Life Goes On

By hajarstories_

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⚠️TW⚠️ Volevo avvertirvi perché mi sembra la cosa giusta da fare. Nella storia sono presenti argomenti come:... More

Dedica
Prologo
1. I am the queen
2. Traitor
3. Anything for my people
4. "I need a friend"
5. "In the face of death we are all the same"
6. Death
7. Life must come to an end pt.1
8. Life must come to an end pt.2
9. Deal
10. Southern Kingdom
11. Beehive
12. Flowers of silence
13. River of silence
14. The soul of a flower
15. She was strong
16. I defeated the queen bee
17. The four kingdoms
18. The death of my heart
19. Engagement
20. Happiness
21. Black magic
22. Violin
Extra Iria
23. "She still loves you"
25. Civil War pt.1
26. Civil War pt. 2
Extra Nathan
27. War, blood and Love
28. Memories
29. It's my fault
30. "I'm tired"
31. Life
Extra Chris
32. The truth
33. Love trap
34. Wedding
35. War
36. "May the queen have a long life!"
Epilogo
Ringraziamenti

24. Hayat

385 15 33
By hajarstories_



Edith

Essere genitori era qualcosa di davvero complicato. L'amore era senza dubbio una delle emozioni più potenti, ma quello verso il proprio figlio, a mio parere, superava il resto.

Almeno, così avrebbe dovuto essere.

Essere pronti a sacrificare tutto, persino la propria vita e la propria felicità, pur di vedere un tenero sorriso sul volto del proprio bambino. Era ciò che avevo compreso grazie ai miei genitori.

Eppure, quella mattina avevo imparato che non era necessariamente la realtà: non tutti i genitori amavano i propri figli, né raccontavano loro le storie della buonanotte; non tutti giocavano con loro, né se ne prendevano cura. Fino al giorno prima, pensavo che fosse qualcosa di normale, ma mi sbagliavo.

Iria non aveva vissuto ciò che avevo vissuto io. Lei non aveva avuto un padre come il mio. Jacques Durand se n'era andato via e chissà se avrebbe mai fatto ritorno. Aveva abbandonato la propria figlia, sangue del suo sangue, e aveva creduto alle parole della perfida moglie.

Mio padre, invece, era sempre stato il mio eroe, sin da quando ero bambina. Mi sorrideva, mi rimproverava quando era necessario e mi scoccava affettuosi baci sulla testa. Mi aveva insegnato tutto ciò che sapevo e aveva fatto del suo meglio per rendermi la donna che ero.

Io ero orgogliosa di mio padre. Gli ero grata.

Iria, al contrario, non lo era. No, lei era adirata con suo padre e ne aveva tutte le ragioni. Perché egli non era un genitore, ma era a malapena un uomo. Un vero padre non abbandonava i propri figli, bensì li amava incondizionatamente.

Antoine De Maris era un padre. Jacques Durand non lo era. Era un concetto semplice, eppure ciò non ometteva che fosse anche estremamente doloroso per la mia amica.

Entrai nella stanza di Iria e trovai la giovane sdraiata nel proprio letto. I capelli castani erano sparpagliati sul cuscino, mentre gli occhi nocciola erano arrossati dalle lacrime. Mi avvicinai a lei e mi sedetti sulla sedia davanti al suo letto.

Iria era un'anima pura, non fragile. Era un'anima candida e trasparente e, se mia nonna fosse stata lì, lo avrebbe confermato. Era come una candela. Veniva accesa dalle persone, con lo scopo di aiutarle, ma nel frattempo lei si consumava pian piano. Iria era fatta così: era sempre disponibile per tutti, eppure alcune volte finiva per bruciare sé stessa.

«Oh, Iria...» sussurrai, passando una mano tra i suoi capelli.

«Sono stanca, Vostra Maestà. Ho sempre lavorato sodo, subendo insulti e percosse, ma in fondo non mi importava. Mi sono rimboccata le maniche e ho faticato. Le mie mani si sono consumate a causa dei lavori e le mie guance a causa delle lacrime. Sono scappata e, una volta arrivata qui, avevo creduto che tutto fosse finito. Ci avevo sperato» mormorò la dama di corte, alzandosi a sedere per guardarmi negli occhi.

«E hai fatto bene. La speranza può uccidere, non lo nego, ma chi non la prova non può considerarsi vivo» la rincuorai.

«Io vi sono grata, Vostra Maestà. Mi avete dato un lavoro, un tetto sopra la testa e del cibo caldo. Non saprò mai come sdebitarmi.»

