Sicario || Thomas Shelby

By Yuliya_Efp

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Londra, 1925. Cassandra Chen è un sicario, il più spietato sicario che Londra abbia visto nell'ultimo secolo... More

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Cast e premessa
Trailer + gallery
Epigraph
1. La chiamavano Sicario
2. Mattinata di fuoco
3. C'era una volta Black Mamba
4. Proposta indecente
5. Bastardo senza gloria
7. I pilastri della terra
8. Il diavolo veste gli Shelby
9. Basic instinct
10. Ultimo tango ad Arley Hall
11. Quei bravi ragazzi
12. La legge degli spietati
13. No time to die
14. Romanzo criminale
Epilogo
NUOVA STORIA

6. Apocalypse Now

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By Yuliya_Efp



6.

Apocalypse Now


******






"Signor Madden, abbassate la pistola e trattiamo da persone civili."

Quando il Macellaio si sentì appellare con il suo vero cognome inclinò la testa di lato, decisamente colpito.

Una nuova persona si era inserita alla conversazione tra lui e Black Mamba -anche se non si poteva parlare di vera e propria conversazione, visto che quest'ultima pareva da qualche secondo più tra i morti che tra i vivi-. Infatti dopo avergli rivolto l'ultima minaccia a vuoto non si era più rialzata e giaceva priva di sensi nel bel mezzo del salone, sotto al peso della sua gamba che la teneva schiacciata al suolo.

Il Macellaio, nato sotto il nome di James Madden, incontrò nel suo campo visivo una figura di cui aveva decisamente sentito parlare in quegli anni; anche se non si erano mai incontrati di persona non faticò a riconoscere chi gli stava davanti.

"Signor Shelby, se non sbaglio."

"Già" fu la pragmatica risposta del leader dei Peaky Blinders, mentre percorreva la stanza a passi studiati, con la pistola dritta davanti a lui. Spostò lo sguardo dall'irlandese a Cassandra, riversa al suolo in una pozza di sangue, sempre tenendolo sotto tiro. "Sono qui per prelevare la donna in questione."

"Avrei preferito incontrarvi in circostanze più liete, tipo davanti a un buon gin" rispose implicitamente il Macellaio, scrollando le spalle quasi con dispiacere. "Quindi fatemi capire, voi due collaborate?" e detto ciò indicò con la canna del revolver il corpo prostrato a terra della donna.

"Talvolta."

"Dunque siete complice di questo massacro ai miei danni? La signorina qui presente ha ammazzato venti tra i miei migliori uomini e messo a soqquadro la mia casa. Comprenderete, signor Shelby, che non posso permettervi di trarla in salvo. Cioè, stava pur sempre per uccidermi se non mi fossi nascosto in tempo quando ho udito i primi spari" gli spiegò. Si interruppe per riporre via la pistola, poi alzò le mani al cielo a riprova del fatto che non avesse cattive intenzioni. "Dovrete persuadermi per permettervi di prelevarla" concluse, con un ghigno storto.

Era disposto a scendere a compromessi, eccellente cazzo, pensò Thomas Shelby, prima di annuire e riposizionare a sua volta l'arma nella fondina.

"Volete essere convinto, dunque?" chiese conferma, imperscrutabile.

"Ogni cosa ha il suo prezzo" si affrettò a spiegare il Macellaio, facendogli cenno di prendere posto sulla poltrona di fronte alla sua. Passarono di fianco al corpo sanguinolento della donna, come se fosse una cosa normale parlare a poca distanza di un quasi cadavere che si avvicinava alla morte ogni secondo in più. "Prego, sedetevi e stipuliamo un accordo. Vi va?"

Thomas sospirò appena, chiedendosi internamente cosa diavolo l'avesse spinto a seguire di nascosto Cassandra Chen. A quell'ora poteva essere nel suo letto a riposare in santa pace e invece no, si trovava a stringere accordi di dubbio gusto con un pazzo psicopatico.

"Ditemi cosa volete, signor Madden, e vedrò cosa posso fare."

Un sorriso spietato si allargò sul volto dell'irlandese.

Un sorriso presagio di brutti, bruttissimi guai.



******



Cassandra provò a spalancare gli occhi ma il gesto le parve più doloroso del consentito. Ci riprovò per la seconda volta e finalmente riuscì a compiere l'atto.

Non appena riacquistò la vista una luce abbagliante la costrinse a voltare il capo con sdegno e le fece per una frazione di secondo smarrire il senno poi, tempo qualche istante di sincero fastidio e riuscì a mettere a fuoco la stanza che la circondava.

Non la riconobbe e comprese di non essere a casa sua, a cominciare dal letto troppo morbido e da una strana fragranza floreale che l'avvolgeva e che proveniva da un mazzo di fiori posto sopra al comodino.

"Suppongo mi dobbiate qualche spiegazione, signorina Chen."

