativi e, dopo aver intrattenuto una lunga conversazione con il cuore, capii come dovevo agire.

Per fortuna il destino aveva giocato le sue carte, rivelandomi la verità. Quest'ultima, tuttavia, non alterava i miei sentimenti per lui e ciò mi faceva imbestialire.

Avrei voluto andare a cavallo e sentire il vento tra i capelli, sentirmi libera; tirare con l'arco per stabilizzare i miei respiri. Avrei voluto piangere tutte le mie lacrime represse sulla spalla del mio migliore amico, urlare in faccia all'angelo la verità su ciò che provavo per lui e su quanto mi avesse ferita.

Forse, però, ero io il vero problema. Forse non meritavo l'amore, o almeno, non quel tipo di amore.

Percepivo l'affetto di Nathan e Iria e, in quel momento, mentre le domestiche mi stavano aiutando a indossare l'abito da sposa, non potei fare a meno di pensare a mio padre.

Un padre che era morto e che non avrei più rivisto. Un padre che non avrebbe potuto accompagnarmi lungo la navata.

Alzai lo sguardo verso lo specchio posto davanti a me, osservando attentamente quel vestito bianco, e non potei far altro che pensare alla scelta impeccabile di Iria.

Il vestito, dalla vita in su, consisteva in un reticolo in pizzo che si diramava fino al collo e ai polsi. La parte sottostante, invece, era in seta bianca e formava un lungo strascico. Quell'abito brillava di luce propria: era perfetto, a differenza dello sposo.

Una volta che le domestiche chiusero la cerniera del vestito, guardai il mio riflesso. I capelli lunghi mi accarezzavano fino a metà schiena, acconciati in onde corvine, e gli occhi erano evidenziati da un trucco bronzato e dalle ciglia annerite. Le labbra erano tinte di un freddo rosa cipria, così come le mie guance.

Le dita erano prive dei soliti anelli, incluso l'anulare sinistro dove soleva essere l'anello di fidanzamento, considerata l'imminente presenza della fede nuziale.

Avanzai sui tacchi bianchi fino ad arrivare al ripiano dov'era posizionata la corona, ma non era quella che ero solita portare. Era la corona che mio padre aveva adagiato sul mio capo solo una volta, il giorno della mia incoronazione.

La afferrai con mani tremanti e constatai che il suo peso non era minimamente cambiato, anzi. Il quantitativo di pietre e gemme preziose non le conferiva un peso leggero.

La riposi sopra lo scaffale constatando che fosse meglio indossarla prima di dirigermi nella sala dove si sarebbe tenuto il matrimonio e dove, secoli prima, si era tenuta la mia incoronazione.

Passai una mano trai i capelli e mi sentii soffocata dal vestito e dal suo colletto leggermente alto.

«Potete andare» affermai rivolta alle domestiche che aspettavano i miei ordini.

Sentii le loro scarpe ticchettare e la porta chiudersi. Sospirai e mi diressi verso la finestra di quella stanza, che avevo utilizzato come luogo dove prepararmi per l'occasione.

Quel giorno il sole splendeva in cielo. Forse era un segno di buon auspicio, forse quel matrimonio si sarebbe rivelato positivo in futuro.

Ma non volevo sposarmi. Non quel giorno, non in quel modo e soprattutto non con Nicholas.

Ormai, però, l'accordo era siglato. Il mio popolo sarebbe stato salvo, ma a che prezzo?

Nicholas era un bravo ragazzo, in fondo, non aveva commesso alcun crimine. Sì, era irritante e appena vedevo la sua faccia sentivo l'impulso di prenderlo a pugni, ma non mi aveva fatto niente e speravo con tutto il mio cuore che non sarebbe stato d'intralcio.

Nel periodo in cui aveva soggiornato a palazzo era stato quasi invisibile, tanto da farmi dimenticare che vivessimo sotto lo stesso tetto. Speravo, in cuor mio, che le cose sarebbero andate avanti in quel modo.

All'esterno del palazzo, la gente era sempre più numerosa in vista del matrimonio reale. Per il mio popolo, quella era una giornata di festa; per me, invece, era la discesa agli inferi.

***

Nathan

L'odore di grisù mi invase le narici appena misi piede nelle miniere. Quel giorno Edith si sarebbe sposata con Nicholas e, nonostante avessi insistito per rimanere con lei, aveva rifiutato invitandomi a cercare il nostro assassino. Il capo della miniera, quella mattina, mi aveva contattato per dirmi che c'erano delle urgenti novità.

«Signore, siete arrivato!» esclamò con agitazione l'uomo che gestiva la miniera, avvicinandosi a me.

