call me on my iphone

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Appena terminato il mio turno di lavoro, mi fiondo nel retro per recuperare le mie cose dall'armadietto: non vedo l'ora di tornare a casa e prepararmi qualcosa da mangiare perché sto davvero morendo di fame.

Percorro la via del ritorno con un passo decisamente più svelto di stamattina, nonostante a quest'ora la strada sia piena di gente, sempre con le cuffiette nelle orecchie e la musica a farmi compagnia. Solo a metà strada mi rendo conto di un particolare, apparentemente insignificante ma che per me è piuttosto strano: sono uscita da Starbucks con ancora indosso il grembiule che mi fa da divisa, nonostante siano mesi che, di ruotine, lo spoglio nel bar così da averlo già pronto per l'indomani. Solitamente sono una persona molto precisa, ordinata e meticolosa; non so proprio come abbia fatto a scordare di svestirmi. Quasi per giustificarmi, do la colpa alla fame e al poco sonno, ma per quanto non voglia ammetterlo a me stessa, l'incontro con quello strano ragazzo, che si era presentato prima come Peep e poi come Gus, mi aveva scossa particolarmente.

Inserisco le chiavi di casa nella serratura e apro la porta. Mi tolgo le scarpe e, come sempre, ripongo il mazzo di chiavi nello svuota-tasche. Mi tolgo quindi il grembiule e lo appendo sull'attaccapanni all'ingresso, vicino ad una giacca di jeans, ma è solo in questo momento che mi accorgo di una cosa: nella tasca frontale, oltre ad esserci il blocknotes per le ordinazioni ed una biro nera, ho anche uno scontrino.

Lo prendo tra le mani e mi dirigo verso la cucina, intenzionata a gettarlo nel cestino per poi prepararmi un piatto di pasta veloce. Ma, nel momento stesso in cui sto per gettarlo tra i rifiuti, mi salta all'occhio un particolare: sul biglietto c'è una scritta a penna, mascherata dalle pieghe della carta.

Lo distendo per bene e la scritta mi appare subito chiara: una sequenza di cifre. Il ragazzo tatuato di stamattina aveva scritto il suo numero di telefono e il suo nome sullo scontrino.

Sorrido al pensiero e nel frattempo riempio una pentola con dell'acqua, la poso sui fornelli e accendo quindi il fuoco.

Fisso il biglietto per un po', interrogandomi sul da farsi. Indubbiamente é stato un incontro che mi ha colpito, non posso negarlo a me stessa, eppure non so bene cosa pensare di lui. Quel ragazzo non sapeva nemmeno che giorno fosse, si era presentato alle otto del mattino ancora palesemente fatto dalla sera precedente, aveva cazzeggiato per ore nello Starbucks con gli amici e poi quei bizzarri tatuaggi... Per quanto il suo modo di porsi nei miei confronti, così sfacciato ma allo stesso tempo gentile, mi ha fatto molto piacere e mi ha stupita; allo stesso tempo tutto il resto mi lascia davvero perplessa. La sua estetica mi affascina, ma temo sia troppo diverso da me.

Aspetto che l'acqua bolla e butto la pasta, impostando un timer di 10 minuti.

Afferrò il telefono e inizio a digitare sulla tastiera le stesse cifre che il ragazzo aveva scritto con l'inchiostro quella mattina, sebbene ancora titubante salvo il numero in rubrica semplicemente come 'Gus'.

I miei pensieri vengono interrotti dal suono del timer che mi ricorda di scolare la pasta: finalmente posso riempire questo enorme buco nello stomaco. Mangio più lentamente del solito, quasi per procrastinare all'infinito il momento di decidere se scrivere effettivamente un messaggio a Gus oppure se continuare a vivere la mia vita come se nulla fosse.

Ci sono mille motivi che mi frenano, ma uno solo, più forte di tutto il resto, che mi spinge a riafferrare il telefono. Quel ragazzo ha catturato la mia attenzione e non riesco a smettere di pensare al nostro breve scambio di parole, una cosa del genere non mi capitava da un'infinità di tempo e credo che sia una buona motivazione per iniziare a comporre il dannato messaggio.

Ciao, sono la ragazza di Starbucks. Ho trovato il tuo numero!

Inserisco il destinatario e invio. Getto il telefono dall'altro lato del divano, come se fosse una bomba pronta ad esplodere, quasi impaurita dal gesto appena compiuto.

The last thing I wanna do // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora