Enigmatic

By bestdrugever

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Nessuna giacca di pelle, nessuna moto, nessuna sigaretta. Peter era il bravo ragazzo per eccellenza, con una... More

Prologo
Capitolo 1 • Perso
Capitolo 2 • Bugie
Capitolo 3 • Stupido
Capitolo 4 • Dubbi
Capitolo 5 • Panico
Capitolo 6 • Sorpresa
Capitolo 7 • Crepe
Capitolo 8 • Uniti
Capitolo 9 • Brama
Capitolo 10 • Inviti
Capitolo 11 • Inaspettato
Capitolo 12 • Tormento
Capitolo 13 • Insulsa
Capitolo 14 • Pagliaccio
Capitolo 15 • Equivoco
Capitolo 16 • Classico
Capitolo 17 • Giochetti
Capitolo 18 • Stoffa
Capitolo 19 • Impegno
Capitolo 20 • Presagi
Capitolo 21 • Stanca
Capitolo 22 • Corrosione
Capitolo 23 • Irresistibile
Capitolo 24 • Contropiede
Capitolo 25 • Valore
Capitolo 26 • Incoerente
Capitolo 27 • Buono
Capitolo 28 • Facile
Capitolo 29 • Segreto
Capitolo 30 • Ansia
Capitolo 31 • Illusa
Capitolo 32 • Tragedia
Capitolo 33 • Impercettibile
Capitolo 35 • Sogni
Capitolo 36 • Sconosciuti
Capitolo 37 • Epifania
Capitolo 38 • Stronza
Capitolo 39 • Incubi
Capitolo 40 • Promessa
Epilogo

Capitolo 34 • Nostalgia

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By bestdrugever

Elizabeth non mi era mai piaciuta, ma confessai che era un'ottima compagna di spionaggio: discreta, silenziosa e collaborativa il giusto. Sapeva il fatto suo: eludere la fragile sicurezza all'ingresso di casa Field non era complicato, ma la sua scioltezza anche in quella semplice operazione mi colpì.

«Secondo me conviene dividerci: io vado di sopra e tu dai un'occhiata qui al pianoterra» suggerii.

«No, facciamo il contrario. Perlustrare la camera della tua ex non rientra proprio nella definizione classica di "professionalità investigativa"» obiettò lei.

Odiosa, come dicevo.

«Guarda che sono perfettamente in grado di attenermi alla ricerca fine a se stessa...» controbattei debolmente.

Dal momento che non ci credevo nemmeno io, tuttavia, lasciai che facessimo a modo suo e trattenni l'istinto di spostarla per correre a rovistare fra gli effetti personali di Maddie. Che cosa speravo di trovare? I regali che le avevo fatto negli anni, le fotografie che aveva desiderato stampare, i diari delle superiori su cui avevo lasciato disegnini e dediche, gli angoli dei quaderni che le avevo pasticciato con cura, di modo che lei non avesse il tempo di rovinare la perfezione dei miei appunti, salvo poi rendermi conto che erano quegli scarabocchi il valore reale di tutte le superiori, l'unica tipologia di scritta che non avrebbe mai rimandato alla Rivoluzione Francese o alla struttura della cellula eucariota.

Speravo di trovare il mio profumo ancora incollato alle felpe e alle magliette di cui si era appropriata dal mio armadio. Speravo che nella sua vita, anche dopo me ne aveva tagliato, fosse rimasto tutto il nostro meraviglioso trascorso.

Forse, dopotutto, Elizabeth aveva fatto bene ad insistere per andare di sopra al posto mio: se avessi scoperto che Maddie aveva cercato di cancellarmi dal suo passato, difficilmente sarei riuscito a rimanere impassibile. Proprio io, che mi vendevo agli altri come colui a cui i sentimenti e le emozioni erano estranei, ero in realtà capace di risentire nel più intimo profondo di scosse generate da dettagli al limite dell'insignificante nella concezione generale di rilevanza.

Preda di pensieri che affondavano nel vortice dei ricordi, perlustrai tutto il salotto, la cucina e la camera di Charlie, non più di tanto stupito che non si trovasse in casa lui stesso. Mi domandai se qualcuno, Maddie stessa a quel punto, sapesse come si stava gestendo la vita. Trovai un sacchettino di erba in una tasca nascosta dello zaino di scuola e sperai che si trattasse di uno spinello sporadico fra amici e non di una dipendenza: quella casa versava già in condizioni pietose.

«La camera di Maddie non nasconde nulla di interessante, ma quella della madre è praticamente spoglia: abbiamo un'idea del motivo?» intervenne Elizabeth, appoggiandosi allo stipite della porta con aria riflessiva.

La sua sagoma all'ombra, illuminata dalla fioca luce dei lampioni stradali che penetrava a fatica nell'abitazione, mi ricordò la figura di Flo, longilinea allo stesso modo, con poche curve accentuate solo un minimo e la radiosa chioma bionda a completare l'immagine da aspirante modella. Benché Elizabeth fosse notoriamente algida e distaccata, qualcosa di lei mi ricordò della mia amica e mi portò col pensiero ai monti, nella baita in cui l'avevo abbandonata insieme a Jason e tutti gli altri.

Nessuno di loro capiva cos'avesse significato Maddie per me e quanto facessi fatica a lasciarla veramente andare... Come si spiegava a dei meri conoscenti una voce ipnotica e familiare che ti chiamava da lontano e faceva appello ad uno dei più rudimentali istinti di protezione che avessi?

«Peter?» richiamò la mia attenzione Elizabeth.

Scossi il capo.

«No, non so come mai sembra che nessuno frequenti questa casa più di due ore al giorno».