«Capo miniera, cosa succede? Come mai siete così sconvolto?» domandai, guardandomi intorno per individuare una possibile causa che potesse spiegare lo stato d'animo dell'uomo.

«Il ladro! È venuto qui questa mattina, mio signore!» rispose, sempre più turbato.

A quelle parole, la mia attenzione piombò sull'uomo davanti a me. Forse ci eravamo quasi. Forse, dopo così tanto tempo e dopo così tante ricerche, eravamo giunti alla verità.

«L'avete visto? Avete qualche indizio su chi possa essere?» domandai curioso.

«Sì, mio signore, ma l'ho visto solo di spalle. È un uomo alto, dai capelli neri e abiti estremamente preziosi ed eleganti.»

«Allora perché non l'avete fermato?» domandai, non capendo l'uomo dall'età avanzata.

«Lo stavo per fare ma ho visto qualcosa, mio signore...» tentennò.

«Cosa avete visto, capo miniera?»

«Le sue orecchie, mio signore, erano a punta. E sappiamo tutti chi possiede le orecchie a punta in questo regno...» rivelò a bassa voce, come se avesse avuto paura che qualcuno potesse sentirlo.

Strabuzzai gli occhi incredulo a causa delle notizie che avevo appena assimilato.

Nicholas.

Nicholas era il ladro e l'assassino, lui che era sempre stato sotto il nostro naso e di cui non avevamo mai dubitato. Lo stesso Nicholas che, in quel momento, la mia regina stava per sposare.

Mi teletrasportai immediatamente a palazzo e individuai Edith nei pressi di una finestra.

«Vostra Maestà!» esclamai richiamando la sua attenzione.

«Nathan...» sibilò, voltandosi verso di me.

Era incantevole. Il mio cuore sussultò e gli occhi si inumidirono.

La bambina con cui giocavo da piccolo, la sorella che proteggevo a costo della mia vita, era diventata una splendida donna.

Mi sentii quasi in colpa a dirle la verità, ma sapevo che in cuor suo non voleva sposarsi con Nicholas, anzi. Amava Azrael, l'avevo capito dal modo in cui lo guardava. Ma lei, forse, ancora non sapeva che anche l'angelo ricambiava il sentimento. Tutti se ne erano accorti, tranne lei.

«Porto notizie, Vostra Maestà.»

«Dimmi pure.»

«Ho scoperto chi è il ladro delle miniere.»

Alle mie parole, ebbe la mia stessa reazione di quando l'avevo saputo io. Strabuzzò gli occhi e si avvicinò velocemente a me.

«Chi è?»

«Nicholas» confessai.

Sgranò ancor di più gli occhi, se possibile, e dalla sua espressione sconcertata capii che neanche lei se lo sarebbe aspettato.

«Mi stai dicendo che Nicholas non solo ha rubato dalle miniere del popolo, ma ha anche ucciso una persona e ideato la guerra civile? Lo stesso Nicholas che in questo momento è in quella stanza pronto a essere incoronato principe consorte?» mi inquisì, cercando certezze in risposta alle domande.

«Sì, Vostra Maestà. Se lo desiderate, potrei controllare le sue stanze.»

«Sì, controllale» ordinò.

E iniziò a ridere. Non fu una risata gioiosa, bensì una risata isterica che mi fece accapponare la pelle.

«Cosa avete intenzione di fare?»

«Oh, lo vedrai. Dimmi solo una cosa, Nathan. Il mio popolo mi ama?»

«Certamente, Vostra Maestà, siete la regina» affermai, non comprendendo dove volesse arrivare.

«Il mio popolo ama il proprio regno?»

«Sì, Vostra Maestà...»

«Allora rispondi a un'ultima domanda. Il mio popolo è pronto a combattere per il bene di queste terre?»

Fu lì che capii: la spada che giaceva lungo il mio fianco si sarebbe presto macchiata di sangue.

Ma anch'io sapevo che quella era l'unica soluzione. Nicholas aveva compiuto un attentato alla Corona, oltre a un omicidio. E, per questi fattori, le leggi del Nord parlavano chiaro.

L'unica soluzione sarebbe stata la guerra.

***

Edith

«Puoi andare, Nathan, sarò lì tra un attimo» mi rivolsi al biondo congedandolo.

Egli uscì dalla stanza e io rimasi sola. Mi passai una mano tra i capelli e sospirai.

Non ci potevo credere. Nicholas, che era stato sotto il mio naso per tutto quel tempo, era la causa di tutti i miei problemi.

Ma l'avrebbe pagata ben presto.

Nathan aveva capito la mia intenzione. Non avevo scelta. Avevo provato a non indurre il mio popolo a combattere contro il Sud e non aveva funzionato. Ma avremmo vinto, come avevamo sempre fatto. Avevo fiducia nei miei sudditi.

«Mia regina...»

La sua voce, alle mie spalle, mi fece venire un brivido lungo tutta la schiena. Mi voltai lentamente, incontrando quei magnetici occhi neri.

«Azrael...» sussurrai, temendo che non mi avesse nemmeno sentito.

«Sei... sei magnifica...» disse, continuando a far scorrere i suoi occhi su di me.

Abbassai lo sguardo sul vestito da sposa che stavo indossando in quel momento. Un vestito da sposa senza una sposa, né uno sposo e né tantomeno un matrimonio.

«Cosa ci fai qui, Azrael?» domandai, non capendo il motivo della sua presenza. Non che mi dispiacesse vederlo.

I capelli erano sciolti e gli ricadevano disordinatamente sul viso, accarezzandogli la pallida fronte. Gli occhi neri erano concentrati sulle mie iridi eterocromatiche, che brillavano alla luce del sole che penetrava dalle finestre, e le labbra rosee erano schiuse per la meraviglia. Indossava una camicia nera e un gilet del medesimo colore, che faceva risaltare il suo fisico asciutto. Era perfetto.

«Ho saputo che ti saresti sposata» mormorò, ancora incredulo.

«E...?»

«Non è stato uno sbaglio, mia regina. Quel bacio non è stato affatto uno sbaglio.»

«Cosa vuoi dire?» chiesi, cercando di capire meglio.

«Ti amo, mia regina» confessò, quindi avanzò verso di me a grandi falcate e afferrò il mio viso tra le mani. Fu allora che le nostre labbra si scontrarono.

Assaporai quel bacio come se fosse l'unica ragione per cui stessi respirando. Posai le mie mani sulle sue guance e mi persi nella danza che le nostre labbra stavano compiendo.

Ci staccammo quando ci ritrovammo senza fiato e alzai lo sguardo verso di lui.

Era quella la felicità? Era quello che si provava quando si amava?

Perché se quelle erano le sensazioni che stavano divampando nel mio cuore in quel momento, avrei fatto qualsiasi cosa affinché potessi essere libera di provarle.

Avevo tentato di non badare alla mia felicità e di sposare una persona che non amavo per il benessere del mio popolo, ma era stato inutile.

«Ti amo, Edith, e non smetterò mai di amarti. Non importa se nella prossima vita ti innamorerai di qualcun altro, io sarò sempre lì a vegliare su di te. Manterrò questa promessa fino alla fine dei miei giorni, fin quando non mi verrà ordinato di raccogliere l'anima dell'ultima persona su questa terra. Lo farò fin quando non chiuderò la porta lasciandomi tutto alle spalle. Manterrò la mia promessa, Edith, te lo giuro» giurò con la sincerità nello sguardo, a un soffio dalle mie labbra.

E, a quelle parole, sorrisi. Fu un vero sorriso, uno di quelli che non facevo da tempo.

«Perché l'hai fatto? Perché mi hai mentito per tutto questo tempo?» domandai, cercando di far chiarezza.

«Volevo proteggerti da me. Non volevo che morissi a causa mia, non di nuovo. Ma quando ho saputo che ti saresti sposata oggi, è scattato qualcosa in me. Ho realizzato che avrei dovuto almeno dirti ciò che provo realmente per te, anche se questo potrebbe non farti cambiare su ciò che farai» sussurrò, rimanendo vicino a me.

Non riuscivo a non perdonarlo, non riuscivo a guardare quegli occhi e restare indifferente. Perché alla fine, lui mi aveva sempre aiutato. Mi aveva sostenuta quando tutti gli altri non facevano che dirmi che riportare indietro mio padre fosse una terribile idea.

«Ti amo anch'io, Azrael. Voglio combattere per la mia felicità, voglio combattere per noi. Voglio ballare con te e far invidia alla luna. Voglio suonare con te mentre mi accompagni con il pianoforte e voglio nascondermi dal mondo per un po', stando tra le tue braccia» replicai, per poi abbracciarlo e bearmi del profumo di muschio bianco che emanava. «Ti amo, Azrael. In questa vita e in tutte quelle che verranno. Ti amo nella vita e nella morte» continuai a sorridere e desiderai di rimanere così per sempre.

Qualcuno bussò alla porta, però, e interruppe quel momento.

«Vostra Maestà, è ora!» esclamò Nathan, la voce che giunse ovattata.

