Capitolo 37

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KAYLA

Sto continuando a girarmi e rigirarmi sul divano, provando invano a prendere sonno. Ho troppi pensieri per la testa e nonostante sia completamente distrutta e praticamente al minimo delle mie energie, non riesco a chiudere occhio. Mi giro sulla schiena e guardo verso il soffitto, anche se vedo solo nero senza le luci delle candele.

Abbiamo ancora un solo razzo da sparare; ancora nessun segno. Sto cominciando a pensare che siamo completamente fuori rotta, ma non possiamo coprire così tanti chilometri senza cibo e acqua: moriremmo entro i primi dieci minuti dopo aver messo piede fuori casa.

Tutta questa situazione è così frustrante: mi sento come un capobranco che non riesce mai a infierire il colpo mortale alla sua preda per poterla portare ai suoi componenti. Nonostante stia uscendo continuamente e senza tregua, mi sento comunque inutile. E poi, c'è sempre la questione Margaret: dopo esser tornata in casa questa sera, con la discussione ancora ben presente nella mia testa e le parole taglienti di Elyse ancora attaccate alla mia pelle, non ho voluto saperne di risolvere la questione. Mi sto comportando da immatura? Forse sì, ma le mie preoccupazioni sono più che legittime. E poi, avrebbero almeno potuto chiedermelo prima di prendere la decisione; forse allora avrei anche accettato - con molta riluttanza -. Dovrei parlarle, capire cosa pensa, anche scusarmi per come l'ho trattata ultimamente.

Mi metto a sedere, appoggiando le piante dei piedi a terra e strofinandomi gli occhi. Sarà una notte lunga, tanto vale fare qualcosa di utile. Mi fermo davanti alla porta della sua camera condivisa con Calum e abbasso lentamente la maniglia per evitare di fare rumori bruschi e farli spaventare inutilmente. Indugio qualche istante prima di aprire la porta, con la mano ancora stretta alla maniglia, fredda contro il mio palmo caldo. Potrei aspettare domattina, magari non mi vuole nemmeno parlare adesso e le rovinerei soltanto il sonno. A questi pensieri mi pento subito dell'idea, rialzando la maniglia e facendo marcia indietro.

Mi fermo all'entrata del salotto, notando la figura di Calum davanti alla finestra per un'altra notte, con le spalle abbassate e il corpo che trema impercettibilmente. Non posso lasciare che vada avanti così.

Mi avvicino a lui, arrivando al suo fianco. «Vuoi parlare?» gli chiedo esitante e sottovoce, voltando lo sguardo al di fuori della finestra non appena si gira verso di me, passandosi veloce i dorsi delle mani sulle guance bagnate.

«Non credevo fossi sveglia.» Si schiarisce la voce, prendendo qualche respiro per stabilizzarla.

«Non devi fingere con me.» Le parole mi escono spontanee ed automatiche dalla bocca. «Ti ho visto le notti scorse, non puoi andare avanti così, Calum.»

«Senti chi parla» ribatte, voltando la testa dall'altra parte. «Scusa... Scusa.»

Quasi mi pento di avergli parlato e sono pronta ad alzare i tacchi, ma stringo la mascella e mi obbligo a rimanere. «Cos'hai per la testa?»

Sospira, facendo il giro del divano per sedercisi sopra e appoggiare i gomiti sulle ginocchia. «Cosa non ho per la testa.» Mi siedo accanto a lui, così vicino che le nostre spalle si toccano. Rimango in silenzio, un po' per lasciargli lo spazio di cui ha bisogno per mettere in ordine i suoi pensieri e un po' perchè non so cosa dire. «Non lo so, Kayla... è il quinto razzo che spariamo... »

Gli appoggio una mano sulla schiena, muovendola su e giù. Ho pensato la stessa cosa proprio minuti fa.

«È il tuo modo di dirmi che devo accettare che non li rivedrò più?» dice Calum, girando il viso verso il mio e lasciandosi andare in una risata breve ma amara.

«No, continueremo a cercarli, Calum. Non mi interessa quanti chilometri dovremo fare, li troveremo.» I nostri volti sono a pochi centimetri di distanza e i nostri sguardi incantenati l'uno all'altro. Rimaniamo così per pochi istanti, gli occhi di Calum si spostano a intermittenza dalle mie labbra ai miei occhi e poi si allontana, schiarendosi la gola e puntando lo sguardo dritto davanti a sè. Nella penombra lo vedo cominciare a giocare con le sue dita un po' a disagio.

Alive - Prova a sopravvivereWhere stories live. Discover now