Epilogo

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«K, ssh. Tranquilla.» La stringo a me, dondolandola avanti e indietro, fregando la mano sulla sua schiena per farla calmare. Una volta più quieta, le lascio un caldo bacio sulla fronte, ammirandola con orgoglio. «È ora di andare a conoscere una persona.»

Usciamo dal retro, passando per il giardino di casa nostra che sta piano piano riprendendo forma e vita dopo aver passato l'inverno ricoperto di neve e ghiaccio. Il sole primaverile dell'inizio della seconda settimana di aprile è tiepido sulle mie gote e vorrei rimanere qui per ore, ma ho faccende più importanti da sbrigare.

«Ehi, Calum! Avrei bisogno di-» Mi volto dalla parte opposta, con la faccia verso il giardino dei vicini, vedendo Elyse bloccarsi a metà strada tra l'erba e il percorso di ciottoli. «Stai lontano da me con quella... cosa.»

«Chi? Lei?» le chiedo, già ridendo e avvicinandomi sempre di più alla sua figura, facendola indietreggiare.

«Lo sai che io e i mocciosi non andiamo d'accordo» ribatte con una faccia disgustata, gli occhi fissi sulla neonata tra le mie braccia. Alza una minuscola manina e stringe il mio indice nel suo palmo. «Hai gli occhi a cuore. Potrei vomitare.» Ridacchio, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla creaturina.

«Stavo andando-»

«Lo so. È oggi.» appura Elyse, rabbuiandosi in volto, ma l'espressione cambia così velocemente che mi chiedo se non me lo sia immaginato.

«Vuoi venire?» Annuisce dopo qualche istante, entra in casa a prendere dei fiori quasi appassiti e insieme usciamo sulla strada principale.

«Jacelyn?» domanda durante il tragitto, forse perchè non la vede assieme a noi.

«Scuola.» Annuisce, infilando le mani in tasca. Questo giorno porta sempre con sé brutti ricordi. «Passiamo da Wayne, magari viene con noi.»

«È impegnato al turno di guardia, assieme a Mali. Hanno detto che ci vanno non appena staccano.»

Mi guardo attorno, distraendomi con tutta la bellezza che esce da ogni casa, da ogni edificio; vasi di fiori, decorazioni, oggetti vintage e da collezione adornano porticati, scalini, giardini. Gli alberi creano un piacevole fruscio con le loro foglie smosse dal leggero venticello. Oltrepassiamo l'orto comune, facendo cenni di saluto alle persone che stanno raccogliendo gli ortaggi e a quelle che stanno seminando nuove piantine. Niente, però, batte il periodo estivo, quando il campo è inondato dai profumi dei fiori freschi sugli alberi.

«Eccoci qua.» La voce di Elyse mi fa ritornare al tempo presente.

Ci siamo.

«Sono già cinque anni» commento, osservando le croci di legno intagliate a mano ed incastonate nel terreno. Ci sono già dei mazzi di margherite e violette ad adornare le tombe.

Kayla.

Blaine.

Meredith.

John, Constance, Delilah, Jules e Riley.

Abbiamo tutti perso qualcosa quel giorno: io ed Elyse abbiamo perso le persone con cui avremmo voluto davvero passare il resto dei nostri giorni, oltre che a due cari amici; Tracey ha perso l'ultimo rimasuglio che potesse ricordarle suo marito, oltre che essere la sua spalla nella guida di questo posto; Wayne ha perso un braccio; mia sorella e mia madre hanno perso la loro casa... La lista va avanti.

Non diventa più facile ogni anno che passa.

Dopo aver passato i primi due giorni dopo la sua morte rinchiuso al buio in casa, in un costante stato di dormiveglia così da non dover pensare, affrontare i giorni, le settimane, i mesi successivi è stato ancora più difficile e doloroso. Mi sono fiondato nel lavoro pur di non dover passare un minuto di più nella nostra casa, il costante senso di soffocamento che mi raggiungeva non appena ci mettevo piede dentro. Almeno la recinzione del campo è venuta su prima del previsto, a discapito della mia salute mentale e fisica.

Alive - Prova a sopravvivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora