Capitolo 7

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KAYLA

Devo aver preso una botta alla testa, di nuovo: la sento pulsare. Mi accorgo che ho gli occhi chiusi e che appena li apro vedo tutto quanto sfocato.

«Jordan, usciamo a fare un giro. Controlliamo se c'è qualcuno di vivo là fuori» Sento dire, mentre cerco di mettermi a sedere, appoggiando la schiena alla colonna alla quale sono ancora legate le mie mani.

Ho i muscoli intorpiditi. Mi fa male il fianco destro, sento un dolore pungente ogni volta che respiro. Ho la bocca asciutta e sento il sapore del sangue.

Sento freddo. Mi hanno tolto la camicia e non sento più il coltello alla vita, devono aver preso anche quello.

Vedo la porta chiudersi dietro alle spalle delle due donne; Jordan si accorge che mi sono svegliata.

«Buongiorno, uccellino smarrito! Non siamo più così coraggiose ora, eh?» dice, facendo gesti teatrali con le braccia, enfatizzando il buongiorno.

Vorrei poter mandarlo al diavolo, ma l'unica cosa che riesco a fare è guardarlo dolorante.

«Hai perso la voce?» continua, questa volta abbassandosi alla mia altezza e piegando la testa di lato, aspettando una mia risposta.

«Lo prendo come un sì» Si alza e prende a camminare per la stanza.

Per quanto questa storia dovrà andare avanti? Mi lasceranno a morire qui, una volta scoperto che il gruppo di Travis non verrà mai a cercarmi. Spero solo che succeda presto.

Sobbalzo quando sento il rumore assordante di due spari, che inizia a rimbombarmi nella testa assieme al dolore.

«Non azzardare a muoverti» mi avverte minaccioso Jordan, avvicinandosi poi alla porta.

Vorrei. Vorrei veramente riuscire a muovermi, lo vorrei con tutto il mio cuore. Ma in questo momento non è il volere ciò che sarebbe utile. In questo momento è un dovere. Devo alzarmi.

Devo raccogliere tutte le poche energie che mi sono rimaste, ignorare il dolore che mi percuote tutto il corpo e la fame e la sete che mi annebbiano la vista.

Devo alzarmi.

Appoggio le mani affianco alle mie gambe – ora libere dalle corde che le legavano dietro alla colonna -, piego le ginocchia e faccio appoggiare saldamente i piedi sul pavimento.

La porta si spalanca.

Jordan indietreggia velocemente e poi impugna la sua arma alta all'altezza della spalla con entrambe le mani.

«Bello il teatrino del 'non li conosco', Kayla. Peccato che non ci abbia mai creduto nessuno» dice sarcastico Jordan, voltando solo il suo volto verso di me.

«Ciao Tracey! Come sta Travis? Si è già ripreso dalla morte della sorella? Che brava donna che era, mi dispiace così tanto...» continua, riferendosi a una donna, con fare prepotente e derisorio.

«Lasciala andare» interviene una voce maschile.

Cerco di mettere a fuoco la vista e riconosco il ragazzo che ha appena parlato: è Wayne.

Che diavolo stanno facendo?

«Oh, suvvia! Lo sai che le regole le decido io qua, ragazzino» dice Jordan, abbassando la pistola e tenendola in una sola mano.

È molto sicuro di ciò che sta facendo; nonostante di fronte a lui ci siano ben cinque persone armate, non si protegge.

Deve avere molto potere su di loro per fare una cosa del genere. Non voglio immaginare cosa possa aver fatto per averlo ottenuto.

Alive - Prova a sopravvivereWhere stories live. Discover now