Profondi come il mare

By darknessbright_

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Nathan Walker è tutto quello che ogni ragazza desidera: impertinente, carismatico e senza dubbio bellissimo... More

PERSONAGGI
CAPITOLO 1 - ELIZABETH
CAPITOLO 2 - ELIZABETH
CAPITOLO 3 - NATHAN
CAPITOLO 4 - ELIZABETH
CAPITOLO 5 - NATHAN
CAPITOLO 6 - ELIZABETH
CAPITOLO 7 - ELIZABETH
CAPITOLO 8 - ELIZABETH
CAPITOLO 9 - NATHAN
CAPITOLO 10 - ELIZABETH
CAPITOLO 11 - NATHAN
CAPITOLO 12 - ELIZABETH
CAPITOLO 13 - ELIZABETH
CAPITOLO 14 - ELIZABETH
CAPITOLO 15 - NATHAN
CAPITOLO 16 - ELIZABETH
CAPITOLO 17 - NATHAN
CAPITOLO 18 - ELIZABETH
CAPITOLO 19 - NATHAN
CAPITOLO 20 - ELIZABETH
CAPITOLO 21 - NATHAN
CAPITOLO 22 - ELIZABETH
CAPITOLO 23 - NATHAN
CAPITOLO 25 - ELIZABETH
CAPITOLO 26 - NATHAN
CAPITOLO 27 - NATHAN
CAPITOLO 28 - ELIZABETH
CAPITOLO 29 - NATHAN
CAPITOLO 30 - ELIZABETH
CAPITOLO 31 - ELIZABETH
CAPITOLO 32 - NATHAN
CAPITOLO 33 - NATHAN
CAPITOLO 34 - ELIZABETH
CAPITOLO 35 - ELIZABETH
CAPITOLO 36 - NATHAN
CAPITOLO 37 - NATHAN
CAPITOLO 38 - ELIZABETH
NUOVA COPERTINA
CAPITOLO 39 - ELIZABETH
CAPITOLO 40 - NATHAN
CAPITOLO 41 - NATHAN

CAPITOLO 24 - ELIZABETH

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By darknessbright_

Sul viale, appena fuori casa di Nathan, tutta la determinazione a cui ho fatto riscorso per non crollare davanti a lui è svanita completamente cedendo il posto alle lacrime, calde e salate, che hanno preso copiosamente a mi bagnarmi le labbra.

Odio piangere.

Odio il fatto di non riuscire a controllare in nessun modo le lacrime e ancor di più la frustrazione che ne deriva quando provo a trattenerle ma finiscono per sopraffarmi.

Odio la naturalezza con cui mi ha detto che tutto sarebbe stato come prima. Odio la tranquillità con cui gli ho detto che per me nemmeno esiste e odio l'espressione che ha fatto quando le mie parole hanno preso forma nella sua testa. Odio il fatto che sto piangendo per tutto e per niente.

Ora respira Elizabeth. Non è successo nulla che non sapevi già. Nulla che non avevate già deciso.

Controllo rapidamente il cellulare. Cinque chiamate perse da Matt, sette da Amber e un mare di messaggi da entrambi. In effetti avevo detto loro che gli avrei mandato un messaggio una volta che la situazione fosse a posto. Questo chiaramente prima di ritrovarmi tra le braccia di Nathan e dimenticare tutto il resto, maledizione.

Il solo pensiero di tornare a casa mia e sentire Amber parlare del suo meraviglioso appuntamento con il mio tenebroso dagli occhi blu mi attorciglia lo stomaco, soprattutto adesso che riesco ancora a sentire il calore delle sue mani su di me. Dovrò parlargliene, raccontarle tutto e mettere fine a tutte queste bugie, solo non so quando e nemmeno come.

C'è un solo posto in cui voglio stare adesso. L'unico in cui io mi senta davvero al sicuro da tutto, in cui niente riesce davvero a farmi del male. Più che un posto è una persona, la mia.

Guardo l'ora, chiamo un taxi, invio un messaggio veloce a Ber per tranquillizzarla e per dirle che non tornerò a casa fino a domani, a Matt penserò più tardi.
Solo il pensiero di sentire la sua voce, adesso, mi fa sentire la persona peggiore del mondo. 

In effetti lo sei Elizabeth.

Poco dopo sono in taxi e in men che non si dica mi trovo proprio davanti l'appartamento di mio fratello. Fa che sia ancora a casa.

Guardo l'orologio prima di bussare, dovrebbe andare in ufficio tra poco, prendo un bel respiro e cerco di lisciarmi i vestiti meglio che posso. Non so cosa gli dirò, di sicuro non la verità. Nathan rischierebbe di diventare un cumulo di ossa.

