The Rose sensation

By chiavestories

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Che cos'è l'amore? Il dizionario ce lo descrive così: /a·mó·re/ Dedizione appassionata ed esclusiva... More

To you.
A & D
0| Quando i battiti cessano
1| Ramificazioni familiari
2|Morsi dal passato e bellezza catarifrangente
3| Doveri e favori
4| Mancata attività fisica
5| Accoppiata sconvolgente
6| Le bugie hanno le gambe corte
7| Sensazioni non condivise
8| Un'anima rotta resta spezzata
9| Spalle gradevoli per uccelli
10| Scacco matto
11| Versione diversa di uno stesso individuo
13| Bagno complice
14| Pugni e caos
15| Fuga dal paradiso
16| Ambiente familiare
17| La vera accoppiata sconvolgente
18| Non corro
19| Binomio confuso
20| Ah, si?
21| Caudute scomode ed amichevoli desideri d'omicidio
22| Come ricucire due cuori
23| Un'anticonformista senza fotografie
24| L'omicidio dell'innocenza
25| Ally
26| Permaloso
27| Gli effetti di un'effusione scontata
28| Distruzione di massa
29| Ancora di salvezza e mare
30| Tuffo nel perché
31| Sarebbe stato meglio il contrario
32| Ormoni slegati
33| Stessi geni
34| Duplice aiuto
35| Tacos e autostrade
36 | Famiglia Landway
37| Climax discontinuo
38| Torta alla crema
39| Regali
40| Anche se
Epilogo
Ringraziamenti

12| La lettera dei perdenti

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By chiavestories

abbraccio
/ab·bràc·cio/
Dimostrazione d'affetto consistente nell'accogliere o nell'attrarre l'altra persona fra le proprie braccia.

𝙰𝚒𝚕𝚒𝚜  𝙼𝚌𝙳𝚊𝚟𝚒𝚜

Avrei potuto affermare che mi sentissi sollevata da ciò che stavo leggendo, ma così non era.

Erano passate due settimane da quando Damien mi aveva accompagnata a casa, e nonostante fosse imbarazzante ammetterlo, le avevo trascorse a sperare di provare quello che mi aveva fatto provare lui. Anche se poco, speravo di riuscire ad eccitarmi con qualcun altro.

Il potere erogeno delle parole infatti, avevo letto in una ricerca dell'Università di Harvard, era potente almeno quanto un bacio se rivolto ad una persona che aveva una predisposizione ad esservi sensibile. Ed evidentemente, io lo ero parecchio.

Cosa stavo leggendo nell'attesa che la lezione iniziasse però, non mi piacque per niente.

"[...]Grazie al rilascio di vari ormoni, parlare sporco può aiutare a far sentire l'esperienza più connessa e sicura, e può persino attivare le aree del cervello necessarie per il climax. Ricordiamo che più ci eccitiamo con le frasi, più il legame ed i sentimenti che provate per quel partner sono profondi [...]"

Stando a questa ricerca dovrei perdutamente essere innamorata di Damien visto come mi ha "sbloccata", ma così non è, per l'amor di Dio.

«Che leggi?» istintivamente chiusi il laptop alla velocità della luce.

«Mhh, nulla di che.» Raissa riaprì il computer non soddisfatta della mia risposta vaga.

Lesse frettolosamente il titolo della ricerca e spalancó la bocca, «O mio Dio.» si sedette, «Oh mio Dio, è successo?! Ti sei finalmente riuscita a sbloccare con qualcuno?» gridó in un sussurro. «Aspettavamo questa cosa da anni Lis, oddio non sai quanto sia contenta.» poteva sembrare un cruccio stupido il mio, ma la serenità di sapere che adesso potevo fare cose mi faceva impazzire. Avevo agognato questo momento da tempo.

«Voglio immediatamente sapere con chi è successo, così posso stringergli la mano per essere riuscito nell'impresa.»

Mi ammutolii all'istante e lei lo notó.

«Non dirmi che é successo con un padre di famiglia.» spalancai la bocca, «Cosa? No!»

«Con un professore?»

«No.»

Alzó le sopracciglia, «Col nuovo prete della chiesa della Seventh Street? Avrà trent'anni e se non avesse la vocazione per la religione avrebbe tutte le donne della città ai suoi piedi, si insomma, se ti è capitato con lui è del tutto comprensi-...»

«Rais non mi sono eccitata con Padre Joel, per favore.» scossi la testa scandalizzata dalla sua supposizione.

