The Rose sensation

By chiavestories

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Che cos'è l'amore? Il dizionario ce lo descrive così: /a·mó·re/ Dedizione appassionata ed esclusiva... More

To you.
A & D
0| Quando i battiti cessano
1| Ramificazioni familiari
2|Morsi dal passato e bellezza catarifrangente
3| Doveri e favori
4| Mancata attività fisica
5| Accoppiata sconvolgente
6| Le bugie hanno le gambe corte
7| Sensazioni non condivise
8| Un'anima rotta resta spezzata
9| Spalle gradevoli per uccelli
10| Scacco matto
11| Versione diversa di uno stesso individuo
12| La lettera dei perdenti
13| Bagno complice
14| Pugni e caos
15| Fuga dal paradiso
16| Ambiente familiare
17| La vera accoppiata sconvolgente
18| Non corro
19| Binomio confuso
21| Caudute scomode ed amichevoli desideri d'omicidio
22| Come ricucire due cuori
23| Un'anticonformista senza fotografie
24| L'omicidio dell'innocenza
25| Ally
26| Permaloso
27| Gli effetti di un'effusione scontata
28| Distruzione di massa
29| Ancora di salvezza e mare
30| Tuffo nel perché
31| Sarebbe stato meglio il contrario
32| Ormoni slegati
33| Stessi geni
34| Duplice aiuto
35| Tacos e autostrade
36 | Famiglia Landway
37| Climax discontinuo
38| Torta alla crema
39| Regali
40| Anche se
Epilogo
Ringraziamenti

20| Ah, si?

29K 1K 2.2K
By chiavestories

scusa
/scù·ṣa/
Espressione di rincrescimento, per un fallo
o una mancanza commessa nei confronti di qualcuno.

🌶🌶🌶🌶/5
                          
𝙳𝚊𝚖𝚒𝚎𝚗 𝙻𝚊𝚗𝚍𝚠𝚊𝚢

L'acqua fresca scorreva fra i miei palmi ed il rubinetto aperto mi ghiacciava la pelle.
Ero giunto nel bagno di casa McDavis e mi stavo lavando le mani sfregando i polpastrelli fra di loro.

Un tumulto scompigliato d'informazioni ed avvenimenti non conclusi mi riempivano la testa appesantendomela, e la situazione sessuale di Travis si posizionava sicuramente all'ultimo posto delle cose a cui stavo pensando.

La sua interruzione con Victoria non fu spiacevole, mi stava chiedendo di aiutare suo fratello più piccolo ad Economia visto che ero bravo. Ma il fatto che mi avesse interrotto consolidò la rabbia che già provavo nei suoi confronti seguita dal silenzio costante e minatorio in macchina.

Dopo aver visto lui ed Ailis uscire dallo sgabuzzino quella mattina, mi sarei immediatamente aspettato una spiegazione dal mio migliore amico. Mi aveva persino parlato prima Ailis rispetto a lui.
McDavis aveva tentato di dirmi che non era successo niente, ma non le avrei mai creduto comunque.

L'innocenza e la combattività che avevo visto in lei mentre mi parlava dandomi spiegazioni,  erano un mix di maturità non indifferente che mi stupì. Non si era fatta problemi a mostrare il suo disprezzo verso ciò che pensavo avessero compiuto, come se si fosse offesa per il fatto che io avessi potuto crederla anche solo capace di una cosa del genere.

Non mi aveva, almeno quella volta, fatto incazzare lei...ma il giramento di palle che avevo mi costrinse automaticamente a trattare di merda chiunque avessi intorno, ed Ailis, si era trovata nel centro del raggio d'azione del mio malumore.

Mi aveva chiamato mia madre per sapere come stavo ed io detestavo quando lo faceva. Quando si ricordava di avere un figlio e aveva quei dieci minuti in cui l'istinto materno si ravvivava.

Chiusi gli occhi prendendo un grande respiro ed appoggiai le mani gocciolanti ai lati del lavabo.

Sospirai.

Gli esseri femminili erano tutti racchiusi nella mia costruzione architettonica mentale avente le sembianze di un cerchio. Una per una; con capelli chiari, scuri o rossi, con la tonalità di pelle chiara, scura o mulatta, tutte le donne appartenevano ostili a questo corrotto cerchio.

Ailis McDavis però, era stata l'unica a darmi spiegazioni. Entrava ed usciva in quel cerchio come un cazzo di canguro australiano, saltellando dentro e fuori a suo piacimento non facendomi capire niente di lei.

Ero frustato dal fatto che credevo fosse andata a letto col mio migliore amico, aspetto che in primis, la catapultava nell'orbita delle creature irrispettose e volgari che sono le donne.

Ma lei non lo aveva fatto.

Un lieve bussare alla porta mi costrinse a voltarmi verso di essa ed ad asciugarmi le mani frettolosamente.

«Vieni, entra pure tanto io ho fatto.» dissi a chiunque si trovasse al di là della soglia.

La maniglia lucente si abbassó e lo chignon di Travis fece capolino richiudendosi la porta alle spalle.

Ci osservammo in silenzio. Le risate nell'altra stanza come unico suono presente.

Forse credeva che la mia freddezza mostratagli fosse dovuta alla sua relazione, ma prima di raggiungere questa casa ero arrabbiato con lui per ben altro.

Quel che credevo di sapere, non si componeva solo dal fatto che credevo che Ailis si fosse fatta Travis; poiché io, lui, Warner e Jackson ci scambiavamo le ragazze dal primo anno d'università...il problema era, che noi ne parlavamo sempre preventivamente tutti insieme. Per Chloe e Victoria, ci siamo ritrovati una sera ed abbiamo concordato che non dava fastidio o recava disagio a nessuno sbattersele. Stessa cosa con altre ragazze, una volta sancito che a nessuno importava del buco in cui infilarci, restava solo del sano sesso.

L'importante chiave principale della nostra amicizia maschile si basava sessualmente sulla comunicazione. Ed io gli avevo detto che McDavis navigava nelle mie acque.

Vederla uscire di lì aveva distrutto le certezze relazionali che possedevo col mio migliore amico. Ero arrabbiato con Travis. Ero incazzato, deluso, sfiduciato ed amareggiato dal suo comportamento.

E mentre fissavo l'argenteo rubinetto nell'attesa che lui parlasse, la totale comprensione che niente di quello che credevo fosse successo era realmente avvenuto
mi fece tremare.

«Sei sicuro che la notizia di me ed Asher non sia un problema?» mi chiese titubante. Quasi me ne ero già dimenticato.

I suoi occhi impauriti mi si stamparono nelle ossa ed un'ondata prorompente di delusione verso me stesso mi attaccò.
Non solo Ailis e lui si erano comportati bene ed in maniera rispettosa quella mattina, ma il mio usuale atteggiamento del cazzo aveva spaventato Travis a tal punto da non sentirsi sicuro e libero di parlarmi della sua vita romantica da mesi, forse anni.

Non so da quanto gli interessassero gli uomini, ma era la persona che aveva avuto modo di convivere con la mia instabilità e reazione passivo-aggressiva a tutto da sempre.
E vederlo così, a disagio a causa di una mia possibile reazione soverchiante mi fece esplodere interiormente tutti gli organi.

«Si Trav, avrei solo voluto saperlo prima.» commentai guardandolo negli occhi, pur consapevole di essere stato io il motivo per cui non l'aveva fatto.

«E allora ti va di dirmi perché sembra che ti sia passato un tram in fronte dalla faccia smorta che hai?» mi chiese accennando un fioco sorriso.

Non mi piaceva parlare con gli altri di quello che pensavo, mi esponeva e faceva sentire ridicolo. Se il più delle volte mi incazzavo per paranoie e scenari nati mia mente come era successo quel giorno poi, sarei solo passato per un pazzo.