«Non dire così, Iria. Quando ti ho trovata, ho sentito il grido della tua anima e ti ho aiutato. Tutto qui. Non mi devi niente, non ora che sei la mia dama e, soprattutto, mia amica» la rassicurai con un sorriso malinconico, afferrandole la pallida mano.

Lei, in risposta, ricambiò il sorriso e si asciugò le guance con il palmo.

«Adesso è meglio che ti riposi, è stata una giornata dura per te» le consigliai, per poi alzarmi e dirigermi fuori dalla porta.

In cuor mio, sperai di aver spento quel fuoco doloroso che la stava consumando.

*

Il giorno seguente avevo deciso di recarmi nuovamente a casa dell'Angelo della Morte, per compiere l'incantesimo. Desideravo passare ancora un po' di tempo con Iria, ma lei stessa mi aveva assicurato che si sentiva meglio e con più energie.

Noi streghe e stregoni dipendevamo dall'energia presente nel nostro corpo. Meno energia scorreva nelle nostre vene, meno ci sentivamo potenti. Iria, il giorno prima, aveva sprecato molta energia a causa della sofferenza che provava, e ciò aveva influenzato in negativo il suo corpo. Se si provava rabbia, invece, la forza aumentava esponenzialmente.

In sostanza, anche la magia aveva un prezzo.

Entrai nella dimora di Azrael e mi diressi verso il suo studio, sperando di trovarlo all'interno. Fortuna volle che, dopo aver bussato alla porta, la sua voce mi diede il permesso di entrare.

«Edith, sono sorpreso di vederti. Credevo che saresti rimasta con Iria a palazzo» affermò l'angelo seduto dietro la scrivania, invitandomi ad accomodarmi sulla sedia davanti a lui.

«Era quello che avevo programmato, infatti, ma Iria ha sostenuto che si sentiva meglio e mi ha quasi obbligato a presentarmi qui» risposi, sorridendo al ricordo della conversazione con la giovane.

«Capisco. Vuoi compiere l'incantesimo?»

«Sì» confermai con sicurezza.

«Bene. Non hai intenzione di chiamare tua nonna?»

«No, ormai ho capito quello che devo fare. Non voglio disturbarla inutilmente» risposi.

Mi alzai e formai un cerchio con le pietre lunari. Dopo aver tolto tutti i gioielli che indossavo, entrai all'interno del cerchio e l'angelo fece lo stesso.

«Sei pronta?» domandò Azrael, con la sua voce roca a un soffio dal mio viso.

Annuii con la testa, incapace di parlare, e piazzai i palmi delle mani sopra il suo petto.

Dovevo farcela. Ci dovevo riuscire. Quella volta non avrei avuto così tante possibilità e non volevo tirarla per le lunghe.

Indirizzai tutta la magie noire alle mie mani e la potenziai con l'aiuto della pozione ricavata dal Fiore del Silenzio. Concentrai la rabbia e la profonda disperazione causate dalla perdita del mio amato padre. Pensai alla felicità dei ricordi insieme a lui, alla speranza di poterlo abbracciare un'ultima volta; la forza e il desiderio di restituire a un fratello la sorella perduta.

Lo feci per me stessa e anche per la Morte.

Percepii il flusso di magia che scorreva nelle mie vene e che creava un'armonia verso Azrael. Sentii le mani dell'uomo davanti a me poggiarsi sulle mie e stringerle contro il suo duro petto vuoto, privo di un cuore.

Ci stavo riuscendo. Stavo sbloccando il sigillo. Percepii un'aura magica circondarci e il vento innalzarsi a causa dell'energia che stavo sprigionando.

Al contrario del giorno precedente, non mi sentivo stanca, anzi. Era come se, dopo tanto tempo, avessi permesso al mio cuore di liberarsi insieme alla mia magia. A causa della mia forza eccessiva e della mescolanza dei due tipi di magie che avevo in corpo, temevo sempre di sfogarmi. Avevo paura di ferire qualcuno o me stessa. Eppure, in quel momento, niente mi spaventava. Stavo finalmente sprigionando la mia magia e mi stupivo di come potesse essere così potente, considerando che stavo utilizzando solo quella nera.

Le mani di Azrael strinsero le mie con più forza, poi le discostai dal suo petto. Interruppi il flusso magia e mi concentrai sull'angelo.

«Ha funzionato?» chiesi con il cuore in gola.

Azrael non mi rispose, ma uscì dal cerchio di pietre lunari e si appoggiò a una sedia. Era stremato.

«Azrael! L'incantesimo ha funzionato? Sai dov'è Hayat? Sai dov'è tua sorella?» lo incalzai, sperando di esserci riuscita.

«Riesco a sentirla. Edith, riesco a percepire mia sorella.»

***

Azrael

Non possedevo un cuore, ma se lo avessi avuto molto probabilmente avrebbe battuto all'impazzata. Dopo così tanti secoli finalmente percepivo mia sorella. L'angosciante freddo della morte che ero solito patire stava lasciando spazio a un confortante calore di vita.

Alzai gli occhi e li incastrai in quelli meravigliosi di Edith. Quegli occhi...

Quell'azzurro e quel grigio erano e sarebbero sempre stati la mia rovina, e a me andava bene. Desideravo soffrire per molto tempo, se alla fine avrei potuto perdermi in quelle iridi. L'avevo già fatto, lo stavo facendo e lo avrei sempre fatto.

Mi alzai dalla sedia e afferrai la piccola e delicata mano della mia regina, poi ci teletrasportammo in un luogo che era l'opposto di dove vivevo io. Se la mia dimora era circondata dal buio eterno, lì vi era solo una splendente e intensa luce.

Tuttavia, non era semplice luce solare: era pura, quasi paradisiaca. Gli alberi erano pallidi, così come i fiori sui rami e l'erba sotto i nostri piedi. Tutto, in quel posto, era di un bianco accecante. Qualsiasi dettaglio.

E, in quel momento, mentre continuavo a stringere tra le mie dita la morbida mano della regina del Nord, la vidi.

La mia sorellina.

I lunghi capelli chiarissimi accarezzavano l'erba e il suo vestito bianco. Le dita pallide sfioravano un fiore su un ramo e i suoi occhi azzurri brillavano di luce propria. Era splendida.

«Hayat...» sussurrai, quasi avessi il terrore di rovinare un momento così perfetto.

Nell'udire la mia voce, si girò velocemente, e appena mi vide spalancò gli occhi per la sorpresa. Il braccio che un momento prima accarezzava il fiore cadde lungo il suo fianco e i suoi piedi iniziarono a muoversi nella mia direzione. Lasciai la mano di Edith e mi diressi verso Hayat. Più mi avvicinavo a lei, più un delicato calore si insinuava in me.

«Fratello, sei davvero tu?» chiese con voce flebile.

Non risposi, ma avvolsi le mani attorno al suo corpo e la strinsi a me. Posai il mento sulla sua testa e la sentii ricambiare l'abbraccio.

«Mi sei mancato così tanto. I-Io credevo che non ti avrei rivisto più, almeno, non fino a quel determinato giorno...» mormorò commossa.

«Non ci pensare, adesso, ti prego. Quel giorno è ancora molto lontano. Adesso ti ho trovata e siamo insieme, è questo ciò che conta.»

***

Edith

La scena che mi ritrovavo davanti era perfetta. La Vita e la Morte uniti in un abbraccio, il nero e il bianco che si fondevano per creare la pù bella armonia; il sole e la luna, il caldo e il freddo.

Perfetti.

Azrael stringeva a sé la sorella come se dipendesse da lei. Non osavo neanche immaginare per quanto tempo non si fossero visti. Le voleva bene, si vedeva. In quel momento di amore fraterno, quasi mi sentivo di troppo.

All'improvviso si staccarono e Hayat mi notò. Appena mi vide, iniziò a camminare verso di me con la mano intrecciata a quella del fratello.

«Edith! Sapevo che fosse merito tuo» esordì con un ampio sorriso. Era bellissima, come solo la Vita poteva essere.

«Come conosci il mio nome?» domandai stranita, dato che non mi ero ancora presentata.

Lei si voltò con sguardo interrogativo verso il fratello, il quale abbassò gli occhi scuotendo la testa. Cosa stava succedendo? Perché sembrava che sapessero qualcosa che io non conoscevo?

«Non è importante. Allora, vi va una tazza di tè?» 


Note dell'autrice

Ciao a tutti, come state?

Scusate il ritardo ma ho appena finito di revisionare dopo aver passato una notte in bianco a scrivere. 

Allora, in questo capitolo diciamo che succedono molte cose. 

1. Edith e Iria sono più legate che mai e hanno trovato un'ancora a cui aggrapparsi: l'amicizia.

2. Edith finalmente riesce a sbloccare il sigillo e aiuta Azrael a trovare sua sorella. 

3. POV. DI. AZRAEL. 

In realtà non era una cosa premeditata, ma posso dire che credo di essermi innamorata di lui? 

4. Azrael finalmente abbraccia l'amata sorella.

5. Hayat e Azrael sembrano nascondere qualcosa a Edith. Ma, soprattutto, come mai Hayat conosce la nostra regina?

Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto e nel caso ditemi cosa ve ne pare. 

Alla prossima<33

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