Dopo qualche istante la porta si apre mostrandomi l'unico punto stabile del mio universo. Andrew è vestito di tutto punto in un abito blu scuro che gli fascia perfettamente le spalle larghe, spalanca gli occhi per la sorpresa poi la preoccupazione si fa strada rapidamente in lui e aggrotta la fronte.

«Beth» dice in un soffio «che succede? Che ci fai qui?» riesce a stento a terminare la frase, mi precipito tra le sue braccia, la mia faccia preme sul suo petto mentre mi avvolge in una stretta familiare. Profuma di casa e sicurezza.

Mi accarezza piano la testa mentre le lacrime riprendono a bagnarmi il viso, lascia un bacio tra i miei capelli e dice piano «chi devo uccidere?» il suo tono è serio, mi fa sorridere. So che dice davvero. Mi asciugo le lacrime e cerco di ricompormi, mi allontano da lui per entrare in casa «Nessuno, sono io che sono un casino» dico mentre lo guardo chiudere la porta, è la verità.

Sono io che ho permesso a Nathan di arrivare così vicino al mio cuore, sono io che l'ho inseguito quando dopo il bacio con Matt ha perso il senno e ha iniziato a ignorarmi. Sono io che gli ho chiesto di non portare Amber a casa sua nonostante fossi uscita con un altro il giorno stesso in cui mi ha baciata. Sono io che gli ho detto che potevo sbagliare, solo per una notte. Sono io che ho mentito a me stessa convincendomi del fatto che sentire la sua pelle contro la mia mi bastasse quando sapevo, in fondo, di desiderare molto di più. Sono io che mi sono messa in questa situazione e sono io che devo uscirne, subito, prima che sia troppo tardi e recuperare i pezzi sia troppo difficile. Queste lacrime sono per me.

«Mh, ti va di dirmi cos'è successo?» La sua voce è chiara, il suo sguardo apprensivo e dolce, scuoto la testa e mi siedo sul grande divano proprio al centro della stanza «Non è successo nulla» cerco di sorridere per tranquillizzarlo «avevo solo bisogno di stare con te» ammetto prima di affondare la schiena sul divano soffice. Sorride ma è ancora preoccupato.

Viene verso di me e sospira «devo andare a lavoro ma ti prometto che stasera sarò tutto tuo e pronto a tormentarti come ai vecchi tempi» si china su di me per lasciare un altro bacio tra i miei capelli, poi li scompiglia mentre annuisco. Mi è bastato vederlo per stare meglio.

Prende il cappotto dall'appendiabiti accanto alla porta, poi una borsa blu scuro poggiata a terra, si volta un'ultima volta verso di me «Ah Elizabeth» il suo tono è serio «tu non sei un casino» mi guarda intensamente, punta un dito verso di me «chiunque sia lo stronzo che ti ha fatto pensare di esserlo non merita nemmeno una delle tue lacrime» stringe appena la mascella, odia vedermi star male. Mi limito ad annuire, mi sorride poi apre la porta e sparisce dalla mia vista. 

Se sapesse che lo stronzo che tormenta i miei pensieri e ha messo le mani sul mio cuore è il suo Nathan gli verrebbe un infarto.

♡♡♡

La giornata a casa di Andrew scorre tranquilla, ho fatto una doccia calda e infinita per togliermi da dosso l'odore della pelle di Nathan che sembra essermi entrato fin dentro le ossa. 

Ho cercato di mettere le distanze con la notte appena trascorsa e ho ricordato a me stessa che Nathan Walker non è l'uomo giusto per me, che non conta nulla il fatto che mi guardi come se fossi l'unica cosa che conta per lui se l'attimo dopo torno ad essere nessuno, che fa così con tutte, che sono solo caduta nella sua trappola da seduttore, che non sono tanto diversa da tutte le altre, che il motivo per cui è due persone nello stesso momento non mi riguarda. Non spetta a me analizzarlo, comprenderlo, aiutarlo.

Uscita dalla doccia infilo un maglione di Andrew e dei calzini fin troppo alti, lego distrattamente i capelli in una coda e ripeto a me stessa che devo sistemare questo casino. Sulla lista delle priorità c'è il raccontare tutta la verità a Amber, parlare con Matt e decidere sul da farsi della nostra... storia? se così può essere definita, e ultimo, ma primo per importanza, stare lontana dall'orbita di Walker.

