The Rose sensation

By chiavestories

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Che cos'è l'amore? Il dizionario ce lo descrive così: /a·mó·re/ Dedizione appassionata ed esclusiva... More

To you.
A & D
0| Quando i battiti cessano
1| Ramificazioni familiari
2|Morsi dal passato e bellezza catarifrangente
3| Doveri e favori
4| Mancata attività fisica
5| Accoppiata sconvolgente
6| Le bugie hanno le gambe corte
7| Sensazioni non condivise
8| Un'anima rotta resta spezzata
9| Spalle gradevoli per uccelli
10| Scacco matto
11| Versione diversa di uno stesso individuo
12| La lettera dei perdenti
14| Pugni e caos
15| Fuga dal paradiso
16| Ambiente familiare
17| La vera accoppiata sconvolgente
18| Non corro
19| Binomio confuso
20| Ah, si?
21| Caudute scomode ed amichevoli desideri d'omicidio
22| Come ricucire due cuori
23| Un'anticonformista senza fotografie
24| L'omicidio dell'innocenza
25| Ally
26| Permaloso
27| Gli effetti di un'effusione scontata
28| Distruzione di massa
29| Ancora di salvezza e mare
30| Tuffo nel perché
31| Sarebbe stato meglio il contrario
32| Ormoni slegati
33| Stessi geni
34| Duplice aiuto
35| Tacos e autostrade
36 | Famiglia Landway
37| Climax discontinuo
38| Torta alla crema
39| Regali
40| Anche se
Epilogo
Ringraziamenti

13| Bagno complice

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By chiavestories

                                                       danno
/dàn·no/
Diminuzione, più o meno grave ed evidente, di efficienza dovuta a cause fortuite o volontarie.

         
                                   🌶🌶🌶/5
                     
                               𝙰𝚒𝚕𝚒𝚜 𝙼𝚌𝙳𝚊𝚟𝚒𝚜

Ero al quarto drink.
Inciampavo spesso, avevo la bocca impastata ed i sensi offuscati.

Il locale era situato sulla ventiduesima, e nonostante fosse Ottobre ed io indossassi un abito smanicato, l'alcol in circolo nel corpo non mi faceva comprendere la reale temperatura dell'esterno. Mi sembrava di stare bene, ma vedevo ragazze con dei giubbotti di jeans e alcuni ragazzi in canottiera. Mi confondevano anche loro, faceva caldo o freddo?

Sentii un braccio avvolgermi la schiena e mi rilassai quando capii che si trattava di Raissa.

«Lis, cinque minuti fa ti ho visto con un drink di un altro colore, l'hai già finito e questo è uno nuovo?» sfuggire alle sue premure da mamma era stata una vera missione.

Comprendevo le sue paure, davvero, ma ogni fibra del mio corpo necessitava riposo, la mia voglia di staccare la spina andava oltre qualsiasi suo ragionevole divieto. Ogni sorso era una pensiero in meno rivolto verso Stanford.

Il locale era pieno: oltre a tutta la squadra di nuoto si era unita anche metà di quella di basket e di hockey. Ovunque mi girassi nel privè dedicato alla festa, vedevo ragazzi in camicia sfoggiare i loro migliori sorrisi per sedurre le ragazze. Battute penose e giochi alcolici erano in ogni dove.

Sospirai fusa mentre i miei occhi incontrarono quelli del barista; era un bel ragazzo mulatto con un orecchino nel lobo destro. Mi morsi la lingua per il fastidio in quanto riconoscevo quanto delicati ed attraenti fossero i suoi lineamenti ma non fui comunque capace di provare niente di più. Ció che avevo riscoperto con Damien si presentava come un singolo e triste caso isolato, ero di nuovo chiusa nella mia teca d'acciaio? Insensibile nei confronti dell'aura maschile? Non volevo pensarci, mi bastava la tristezza del rifiuto di Stanford per quel giorno, non avrei retto sapermi di nuovo frigida.

«Oh, andiamo Landway!» sentii urlare dietro di me, il contatto visivo col barman s'interruppe come se non fosse mai neanche iniziato. Mi voltai e trattenni lo sguardo sulla composizione più verosimile ad una divinità che avessi mai visto.

Sbattei le palpebre.

