doctor walks in

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Con lo sguardo fisso sul pavimento verde acqua e senza avere il coraggio di pronunciare una parola, seguo la dottoressa che si muove abile lungo i corridoi. Ad un tratto, inaspettatamente lei si ferma davanti alle macchinette, inserisce una banconota da un dollaro, poi digita un codice sul tastierino e resta ad aspettare che la bevanda goccioli completamente nel bicchierino di plastica, tenendo le mani infilate nelle capienti tasche del camice bianco. 

Io rimango due passi dietro di lei, attendo zitta che sia pronta, mentre mi mangio nervosamente le pellicine.
"Avvicinati, siediti pure qui", mi dice con gentilezza, indicandomi una fila di sedie vuote. Io obbedisco e mi accomodo composta con le mani sulle ginocchia, poi lei mi allunga il bicchierino che le ha appena restituito la macchinetta: "É thè caldo, bevilo".

Riesco a sentire il tepore della bevanda attraverso la plastica, ma in verità non mi va di buttare giù niente: ho lo stomaco completamente sotto sopra.
"Come sta?", sbotto, incapace di trattenermi ancora. 
La Mollis si siede accanto a me con il busto rivolto nella mia direzione e si morde il labbro, guardandomi dritta negli occhi.
"È il tuo ragazzo?", mi chiede a sua volta. 
Annuisco avvicinando il thè alla bocca, ma mi bagno solo le labbra, non riesco proprio a bere quella roba: anche se ho la gola secca, lo stomaco mi sta chiedendo pietà. 

"Era in overdose, sai cosa significa, vero?", mi chiede con tono gentile.
Faccio di nuovo sì con la testa, fissando il fumo della bevanda che si libera nell'aria. Non riesco a guardarla in faccia, ho paura di poter leggere sul suo volto qualcosa che mi ferirà a morte.

"Gli abbiamo fatto subito un esame tossicologico rapido per poter capire cosa avesse in circolo: devo essere onesta, io lavoro qui da poco, ma sono rimasta sconvolta dalla quantità di sostanze presenti nel suo sangue". La dottoressa sfoglia la cartella che tiene in mano e si mette a leggere: "Alprazolam, THC, cocaina, fentanyl, tramadolo...". Si ferma un secondo e sbuffa scuotendo la testa, per poi riprendere la cantilena: "Idrocodone, idromorfone, ossicodone... Capisci da sola che la situazione in cui è arrivato era piuttosto disperata".
Mentre lei mi fa l'elenco di tutte le droghe che gli hanno trovato in corpo, le lacrime iniziano a rigarmi le guance senza che neanche me ne accorga. Le sento scivolare calde sulla pelle, mentre si portano con loro tutto il mio eyeliner e il mio mascara.

"In ambulanza i paramedici gli hanno somministrato diverse dosi di Narcan, come antidoto al sovradosaggio degli oppioidi che ha preso. Qui in ospedale è andato in arresto cardiaco due volte, siamo riusciti a far ripartire il cuore in entrambi i casi, l'abbiamo stabilizzarlo e al momento si trova in terapia intensiva. Lo abbiamo messo in coma farmacologico ed è intubato: il suo corpo deve avere il tempo di riprendersi da tutto ciò a cui è stato sottoposto. Il problema, al momento, è che non possiamo sapere quali saranno le ripercussioni, specialmente a livello cerebrale. Quando il suo cuore si è fermato gli organi sono rimasti senza ossigeno per un po', ma finché non lo risvegliamo, non possiamo sapere se ci sono dei danni permanenti".

Ascolto attentamente tutto quello che il medico mi sta dicendo con un nodo in gola, ha usato parole abbastanza semplici per farmi capire tutto al meglio e non mettermi ansia con termini tecnici di cui probabilmente neanche avrei saputo il significato.

"Grazie", bisbiglio con un filo di voce, asciugandomi le guance con le maniche della felpa che ormai sono completamente nere a causa del trucco sciolto. Da un lato mi sento sollevata perchè nonostante tutto Gus è vivo, ma d'altra parte le sue condizioni sono parecchio critiche e potrebbero precipitare ancora da un momento all'altro, inoltre non si sa nemmeno se si riprenderà del tutto.

"Hai qualche domanda? Immagino tu sia parecchio confusa".
"Quando l'ho trovato, russava. Anche i suoi amici mi avevano detto che stava dormendo... L'abbiamo scosso ripetutamente ma lui non si svegliava. Avremmo potuto accorgercene prima che... che era in overdose?", balbetto, passandomi le mani nei capelli.
La dottoressa picchietta l'indice sulla cartella adagiata sulle sue ginocchia e mi spiega: "Le sostanze che ha assunto, hanno causato una depressione respiratoria. In realtà stava praticamente rantolando, non russando: è molto comune scambiare una cosa per l'altra, quindi si può dire che è un miracolo che ve ne siete comunque accorti", mi spiega.

The last thing I wanna do // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora