You're here-Hawks

By -unacomunelettrice-

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> > Il ragazzo che l'aveva colpita si voltò, fu in quel momento che Yuri lo vide bene per la prima volta. Un... More

0.1
1.The beginning
2.The story of my life
3.Her
4.Grandma is mom
5.Divine miracle
6.The end of the beginning
7.The day the music started
8.Fascinating
9.Make a wish
10.Loving is hard
12.Blue flames
13.Feathered bastard
14.Fucking liar
15.God remembers me
16.Michael
17.Why me?
18.A little sweetness
19.The test
20.Plug
21.Thank you
22.New beginnings?
23.Please, forgive me
24.He paved the way for you
25.Stay here
26.Jealous
27.It hurts, doesn't it?
28.Zing
29.I know she can do it
30.Only a genius
31.A gift
32.Come here, with me
33.You're beautiful
34.Mariposa
35.Doctor Michael
36.Deku and Kacchan
37.Lips
38.Merry Christmas
39.A Rose
40.Happy birthday
41Who are...?
42The Dreams

11.A new hero

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By -unacomunelettrice-


Passarono mesi in cui Leila e James erano sempre appiccicati.
In realtà non si capiva se effettivamente stessero insieme: si baciavano, toccavano e stuzzicavano ma non sembravano essere una coppia.
In realtà a molti davano l'impressione di usarsi a vicenda, Yuri si chiese se anche con lei James si comportasse così.
Leila le riservava occhiate di fuoco ogni volta che la vedeva e quando li incrociava in corridoio uno accanto all'altra lei si aggrappava al suo braccio o lo intrappolva in un bacio passionale.
A Yuri veniva il disgusto solo a vederli, però non riusciva a non pensare al fatto che Leila sembrasse davvero presa.
Nonostante davanti agli altri si comportassero come due semplici ragazzi che si divertivano usandosi a vicenda, Yuri vedeva la scintilla che si accendeva nei suoi occhi quando vedeva James.
Vedeva come lo guardava e come con lo sguardo cercasse continuamente il suo.
E faceva male vedere come fosse l'esatto contrario per James.
Faceva male perché capiva che prima la situazione era la stessa, solo che al posto di Leila c'era lei.
James non era mai stato il tipo da relazioni serie, non era in grado di mantenerle.
Molti dicono che maturare significa ammettere che in adolescenza non esiste un amore duraturo, non importa l'intensità del sentimento, ma allora ciò che provava era inutile?
L'amore e i sentimenti che aveva provato e donato non sarebbero mai serviti a niente?
Che senso aveva aprire il proprio cuore al mondo se il risultato sarebbe sempre stato lo stesso? Perché avrebbe dovuto rimanere ferita ogni volta?
Possibile che non ci fosse qualcuno, in questa vita o nell'altra, che l'avrebbe presa e amata come nelle storie? Perché non non poteva avere il vero amore e il lieto fine?
E faceva male vedere come Leila cercasse continuamente attenzioni, come cercasse di essere la versione migliore di se stessa per James, come la guardasse storto ogni volta che la incrociava.
Faceva male perché si rivedeva in lei ogni volta che si era sentita sbagliata al fianco di quel ragazzo.
Un amore non dovrebbe farti sentire così, non dovresti mai sentirti sbagliata.
Faceva male perché James non sarebbe mai cambiato.
Faceva male perché Leila guardava James nello stesso identico modo in cui lo guardava Yuri.
La corvina smise di pensarci a poco a poco, la ferita lasciata da James si stava lentamente rimarginando.
Solo il tempo avrebbe detto se l'avrebbe mai superata completamente.
Invece Leila cambiò drasticamente.
Non portava più gli stessi vestiti, da una parte poteva essere considerata una cosa positiva, almeno ora rispettava il dress code.
Ma non è mai una cosa positiva quando cambi per non far arrabbiate qualcuno.
James le faceva scenate di gelosia quando si vestita troppo scoperta o quando parlava con i ragazzi.
La stava annientando come lo aveva fatto con Yuri.
Leila aveva smesso di truccarsi, non parlava più con nessuno e sembrava essere un'altra persona.
Aveva smesso da un pezzo di infastidire Yuri, forse non aveva il coraggio di affrontarla o forse semplicemente si era stancata delle non-risposte della corvina.
Nonostante non fosse un atteggiamento propriamente eroica aveva deciso di non fare assolutamente nulla.
Voleva tenersi fuori da tutta quella questione, non erano minimamente affari suoi e non voleva più ricordare nulla di James: aveva buttato ogni cosa, dalla prima all'ultima.
Aveva deciso di tingersi i capelli di un rosso accesso, una di quelle tinte che vanno via con vari lavaggi.
Tamaki le aveva detto che il rosso le donava, le metteva in risalto gli occhi.

L'inizio del terzo anno era stato pieno di imprevisti.
Una classe di primini aveva dato numerosi problemi e i villain si facevano vivi sempre più spesso.
Yuri aveva un brutto presentimento.
Durante i tre anni aveva fatto degli stage con alcuni eroi ma non aveva mai imparato nulla di particolare.
In realtà non si era mia contraddistinta per il suo Quirk.
Voleva passare inosservata e poi spiccare il volo una volta finita la scuola, non le serviva per forza l'aiuto di qualcuno.
Scoprì anche che ci sarebbe stato un festival sportivo e che sfortunatamente, avrebbe dovuto fare da tutor proprio a quella classe di primini fastidiosi.

Piccoli arroganti idioti.

Non le piacevano per niente, specialmente quel cane rabbioso che era arrivato primo all'esame di ammissione.
Era troppo esuberante e non aveva affatto la faccia da eroe.
Yuri avrebbe voluto prenderlo a pugni quando lo incrociava nei corridoi, le ricordava troppo quei ragazzini che la prendevano in giro alle medie.
Era solo un dannato ragazzino che si credeva troppo.
Ma Yuri doveva ammettere che quel dannato ragazzino era forte.
Aveva un Quirk distruttivo e potente, avrebbe potuto benissimo distruggere la scuola con un paio di colpi, aveva potenzialità.
Aveva invece iniziato a nutrire interesse, non di tipo romantico, verso un ragazzino con i capelli verdi disordinati.
Aveva scoperto il suo nome: Izuku Midorya.
Yuri lo trovava incredibilmente forte, forse anche più del porcospino.
Era coraggioso, lo aveva visto durante le imprese contro i Villain, e avrebbe fatto di tutto per proteggere le persone a cui teneva.
È il perfetto eroe.
Quella classe giovava anche dell'attenzione dell'eroe numero uno, cosa non da poco.
C'erano altri tipi interessanti ma Yuri non li aveva calcolati di striscio, si era già stancata a pensare troppo a quei due figuriamoci a tutti a quei ragazzini iperattivi.
Dopo il festival sportivo le lettere per le varie agenzie sarebbero arrivate e i primi eroi avrebbero iniziato a formarsi.
Yuri non aveva scelto un nome da eroe particolare come quello di Mirio, aveva tenuto semplicemente il suo.
L'avrebbe cambiato in futuro se fosse stato necessario.
Appena concluso il festival anche loro avrebbero ricevuto le lettere dalle agenzie, togliendo coloro che erano già stati notati da anni e che quindi avevano già la strada pronta.
Coloro che non venivano scelti da nessuno erano smistati in varie agenzie e poi riassegnati di nuovo, non potevi mai stare fermo.
Se non ti eri fatto notare prima dovevi farlo il prima possibile.
In sostanza più lettere avevi più importanza ti veniva assegnata.
Davano così tanta importanza ad un foglio di carta e alla forza del Quirk che finivano tutti per dimenticare il vero motivo per cui un eroe viene considerato tale.
La cosa che la preoccupava di più era il fatto che la maggior parte degli attacchi da parte dei Villain o erano avvenuti a scuola o in zone della città molto vicine a dove abitava.
Se ci fosse stata lei a casa sarebbe stata più tranquilla ma la consapevolezza che ci fossero solo suo padre e sua sorella la rendeva nervosa.
Nessuno dei due era in grado di difendersi in caso di attacco e per quanto la gente cercasse di nasconderlo gli eroi non potevano salvare tutti.
Nonostante questo la popolazione era tranquilla.
Da poco era arrivato un ragazzo al posto di numero due nella classifica degli eroi e tutti lo acclamavano.
L'eroe più veloce a quanto dicevano ed era famoso per essere molto giovane.
Molti lo consideravano un prodigio dato che a soli ventitré anni aveva sfondato nel mondo del lavoro, ora, secondo alcuni, il suo obbiettivo era mantenere la fama acquisita.
Prima o poi non sarebbe più stato sulla cresta dell'onda, doveva dimostrare quanto valeva come eroe.
Yuri non lo aveva mai visto, in realtà non le importava molto.
Aveva solo voglia di finire al più presto la scuola e iniziare a lavorare.
Non è quello che di solito vogliono tutti i ragazzi?