«Niente Trav davvero, sono felice che tu stia insieme a lui.» Gli occhi gli si sgranarono e la mia voglia di continuare a tenere il muso senza ragione mi fece tornare speditamente al solito coglione qual'ero.

Alzai le sopracciglia e lo fissai sorridendo, «Mhh...quindi mi raccontavi stronzate o davvero la figa di Corinne Stancard emetteva rumori strani mentre scopavate qualche mese fa?»

Travis scoppió a ridere e scosse la testa divertito, «Sì coglione, era vero, provare per credere.» alzó le mani in aria.

«Io non so come funzionino le cose...ma ti sei scopato lei nemmeno tre mesi fa ed adesso ti piacciono gli uomini?» chiesi confuso dalla sua affermazione relativa alla mia domanda su Corinne. Mi aspettavo mi dicesse che era ovviamente una cazzata che mi aveva rifilato per mantenere la sua copertura da gay in incognito.

«È un po' complicato...cioè...non mi piacciono gli uomini.» mi fissó, «...mi piacciono ancora le ragazze, se ripenso alle gambe di Ailis a casa nostra quando era in asciugamano dopo la doccia mi viene ancora duro.» serrai la mascella «...Ma stare con Asher mi piace e ci sto bene.»

Non ci avevo capito un cazzo, credevo che la sessualità fosse molto più rigida in termini di stabilità o percorso, ma se così non era, a me non cambiava niente sinceramente, visto che la sola ed unica cosa che mi infastidiva era l'informazione eccitata che mi aveva fornito su Ailis.

Travis stava giusto per riaprire la porta quando la mia mano bloccó la sua, volevo chiedergli un'ultima domanda alla quale non ero stato in grado di dare una risposta da solo, «Perchè però non volevi che ci scopassimo Raissa?» Gli chiesi facendolo voltare nella mia direzione.

Ricordavo bene come un pomeriggio di Settembre mi avesse fatto mentire a Jackson e Warner ed avesse dichiarato Chung off limits.

«Beh, perché se dovevo far finta di stare con lei mica potevate scoparvela voi scusa» proruppe ovvio.
Giusta osservazione.

Qualcosa peró, continuava a non tornarmi;  il panico che gli avevo visto impresso quel giorno era reale, Travis non era un attore di Hollywood, non poteva sapere come recitare in maniera così perfetta l'ansia che mi aveva trasmesso quel pomeriggio.

«...E poi quel giorno mi sono trovato nel panico perché nel biglietto che si trovava nel mio portafoglio, non c'era di certo il numero di Raissa.» mi spiegó inaspettatamente comprendendo ciò che non mi tornava «...Era quello di Asher, e se tu avessi provato a salvarlo o chiamarlo sarebbe stata la fine...è per questo che ero così nervoso.» concluse eloquente.

I numerosi tasselli di un ingegnoso e mastodontico puzzle si unirono geometricamente in maniera allineata e perfetta nella ricostruzione della realtà dei fatti delle ultime settimane.

Seguii il mio migliore amico nella sala da pranzo e quando i miei occhi incrociarono quelli di Ailis, li trovai pieni di disprezzo e rabbia. Comprensibile da parte sua visto il mio continuo cambio d'umore.

Brividi infami d'eccitazione mi raggiunsero il cazzo celeri quando ricordai il suo sapore, ancora me lo potevo sentire sulle labbra. Dolce e buono. L'immagine delle braccia di Ailis appoggiate allo scaffale della biblioteca ed il suo lieve gemito m'inondarono la mentre.
Non era il momento per pensare a cose del genere. Non era il cazzo di momento. Non con lei che avrebbe preferito tirarmi un mazzata in testa per come l'avevo trattata piuttosto che parlarmi. Non era. Il. Momento.

Un uomo sulla sessantina entró nella stanza e mise al centro del tavolo una teglia grande quanto una valigia. Mi soffermai su Ailis ed il suo sguardo: osservava quel piatto come uno dei panorami più strabilianti che avesse mai visto, ero certo che non avesse mai guardato nessun ragazzo con lo stesso amore con cui guardava quella specie di lasagne.

