You're here-Hawks

By -unacomunelettrice-

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> > Il ragazzo che l'aveva colpita si voltò, fu in quel momento che Yuri lo vide bene per la prima volta. Un... More

0.1
2.The story of my life
3.Her
4.Grandma is mom
5.Divine miracle
6.The end of the beginning
7.The day the music started
8.Fascinating
9.Make a wish
10.Loving is hard
11.A new hero
12.Blue flames
13.Feathered bastard
14.Fucking liar
15.God remembers me
16.Michael
17.Why me?
18.A little sweetness
19.The test
20.Plug
21.Thank you
22.New beginnings?
23.Please, forgive me
24.He paved the way for you
25.Stay here
26.Jealous
27.It hurts, doesn't it?
28.Zing
29.I know she can do it
30.Only a genius
31.A gift
32.Come here, with me
33.You're beautiful
34.Mariposa
35.Doctor Michael
36.Deku and Kacchan
37.Lips
38.Merry Christmas
39.A Rose
40.Happy birthday
41Who are...?
42The Dreams

1.The beginning

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By -unacomunelettrice-

La prima persona a manifestare un Quirk è stato un neonato proveniente dalla città di Quig Quig in Cina, avente la capacità di emanare luce dal proprio corpo. Dopo quell'incidente, molte persone di tutto il mondo hanno iniziato a manifestare diverse tipologie di abilità speciali. Mentre il fattore scatenante del fenomeno Quirk rimane sconosciuto, è stato ipotizzato che ciò che l'ha avviato è sdrogatato un virus trasportato da un topo, che ha portato ad un conseguente sviluppo delle abilità.
Al momento, circa l'80% della popolazione mondiale possiede un Quirk.

All'alba di quest'era straordinaria, la polizia ha deciso di dare priorità alla politica e di mantenere lo status quo, e, pertanto, decidendo di non utilizzare i Quirk come arma. Per riempire quel buco, sono nati i Pro Heroes, professionisti incaricati di combattere i criminali utilizzatori di Quirk. Autorizzare l'utilizzo di poteri che avrebbero potuto uccidere facilmente, però, è stata una decisione piuttosto ardua da scegliere. Con il tempo, si è accumulato supporto pubblico dal momento che le prime persone a lavorare come Heroes agivano moralmente e per mantenere la giustizia.

Questa era la storia che veniva insegnata ai bambini fin da piccoli.
Viene insegnato loro ad ammirare, seguire, idolatrare gli eroi anche per la più piccola cosa, cercano di inculcare nella mente dei più piccoli l'idea di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ci viene insegnato come comportarci, come essere bravi.
Chi nasce con qualche quirk particolare viene inondato di attenzioni, chi possiede un quirk semplice deve avere altre capacità per spiccare il volo e chi invece possiede quirk spaventosi viene messo da parte dalla società.
Perché secondo il pensiero generale, non è la nostra mente a governarci bensì l'unica cosa su cui non abbiamo alcun potere decisionale.
Se nasci con un Quirk come quello di Stain, lo stermina eroi, non ti vedranno mai come un alleato ma come qualcuno da allontanare.
Questo perché la società è marcia, non aiuta i più deboli a migliorarsi dando occasioni ma, elogia e prende sotto la propria ala coloro che hanno già il potere di decidere le sorti di qualcuno.
Perché a nessuno importa di coloro che non hanno le capacità o la voglia, sono solo cause perse.
Perché concentrarsi su qualcuno che ha pochissime possibilità di migliorarsi quando puoi far risaltare qualcun'altro più capace?
E così le persone rimangono e vivono nell'ombra di quello che avrebbero potuto essere con un po' di aiuto.

Così era la vita di Yuri Ashimo.
Un insieme di persone che l'hanno rinnegata e punita per qualcosa di cui nessuno ha il controllo.
È privo di senso non è vero?
Forse la sua vita sarebbe stata diversa, più bella, se fosse nata con un Quirk diverso?
Forse non avrebbe avuto tutti questi problemi.
Il suo Quirk era Mentall Kill.
Permetteva di controllare la mente e il corpo di qualsiasi persona la guardasse negli occhi e in seguito poteva decidere se ucciderla o no.
Il cuore si comprimeva su se stesso fino a quando non rimaneva nemmeno uno spiraglio di vita.
Nessuno si sarebbe mai aspettato che nascesse con un Quirk del genere, sua madre aveva la telecinesi e suo padre la possibilità di controllare a proprio piacimento i metalli.
Nessuno aveva mai messo in dubbio che da quell'unione sarebbe nato qualcuno con un Quirk simile e successivamente nessuno aveva messo in dubbio che doveva esserci per forza qualcosa che non andava in lei.
A suo padre venne in mente che sua moglie fosse stata con un altro nel mentre.
Ma non avrebbe comunque avuto senso.