Forse non tutti.

Hawks era stato bravo.
Aveva scalato la classifica degli eroi giorno dopo giorno per arrivare in cima e ci era quasi riuscito.
Aveva faticato tantissimo e quando era arrivato nella top dieci aveva provato qualcosa di simile all'orgoglio ma allo stesso tempo si era sentito come incompleto.
La vita da eroe numero due gli toglieva così tanto tempo che non poteva fare nulla.
Tornava a casa esausto e si buttava sul letto addormentandosi subito dopo.
D'altronde anche se non fosse stato stanco cosa avrebbe avuto di meglio da fare?
Non sentiva i suoi amici da parecchio, si era chiuso in se stesso a causa del lavoro e in quel momento, seduto sul cornicione di un palazzo, gli mancava più che mai la sensazione di ridere e scherzare con qualcuno senza pensieri e specialmente senza lavoro.

Hawks si sentiva estremamente solo in un mondo in cui lui era solo il numero due e nient'altro.

Solo l'eroe numero due.

Non un uomo.
Non un ragazzo.
Ma semplicemente un eroe che doveva adempiere ai suoi doveri.
E in parte era tutto perfetto, non poteva lamentarsi della sua vita.
Aveva una bella casa, grande, spaziosa ma decisamente troppo per una sola persona.

Hawks aveva sentito più volte i suoi colleghi più grandi che parlavano tra loro di quanto fosse bello tornare a casa e riabbracciare la propria famiglia dopo una battaglia.
Hawks non sapeva che cosa si provasse.
Tornava a casa, sussurrava un "sono a casa" al vuoto e poi si buttava sul letto sfinito.
Nessuno rispondeva mai alle sue parole.
Dopo si alzava, ripuliva un po' e ordinava da mangiare da qualche pub.
Quasi tutte le sere si ritrovava a grattarsi le piume mentre sgranocchiava del pollo fritto con lo sguardo perso nel vuoto.

Immaginava di avere qualcuno che magari tornato da lavoro lo accogliesse a casa, magari abbracciandolo o sorridendogli.
Invece in quella che casa invidiabile da chiunque Hawks si sentiva soffocato dal troppo silenzio, sentiva di poter morire schiacciato da quel ronzio che diventava sovrano delle sue orecchie.
E provava e riprovava ad ascoltare musica o guardare la TV ma più cercava di non ascoltare più la voragine nel suo petto diventava più grande.

In quel momento Hawks rimpianse di aver scelto di vivere una vita completamente dedicata al lavoro.

E ci aveva provato.
Provato ad andare con qualcuno, a conoscere gente, a socializzare.
Con le ragazze non aveva problemi e molte volte si era trovato nella situazione in cui avrebbe potuto benissimo approfittarne ma puntualmente c'era qualcosa che lo bloccava dal lasciarsi andare.
Forse era la sguardo vuoto che avevano alcune di quelle ragazze.
Lo guardavano come se fosse trasparente, lo fissavano, adoravano, lo accarezzavano ma non lo sentivano.
Non sentivano quando Hawks diceva di non riuscire a sopportare tanto la pressione, quando diceva di non essere in grado di gestire tutto e di come si sentisse incredibilmente piccolo in confronto alla carica di numero due.
Di come non si sentisse abbastanza.
Aveva piano piano scoperto che quelle ragazze con cui puntualmente usciva erano le migliori ascoltatrici del mondo.
Potevi dire di volerti comprare un vibratore a forma di cazzo e ti avrebbero comunque risposto con un'irritante risatina falsa e qualche cenno della testa.
Loro non lo ascoltavano, non davano importanza a ciò che diceva, pensavano che una volta aver bevuto un bicchiere di troppo sarebbe stato facile finire tra le braccia del bel ragazzo che avevano davanti.