Mi divincolai dall'abbraccio e guardai la porta bianca.

«Arrivo immediatamente, Nathan» risposi, per poi lisciare le pieghe del vestito.

«Ti sposerai?» domandò Azrael sconcertato, senza capire cosa stesse succedendo.

«Oh, no, ho ben altro in mente e mi piacerebbe vederti in prima fila» risposi con un ghigno sadico, per poi incamminarmi verso la porta, una volta indossata la corona.

*

Io e Nathan arrivammo davanti alla porta imponente, che venne aperta mentre la marcia nuziale iniziò a echeggiare in tutta la sala.

Nathan era andato a controllare le stanze di Nicholas e aveva effettivamente trovato svariati soldi e pietre preziose nascoste con accuratezza.

Era stato lui. Lui era il colpevole di tutto ciò che era accaduto nel regno.

Tenevo tra le dita della mano destra un bouquet di fiori, mentre il braccio sinistro era avvinghiato a quello del mio migliore amico.

Tutti erano in piedi e Nicholas sostava davanti ai due troni.

La corona sopra la mia testa era gravosa, ma per la prima volta sentii il cuore leggero vedendo Azrael in prima fila come gli avevo chiesto.

Arrivai vicino a Nicholas e Nathan mi lasciò lì, quindi si accomodò in prima fila accanto all'angelo.

Iria, fasciata nel suo magnifico vestito rosa cipria, camminò verso di me per prelevare il bouquet dalle mie mani.

«Popolo dei due regni, oggi siete qui riuniti per assistere a un matrimonio. Ma questo, purtroppo, non avverrà.»

Nicholas, così come tutti i presenti, mi guardò sconcertato.

«C-Cosa stai facendo?» mi sussurrò all'orecchio.

«Principe, è vero che ha rubato dalle miniere, ha ucciso un abitante di questo regno e ha innescato la guerra civile?» domandai con tono solenne, voltandomi verso di lui.

Egli strabuzzò gli occhi e arretrò, quindi guardò la madre, terrorizzato.

«Principe, coraggio, mi risponda. Voi fae non potete mentire, dico bene?» chiesi, attendendo una risposta da parte sua.

Si guardò intorno per un po' e, prima che potesse teletrasportarsi scappando via, lo afferrai per impedirglielo.

«Mi risponda, principe. È stato lei?» continuai, esercitando una salda stretta sul suo braccio.

«Sì» confessò, contraendo la mascella e abbassando lo sguardo.

Quello che prima era un mero brusio, in quel momento divenne un vociare assordante.

Feci materializzare un pugnale tra le mie dita e lo affondai nel corpo del mio promesso sposo. Il mio vestito bianco si macchiò di sangue ambrato, simile al colore del sole nel Regno del Sud.

Alzai lo sguardo e vidi il corpo del principe ormai morto dissolversi nel nulla. Era così che i fae lasciavano la terra: il loro corpo si dissolveva, mentre la loro anima apparteneva alla natura.

L'urlo che lasciò le labbra di Victoria fu agghiacciante, al contrario dell'impassibilità della madre, quasi noncurante della morte del figlio per mano mia.

Era quella la punizione che si meritava. Aveva compiuto un attentato alla Corona e aveva derubato il regno dei suoi beni primari.

«Lo sai, vero, che ci hai appena dichiarato guerra?» mi interrogò Carol, avvicinandosi a me.

«Ho dovuto farlo. Ha commesso un attentato alla Corona. Le leggi sono chiare.»

«Ci vediamo sul campo di battaglia, Edith» asserì con sguardo impenetrabile.

«A presto, Carol» la congedai, per poi vedere tutti i fae teletrasportarsi via.

«Nathan, comunica al popolo la notizia.»

Il Regno del Nord era ufficialmente in guerra.

Continue Reading

You'll Also Like

1.4M 48.1K 67
Sewed Hearts Iris Thomson è una ragazza solare, allegra e piena di vita. Amos Wright è un solitario, un uomo freddo e distaccato, tranne per una pers...
15.8K 1.3K 54
Fantasy romance a cavallo tra due mondi. Iris è irrequieta e imprevedibile, proprio come quell'oceano che fin da bambina l'affascina e nel cui abbrac...
17.4K 1.2K 41
Il dilemma è solo uno. Possono due cuori infranti ricucirsi a vicenda? *** Dylan Walker è un pilota di linea, deciso, testardo, ambizioso e proviene...
1.6M 41.1K 68
"Perdere te, dopotutto, è stato perdere me" La morte prematura del fratello maggiore ha sconvolto totalmente la vita di Charlene, così come la presen...