Una voce fredda, apatica la richiamò e Cassandra mosse istintivamente il collo nella direzione da cui proveniva. Inutile dire che i suoi occhi entrarono in collisione con le iridi glaciali – e assai incazzate- di Thomas Shelby.

Si mordicchiò il labbro inferiore con gli incisivi e fu sul punto di muoversi, ma una fitta da mozzare il fiato la costrinse a riabbassare il busto contro i vellutati cuscini. Abbassò lo sguardo e si accorse che il fianco sinistro era fasciato da spesse garze bianche.

All'improvviso rammentò ogni particolare: il Macellaio, il piano fallito a causa dei suoi calcoli errati e il proiettile che l'aveva trapassata da parte a parte. E soprattutto comprese che per qualche assurda ragione priva di alcuna logica Thomas Shelby doveva averla salvata.

La domanda era: perché?

"Mi stavate pedinando?" chiese per l'appunto lei. Strinse la mascella e ignorò il dolore nel tentativo di racimolare la forza necessaria per sollevarsi.

Thomas non mosse un dito, rimase distante qualche metro, dalla parte opposta della stanza e la osservò senza tradire alcuna emozione facciale.

"State ferma, dovete riposare" le ordinò tuttavia.

"No, accidenti. Ora mi alzo e..."

La interruppe subito.

"Vi alzate e andate a uccidere il Macellaio? Mi sa che non funzionano i vostri metodi spartani, signorina Chen. Dovete rivederli."

Cassandra sentì le dita fremere dalla rabbia ma non ribatté perché Thomas Shelby aveva ragione, cazzo.

E soprattutto comprese che era la prima volta da quando lavorava a pagamento che una sua vittima riusciva a sorprenderla.

Era la prima volta che Black Mamba veniva presa in contropiede.

Emise un sospiro affranto e racimolò il coraggio necessario per guardare di nuovo Thomas Shelby dritto negli occhi: azzurro contro marrone, il cielo estivo contro la madre terra. Due facce della stessa medaglia, forse, eppure separate dalla linea dura dell'orizzonte.

Grave errore fissarlo; l'uomo pareva sul punto di azzannarla.

"Suppongo di dovervi ringraziare per essere ancora viva" mormorò Cassandra.

"Lo suppongo pure io, così come penso che mi dobbiate delle scuse."

"Ora non esagerate."

"Invece esagero, perché a causa della vostra cecità avete rovinato lunghi giorni di preparativi. Ancora non ve ne rendete conto, vero, del danno che avete combinato?" iniziò a dire Thomas, con evidente rabbia, anche se era palese che si stesse trattenendo dall'urlarle contro parole poco civili. "Prima avevamo il vantaggio della prima mossa, ora siamo esposti e vulnerabili a causa vostra. Ora il nemico conosce le nostre facce e sa come farci male. Abbiamo perso l'effetto sorpresa, cazzo" concluse, portandosi vicino al volto il pugno chiuso, come a tappare la bocca.

Silenzio.

"Avete ragione" biascicò Cassandra, dopo un po'. Si vergognava, inutile girarci attorno.

Thomas la scrutò spietato, senza alcuna traccia di comprensione.

"D'ora in avanti si farà come dico io, signorina Chen. Voi avete fallito, ora è il mio turno di gestire l'operazione" stabilì, implacabile.

Ecco dunque il gangster di cui tutti parlavano, velenoso come uno scorpione: prima ti ruotava attorno poi, appena istigato, allungava il pungiglione e colpiva.

Cassandra non poté far altro che annuire.

"Come avete fatto a portarmi via?" riprese lei, a bassa voce.

Thomas a quel punto frugò all'interno delle tasche dei pantaloni e tirò fuori in fretta e furia una sigaretta e un fiammifero. Se l'accese e prese a tirare senza distogliere lo sguardo da lei.

Cassandra suo malgrado tremò sotto quell'occhiata. In aggiunta, il fatto di essere quasi nuda davanti ai suoi occhi -a parte una leggera e trasparente vestaglia- non l'aiutava ad essere serena.

"Siamo scesi a compromessi e abbiamo stretto un accordo."

Cassandra spalancò la bocca dalla sorpresa ma non trovò la forza di dire nulla.

"Sapete cosa gli ho dovuto promettere in cambio della vostra vita?" riprese Thomas, vedendo che la donna non commentava.

"No..."

"Gli ho dovuto regalare la bellezza di tre miei locali. Tre locali" ripeté lui, sillabando volutamente le ultime parole.

Cassandra alzò la testa, scioccata dalla notizia.

"E perché l'avete fatto? Dovevate lasciarmi morire!" 

"Perché un giorno me li riprenderò quei maledetti locali, non appena lo schiacceremo" le rivelò astutamente, per poi continuare con un'espressione più assorta, quasi meditabonda: "E no, signorina Chen, non vi permetterei mai di morire, perché penso che per voi la morte sarebbe una liberazione. Forse l'avete addirittura cercata, ma è troppo comodo passare a miglior vita così. È da codardi."

