Life Goes On

By hajarstories_

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⚠️TW⚠️ Volevo avvertirvi perché mi sembra la cosa giusta da fare. Nella storia sono presenti argomenti come:... More

Dedica
Prologo
1. I am the queen
2. Traitor
3. Anything for my people
4. "I need a friend"
5. "In the face of death we are all the same"
6. Death
7. Life must come to an end pt.1
8. Life must come to an end pt.2
9. Deal
10. Southern Kingdom
11. Beehive
12. Flowers of silence
13. River of silence
14. The soul of a flower
15. She was strong
16. I defeated the queen bee
17. The four kingdoms
18. The death of my heart
19. Engagement
20. Happiness
22. Violin
Extra Iria
23. "She still loves you"
24. Hayat
25. Civil War pt.1
26. Civil War pt. 2
Extra Nathan
27. War, blood and Love
28. Memories
29. It's my fault
30. "I'm tired"
31. Life
Extra Chris
32. The truth
33. Love trap
34. Wedding
35. War
36. "May the queen have a long life!"
Epilogo
Ringraziamenti

21. Black magic

393 19 59
By hajarstories_

Edith

Un altro giorno era finito e un altro ne era iniziato, eppure le parole di mia nonna continuavano a risuonarmi nella mente e non avevano intenzione di smettere.

Ciò che stavo facendo era completamente immorale e l'aspetto peggiore era che non mi importava affatto. Mi stavo comportando da assoluta egoista e stavo andando contro tutte le persone che mi consigliavano di fermarmi. Ero certa che mi vedessero come una pazza disperata, ma non avrebbero mai potuto capirmi.

«Vostra Maestà?» pronunciò la voce di Nathan, richiamando la mia attenzione.

«Dicevate, visconte?» continuai con indifferenza,rivolta verso il giovane Girard.

«La situazione nelle miniere non sta migliorando, anzi. I minerali non scompaiono nel nulla, a meno che non ci sia qualcuno a rubarli.»

«Ne abbiamo già parlato, nessun minatore può aver preso i minerali, non dopo il giuramento» ripetei, ricordando ai presenti del voto che ogni minatore doveva compiere prima di iniziare a svolgere il proprio mestiere.

«Il visconte Girard non voleva insinuare ciò, Vostra Maestà. Nessuno in questa stanza o in questo regno osa dubitare della fiducia che riponete verso il vostro popolo, ma potrebbe esserci una possibilità che l'ipotesi del visconte sia veritiera. Siamo un regno di streghe e stregoni, la magia è la nostra specialità, perciò qualcuno deve aver preso quelle gemme» intervenne il conte Thomas.

«Vi devo ricordare che, proprio perché siamo streghe e stregoni, non possiamo utilizzare la magia per arricchirci?» ribadii.

«Avete ragione, Vostra Maestà, ma se non fosse stata una strega o uno stregone?»

«Cosa insinuate, visconte?» domandai con fare circospetto, per poi appoggiare la schiena alla sedia e gli avambracci sui braccioli.

«E se il principe Nicholas c'entrasse qualcosa?»

Il principe Nicholas? Quel fae non possedeva neanche due neuroni per badare a sé stesso, e sicuramente non era così astuto da rubare dei minerali nel mio regno, quando lui stesso abitava nel castello.

«No, sono certa che non sia stato lui. Indagate in modo più approfondito su questa questione: dev'essere la vostra priorità. Cerchiamo di non far cadere il regno in bancarotta.»

Per evitare una guerra sanguinosa e violenta avevo acconsentito a sposarmi, contro il mio volere. Se c'era il rischio di precipitare in una crisi finanziaria, era meglio localizzare al più presto il problema. Non avevo assolutamente intenzione di chiedere prestiti ad altri regni. Per non parlare di Nicholas... Aveva acconsentito alla nostra unione senza fare troppe storie solo per il mio ruolo, il mio potere e i miei soldi, dunque finire in bancarotta era una prospettiva da evitare.

Mi alzai in piedi e, seguita da Nathan, mi recai fuori dalla stanza dove si svolgevano le assemblee per dirigermi verso la mia. Dopo essermi cambiata e dopo che Iria e Nathan si erano messi i loro mantelli, ci teletrasportammo in città.

Era lunedì, il giorno del mercato. Amavo recarmi nella capitale il lunedì mattina. Il vento fresco mi aiutava a svegliarmi e trasportava una variegata quantità di profumi, che raggiungevano il mio naso. Sentivo l'odore di spezie, del cibo appena sfornato alle bancarelle e delle caldarroste, che in particolare mi ricordavano del momento in cui le avevo comprate da Jeff in compagnia di Azrael. Non avrei mai potuto dimenticare quella giornata, quando l'angelo aveva finalmente acconsentito a farmi rivedere mio padre.

Il timido sole invernale accarezzava con delicatezza i nostri mantelli, che avevano il compito di nasconderci e di farci passare inosservati. Certo, non era comune vedere tre persone con un mantello scuro che copriva gran parte del viso, ma con la massa di gente che c'era passavamo davvero inosservati. Era un'altra motivazione per la quale preferivo perlustrare la zona il lunedì mattina.

«Notizie sui complottisti?» domandai a Nathan a bassa voce, anche se era impossibile che qualcuno ci sentisse con tutto il rumore che vi era: venditori che urlavano prezzi economici per cercare di attirare la clientela e persone che parlavano con amici o con i propri famigliari. Insomma, quello era il luogo perfetto per celare ogni discorso, anche riguardo gli uomini che progettavano di uccidermi.

«Complottisti?» curiosò Iria, preoccupata.

«Complottisti. Uomini che credono che si stava meglio quando si stava peggio. Vogliono uccidere la regina per fare in modo che ritorni la suddivisione tra le due congreghe» rispose Nathan, senza staccare la mano dall'elsa della spada, facendo vagare intorno a noi gli occhi azzurri in cerca di eventuali pericoli.

«Ci hanno già provato? A uccidervi, intendo» domandò con apprensione la mia dama.

«Più volte di quante io ne possa ricordare» risposi sorridendo con amarezza ed evitando lo sguardo della giovane.

«Cosa accadrebbe se la regina dovesse morire?»

«Iria!» tuonò Nathan, nell'udire quella domanda.

«Tranquillo, Nathan, è una domanda intelligente. Se io dovessi morire e avessi dei figli, il primogenito salirebbe al trono. Se invece io dovessi morire senza alcun erede, allora spetterebbe a me decidere chi far salire al trono.»

«Non c'è una linea di successione che va seguita?»

«No, almeno non in questo regno. L'unica successione dovrebbe essere quella dei miei figli, ma visto che non ne ho e al momento non ho intenzione di averne...»

«Avete già in mente qualcuno?»

«Sì» risposi fermamente. La guardai sorridendo piano e poi distolsi lo sguardo dai suoi occhi castani.

Avevo già scelto lei. Iria sarebbe stata un'ottima regina.

I miei sudditi erano la cosa più importante della mia vita. Mi era stato insegnato ad amarli e per proteggerli. Se un giorno avessi dovuto morire, avrei desiderato lasciare le loro vite nelle mani di qualcuno con il cuore puro e gentile. Iria era la persona migliore per quel ruolo. Nathan l'avrebbe aiutata, consigliata e difesa, esattamente come aveva fatto per tanto tempo della sua vita con me.

L'unica nota stonata in quel progetto era che Iria non fosse severa, ma fin troppo generosa. Per essere dei giusti regnanti bisognava sempre equilibrare la bontà e la cattiveria. Se si era troppo gentili, il popolo finiva per metterti i piedi in testa in pochissimo tempo, o peggio, potevano finire con l'ucciderti. Se si era troppo crudeli, invece, si incuteva solo timore e non rispetto, rischiando di causare una rivolta.

Dopo essere stati nella losca locanda dove si rifugiavano i complottisti e aver esaminato la situazione, decidemmo di raggiungere direttamente la dimora di Azrael. Il Bosco della Notte era sempre un luogo incantato e mozzafiato, nonostante la sua oscurità, come lo era il castello in cui risiedeva l'Angelo della Morte.

«Nathan, tu vai a palazzo. Qualcuno deve pur rimanere a sorvegliarlo» ordinai al biondo.«Sì, Vostra Maestà» rispose lui e, dopo un inchino, si teletrasportò via.

«Mi raccomando, Iria, non diventare come Nathan. Ormai sono anni che gli chiedo di smetterla con tutte le formalità, ma non sembra darmi retta.»

«Credo che sia troppo tardi, Vostra Maestà» rispose la giovane, tradita da un risolino.

Scossi la testa, ormai rassegnata, e mi diressi all'interno del castello. dentro ci abitasse la Morte in persona, vi era un calore confortante.

«Edith! Oh, e c'è anche Iria!» esclamò la voce squillante di Mike, mentre scendeva giù per le scale seguito a ruota da Chris e, infine, da Azrael.

Mike accorse a noi e abbracciò affettuosamente Iria. Dopo essersi staccato, tentò di abbracciare anche me. Lo fermai con una mano e in cambio gli rivolsi un lieve sorriso. Nessuno mi abbracciava da tanto tempo ormai e, oltre i miei genitori e raramente mia nonna, non permettevo a nessuno di farlo.

L'abbraccio, secondo il mio modesto punto di vista, era il gesto più intimo che esistesse. Non lo avrei concesso a chiunque.

Mi mancava essere abbracciata? Sì, terribilmente, ma quel fattore non cambiava il mio pensiero.

«Ci sei mancato anche tu, Mike» gli sorrisi, per poi spostare la mia attenzione agli altri due.

Chris indossava una camicia bianca che risaltava i suoi lunghi e lisci capelli neri e i suoi lineamenti spigolosi. Osservava con serietà Iria e Mike, che parlavano alle mie spalle, e pareva impassibile.

«Congratulazioni per il fidanzamento! A quando il matrimonio?» domandò euforico Mike. Mi fece quasi sobbalzare.

«Grazie, spero il più tardi possibile. Mia nonna è già qui?» domandai rivolta all'angelo, che annuì.