«Quando morirò Abram.» disse guardando l'uomo, «Voglio che sulla mia tomba ci sia esattamente questo pasticcio di carne, così potrò portamelo nell' aldilà.»

La cena trascorse tranquillamente, ma la mia voglia d'infastidire e mettere a disagio McDavis crebbe esponenzialmente quando mi resi conto di averla difronte a me a mangiare.

Allungai una gamba ed iniziai a toccare la sua col collo del piede. Ailis smise di masticare e mi guardó tagliente spostando la sedia più indietro. Le mie gambe però erano lunghe, lunghe a sufficienza per poter intrappolare le sue nonostante il suo allontanamento.

Così feci.

Fulmini saettarono nelle sue pupille ed aprì con forza le gambe per riuscire a liberarsi dalle mie. Non aspettavo altro, i suoi arti divaricati permisero ai miei di spostarsi e posizionarsi con una mossa veloce al loro interno.
Le gambe di Ailis sotto al tavolo adesso, le tenevo spalancate io grazie alle mie posizionate internamente.

La vidi trasalire e prendere il suo bicchiere per bere, mentre cercava di prestare attenzione a Travis ed il suo discorso riguardante l'Erasmus della sorella.

Iniziai a passarle il mio piede sulla gamba destra piano, lento e controllato. Con movimenti strascicati risalii inoperoso fino al suo interno coscia. Era caldo, percepivo il suo calore trapassare i nostri strati di vestiti.

McDavis trasalì e rischió di strozzarsi con l'acqua quando mi fermai precisamente sul suo inguine col collo del piede. Mi guardò, difficile decifrare se con rabbia o lussuria, si mescolavano bene nei suoi occhi due sentimenti così opposti da farmi dubitare persino delle più basilari sensazioni umane. Ailis s'infiammava con poco, pochissimo, e la cosa mi faceva impazzire.

Uno scatto rumoroso di una sedia che strusciava all'indietro disturbó l'udito di tutti e mi fece perdere la connessione fisica che avevo con la sua coscia, essendosi spostata all'indietro con un gesto veloce.

Si alzó in piedi, «I-io inizio a sparecchiare così possiamo vedere un film dopo, no?» sputó senza struttura logica evitando il mio sguardo.

Raissa l'osservó accigliata e Travis annuì, «Si cavolo ottima idea, è da un po' che volevo vedere il nuovo film di Christopher Nolan.»

Mentre Travis aiutava Ailis a sistemare i bicchieri ed i piatti nella lavastoviglie, io raggiunsi Raissa nel salotto ed acquistammo il film per la modica cifra di otto dollari e novantanove.

Ci posizionammo sul chiaro e largo divano in maniera comoda e sconsiderata: Travis era appoggiato del tutto a Raissa, mentre fra me ed Ailis scorreva più di un metro di vuoto dovuto alla sua chiara volontà di rimanere sdraiata appicciata a Trav e più lontana possibile da me.

Ma guarda te se Travis doveva ritrovarsi sommerso da due ragazze.

Scossi le testa ed il film partì; luci scure iniziarono ad alternarsi ad ombre colorate che illuminarono la stanza riuscendo a rendere meno marcata l'oscurità circostante che veniva spezzata dalla proiezione di luce dello schermo.

Era passata un'ora e quarantadue, e lo sfiancante allenamento fatto questo pomeriggio aveva reso il mio migliore amico molto più propenso a dormire piuttosto che a seguire il film. Lui e Raissa si erano addormentati l'uno vicino all'altro quasi in un abbraccio. Non persi occasione di voltarmi verso quel muro ghiacciato di Ailis McDavis.

«Smettila di fissarmi.» mi rimbeccó seria mentre continuava a guardare lo schermo dritto davanti a se, «Non so quali problemi ti affliggano, ma non ho intenzione di ripagare la tua frustrazione sessuale rimasta a metà con Victoria.»