Damien entró con ampie e sensuali falcate nella sala attirando l'attenzione come un maliardo pur non facendo niente di significativo.

Raissa mi lasció per andare a salutare Travis e la mia contemplazione verso la figura di Damien venne interrotta da una spallata violenta che quasi mi fece volare per terra.
Fortunatamente, il ragazzo ebbe i riflessi pronti per tenermi e non permettermi di cadere goffamente davanti a tutti.

«Non ti avevo vista.» commentó annoiato lo sconosciuto responsabile dell'impatto.

«Nessun problema.» M'irrigidii, imbarazzata dalla sua presa ancora salda su di me.

Il suo sguardó si abbassó poco pudicamente sulla mia scollatura e risalì in fretta sul mio volto. Sospiró, ma non mi tolse gli occhi e le mani di dosso. Non mi piaceva il modo in cui mi guardava.

«Forse siamo partiti col piede sbagliato.» mi sorrise, «Come ti chiami?» aveva un tono biascicato e le sue parole sapevano di Vodka. Mi allontanai in uno scatto che dovette fargli intuire il mio disagio, «Non intendevo spaventarti, sei bellissima, posso offrirti qualcosa da bere?» la sua presa sui miei fianchi aumentó, non in maniera cattiva, ma molto maliziosa. Non mi piacque il suo approccio. Mi girava la testa ma ero comunque in grado di leggere fra le righe il suo comportamento.

«Bellissimo, sará il coma farmacologico in cui ti spediró se non ti allontani di almeno due metri.»

Il ragazzo molló la presa su di me appena riconobbe la voce. Alzó le braccia in segno di resa e rise, «Tutte tue Landway, sono sempre tutte tue.» sbuffó scuotendo la testa, occultando il nervosismo che ero sicura stesse provando. «So che probabilmente é l'unico modo di rimorchiare che hai, ma provarci con le ragazzine ubriache non credo sia il caso.» gli disse dietro Damien. Il ragazzo fece finta di non sentirlo.

Mi girai, «Ragazzina a chi scusa?» lo guardai male.

Mi scrutó dall'alto del suo inoltrato metro e ottanta e si abbassò per darmi un colpetto delicato sulla testa, come si fa con i cuccioli, «Che ci fai qui? La festa é per gli over venticinque, non sapevo accettassero anche bambini.»

Ridussi gli occhi in due fessure, «Neanche io sapevo accettassero gli ominidi sottosviluppati, eppure, eccoti qua.»

Scosse la testa prima di darmi un altro colpetto sulla cute scompigliandomi i capelli.

Ma io ti ammazzo.

«Damien! Vieni da festeggiare dai!» un urlo che proveniva da un ragazzo moro si abbattè su di noi assieme ad una pacca sulla spalla che fece torcere Landway tanto era forte. I suoi compagni di squadra ci circondarono e lo portarono via da me euforici. Con la stessa velocità con cui erano arrivati, il suo profumo e la sua presenza se ne andarono flemmatici.

Gli osservai farsi spazio fra la folla, la quale si divise come le acque di Mosé al loro passaggio.

Non vidi più Damien per le successive ore, osservai Travis passare tre quarti della serata a parlare col barista e ballai con Raissa fino all'intorpidimento delle gambe ed alla liquefazione dei miei sensi. Bevvi bicchieri di Margarita da quello che mi parve un contenitore per il punch almeno cinque volte.

Alle tre e ventidue di notte, lasciai la mia migliore amica in pista per andare al bagno. Raggiungerlo, fu quasi più complicato dello svolgimento del Teorema di Fermat. Le pareti della sala e del corridoio si agitavano restringendosi ed allargandosi ritmicamente. Camminare mi risultó dannatamente faticoso; come se i piedi mi si ancorassero intrappolati al pavimento ad ogni mio passo, avevo il respiro pesante e facevo fatica a tenere gli occhi aperti.

Le persone si muovevano caoticamente e non riuscivo a comprendere se alcuni elementi facessero parte dell'arredamento o fossero esseri viventi. Era tutto molto confuso; il suolo sembrava volermi inghiottire e le pareti si muovevano come onde burrascose volenterose d'infrangersi sulla costa.

Era spaventoso.

Ma quando diamine avevo bevuto?

Arrivai a fatica ai bagni e vidi subito la chilometrica fila presente davanti alla toilette femminile, sospirai contrariata appurando che la mia voglia di attendere era pari a zero...così spostai lo sguardo sulla porta a fianco ed entrai in quella degli uomini.

Aprii la porta barcollante e vi trovai Damien intento a lavarsi le mani.

«Ciao.» dissi senza pensare, spaventandolo. Si voltó nella mia direzione con uno scatto.

«Anche se mi hai dato di ragazzina, volevo comunque ringraziarti per prima, quel ragazzo era viscido.»

«Ho notato.» non disse niente o chiese il perché mi trovassi nel bagno degli uomini. Sicuro mi reputa già un'imbecille da tempo.

Lasciai che un imbarazzante silenzio calasse fra di noi mentre discretamente posai lo sguardo sulle sue mani. Erano belle, grandi e possenti. Mi piacevano. Le dita del ragazzo di prima non mi erano piaciute, erano appiccicose e ruvide...ma le dita di Damien, quelle sí che mi sarebbe piaciuto se mi avessero preso per la vita.

Erano attaccate a quelle braccia muscolose e delineate. Quella camicia che indossava poi, sembrava essere stata creata per essere indossata da lui; fasciava il suo corpo perfettamente senza risultare troppo stretta o troppo larga. Mentalmente, la parte di coscienza ancora sobria dentro me mi tiró un pugno dritto nell'occhio per ciò che stavo pensando.

«Perchè mi stai guardando così?» osservandomi di traverso, con la collana che gli penzolava sulle clavicole esposte dai tre bottoni non agganciati dalla camicia, prese un asciugamano e si asciugó le mani. Fece passare il tessuto fra l'indice ed il palmo calamitando il mio sguardo lì.

Indietreggiai come un automa, «Non ti sto guardando in nessun modo.» mi difesi all'istante, pizzicandomi con le dita la pelle del braccio.

«Hai ragione» sorrise abbassando la testa, un ricciolo gli cadde sulla fronte. «Non mi stai guardando, mi stai divorando.»

Fece un passo nella mia direzione ed io rimasi in silenzio, il cuore prese a battermi nel petto così forte che credetti mi fracassasse la gabbia toracica per uscire fuori. Da sobria, avrei ragionevolmente ben camuffato ciò che provavo, ma in quelle condizioni...ero certa che potesse leggermi in faccia il modo in cui lo stavo osservando...quasi a leggere i pensieri che avevo appena fatto.

Fece un ulteriore passo verso di me, se avessi voluto allontanarmi, uscire dal bagno o insultarlo...avrei avuto il tempo di farlo. Mi diede la possibilità di fuggire, di scappare e sottrarmi a quello che sarebbe potuto succedere. Che la sua fosse una sfida o un gioco pericoloso, scelsi comunque di rimanere coi piedi ancorati al suolo.

Un altro passo, l'aria vicina a me inizió a profumare di muschio bianco. Ebbi l'impulso di compiere un passo indietro ma mi sforzai di rimanere ferma.

Con un ultimo latente passo, appoggiò l'asciugamano sul lavabo a fianco a me e mi raggiunse. «Che c'è? Mi vuoi?» la voce calda mi soffió sulle labbra tanto era vicino.

Mi scostó una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Gli bloccai la mano e la allontanai da me. Dal mio corpo e dalle fibre affannate dalla sua monumentale presenza.

«No.» risposi, un po' troppo tardi.

Un sorriso gli storpió la bocca.

«Stai dicendo la verità?»

«No.»

Il sorriso gli si allargò. Si abbassó per arrivare alla mia altezza inclinando il collo per posizionarlo nell'incavo del mio.

Smisi di respirare. Non avevo più i sensi offuscati o la vista annebbiata, provavo e comprendevo perfettamente tutto.

Sentii il suo respiro bollente sulla mia pelle ed il suo profumo surclassare ogni odore presente nel bagno.

La sua mano sinistra s'insimuó nei miei capelli iniziando ad attorcigliare lentamente alcune ciocche fra le dita.

La porta si aprì, non vidi chi fosse perché davo le spalle all'entrata del bagno, ma vidi Damien serrare la mascella e guardare male l'eventuale ragazzo che voleva entrare. Gli intimó di tornare sui suoi stessi passi con un'occhiata feroce. Così fece. Udii la porta richiudersi lentamente ed osservai lo sguardo di Damien focalizzarsi di nuovo su di me.

«Non dovresti dire bugie.» la sua voce era calma ma torrida.

Inspiró profondamente ritornando a posizionarsi nell'incavo del mio collo. Il sangue pulsó in ogni arteria senza controllo, raggiungendo il basso ventre per poi rimbalzare ovunque.

Damien non stava respirando l'aria, stava respirando me.

Come il venticello prima di una tempesta, percepii nel mio petto il crepitio di un focolare accendersi ed espandersi. Un'altra volta, ancor prima di toccarci...Damien mi aveva fatta eccitare.

Quasi svenni quando appoggió le labbra dietro il mio orecchio. Stette fermo qualche secondo in quella posizione ed io rabbrividii senza parole. Non mi bació il collo, ma inizió a strusciare il labbro inferiore sulla mia pelle...partendo dal punto che ricordai essere quello che avevo detto che piaceva a Thomas baciarmi.

Arrivó lentamente alla base del collo regalandomi una tortura straziante, persa, alzai automaticamente il mento all'insù piegando la testa. Chiusi gli occhi.

Non avevo mai provato in una tutta la mia vita un complesso di emozioni di tali dimensioni devastanti. Avevo i brividi ovunque e mi sentivo...bene, mi sentivo così dannatamente bene come non lo ero da tanto.

Aprii gli occhi, ma Damien congiunse il suo labbro inferiore con quello superiore lasciandomi baci sull'umida scia che aveva già delineato. Li richiusi automaticamente deglutendo. Mi mancava l'aria, e l'ossigeno limitrofo non sembrava essere sufficiente per permettermi di respirare. Le mie gambe erano pietrificate; il mio corpo non si muoveva poiché il mio cervello non era in grado di dirgli cosa fare. Ero fottuta io, lo era il mio cervello ed ogni singola cellula che mi componeva.

Accadde una cosa che mai mi sarei aspettata avvenisse con un ragazzo, figuriamoci con Damien. Mi rilassai. Abbandonandomi completamente ai suoi baci ed alle sue carezze, mi rilassai. Sussultando a causa delle sue gelide dita a contatto col mio collo infuocato.

Le corde vocali mi fecero uscire dalle labbra serrate un lievissimo gemito. Mi bloccai all'istante. Un ansimo tenue, breve e corto fu il primo suono dolce che emisi da quando ci conoscevamo, il primo senza insulti.

Sentii la sua bocca appoggiata ancora sul mio collo curvarsi in un sorriso.

Tremendamente imbarazzata, mi mossi tentando di mettergli una mano sul petto e scostarmi. Mossi il braccio, ma quello di Damien lo intercettó bloccandolo.

«Sta' ferma.»

Fissai i suoi gesti come se nell'universo non esistessero ulteriori segni noti d'importanza oltre i suoi. Ero ubriaca, ubriaca di margarita e di qualsiasi cosa le sue mani facessero.

Si staccò dalla mia pelle e mi squadró. Sentivo le sue iridi pugnalarmi la pelle mentre percepii la sua eccitazione intrecciarsi con la mia.

Mi piaceva, le sue attenzioni mi struggevano e modellavano come cera al sole.

«Ailis.»

Scesi dal piedistallo di trance in cui mi aveva spedita e bloccai le mie pupille eccitate nelle sue colpevoli.

«Smettila di abbandonarti così a me.» ammise, la voce roca a renderlo ancora più sfacciato. Come se fosse colpa mia del modo disperato in cui mi faceva sentire.

Non mi ero accorta di essergli così vicina, o meglio, così intrecciata.

Mentre lui mi baciava il collo infatti; il mio petto aveva aderito al suo facendo collidere il tessuto del mio vestito alla sua camicia bianca.
Il mio seno compresso dal suo corpo era reso decisamente evidente grazie al mio respiro pesante ed alla scollatura dell'abito.

Alzai gli occhi su Damien riprendendo fiato, ormai ritornata un minimo consapevole delle mie azioni. Vidi come lo scuro dei suoi occhi sembrava volesse dipingere montagne sul mio petto.