«E allora con chi di così terribile da farti fare quella faccia?»

Storsi la testa di lato, «DamienLandway.» farfugliai in fretta.

«Damon Endlay? Non conosco nessun Dam-...»

«Damien Landway, Raissa.» il suo sorriso si spense.

«Non ci credo, di tutta la popolazione mondiale esistente...il tuo corpo ha scelto lui

«Non sono più entusiasta di te nel saperlo.» sbuffai. «Fra tutta l'università proprio la coppia di disturbati doveva attrarci eh.» commentai scuotendo la testa. «Comunque so com'è fatto Damien, anche se per adesso é stato l'unico con cui ho provato un po' d'eccitazione non farò mai niente con lui.» Mi guardó scettica, «Punto numero uno, non voglio prendermi malattie sessualmente trasmissibili, e poi...Damien é semplicemente una testa di cazzo, non necessito ulteriori motivi per non volerci avere niente a che fare.» scrollai le spalle richiudendo il laptop.

«Sai che secondo questa rivista: "Più ci eccitiamo con le frasi, più il legame ed i sentimenti che proviamo per il partner sono profondi." ?» la informai.

«Beh, può non avere tutti i torti.»

«In che senso scusa?» mi voltai.

«Lí non viene mica specificato se siano positivi o negativi. Tu detesti Damien, è un sentimento decisamente forte.»

«Non voglio neanche contemplare la possibilità, lui mi ha sbloccata ed adesso troverò qualcuno con cui sperimentare tutto.» affermai seria.

Anche perché, dopo il nostro ultimo incontro non volevo confrontarmici di nuovo. Non era a causa dei nostri discorsi in casa sua, ma per ciò che era successo in macchina.

Non sapevo quello che Damien fosse riuscito a captare dal comportamento che avevo avuto nella sua BMW, ma ero certa che si fosse accorto che qualcosa non andava.

Escludendo gli uber ed i taxisti, ero sempre e solo stata nell'auto di mio fratello e Raissa, per questo quando sono salita sulla sua macchina i miei riflessi si sono allarmati e mi hanno atrofizzato gli arti. Non avevo mai provato a guidare, non lo avrei mai fatto, il ricordo dei miei genitori mi ancorava a terra allontanandomi da qualsiasi posto di guida. Non volevo essere un pericolo per me e per gli altri.

Sapevo come guidavano mio fratello e la mia migliore amica, gli uber non fanno mai niente di azzardato o spericolato...ma non sapevo come avrebbe guidato Damien e la cosa mi spaventó.

Fortunatamente, non lo vedevo da settimane. In effetti, pensandoci, non avevo più visto lui, Travis, Warner o Jackson neanche per un secondo. Non erano passati nei corridoi universitari e non avevano frequentato nessuna lezione.

Avevano smesso l'Universitá? Tutti e quattro senza senso? Impossibile.

«Ecco che arriva la pazza.» sussurró Raissa quando entró nell'aula la professoressa Sprouss. I suoi capelli biondi decolorati le incorniciavano il viso ovale e roseo...se solo non si fosse mostrata sempre così scortese ed ineducata, gli studenti avrebbero anche potuto apprezzare le sue ore d'insegnamento.

Raissa ed io ci sommavamo all'ingente percentuale di ragazzi che frequentavano le sue lezioni solo per firmare la propria presenza.

Due ore dopo infatti, fui estremamente contenta di vedere la berlina di mio fratello aspettarmi fuori dall'Universitá.

«Finalmente sei uscita, ma quanto tempo passi qui? Trenta ore di fila?» mi chiese appena aprii la portiera sistemandosi i calzini.

«Trenta ore neanche compongono una sola giornata Matt.» risi appoggiando i libri e l'astuccio magenta sui sedili posteriori.

Notai la sua maglietta stropicciata, i jeans scuri ed i capelli disordinati. Mi accigliai ed avvicinai a lui vedendo chiaramente le venature pulsanti sul suo collo essere più in rilievo rispetto al normale.

«Hai di nuovo litigato con Nesta e ti ha buttato fuori di casa?» chiesi non trattenendo un sorriso.

Non ero preoccupata per la loro relazione; quando lei lo sbatteva fuori dalla loro villa le motivazioni dietro al conflitto erano quisquilie. Le rare occasioni in cui litigavano pesantemente Nesta non lo cacciava via; restavano a parlare del problema fino al raggiungimento di un chiarimento, ma se lo chiudeva fuori di casa, era solo perché non sopportava più la sua presenza a causa di qualche stronzata.