Nessun pelo sulla lingua eh.

«Victoria mi stava chiedendo delle ripetizioni per suo fratello.» si morse l'interno guancia indecisa se credermi o no.

«Resti comunque un coglione.» continuò incrociando le braccia al petto.

«Ti avevo detto che non era successo niente e tu hai continuato a credere quello che volevi.» sembrava una mamma incazzata con il figlio adolescente che le aveva rifilato una menzogna.

Scosse la testa e mi fulminó un'ultima volta prima di continuare a seguire il film. Ignorandomi.

La guardai; era distante, troppo distante.
A me non fregava un cazzo delle sue lamentele. Mi girai e la presi per un fianco trascinandola vicino a me.

«Che diavolo stai facendo?!» s'irritò all'istante
assottigliando gli occhi adirata.

Sospirai e mi voltai a guardarla, aveva le labbra a cuoricino corrucciate e gli occhi incendiati, adorabile.

«Hai finito?» Le chiesi calmo sospirando.

Il fumo sembró uscirle dalle orecchie, «"Hai finito?"» scimmiottó la mia voce, «Mi tratti come una demente per un giorno ed hai la faccia tosta di dirmi "Hai finito"?...ma io ti prendo a cinghiate sui denti Damien.» Sorrisi per la sua naturale predisposizione alla violenza verbale.

«Chiedimi scusa.» proruppe seria.

«Come prego?»

«Chiedimi scusa per aver insinuato che fossi una stronza troia che si era scopata il tuo migliore amico. So cos'hai pensato. Chiedimi scusa.»

Girai la testa verso di lei ed i suoi lineamenti contratti e cazzuti non fecero che renderla tremendamente eccitante.

Avevo insinuato quel che lei diceva? Sí.
Avevo creduto senza dubitare un attimo che si fosse fatta Travis? Sí.
Le avrei chiesto scusa? No.

McDavis si alzó in piedi e mi fissó con una determinazione tale da farmi preoccupare.

«Mi chiederai scusa Landway, con le buone o con le cattive.» commentó seria, prima di abbassarsi su di me e posizionare le gambe ai lati del mio bacino.

Ero seduto sul divano con lei sopra e sentivo le sue cosce stringermi i fianchi ed il suo fiato tagliarmi la gola.

Mi prese il mento fra le dita e mi costrinse a guardarla, non sapevo descrivere quello che lessi nei suoi occhi. Rabbia, verso di me e verso se stessa per essere ceduta a non so cosa...ma anche eccitazione, eccome se c'era.

«Chiedimi scusa.»

Quelle parole non avevano niente di sessuale, ma nessun'altra frase esistente mi fece eccitare più di quella.

Serrai la mascella e bloccai le mie mani sulle sue cosce, «No.»

Storse la testa di lato diabolica e si avvicinò ancora di più a me spiaccicando le sue tette contro il mio petto dandomi un morso sulla mandibola.

Sussultai stordito.

Mi bació il punto che aveva precedentemente addentato e sussurrò, «Sai già cosa devi dire. Dillo.» nessuno mi aveva mai fatto la parta di merda dopo un mio episodio lunatico, persino Travis si limitava ad ignorare tutto come non fosse mai successo.

Aveva una determinazione tale nello sguardo da stravolgermi ogni pensiero.

L'osservai prendere le vesti di una spietata dea dell'erotismo e raggiungere il mio lobo stringendolo fra le sue labbra. Lo leccó, morse e ci respiró sopra, facendomi rabbrividire.

Non stavo capendo niente, ma mi piaceva non capire niente. Stava giocando con me? Era seria o mi avrebbe offeso l'istante successivo? Non lo sapevo, ma questa eventualità mi faceva concentrare al massimo nel godermi secondo per secondo.

I suoi occhi trovarono i miei persi nei suoi, troppo sorpreso per parlarle. Passó delicatamente le labbra sulle mie senza mai farle davvero unire. Mi allungai verso di lei per baciarla ma seguì il mio movimento a ruota spostandosi di poco indietro.

Si riavvicinò respirandomi in faccia e stordendomi col suo profumo per allontanarsi un attimo dopo, senza far mai collidere le nostre bocche. Voleva comandare lei, recepito.

Arrivava a mezzo millimetro da me e sembrava volenterosa a leccarmi le labbra, ma prima di poterlo fare si allontanava di qualche centimetro.

«Chiedimi. Scusa.» ripetè in un sussurro sfumato mentre mi straziava.

Stetti fermo e la guardai. I suoi capelli biondi erano stesi sulle sue spalle e le sue mani si erano delicatamente posizionate ai lati della mia testa. Aveva le sopracciglia rilassate e le lunghe ciglia scure le contornavano quegl'occhi impudicamente celesti ed angelici.

Smisi di respirare quando prese il mio labbro inferiore fra le sue carnose e lo risucchió godendone del sapore.

Chiusi gli occhi e rafforzai la mia ferrea presa su di lei.

Mi leccó il labbro e lo bació, mai creando un vero e proprio bacio, si stava limitando a limonarsi il mio labbro inferiore senza che io potessi fare niente.

«Vedo che non hai molta voglia di chiedere scusa.», inebriato da qualsiasi termine uscisse dalla sua bocca, mi limitai ad ascoltare.

«Se non hai voglia...te la faccio venire io.» disse alludendo ad una voglia ben diversa dalla volontà di scusarmi.

Sospirai tracotante; erano quei sussurri pacati a fottermi l'anima, la consapevolezza che avevamo i nostri migliori amici addormentati accanto a noi mi mandava fuori di testa. Essere coscienti del pericolo di essere beccati in qualsiasi istante e continuare comunque.

«Ultima possibilità, chiedimi scusa adesso e non faró risultare le tue scuse umilianti.» mi avvertì sorridendo, incatenandomi fra le curve del suo corpo. Non avrebbe potuto fare chissà cosa, ed il mio autocontrollo era rigidamente tenuto fermo da resistenti redini, motivo per cui le sue lussuriose ma velate minacce non mi preoccuparono di certo. Scossi il capo in segno di diniego ed Ailis sorrise lucente.

Non l'avessi mai fatto.

Si posizionó cautamente e perfettamente sopra il mio cazzo ed inizió a muovere il bacino su di me.

Boccheggiai senza aria.

Prese a baciarmi il collo ed iniziò a compiere dei lenti, dannatamente lenti, moventi avanti ed indietro su di me.
La forma delle sue cosce aderiva alle mie, ed il forno di calore che componeva il suo sesso s'incastrava come una perfetta serratura e la sua chiave.

Voleva davvero farmi arrivare a chiederle scusa in ogni modo.

Si muoveva cauta, inesperta ma seducente. Aveva uno sguardo troppo concentrato sui suoi movimenti per far in modo che fossero naturali. Ogni lume di ragione nel mio corpo perse il proprio appiglio quando realizzai che lo stava facendo per la prima volta. Era vergine e ogni suo gesto trasudava troppa sicurezza, una sicurezza che fungeva da maschera per qualcosa che effettivamente non possedeva.

Si stava strusciando così su un uomo per la sua prima volta...ed il fatto che lo stronzo che potesse goderne a pieno fossi io mi svuotó il cervello per riempirlo di eccitazione.

Il cazzo mi stava pulsando incontrollato e le parole mi uscirono di bocca prima di poterle fermare, «Scusa.» proruppi in un sussurro con un ansimo interrompendola dalla sua lacerante tempesta di baci sul mio mento.

«Scusa.» ripetei impastato da una velocità dettata dal più primordiale dei piaceri.

Se si fosse fermata sarei morto, ma lo sarei stato comunque se avesse continuato a muoversi così.

Approfittai della sua confusione tappandole la bocca per evitare che facesse rumore prima di spostarmi verso destra con lei sopra e sdraiarmi sul divano a pancia di su.