I miei pensieri vengono interrotti da un messaggio di Andrew, tarderà di mezz'ora ma arriva prima che può. Non riesco a trattenere un sorriso, so quanto sia stata dura per lui lasciarmi qui da sola. Riesco a immaginare perfettamente l'espressione frustrata che avrà fatto quando si è accorto che avrebbe fatto tardi. 

Il suono brusco del campanello mi riporta velocemente alla realtà. Non riesco nemmeno ad alzarmi dal divano che il campanello continua a strillare con insistenza, se è Andrew che vuole farmi uno scherzo giuro che lo ammazzo.

Mi precipito ad aprire la porta e mi ritrovo davanti due fari azzurri e pericolosi.

Ha le spalle tese, i pugni chiusi, il petto che sale e scende in un ritmo troppo veloce e la mascella talmente stretta che quasi riesco a sentire i suoi denti stridere. È lo sguardo cupo la cosa che mi preoccupa di più. «Nathan» è l'unica cosa che riesco a dire, deve essergli successo qualcosa, credo di non averlo mai visto così. Mi sorpassa rapidamente facendo irruzione in casa, si guarda attorno disperato «va tutto bene?» dico piano, si volta a guardarmi.

Nei suoi occhi, enigmatici per molti, riesco a vedere tante cose. 

La rabbia, l'agitazione e il dolore che prova li sento anche da qui. Passa in rassegna il mio corpo lentamente, la pelle mi va a fuoco nei punti in cui si ferma il suo sguardo. Quando smetterà di farmi questo effetto?

«Devo parlare con tuo fratello» la sua voce è dura e decisa, mi affretto a rispondere «Sta per tornare, ha fatto tardi in ufficio ma puoi aspettarlo qui» chiudo la porta d'ingresso e lo guardo marciare agitato verso il bracciolo del divano mentre annuisce, si siede.

Sembra essere in un mondo tutto suo, mi avvicino.

«Nathan» la voce mi esce più mielosa di quanto avrei voluto ma ora non è il momento di mettere le distanze, non adesso che sembra sconvolto «stai bene?» non riesco a dire altro, vorrei sapere di più ma so che non è il momento di insistere. Mi basterebbe almeno sapere che sta bene.

«Ho incontrato mio padre» dice rapidamente cogliendomi di sorpresa «ho scoperto che ha una figlia di quasi cinque anni» resto immobile a guardarlo, con una mano mi copro la bocca mentre le parole mi muoiono in gola. Stringe i pugni talmente forte che le nocche gli diventano bianche.

«Nate» dico posando la mano sul suo braccio, non riesco nemmeno a immaginare quello che sta provando. Sapere che quel che resta della sua famiglia gli ha tenuto nascosto un segreto simile per così tanto tempo deve essere terribile. Sarà pure stronzo ma a volte penso che la vita sia profondamente ingiusta con lui.

«Jade» dice all'improvviso stringendo di nuovo la mascella, non capisco «l'ha chiamata Jade» conclude esausto. Mi ci vuole un attimo prima che tutti i pezzi vadano al proprio posto. Questo fa male.

Penso sia questo che l'ha distrutto, che l'ha reso così vulnerabile.

Nathan chiude gli occhi, respira rumorosamente. Poso lo sguardo su di lui e per la prima volta riesco a vedere tutto chiaramente: la solitudine, la disperazione, la rabbia, il dolore, la stanchezza.

Riesco a vedere il bambino ferito che si nasconde nei suoi, quasi, due metri di arroganza. Riesco a vedere la resa di chi ha perso tutto e ha cercato di rialzarsi per poi sprofondare di nuovo in un turbine di bugie e dolore, ancora e ancora. Lo abbraccio forte. 

Non mi respinge, anzi, allarga le gambe per farmi avvicinare di più. Gli accarezzo piano la schiena con una mano mentre con l'altra gli sfioro i capelli per cercare di tranquillizzarlo, sono morbidi e lisci. Come un bambino si aggrappa a me, poggia il mento sulla mia spalla e mi stringe forte. Mi stringe come se da questo dipendesse la sua stessa vita, come se nessuno lo abbracciasse da secoli.

Ora, mentre lo stringo forte tra le braccia, le parole vuote di stamattina mi sembrano così lontane. Le lacrime, che adesso mi bagnano gli occhi, non sono più per me ma per lui, per il dolore che so che sta provando.

Quando il suo respiro si fa più lento mi allontano appena per guardarlo, i suoi occhi sono due pozze profonde.

Forse mi sbagliavo, posso comprenderlo, forse posso persino aiutarlo. 

«Stai bene Nathan?» chiedo senza smettere di guardarlo. Dimmi che stai bene.