Elizabeth mi lanciò un'occhiata inquisitoria.

«Io vado a fare un giro di sopra. Due minuti e saremo fuori di qui, promesso» scattai, improvvisamente desideroso di salire le scale.

«Chloe mi ha scritto che ha perso Maddie di vista. Conviene andarcene subito».

Ormai già a metà scalinata, mi voltai mezzo secondo.

«Comincia a uscire, io ti raggiungo».

La udii sospirare e posizionarsi in un luogo strategico che le consentisse di sorvegliare l'ingresso senza farsi notare.

Io entrai in camera di Maddie e fu come venire proiettati nel passato: il suo disordine caratteristico, i vestiti sulla sedia, borse su borse in giro, anche per terra, trucchi tutti raggruppati alla rinfusa in un angolo della scrivania... Il suo profumo per tutta la stanza. Non riuscii a fare a meno di scostare le lenzuola e annusarne l'odore, affondare il viso nel suo cuscino. Mi venne quasi da piangere. Era proprio lei, sapeva di casa, di dolcezza, di familiarità. Avrei desiderato imbottigliare un po' dell'aria che permeava la stanza e portarmela a casa, consapevole soltanto in quell'attimo di quanto davvero mi mancasse la mia amata.

Mi sedetti sul bordo del suo letto e ignorai i messaggi che mi arrivarono sul cellulare. Avevo bisogno di vederla. Volevo rivedere il suo bel viso ancora una volta, guardarla negli occhi e dirle che, nonostante tutto, nonostante il male che mi aveva fatto allontanandomi, nonostante Flo, l'università e tutto il resto, la amavo. La amavo e forse non avrei mai smesso.

La porta era già aperta, ma lei si spaventò ugualmente a vedermi lì, col suo cuscino tra le mani, seduto come se nulla fosse.

«P-Peter?! C-che cosa ci fai qui?»

Era bellissima.

Nonostante i capelli appiccicati al viso e il cappotto semi-bagnato perché aveva cominciato a piovere, le ciglia incollate le une alle altre, per me non ci sarebbe stata visione migliore. La sua pelle candida riluceva al pallore della luna, l'aria scomposta di sempre mi attraeva come un magnete al caos che recava scritto in fronte, una fronte che avrei baciato tutta. E poi le avrei chiuso gli occhi, le avrei accarezzato le guance con lentezza e l'avrei baciata teneramente. Avrei voluto percepire il sapore della pioggia sulle labbra umide, lavare via ogni altra cosa che non fosse noi. E infuocare la stanza di botto, imprigionarla contro il muro, levarle quel cappotto di troppo e scollarle la maglietta bagnata di dosso, scoprire la pelle fredda che sbollentava al di sotto al richiamo dei miei ormoni impazziti.

E l'avrei amata a lungo ancora, sotto le lenzuola che sapevano di lei, avrei contaminato il suo mondo ancora per un po'.

Mi alzai.

«Scusami, non volevo spaventarti. Mi mancavi, tutto qua» confessai, con voce più debole di quanto avrei voluto.

Dietro di lei comparve il famigerato Liam.

«Eccomi... Ah» si bloccò alla mia vista.

Feci un cenno col capo, quindi tornai a guardare Maddie negli occhi. La scossa che mi fece rabbrividire tutto non potevo essermela solo immaginata, giusto?

«Dobbiamo chiamare la polizia o te ne vai di tua spontanea volontà?» cominciò a minacciarmi il farabutto.

Maddie alzò una mano per fare un gesto che lo silenziasse e camminò lentamente verso di me. Aprii le braccia senza che avesse bisogno di parlare e la abbracciai forte.

Rimanemmo così per un po', Liam che sbuffava e si decideva infine a lasciarci qualche minuto da soli andando in bagno. I nostri battiti all'unìsono. Lo scrosciare della pioggia contro il vetro della finestra, qualche goccia d'amore che scorreva lenta e rimpolpava una pianta in essiccamento di linfa vitale.

Il palmo della mia mano le percorse lentamente la schiena su e giù, sentendone la magrezza al di sotto. Il volto mi si contorse in una smorfia sofferente.

«Mangi?» sussurrai.

«Poco» rispose lei, dopo un po'.

Qualche carezza ancora.

«Riposi?»

«Meno di quanto dovrei...» confessò lei, sempre lenta e pacata.

Posai un bacio sui suoi capelli.

«Sei felice?»

Non ricevetti risposta per un po'. Posai qualche altro bacio sulla parte alta della fronte e sui capelli, quindi la strinsi un po' di più a me. Dio se mi era mancata. Inspirai il suo profumo a pieni polmoni, anche se era misto alla pioggia. Mi piaceva lo stesso, forse mi piaceva anche più del solito.

«Non importa se non mi ami, Mads. Io ci sarò sempre, veglierò su di te qualunque cosa accada» mormorai.

Calde lacrime scesero dal suo adorabile viso. Potevo percepire il suo cuore freddo rianimarsi, essere riacceso da una piccola fiammella.

Alzò gli occhi grandi su di me.

«Grazie».

Una parte di me avrebbe voluto sentirsi dire che non era vero, che mi amava ancora e che voleva che me la riprendessi. Accettai con dolore che non riuscisse a dirlo a parole, ma solo con gli occhi. Posai un lungo bacio sulla sua fronte e le feci un piccolo sorriso che si portava dietro un alone di tristezza.

«Mi prendo cura io di te, non temere. Buonanotte, piccola».

__________

Uno dei miei capitoli preferiti di sempre. Vi è piaciuto?

Scrivetemi un commento 😘

Baci ✨

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