Capitolo 35

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CALUM

«Quanto rumore che fanno i tuoi pensieri!» Lancio ad Elyse un'occhiataccia, dicendole che dovrebbe almeno provare a riposare se vuole rimettersi in piedi al più presto.

Da quando Kayla è uscita di nuovo - circa un'ora fa -, ha deciso di prendere una sedia della cucina e piazzarsi davanti alla finestra e guardare l'andirivieni degli uccelli e il movimento delle foglie sugli alberi, nonchè il passaggio delle nuvole bianche e soffici per poi tornare grigie e pesanti di acqua. Mentre io dovrei assicurarmi che riposi, ma in realtà sono più dentro alla mia testa che presente in questa stanza.

A Margaret ho dato i giornali che abbiamo trovato in tabaccheria con la scusa di farla esercitare nella lettura, anche se in realtà volevo solo avere un po' di tempo da solo.

Sono preoccupato. Per la mia famiglia, Wayne, Blaine... Sì, anche per Kayla. So che sa cavarsela benissimo da sola, me l'ha provato più e più volte. Ho paura che ogni volta che la vedo possa essere l'ultima, così come ho paura che lo sia anche per la mia famiglia.

Da quando Elyse ci ha detto che Travis è morto... Cavolo, non faccio altro che pensare a quanto sia improvvisa ed inaspettata la morte. Non che prima non lo sapessi, solo che mi sembrava un concetto un po' più lontano. Sono passati anni da quando ho visto mio padre morire e il resto della mia famiglia è sempre rimasto con me. Certo, ce la siamo vista brutta un numero infinito di volte ma eravamo insieme ed insieme avremmo potuto fare tutto.

Il fatto che Travis se ne sia andato così e venirlo a scoprire d'improvviso è così ingiusto. Mi ha salvato sin dall'inizio, offrendo a me e alla mia famiglia rifugio al suo bar, e poi così tante altre volte e anche così semplici: dalla fame, alla sete. C'è sempre stato per me ed era diventato il mio secondo padre quando il mio se n'era andato davanti ai miei occhi. Avrei voluto essere lì io per lui per una volta, avrei voluto guardarlo negli occhi per ringraziarlo con tutto il mio cuore, abbracciarlo forte, dargli un addio dignitoso, aiutarlo come lui ha sempre fatto con me e con tutti quelli che incrociavano il suo cammino.

Non se lo meritava. Non si meritava nulla di ciò che ha dovuto affrontare, partendo da quella piaga di Jordan. Era il leader perfetto: empatico, forte, ragionevole e in grado di ascoltare ogni voce al suo fianco, dalla più piccola alla più grande.

E anche lui si è dovuto aggiungere alla lunga lista di persone che continueranno a vivere dentro di me.

E adesso ho paura che questo succeda a tutti gli altri.

«Dovresti andare a letto.» Elyse continua a darmi la schiena e guardare fuori dalla finestra, scrollando le spalle con nonchalance. Me la immagino alzare gli occhi al cielo.

«Sì, e tu dovresti preoccuparti un po' di meno, ma nessuno dei due farà nessuna delle due cose» ribatte, facendo schioccare la lingua.

«Come posso anche solo provarci?» Sto buttando fuori tutta la mia rabbia e frustrazione su di lei, anche se non ha niente a che fare con tutto ciò che è successo nelle ultime settimane. «Non so se la mia famiglia o i miei amici sono ancora vivi, dannazione, non so nemmeno dove siano! Tu sei malata, Kayla decide sempre di fare di testa sua giocando a fare l'eroina e Margaret! Margaret è rimasta senza amici della sua età, non so nemmeno come faccia a rimanere sana in tutta questa merda!»

«Adesso ti senti meglio?» mi chiede accondiscendente, mostrandomi il suo viso per la prima volta in un'ora, caratterizzato da un sopracciglio alzato, incrociando le braccia al petto.

«Cosa-?!» Alzo le braccia in aria, facendole ricadere ai miei lati pochi istanti dopo, prendendo un bel respiro profondo e sedendomi a peso morto sulla sedia. «... non lo so, forse.»

Alive - Prova a sopravvivereWhere stories live. Discover now