Hawks era indubbiamente attraente e ne era consapevole.
Faceva un effetto alle persone non indifferente, di solito le metteva a proprio agio o le attraeva e questo per un eroe è un grande vantaggio.
Si era guadagnati la fiducia di tutti, anche dei pezzi grossi.
Ma si sentiva comunque solo.

Una volta aveva incontrato una ragazza.
Sophia.
Era semplice e tranquilla, l'aveva conosciuta in un bar.
Lei aveva mostrato subito interesse e Hawks aveva pensato che sarebbe stato bello per una volta ascoltare qualcosa su qualcun'altro.
Sophia era una ragazza nella media.
Studiava medicina ed era una tipa molto organizzata, voleva diventare pediatra per via della sua grande passione per i bambini.
Hawks odiava i bambini.
Ma era disposto a passarci sopra.
Quando dopo un paio di uscite Sophia iniziò a fargli domande su stampa, televisioni e insisteva per farsi una foto insieme.

<<La voglio come ricordo, è da tanto che usciamo insieme e non c'è ne siamo mai fatti nemmeno una>>
E puntualmente Hawks sviava il discorso.
Era terrorizzato che Sophia potesse pubblicate la foto e farlo finite in mezzo ai giornalisti giorno e notte per la loro iniziale frequentazione.

Sentiva che non sarebbe andata bene, ma per qualche motivo è rimasto perché sentiva che forse sarebbe andata bene.

<<Dai Hawks!Non fare il timido, facciamo una foto!>>
Hawks era sempre più terrorizzato dal pensiero che avesse un secondo fine.

<<Scusami Soph, non sono in vena di foto>>
Aveva tagliato corto il discorso sperando di scrollarsela di dosso ma a quanto pare il suo piano era stato inutile.
Sophia si avvicinò a lui imbronciata, i capelli bruni che le scendevano lungo il viso.

<<Tu non sei mai in vena di fare foto!Le mie amiche non mi credono quando dico che sto uscendo con il numero due!>>
Un fulmine a ciel sereno avrebbe fatto meno male a Hawks che questa frase.

Aveva ragione, aveva sempre avuto ragione.

La voce di Sophia gli riempì la testa per diverso tempo.
Si era alzato ed era semplice uscito lasciando i soldi sul bancone.
Non le aveva detto una sola parola e ignorò brutalmente tutte le chiamate e i messaggi che continuavano a riempirgli il telefono.

Ci era rimasto davvero male ma non poteva dire di non esserselo aspettato.
Ancora una volta aveva avuto la conferma che a nessuno importava conoscerlo davvero.
Quella ragazza non gli aveva nemmeno chiesto il suo vero nome.

Alla fine ottenne comunque quello che voleva.
Visibilità.
Aveva raccontato alla stampa di aver avuto una breve relazione con Hawks che lei stessa aveva chiuso dato il poco tempo che le dedicava a causa del suo lavoro.

Per un attimo il ragazzo pensò di smentire tutto ma ci ripensò, limitandosi ad evitare i giornalisti e a camminare sempre in luoghi appartati.

Non si era più fidato di nessuna persona e aveva limitato i contatti umani solo con le fan e i suoi colleghi di lavoro che, notando lo strano comportamento del loro amico decisero di aiutarlo.

Gli avevano proposto di cercare uno studente a cui fare tirocinio.
Di lì a poco si sarebbe svolto il festival sportivo e avrebbe avuto l'occasione di poter ammirare le potenzialità di molti futuri eroi.
Hawks contro voglia accettò l'offerta.
Non voleva un ragazzino fra i piedi.
Non voleva nessuno fra i piedi.

Si sentiva inutile e piccolo e l'ultima cosa che voleva era aiutare un ragazzino ad avere una vita come la sua.
Significava rovinare la vita anche di un'altra persona che ancora una volta pensava che essere un eroe portasse solo lati positivi.

Come poteva far capire alle persone che tutto ciò che voleva era contare qualcosa?

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