Non era un vero e proprio litigio. Il loro era quasi un gioco; una sorta di tira e molla sentimentale che li allontanava per diverse ore prima che si ricongiungessero. A volte credevo che Matt ci litigasse di proposito per poter attuare questo buffo teatrino nella rincorsa al desiderio di volersi.

Lui sbuffó grattandosi il mento, «Mia moglie non è l'unica a deridermi vedo.» disse alzando gli occhi al cielo.

«Non so se voglio ospitarti comunque» ammisi solennemente, guadagnandomi un'occhiata confusa da parte sua «La scorsa volta hai parlato della mia verginità davanti ad uno sconosciuto.» gli ricordai.

Sapevo che Matt era invadente, estroverso ed espansivo, e non vidi miglior occasione di fargli sapere quanto mi avesse messo a disagio la constatazione che aveva detto con tanta nonchalance. Nozione che aveva fatto credere a quel mal funzionante, lento ed ebete del mio cervello che iniziare a raccontare di me e Thomas a Damien fosse una buona idea.

Prima o poi dovrò tenere un diario per esorcizzare tutto questo imbarazzo.

«Non poteva essere uno sconosciuto se lo avevi invitato a casa.» controbatté prontamente lui.

«Io non lo avevo invitat-... senti» sbuffai, «Non farlo più, ne davanti a lui ne a nessun altro Matt, sono seria.» gli puntai un dito contro.

Lui sollevó un sopracciglio sorridendo, «Non posso più raccontare i fatti tuoi agli altri?»

«E poi ti domandi perché Nesta ti butti sempre fuori casa.» borbottai.

«Sí, Matthew» gli risposi a voce più alta, «Ho una dignità e vorrei riuscire un minimo a mantenerla, la butto giù da sola e non ho bisogno del tuo aiuto nel farlo.»

Lui sorrise bastardo, «Oh no Lis, la tua dignità l'hai persa del tutto anni fa; quando ti sfidai a trattenere il respiro mentre mangiavi ed hai finito per vomitare la zuppa dal naso come un idrante.»

Lo guardai male fulminandolo. Mi aveva rinfacciato così tante volte quella storia che penso l'avesse scritta nel suo curriculum vitæ lavorativo.

Scendemmo dall'auto e lo sentii seguirmi verso casa mia. Perché voleva venire da me se Nesta non l'aveva buttato fuori di casa?

«Volevo, ehm, volevo parlarti di una cosa.» disse eliminando il clima goliardico che avevamo creato. Non mi piaceva quando la sua faccia assumeva quell'espressione, le labbra premute strette e le sopracciglia ricurve solitamente aprivano le danze al preludio di un avvenimento negativo.

«È arrivata una lettera stamattina.» La mia mente voló subito alla richiesta che avevo fatto alla Stanford University per terminare i miei ultimi due anni di studio là.

Ad agosto infatti, mi ero informata sulla possibilità di potermi specializzare a Stanford: l'istituto in cui aveva studiato e si era laureato papà. Avevo una media alta ed un buon curriculum, ragion per cui, ero quasi sicura di potercela fare.

«Ecco, la lettera è arrivata senza indirizzo ne niente, era solo bianca...così l'ho aperta credendo fosse per me.» parlava girando per la stanza, nervoso. «Il postino deve aver confuso le abitazioni visto che risultano entrambe a nome McDavis da fuori il cancello.» Sospiró fermandosi e mi fissó.

«Ailis, io non so come dirtelo ma...» attesi fino all'ultimo secondo che la sua espressione tirata trasmutasse.

«Ma non ce l'hai fatta...l-la Stanford ti ha rifiutato la richiesta.»

Distolsi lo sguardo ferita. Gli diedi le spalle ma non feci in tempo a compiere un passo che le sue braccia mi racchiusero il corpo in un abbraccio. Matthew sapeva di colonia e deodorante. Il suo profumo lo associavo ad una strana sensazione di sicurezza e pace...ma in quel momento neanche le pareti calde delle sue braccia fecero breccia nelle mura congelate della mia tristezza.

«So quanto era importante per te.» Sussurrò a bassa voce.

Lo sapeva, ma questo non avrebbe reso meno dolorosa la consapevolezza che non ero stata in grado di accedere a quei corsi.

Volevo essere vicina a papà, percorrere gli stessi corridoi che aveva percorso lui e seguire le sue lezioni respirando l'aria che un tempo aveva respirato lui.

Più crescevo, meno mi ricordavo di papà e mamma. Quelli che erano ricordi vividi, sbiadivano. Era come lanciare una conchiglia nel mare ed osservarla affondare: all'inizio riesci a notarne i dettagli perfettamente, ma più metri percorre e più a fondo va allontanandosi da te, meno riesci a vederla nitidamente. Prima che raggiunga il fondale non sai neanche più dove sia. Sbiadita e scomparsa.

Se non avessi avuto aspettative non ne sarei rimasta così delusa...ma credevo davvero di potercela fare; avevo giá pensato e sognato la mia vita lì tante volte. Tante notti.

Trattenni le lacrime sciogliendo l'abbraccio e seguii l'istinto di chiamare Raissa. 

La mia migliore amica si presentò alla mia porta con una velocità disarmante, forse allarmata dal mio tono di voce durante la chiamata. Salutó Matt e gli chiese di lasciarci sole per parlare meglio.

Ero stesa sul divano quando arrivò, non avevo la forza o la voglia di fare niente. Le labbra si muovevano a fatica per parlare, avrebbero preferito restare incollate fra di loro piuttosto che spiegarle della lettera.

Raissa mi osservó con pena e dispiacere, ma non piansi. Non piangevo mai davanti a qualcuno indipendentemente da cosa fosse successo.

Piangere é l'espressione più acuta del dolore: il corpo non sa come reagire ad un impatto straziante e così il cervello decide di azionare le ghiandole lacrimogene in risposta alla sofferenza, conscio che la persona crollerebbe senza un aiuto fisico.

«Non staró qui a dirti: "Va tutto bene non ti preoccupare" perché ci speravi così tanto che il rifiuto deve farti malissimo. Non ti dirò parole inutili di circostanza perché non servirebbero a niente. Secondo me, devi solo aspettare tempo, quello necessario ad offuscarti il dolore che provi adesso. Ora stai male, è inequivocabile, ma passando giorni e settimane starai meglio, ci penserai sempre meno e ritornerai a stare del tutto bene come prima.»

La ringraziai per non essersi limitata ad un: "Non è la fine del mondo andrà tutto bene", perché per me lo era, e sapevo che lei l'aveva capito.

Tempo. Avevo solo bisogno di far trascorrere un quantitativo sufficiente di tempo per metabolizzare tutto e non starci più così male. Le ferite fresche sono sempre le più dolorose.

Le sorrisi dal divano e solo allora mi accorsi del vestito azzurro di seta che indossava.

«Okay che sono una persona importante, ma vestirti così per venire qui mi fa emozionare. Volevi forse provarci con me?» le chiesi ammiccando, cercando di stemperare la tensione.

Lei rise e mi si avvicinó sedendosi a fianco delle mie gambe. Si tamburelló le dita sulla coscia nuda, «Quando mi hai chiamata stavo  per uscire con Travis.» mi spiegó lentamente, pacata e titubante, come in attesa di una mia reazione arrabbiata.

Mi spaventai per la titubanza che mostró nel dirmi che sarebbe uscita con lui. Avevo già avvisato Damien di tenere d'occhio il suo amico non potendo minacciare il diretto interessato per non passare da persona mentalmente instabile.

«Ci resterà poco quel vestito addosso a te allora.» le feci un occhiolino, vedendo che aveva smesso di respirare in attesa di una mia risposta.

Inspiró rilassando le spalle e mi guardó con occhi lucenti, «Non ti da più noia che io esca con lui?»

«Non ci allarghiamo troppo, mi da noia, ma è una cosa che posso tollerare finché non ho prove contro di lui.» affermai come un il giudice della corte suprema.

«Comunque non voglio trattenerti oltre...» ammisi alzandomi in piedi stirandomi le gambe, «...Vai pure da lui adesso.» le dissi sorridendole.

Il suo sorriso si spense, quasi offeso dalla mia constatazione. «Oh non se ne parla, io resto qui con te.»

«Hai già fatto tanto Rais, davvero, puoi andare al tuo appuntamento, non ha senso restare qui con me.»

A me erano bastate le sue parole di conforto e sapere che sarebbe voluta rimanere lì con me, mi bastava quello.

Si tolse da me con uno sguardo furbo che non prometteva niente di buono, attraversó la stanza correndo e prese il suo telefono componendo un numero sulla tastiera.

Intuii che Travis fosse l'interlocutore della chiamata ma capivo solo le risposte che dava Raissa, riuscendo a seguire male la conversazione.

«Si non ce la faccio per la cena.» attese qualche attimo per la risposta di lui mangiandosi le unghie.