Si diresse verso il suo studio, seguito da tutti noi. Diane era chinata per posizionare le pietre lunari in un ampio cerchio, in modo che ci fosse abbastanza spazio per me e Azrael.

«Nonna, non stare china, altrimenti ti viene il mal di schiena!» esclamai, accorrendo per aiutarla.

«Tranquilla, cara, ho finito. Guardate che non sono poi così vecchia. Anche l'angelo prima mi voleva aiutare. Mi offendo così.»

Mi voltai verso il proprietario di casa e lo fissai, poi tornai a concentrarmi su mia nonna ed entrai nel cerchio.

«Edith, les bijoux.»

Tolsi i miei anelli, incluso quello di fidanzamento, gli orecchini e la collana e porsi i gioielli a mia nonna. Avevo lasciato la corona nella mia stanza, visto che non potevo permettermi di indossarla al mercato.

Se si doveva compiere degli incantesimi così potenti da aver bisogno delle pietre lunari, era necessario privarsi di tutti i gioielli. A volte, il flusso della magia era così tanto potente che poteva addirittura fondere i metalli.

Azrael entrò nel cerchio con me e, visto lo spazio stretto, quasi ci sfiorammo.

«Bene. Adesso dovrai posizionare le mani al centro del suo petto. Mi raccomando, Edith: stai richiamando a te la magia nera e quella della pozione. Nascondi la magie blanche di tua madre e tira fuori quella noire di tuo padre. Devi aprire un sigillo che nessuno dovrebbe aprire. Non sarà facile e avrai bisogno di tutta l'energia che possiedi.»

Mia nonna fece un passo indietro, così come Iria, Mike e Chris alle sue spalle. La giovane aveva un'espressione preoccupata, Mike era euforico come di consueto e, infine, Chris teneva le braccia incrociate al petto con nessuna espressione sul viso.

Mi voltai verso l'angelo di fronte a me e, riluttante, alzai le mani. Posai i palmi sul suo petto. A quel contatto trasalii e rimasi sorpresa dal non sentire alcun battito: il suo petto non si muoveva. Gli angeli non avevano un cuore. Erano creature composte di luce paradisiaca.

Chiusi gli occhi e cercai di evocare solo ed esclusivamente la magia nera, come mi aveva spiegato mia nonna. Sentii la magia bianca affievolirsi e quella nera scorrere libera nelle mie vene. Direzionai la magia verso le mie mani e verso il petto dell'angelo di fronte a me. Anche se non poteva morire, non significava che potevo permettermi di sbagliare. Prima avrei aperto il sigillo, prima avremmo trovato Hayat e prima sarei stata in grado di salutare mio padre.

Percepii una leggera pressione sui miei palmi e quando rilasciai la magia contro Azrael non accadde niente.

«Non è abbastanza. Più magia e più energia» mi istruì mia nonna con voce decisa.

Riprovai nuovamente, ancora e ancora, ma fallivo ogni volta. Mi passai una mano tra i capelli, frustrata dalla mia incapacità. Quello era l'unico modo che avevo per dire addio a mio padre. Non potevo tirarmi indietro proprio in quel momento.

Sollevai i miei occhi azzurri e grigi e li incastrai con quelli neri dell'angelo, quasi a formare un mosaico. Rimasi colpita: nei suoi occhi coglievo speranza e disperazione, una l'opposto dell'altra. Sentiva la mancanza di sua sorella e chissà da quanto tempo non la incontrava. Azrael aveva accolto la mia supplica, solo se in cambio avessi accettato di aiutarlo a ritrovare sua sorella.

E allora ci riprovai. Rimisi le mani sul suo petto e raccolsi ogni briciolo di energia e di magia che scorreva in me. Sentivo il vento impetuoso causato dai miei poteri infrangersi sul mio viso. Se non ci fossero state le pietre, molto probabilmente sarei stata in grado di radere al suolo l'edificio. La magia vibrava dentro di me e la destinazione era il petto di Azrael.

Sentii le gambe quasi cedere e percepii del sangue colarmi giù dal naso, ma strinsi i denti, socchiusi gli occhi e tenni duro. Una forte onda d'energia colpì in pieno l'angelo, che non si mosse neanche di un millimetro. E prima ancora che riuscissi a domandargli se avesse funzionato o meno, sentii le mie palpebre serrarsi e le mie ginocchia crollare.

Prima di cadere, però, un paio di braccia mi impedirono di toccare terra e mi strinsero a qualcosa di molto profumato. Muschio bianco...

Poi, non vidi né percepii più niente.

Nota dell'autrice

Ciao a tutti, come state?
Ecco a voi il capitolo 21.
In questo capitolo vediamo:

1. Il problema delle miniere persiste ed Edith non ha la più pallida idea di chi possa essere il ladro. E voi, chi pensate che sia?

2. Edith pensa a Iria come una perfetta regina del Regno del Nord. Siete d'accordo con Edith? Iria potrebbe essere all'altezza?

3. Edith tenta di rompere il sigillo ma fallisce miseramente. La strada per ritrovare il padre sembra sempre più lunga e tortuosa.

Che ne pensate? Spero vivamente che vi sia piaciuto.

Alla prossimaaaa!

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