Ero completamente sdraiato e del tutto sottomesso al suo corpo. Le sue gambe mi cingevano la vita, i suoi capelli le ricadevano in avanti a causa della posizione e le sue mani si erano nuovamente messe sul mio petto.

Da quest'angolazione, la sua figa si premeva in maniera ancora più libera e morbida su di me, ed a giudicare dagli occhi chiusi di McDavis, era chiaro come questa sensazione facesse uscire di testa anche lei.

Si mosse un po' riposizionandosi meglio ed aprì gli occhi inchiodandoli nei miei prima di abbassarsi sul mio viso.

«Quanto mi fai incazzare.» sussurró cominciando a muoversi in dedicati movimenti circolari.

Perché avevo deciso di non stare più seduto preferendo sdraiarmi con lei sopra? Perché così avrei potuto stringerle il culo fino a fonderci le mie mani sopra. Passai i miei palmi sulle sue natiche con la delicatezza di chi non toccava un culo dal diciassettesimo secolo.

Non potevo schiaffeggiarglielo, nonostante la mia quasi incontenibile voglia di farlo poiché il rumore sarebbe stato davvero troppo forte, e se non ci stavano riuscendo i lievi gemiti di Ailis a svegliare i due corpi addormentati vicini a noi, una sonora manata sul suo culo lo avrebbe sicuramente fatto.

Quella dannata ragazza aumentó la velocità dei suoi movimenti facendomi uscire un ansimo dalle labbra.

Si fermó all'istante e mi si spalmó addosso mettendomi una mano sulla bocca.

Porca puttana avrei solo voluto prenderla e scoparmela all'istante.

Attese di sentire il continuo e regolare respiro di Chung e Travis e riprese a muoversi lentamente, «Devi fare piano.» mi rimproveró saccente.

«Stai zitta e baciami McDavis. Adesso.»

Le sue labbra si curvarono in un sorriso e raggiunse le mie unendole piano. Mi lasció un bacio a stampo che provai ad approfondire venendo peró rifiutato. Mi morse le labbra, avevo notato quanto le piacesse giocarci; me le leccava, assaporava e gustava come il dessert rinomato di un ristorante di lusso.

Quando schiuse la bocca peró, non persi tempo a divorargliela. I miei battiti cardiaci stavano rasentando il crollo della mia gabbia toracica, ed a giudicare dai movimenti maldestri e puramente dettati dalla smania di sesso di Ailis, entrambi volevamo di più.

La feci alzare da me e mi misi in piedi anch'io voltandomi col cazzo che faticava a resistere alla vista del viso arrossato e delle labbra gonfie e piene di Ailis. Mi stava urlando di volermi prendere e baciare.

Ero così preso dal guardarla che non stavo attento a dove stessi mettendo i piedi, urtai il tavolino posto al centro del salotto e feci cadere la pianta ed i libri sopra di esso fracassando il vetro del vaso.

Un rumore cieco e sordo ruppe il silenzio che avvolgeva la stanza e fece sobbalzare Travis ed urlare spaventata Raissa.

——————————🤍———————-
BEH CHE DIRE, VE L'ASPETTAVATE QUESTA SCENA DEL DIVANO COSÌ A CASO SBAM.

🫶🏼 spero abbiate capito quanto sia complesso e confusionario Damien, lui non si comportava così perché era geloso di lei come un fidanzato ossessivo, ma perché si sentiva tradito in primis dal suo migliore amico!

Vi è piaciuto il capitolo?

Come state? Io continuo ad amarvi e vi auguro uno splendido sabato sera, alla prossima luvs💜

Per aggiornamenti, sclerate o per dirmi cosa ne pensate del capitolo, scrivetemi su instagram: @chenoialeggere [scrivermi per la storia o anche se avete bisogno di qualcuno con cui parlare, io sono sempre qui❤️,
e poi vi giuro che sono simpatica su insta]

Vostra,
Chia.

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