Capitolo 43

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KAYLA

«Li aggiriamo, non è così difficile.» Io ed Elyse lanciamo un'occhiataccia a Leon dietro di noi, ancora in groppa al cavallo. «Cosa?» chiede ingenuo, con le sopracciglia alzate in modo interrogativo in risposta ai nostri sguardi.

«Non abbiamo tempo da perdere, Leon» risponde Wayne, sempre e comunque paziente in qualsiasi situazioni si trovi. Vorrei avere anche un solo briciolo della sua immensa tolleranza.

«Ma abbiamo i cavalli, non sarebbe poi così lunga-»

«E così sei morto. Cavolo, ragazzo, ne hai da imparare» ribatte Calum, interrompendolo e aprendo le braccia, per poi grattarsi il capo con fare pensieroso.

«E se li uccidessimo? Prima che mi guardiate male,» Leon alza le mani ai lati delle sue guance, «potremmo scaricare una cascata di proiettili su di loro-»

«E siamo morti. Di nuovo.»

Strizzo gli occhi, portandomi le dita alle tempie, cercando di ragionare; l'orda di Morti si estende da un lato all'altro della strada, ma i campi non sono del tutto liberi dai cadaveri: la maggiore concentrazione è sull'asfalto, tuttavia sul terreno dei due campi aridi a lato della carreggiata ci sono almeno una trentina di Morti da ogni lato, che stanno arrancando per avvicinarsi all'enorme massa di corpi in decadimento. Cerco di concentrarmi nonostante il rumore dei loro lamenti, che mi arriva forte e chiaro alle orecchie anche a qualche metro di distanza. Non credo di aver mai visto una cosa del genere, o almeno, non da così vicino. Il numero è così vasto che sembra che l'intera popolazione delle almeno sei cittadine che abbiamo oltrepassato si sia riunita proprio qui. Se questo è ciò che troviamo in mezzo alla campagna, non voglio nemmeno pensare a cosa potremmo trovare a Lancaster.

«Li attiriamo» esordisce Elyse dopo un'attenta elaborazione di tutti i dati a sua disposizione.

«E io ero morto, poi?!» sbotta incredulo Leon, di qualche ottava più in alto del suo normale tono di voce e un po' troppo forte per i miei gusti. «Cavolo, a questo punto mi state prendendo in giro!»

«Stai.» Elyse si porta un dito alle labbra, lanciandogli uno sguardo truce, «Zitto.»

Sento i muscoli del torso irrigidirsi in un istante quando scorgo i Morti più esterni all'orda girare il loro volto marcio dalla nostra parte. Mi maledico mentalmente per averlo portato assieme a noi. Noi tre a terra rimaniamo immobili, tratteniamo perfino il respiro, con gli occhi puntati davanti a noi in attesa del loro prossimo movimento, in attesa della mossa finale. Non si può pensare di sopravvivere a così tanti Morti assieme, solo un pazzo avrebbe anche solo un briciolo di speranza di potercela fare. Nonostante non possano vederci, mi sento troppo esposta davanti ai loro occhi vitrei, mi sento nuda.

Riprendiamo fiato quando decidono di concentrare la loro attenzione su di un minuscolo passerotto e il suo cinguettio, in completo disaccordo con l'ambiente che ci circonda e la tensione perpetrata perfino nelle nostre ossa.

«Stai cercando di farci uccidere?» sibila a denti stretti Elyse, che con grandi falcate ha raggiunto il ragazzo - finalmente sceso dal cavallo - ed ha già le mani pronte per stringerle attorno alla stoffa del maglione che indossa. Lo sguardo di Leon si tramuta in un istante da fin troppo rilassato a terrorizzato della giovane donna con lo sguardo furente a pochi centimetri dalla sua faccia. Vedo di sfuggita la mano del ragazzo appoggiarsi sul suo walkie-talkie, ma l'azione è così rapida che mi chiedo se non me lo sono solo immaginata.

«Sono contenta di vedere che questo è il tuo modo di dare il benvenuto a tutti, qui dentro» commento senza pensarci troppo, tornando indietro a mesi fa quando venni sbattuta contro il muro proprio da Elyse al ritorno dalla nostra prima missione insieme.

Alive - Prova a sopravvivereWhere stories live. Discover now