Avrebbe dovuto comunque avere anche solo uno stralcio del potere di qualcuno della famiglia, no?
Ma nessuno aveva mai visto una cosa simile, tutti avevano Quirk abbastanza innocui o per lo meno non dannosi, forse è stato per questo che quando una mattina d'inverno avevano trovato il loro gatto che sbatteva ripetutamente la testa contro il muro senza un motivo apparente che non pensarono che forse, non era semplicemente impazzito.
Capirono la verità quando lo trovarono a soffiare sempre contro lo stesso muro. Provarono a prenderlo o aiutarlo ma sembrava impossibile anche solo avvicinarsi.
Vicino a lui c'era Yuri che lo guardava tranquillamente e fu solo quando il gatto graffiò profondamente sua madre che la videro stringere gli occhi verdi, che diventarono improvvisamente rossi e riversare uno sguardo omicida all'animale che si appoggiò a terra ormai senza vita.

Da lì iniziarono i problemi.
Yuri non si sapeva controllare e mandarla a scuola in quelle condizioni era fuori questione.
Uno perché avrebbe potuto fare del male a qualcuno, due perché nessuno della sua famiglia voleva che qualcuno sapesse delle vere capacità del mostro che era la nuova arrivata.
Così iniziarono anche le visite da specialisti e consulenti che la aiutarono a contenersi e per i primi periodi portava sempre degli occhiali molto spessi dalle lenti scure per impedire qualsiasi contatto.

A sei anni, iniziando in ritardo, cominciò le elementari iscrivendosi alla scuola del suo paese.
Tutti sapevano della sua capacità ma al contrario degli adulti non sembravano esserne spaventati, no.
Loro provavano odio nei suoi confronti.
Alla gente non piace ciò che è diverso?
L'odio superava talmente tanto il timore che le rubavano o rompevano gli occhiali senza preoccuparsi delle conseguenze.
D'altronde nessuno sarebbe mai andato a dire qualcosa, a nessuno importava.

I genitori e la famiglia non sopportavano la pressione di tutte le persone che parlavano di loro.
Non era certo semplice convivere con una persona che solo guardandoti potrebbe ucciderti e questo Yuri lo capiva molto bene.
Lo capiva dallo sguardo di sua madre ogni volta che le si avvicinava, lo capiva dal comportamento del padre che cercava di evitarla il più possibile.
Yuri era una vergogna e ne era ben consapevole, ma che poteva farci?

La famiglia stufa di essere chiamata dagli insegnanti che continuavano ad avere paura di lei quando la vedevano senza occhiali decise di cambiarla di scuola.
Un nuovo inizio?
Forse era la scuola, forse le persone al suo interno erano il vero problema ma allora perché anche nell'altra scuola e nelle successive avveniva sempre la stessa cosa?
Yuri se ne rendeva conto.
Non erano loro il problema.
E questo, per quanto la sfiorasse appena era una consapevolezza che era impiantata nella sua mente da sempre, come se il suo destino fosse inciso a forza sulla sua anima.

Col tempo imparò a controllarsi e gli occhiali non servirono più.
Ma allo stesso tempo il suo potere diventava più grande.
A quasi sette anni poteva controllare fino a cinque animali di piccola taglia e a quasi otto era arrivata al punto di poterne controllare sette senza il minimo sforzo.
Il punto massimo della situazione si raggiunse quando a otto anni e mezzo anni controllò la mente del suo compagno di classe, nonché suo bullo, costringendolo a buttarsi nella fontana di fronte alla scuola davanti a tutti.
Inutile dire che i genitori di entrambi erano furiosi, quelli del ragazzo talmente tanto che chiesero ai genitori di Yuri di ricomprare come nuovi i vestiti che aveva addosso il loro dolce bambino.
I suoi invece erano arrabbiati non tanto perché aveva fatto male a qualcuno ma perché aveva attirato ancora di più l'attenzione su di loro.
I colleghi del padre gli facevano spesso battute su quanto sua figlia fosse peggio di un villain e che al suo posto loro sarebbero già scappati via da tempo.

Quando si resero conto che oramai il suo Quirk era diventato troppo forte per nasconderlo agli occhi del mondo non fecero più nulla per evitarlo.
Non importava quante volte loro figlia tornasse a casa piena di lividi o piangendo.
Non importava quanto andasse male a scuola o quanto non mangiasse.
Non importava più la sua esistenza.