«...ma non avevi detto che-» continuó lei venendo interrotta.

«Ecco sí, non è che potremmo venire anche io ed Ailis insieme alla tua squadra di nuoto?» disse girando per la stanza.

Appena sentii il mio nome scattai e la raggiunsi per farle segno di no con la testa a qualsiasi malsana idea stesse proponendo a O'Connell.

«Alle undici davanti al locale, perfetto, a dopo!» concluse euforica chiudendo la chiamata.

«Prima che tu possa protestare» mi venne incontro lei, «Non ti avrei mai lasciata sola stasera, avremmo guardato un film e nel silenzio avresti solo pensato di più. Andando ad una festa avrai modo di pensarci un po' meno.» sorrise flebile, facendomi capire che l'aveva davvero fatto per me e non per passare del tempo con lui.

Non avevo molta voglia di andarci ma compresi che non era una soluzione terribile per la serata.

Riflettei sulle parole che aveva rivolto a Travis durante la chiamata,«Perché festeggia qualcosa la squadra di nuoto dell'Universitá?»

«Questi giorni sono stati molto impegnativi per loro, hanno addirittura saltato le lezioni per allenarsi nella speranza di rientrare nelle selezioni delle gare statali.» mi spiegó passandosi una mano fra i capelli, «Trav, Warner e Damien sono passati, Jackson e Thomas sfortunatamente no.» annuii mentre salimmo le scale.

Trascorsero due ore di preparazione prima di salire in macchina per raggiungere il locale. Il vento che entrava dal finestrino mi sparpagliò a ventaglio i capelli contro il seggiolino. Mi ero abituata alla sua macchina, stare con lei non mi causava il minimo problema...avrei potuto viaggiare per tutta l'America se a guidare era Raissa.

Abbassai il volume della musica per parlarle,«Stasera mi ubriaco.» elargii seria.

Si voltó togliendo gli occhi dalla strada per portarli su di me. «Che comportamento maturo per risolvere i tuoi problemi.» mi rimbeccò mentre girava verso sinistra.

«Ma se è quello che fai tu, letteralmente ogni volta.» le ricordai.

Tolse la mano dal volante per gesticolare «Si, ma io sono il cattivo esempio. Tu devi cercare di non pensarci evitando di usare i miei metodi discutibili.»

«Stasera mi ubriaco.» continuai imperterrita.

Lei mi guardó male e sospiró, «Lis, non vorrei che bere ti faccia ricordare solo di più...facendoti stare molto peggio.» il suo tono era cambiato insieme alla sua espressione; diventata più preoccupata che triste.

«Penso a loro sempre Rais.» mi schiarii la voce per la malinconica piega che aveva preso la conversazione. «Bere non cambierà niente, specialmente per una volta. Non lo faccio mai, e ti giuro che stasera ho solo voglia di ridere senza avere la testa piena.»

Sapevo che non mi avrebbe lasciata bere se non era d'accordo, e non lo sarebbe stata mai, ma le stavo esponendo le mie adolescenziali volontá supplicante.
Non miravo certo al coma etilico o al rimanere priva di sensi stesa a terra; volevo solo essere alticcia. Alticcia in maniera contingente, ma non di certo da star male.

«Fai come vuoi, ma io ti terró d'occhio ogni istante.» assestó guardando la strada.

«Non avró bisogno di una babysitter.» le sorrisi, non volevo assolutamente che rinunciasse a divertirsi per stare dietro a me. Avevo ventitré anni e non quindici; rovinarsi la serata a causa mia non era per niente giusto nei suoi confronti.

«Davvero, voglio solo bere un paio di drink, tranquilla Rais.» la rassicurai.


——————————🤍———————————-
Le ultime parole famose🤡

Ciao amori! capitolo di passaggio ma di PASSAGGIO PER UN SUCCESSIVO CAPITOLO DE FUEGO.
DE.
FUEGO.

GIURO CHE LA DEPRESSIONE DEGLI ULTIMI DUE CAPITOLI È TERMINATA.💞

Spero vi sia un po' piaciuto anche questo e so che sono più noiosi quelli di passaggio, ma servono per mandare avanti meglio la storia e legare ancora di più i personaggi fra di loro💙
INOLTRE, elementi che sembrano inutili saranno causa di futuri drammi non indifferenti...state attente a tutte le informazioni che leggete!🤭

Alla prossima🦋, su Instagram mi trovate sempre x sclerare @chenoialeggere :)

Vostra,
Chia

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