Cassandra rimase stupita ancora una volta dalla portata delle sue parole: bersaglio centrato e affondato.

Perché riusciva sempre a capire cosa le passasse per la testa? Chi accidenti era, un guru?

"E ora pensate solo a rimettervi. Dovete ancora ricambiare il favore e mettere a tacere quei lord del cazzo che mi infastidiscono alla Camera. Per ora, tra i due, ho fatto più io a voi che il contrario, signorina Chen" le ricordò, prima di abbandonare la stanza da assoluto vincitore, chiudendo la porta con un pesante tonfo.

Cassandra si accorse di essere nuovamente sola.

Si sentì uno schifo. Thomas Shelby aveva ragione e i loro ruoli iniziali si erano ribaltati, ora era lei ad essere alla sua totale mercé.

Scacco matto, Cassandra Chen.

Ti ha fregata.



******



Trascorsero tre giorni nelle stesse disastrose condizioni, tre giorni di inattività traumatici per Cassandra, che era abituata ad essere costantemente iperattiva.

Al quarto giorno era mentalmente morta e nonostante fosse ancora acciaccata si levò in piedi, pronta ad abbandonare il maniero di Arley Hall. Ci era già stata abbastanza per i suoi gusti e non voleva approfittare dell'ospitalità di Thomas Shelby.

Beh, anche se di vera e propria ospitalità non si poteva parlare; diciamo che le aveva prestato il letto, ecco.

Dal loro ultimo acceso diverbio non l'aveva più visto. L'unica persona che era passata a trovarla era la domestica, un'anziana donna che si era premurata di farle recapitare con regolarità tutti i pasti.

Per il resto era rimasta sola come un cane, relegata nella sua stanza.

Vuole farmela pagare, cazzo.

E non gli dava torto: per colpa sua aveva perso tre locali. Al posto suo, probabilmente, l'avrebbe lasciato morire; o avrebbe premuto il grilletto per velocizzargli il trapasso.

E una domanda, ora, le usciva spontanea e la tormentava senza sosta: perché compromettersi tanto? Non si conoscevano dopotutto e ora Thomas era diventato un bersaglio del Macellaio tanto quanto lei.

Più si scervellava, più non trovava risposta.

Con quei quesiti senza via d'uscita lasciò la stanza nonostante ancora zoppicasse a causa dei muscoli intorpiditi, diretta all'ingresso principale. Peccato che per l'unica volta che non servisse si trovò la figura di Thomas Shelby a sbarrarle la strada.

"Cosa ci fate in piedi?" le domandò vitreo, mettendosi tra lei e il restante corridoio.

"Mi pare ovvio: me ne vado" evidenziò Cassandra, inarcando le sopracciglia nel tentativo di sfidarlo ad opporre resistenza.

"E non avevate intenzione di dirmelo, suppongo. Volevate scappare di soppiatto come l'assassina che siete."

"Shelby..."

"Signorina Chen, dobbiamo lavorare come una squadra" proseguì Thomas Shelby, pratico. "Basta gesti impulsivi o non andremo lontano."

Cassandra si morse la lingua con i denti per evitare di rispondere come avrebbe desiderato.

"Bene, comunque ho necessità di tornare alla mia abitazione. Poi penseremo a pianificare il prossimo attacco agli irlandesi."

Thomas la squadrò con distaccò, senza muovere alcun muscolo visivo.

Era così irritante, così freddo e indecifrabile che l'avrebbe volentieri pestato a sangue.

"Non fatemi pentire, signorina Chen" le disse infine, prima di farsi da parte.

Cassandra gli passò volutamente più vicina del consentito per superarlo, tanto che gli sbatté contro la spalla e si arrestò a pochi centimetri dal suo volto.

Sollevò la testa per dar forza alla minaccia: "Vi farò pentire della vostra insolenza se continuate, Shelby."

"Quando volete" le rispose per nulla toccato, a un palmo dalle sue labbra. Negli occhi fin troppo azzurri dell'uomo passò un tuono. "Mi trovate sempre qua."

La fragranza muschiata di Thomas la raggiunse e Cassandra dovette stringere la mandibola per non inalarla a pieni polmoni.

Lo sguardo per un malaugurato istante le cadde sulle sua bocca carnosa, leggermente spalancata, da cui fuoriusciva un forte retrogusto di fumo, intenso e inebriante come un delizioso braciere in uso. Ma fu questione di un secondo, poi tornò a guardarlo dritto negli occhi.

Lo sorpassò senza più voltarsi indietro.

Non si accorse, quindi, che un leggero sorriso impertinente pervadeva le labbra dell'uomo, consapevole dell'effetto che le aveva suscitato.

È inutile che vi fingete una macchina, Cassandra Chen. Siete umana e vivete di pulsioni tanto quanto gli altri, pensò Thomas Shelby.

Poco dopo l'uomo si accese una meritata sigaretta e tornò a dedicarsi agli affari con rinnovato buon umore.





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