Così crescendo sempre di più Yuri arrivò a nove anni con la capacità di controllare pienamente due persone e quando una ragazza della sua classe le prese il cellulare spaccandolo a terra, quello che gli altri videro fu soltanto superfluo.
Sara, la ragazza in questione, si era avvicinata alla finestra in procinto di buttarsi giù prima che qualcuno la bloccasse e svegliasse Yuri dal suo trance.

Lei non voleva, non voleva che Sara si buttasse.
Aveva desiderato così tanto, così duramente che lei si facesse male che la sua mente le aveva tirato un brutto scherzo.

I genitori di Sara la ritirarono da scuola e minacciarono di sporgere denuncia alla scuola e alla famiglia per tentato omicidio.

<<Sei una disgrazia.>>
Non una parola in più.
Solo silenzio dopo queste tre parole pronunciate da sua madre, che l'aveva guardata con così tanto ribrezzo che Yuri si era improvvisamente sentita come se la spazzatura nella stanza non fosse quella sotto al lavandino, ma lei.

Suo padre neanche l'aveva guardata.

<<Cambierà scuola.>>
Aveva detto senza alcun tono nella sua voce.

E di nuovo la stessa storia, ancora e ancora.
Ci fu solo un giorno che vide sua madre sorridere dopo anni.
Il giorno in cui aveva annunciato a tutti che era incinta di nuovo.
E questa volta i buoni propositi non erano quelli di una gravidanza tranquilla ma la speranza che non capitasse qualcun'altro come Yuri.
Un secondo figlio significava un nuovo inizio per la sua famiglia e per quanto Yuri fosse felice, il pensiero che se il nuovo arrivato fosse stato diverso da lei la sua famiglia l'avrebbe buttata via la tormentava.
Bastò vedere la sua sorellina per la prima volta a levarle quel pensiero dalla testa.

Così piccola e indifesa, emetteva versi strani mentre si portava il dito alla bocca.
Per un tempo indefinito Yuri pregò che non sarebbe cresciuta come lei.
Che un esserino così bello e abbastanza potente da far sorridere i suoi genitori non diventasse una fonte di vergogna come lei.
Quando sua sorella Vivio nacque, Yuri aveva appena compiuto dieci anni e giurò di proteggere sua sorella, anche a costo della sua vita.

Vivio non assomigliava per niente a sua sorella, i lunghi capelli biondi presi dalla parte della madre entravano in contrasto con i grandi occhi marroni del padre.
Aveva la carnagione molto chiara ed era di costituzione abbastanza magra.
La tipica bambina trovata bella da chiunque.
Yuri invece aveva preso i tratti dalla parte della zia.
Lunghi capelli nero pece e due grandi occhi verdi, un visino sottile con uno spruzzo di lentiggini sulle guance rosate.
Si era mantenuta abbastanza nella norma in fatto di altezza, era circa 1.65 e non le dispiaceva.
In fatto di corporatura invece aveva preso decisamente da sua madre: un corpo piccolo e tonico, molto magro e senza forme, poteva vantarsi di poter andare in giro senza il pezzo sopra del costume, tanto nessuno avrebbe notato la differenza con un petto maschile.
A volte invidiava le ragazze che potevamo permettersi di indossare abiti attillati, le loro forme erano pazzesche e venivano messe in rilievo.
Se un vestito del genere fosse stato messo su di lei probabilmente non avrebbe attirato l'attenzione nemmeno di qualche ubriacone, di quelli che fischiano a tutte.
Quindi si copriva con strati su strati di vestiti troppo grandi per lei che le facevano sentire più sicura.
Ma in fondo lo sapeva benissimo.
Poteva mettere tutti gli strati che voleva, tutto il trucco del mondo, poteva nascondersi e non accettarsi ma sapeva che tornata a casa si sarebbe guardata alla specchio e avrebbe di nuovo trovato tutti i difetti che vedeva ogni volta.
Non avrebbe mai potuto sfuggire al suo riflesso.

Era stanca.

Si guardava allo specchio e aspettava di riconoscerci.
Ma non accadeva.
Vedeva una figlia diligente, un'amica che consolava, una brava persona.
Ogni piccola sfaccettatura era un ruolo.
Ma lei non c'era, si era persa tanti anni fa.
Forse alla prima delusione, al primo schiaffo da parte di sua madre o al primo voto negativo a scuola.
Ma lei non c'era. Si limitava a mostrare alle persone la parte del suo carattere che sapeva sarebbe piaciuta di più.
Lei non viveva, esisteva.

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