did i let you down again?

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Esco dal bagno tirandogli una spallata ed inizio a girare nervosamente per casa. Sono incredula e delusa, non me lo sarei mai aspettata da lui: letteralmente alla prima occasione ha ceduto.

"Bianca, calmati per favore".
Mi volto di scatto: dirmi di calmarmi quando sono incazzata funziona esattamente al contrario, è come accendere un fiammifero in una stanza piena di taniche di benzina.
"Vaffanculo, sta zitto".
"Possiamo parlare civilmente?" mi chiede, sbuffando e passandosi una mano tra i capelli disordinati.

"No che non possiamo", rispondo agitata: "Perché sei un irriconoscente del cazzo. Ti sei tatuato una scritta grande come una casa sulla faccia per ricordarti di restare grato per ciò che hai... beh, mi sa tanto che dovevi farla ancora più grande, perchè non funziona molto come promemoria. Crybaby: è proprio quello che sei, un fottuto piagnucolone".
Lui si tocca istintivamente il sopracciglio su cui campeggia il tatuaggio in questione, poi tuona gelido: "Smettila, cazzo. Non fare così". 
"Ti sto dicendo la verità, quella che tu non riesci mai ad accettare né ad affrontare".

Ricomincio a camminare nervosamente da una stanza all'altra, non riesco a restare ferma e non so bene cosa fare, mi sento sopraffatta da un miliardo di pensieri negativi e di domande.
"Vuoi ascoltarmi un attimo?", mi chiede lui, quasi supplichevole.
"Chi cazzo te l'ha regalata?", ribatto a mia volta.
"Non è importante". Non me lo direbbe mai, non manderebbe mai nei casini un suo amico ed effettivamente non mi serve a niente sapere chi gliel'ha offerta, conta solo il fatto che lui l'abbia effettivamente accettata.
"Fanculo", borbotto a bassa voce. Dandogli la schiena, prendo dal guardaroba un paio di pantaloni e li indossando con un gesto veloce, intenzionata a levarmi di torno per darmi una calmata. 

"È solo della stupida erba, perchè ne stai facendo un dramma?".
"Perché non sono passate neanche due settimane e tu non sei stato in grado di dire di no", alzo la voce. Infilo le scarpe e prendo le chiavi dallo svuotatasche all'ingresso, mi sembra di soffocare e ho bisogno di aria. Con uno scatto felino, però, Gus balza di fronte a me, posizionandosi davanti alla porta: "Non vai da nessuna parte, adesso parliamo".
"Fammi uscire".
"Col cazzo, non puoi insultarmi tutto il tempo come se avessi ragione e poi andartene senza nemmeno ascoltarmi".
Lancio il mazzo di chiavi sulla mensola senza dire una parola, vorrei urlare con tutta la forza che ho per liberarmi da questa sensazione di oppressione che sento al petto.

"Vado da un terapista tutti i giorni per due ore, cosa altro posso fare più di così?".
Mi guarda dritto negli occhi e capisco che non è una domanda retorica, si aspetta davvero una risposta seria da parte mia. Ma io non una soluzione a portata di mano; se solo potessi mi prenderei tutti i suoi problemi e me ne farei carico io, ma purtroppo questa cosa non può succedere e deve farcela contando solo su se stesso.
"Non lo so, Gus", rispondo onestamente, allargando le braccia con fare sconfitto. 
Si rigira la bustina contenente l'erba tra le mani e la fissa con insistenza, come se almeno lei avesse una risposta, poi la ripone nella tasca frontale dei pantaloni mentre io mi lascio cadere a peso morto sul divano e mi gratto la nuca, confusa.

"Cazzo, Gus, perché devi mandare sempre tutto a puttane?".
Una lacrima sfugge al mio controllo e la asciugo il più velocemente possibile, prima che lui possa accorgersene. Peep mi si avvicina lentamente, quasi come se avesse paura che io possa scappare via come un gatto terrorizzato, abbagliato dai fari di un'auto, poi si siede accanto a me con uno sbuffo.

"Bianca, posso contare sulle dita di una mano i giorni che ho passato completamente sobrio negli ultimi cinque anni", dice, sollevando davanti al viso la mano con tutte le dita aperte per rimarcare il concetto: "Cazzo, hai idea di quanto sia difficile mentalmente, oltre che fisicamente? Sai quante volte mi sveglio la mattina non tanto con la voglia di fumare o di prendermi qualsiasi altra cosa, ma più con l'istinto di farlo, semplicemente perchè è così che ho vissuto la maggior parte della mia vita? Non è un problema di astinenza, quella la tengono sotto controllo i farmaci, si tratta di sconfiggere abitudini radicate".

The last thing I wanna do // LIL PEEPWhere stories live. Discover now