Le sue iridi caddero sulle mie labbra. Mi piaceva il modo in cui mi guardava, il mio ego veniva nutrito grazie alla sua semplice espressione.

Tutto il calore e la bolla di fuoco in cui eravamo però, si spezzò fracassandosi al suolo quando una voce rimbombante mi arrivó dritta nelle orecchie.

«Lis!»

«Lis dove sei?!» riconobbi immediatamente la voce di Raissa urlare a squarciagola il mio nome.

Sapevo di star commettendo una cazzata, ma rimasi comunque immobile sperando che i suoi passi ignorassero la porta dei bagni maschili. Rimasi in silenzio muovendo solo il petto per respirare.

La porta si spalancó, «Oddio!» urló Rais mettendosi una mano sulla bocca strabuzzando gli occhi. Sbiancó, il blush sulle sue guance fu inutile nel contenere il suo pallore. Alternó lo sguardo fra noi due scioccata. Guardava le braccia di Damien avvolte intorno a me quasi in un abbraccio, ma del candore di un abbraccio, non aveva proprio niente la nostra posizione volgare.

«Cazzo, cazzo, cazzo.» imprecó ad alta voce, intuendo benissimo dal modo in cui eravamo stretti cosa stavamo per fare o cosa avevamo già fatto.

Mi prese per un braccio e mi guardó impietrita, «Quando ci ripenserai da sobria ti vorrai ammazzare.»

Si mosse fulminea verso Damien, «Con te...» disse puntandogli il dito contro, «...Parleró domani quando sarai sobrio, nelle tue momentanee condizioni non capiresti abbastanza bene la parte di merda che ti farei.»

«TRAVIS!» urló Raissa affacciandosi fuori dal bagno. Neanche dieci secondi dopo, i capelli raccolti di O'Connell entrarono nel mio campo visivo.

Oh ma per favore.

Travis per poco non scoppió a ridere quando intuì la situazione, mi guardó sorridendo: «Ma non eri tu a dirmi di comportarmi ben-...»

«Non. Commentare.» lo fulminai.

Non solo mi sarei dovuta subire le prese in giro da parte di Damien per essere stata abbindolata così vergognosamente dai suoi modi di fare, ma ero persino passata da incoerente e stupida agli occhi di Travis.

«Porta fuori Landway, prima che trasmuti la mia rabbia in effettivi gesti di violenza fisica.» gli intimó Raissa.

Il moro scosse la testa ridendo quando Damien lo seguì senza esitazione. Uscirono entrambi dal bagno mentre io rimasi in silenzio.

L'atteggiamento di Rais cambió drasticamente nel rivolgersi a me; premurosa ed intenerita come sempre, mi passó una mano sulla guancia «Vieni Lis, ti porto a casa dai.»

Non avevo parole per spiegare cosa fosse successo. Finché gli stavo a distanza, riuscivo a distaccarmi da Damien e vederlo come l'arrogante che era...ma quando superava la linea della stretta vicinanza, il mio cervello si disconnetteva e cadevo in un baratro di stupidità in cui mi sarei fatta fare di tutto. Era così che funzionava l'attrazione fisica? Perdere completamente la testa per i gesti di un'altra persona sperando che un minuto duri un'ora?

Mi toccai le labbra secche, volsi battere la testa contro il muro per il pensiero che ne uscì fuori. Non ci eravamo baciati...ma non mi sarei scansata se fosse successo.


——————————🤍————————-
BEH CHE DIRE INSOMMA.

Solo ed esclusivamente ✨ sexual tension✨ per metà capitolo.

[❤️]
- Per chi ha letto la prima versione della storia, vi ricorderete che il loro primo bacio avveniva qui...ma riscrivendo la storia mi son detta: il loro primo bacio in un bagno quando lei non stava neanche bene? Posso fare di meglio.
- Dovranno patire ancora un po' 😈
- Inoltre, non so se vi siete accorte quanto più Enemies sia la ristesura della storia rispetto alla prima versione, io li sto amando, voi?❤️

Voglio proprio detestino il fatto di volersi. E così accadrà🕺🏽

Come sempre, per qualsiasi cosa scrivetemi su [Ig: chenoialeggere]🤍

Vi amo, alla prossima amori miei.

Vostra,
Chia.

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