Annuisce e mi sfiora piano la guancia con le dita mentre continua a guardarmi intensamente. È chiaro che non stia bene ma la dolcezza con cui mi tocca e il modo in cui mi guarda mi confermano che forse per lui non è troppo tardi. Forse non mi vede come tutte le altre.

Sorrido, poi il campanello interrompe questo momento strano e intimo. Deve essere Andrew, mi allontano velocemente da lui per andare alla porta.

Questa cosa, qualunque essa sia, che aleggia tra me e Nathan sarà un dramma per mio fratello.

«Elizabeth» la sua voce mi ferma un attimo prima che riesca ad aprire la porta, mi giro per guardarlo «grazie» conclude sincero.

Se prima aveva messo solo le mani sul mio cuore vi assicuro che adesso è completamente suo. Ogni pezzo che lo compone è perduto nel mare in tempesta nei suoi occhi che non lasciano i miei, non mi appartiene più.

Sorrido, poi apro la porta.

Andrew entra tranquillo, il suo sguardo si posa su Nathan ancora poggiato sul bracciolo del divano «Cos'è successo?» dice frettolosamente, riesco a percepire chiaramente la preoccupazione nella sua voce. Chiudo la porta d'ingresso e poggio la mano sulla schiena di mio fratello «Vi lascio soli» dico dolcemente mentre Andrew sospira e annuisce. 

Lo sorpasso e rivolgo un ultimo sguardo a Nathan prima di prendere le scale.

Mezz'ora dopo sono distesa sul letto di Andrew, assorta nei miei pensieri mentre la musica esce fluida dalle cuffie. Mio fratello fa capolino dal corridoio e bussa sullo stipite della porta per catturare la mia attenzione. Tolgo le cuffie e mi siedo con le gambe incrociate mentre si siede accanto a me, sembra stanco e preoccupato.

«Va tutto bene?» chiedo mentre attorciglio il filo delle cuffie su se stesso. 

Nathan deve essere rimasto di sotto, muoio dalla voglia di sapere come sta.

Annuisce «Tu come stai Elizabeth? Stamattina mi sembravi sconvolta» posa la mano sulla mia caviglia. «Sto bene Andrew» porto la mano sulla sua per rassicurarlo «avevo solo bisogno di schiarirmi le idee» sorrido. «Nathan come sta?» chiedo tranquilla mentre cerco di non apparire troppo interessata.

S'incupisce e sospira «È andato via» dice d'un fiato, la preoccupazione che sento nella sua voce mi agita. 

«Ma era sconvolto, non capisco, voleva parlare con te» dico cercando di contenere la mia reazione. Non immagina nemmeno lontanamente che mi abbia raccontato tutto.

«Mi ha detto quello che gli è successo, ho provato a farlo ragionare e poi gli ho detto che ne avremmo parlato domani con più calma» ammette a voce bassa.

«Perché domani, sembrava una cosa seria» mi affretto a dire, deve essere impazzito. Non ha visto quanto era turbato? L'ho visto solo io?

«Elizabeth era una cosa seria ma ho promesso che stanotte mi sarei occupato di te» mi guarda negli occhi «sei mia sorella, per me vieni prima di tutto» conclude. 

Non sono d'accordo. La questione di Nathan era molto più che seria. Io potevo aspettare.

«Come l'ha presa?» chiedo tormentando il filo tra le mie dita. 

«L'ha presa come sempre» sbuffa scuotendo appena la testa «ha detto che avrebbe risolto da solo e che non ha bisogno di me» si guarda le mani per un attimo prima di stringere la mascella. «Ha detto che non ha bisogno di nessuno» conclude citando le sue parole, un sorriso triste gli incurva le labbra. «Gli passerà» dice infine, più a se stesso che a me. 

Sappiamo entrambi che non gli passerà tanto facilmente. Nella stessa giornata è stato  pugnalato da suo padre e in un certo senso pure da mio fratello, per quanto quest'ultimo si sforzi di convincersi di aver fatto la scelta giusta. 

L'ansia mi stringe in una morsa lo stomaco mentre penso a Nathan, completamente solo, con una parte del suo mondo che gli cade nuovamente addosso. 

Spero non faccia niente di stupido. 


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PER TUTTI I LETTORI, SÍ... PROPRIO PER TE

Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, so che anche questo capitolo è stato eccessivamente lungo ma non potevo fare diversamente, spero di non avervi annoiato. Vi è piaciuto il capitolo, che ve ne pare? ❤️

Secondo voi cosa farà Nathan adesso? Come avrà preso le parole di Andrew?

Se vi è piaciuto lasciate una ⭐️ o un commento 💬

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