baby, could you wait here? promise I'll be right back

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Mentre guido in direzione dell'aeroporto di Los Angeles, Gus continua a guardare fuori dal finestrino per tutto il tempo, senza dire una parola. Tiene il cappuccio della felpa alzato e indossa gli occhiali da sole, nonostante sia mattina presto e il cielo sia ancora buio. Ha un'aria da funerale, non si direbbe che deve partire per il suo tour europeo.

Parcheggiamo davanti all'aeroporto, lo aiuto a scaricare il trolley e il bagaglio a mano che ha preparato ieri sera e aspettiamo il suo manager e Yawns: prenderanno un volo insieme per Varsavia tra poche ore e domani inizierà ufficialmente il tour.

"Come ti senti?", gli chiedo, giusto per rompere il silenzio.
Gus mi risponde semplicemente: "Bene", ma so che sta mentendo.
Dopo il litigio che avevamo avuto circa una settimana fa, le cose non sono comunque migliorare molto: sebbene abbia cercato di aiutarmi un po' di più con la casa e abbia smesso di rispondermi male; ha continuato ad esagerare con la droga. Nonostante cercasse sempre di nascondermelo, mi bastava guardare in controluce il tavolino di vetro della sala per vedere tutti i segni delle strisce di coca che sniffava mentre io ero al lavoro. Trovavo pasticche ovunque, il posacenere era perennemente pieno e spesso accompagnava tutto anche con l'alcol.

Non avevo più avuto il coraggio di dirgli nulla, negli ultimi giorni ho cercato solo di stargli accanto e di ascoltarlo, ho provato ad assecondarlo ed a fargli anche qualche regalino per tirarlo su di morale, gli ho preparato i suoi piatti preferiti e ho passato ogni minuto libero dal lavoro con lui, ma evidentemente non è bastato per tenerlo alla larga dalle sostanze o dalla tristezza. 

Gustav ha sempre avuto tendenze autodistruttive fin da quand'era ragazzino, ma in quest'ultimo periodo le cose sono degenerate. Lasciarlo andare in Europa e poi in giro per tutti gli Stati Uniti mi preoccupa molto, non posso mentire a me stessa, ma per lo meno so che con lui ci sono i suoi amici.

Gus riceve un messaggio dal manager, che lo avvisa che è quasi arrivato.
"Sei pronto?", gli domando con un sorriso rassicurante.
Lui sospira e, quasi per autoconvincersi, ripete: "Sono pronto".
Lo abbraccio e chiudo gli occhi per godermi il momento. Affondo le dita nella sua felpa per stringerlo ancora di più e lui mi accarezza dolcemente la testa.
"Torno presto", sussurra: "Una settimana passa alla svelta".
Annuisco con il viso totalmente incastrato nell'incavo del suo collo, prendo un respiro profondo e il profumo del suo shampoo mi invade le narici. Non è un odore particolare, è semplicemente cocco, ma da quando lo conosco è sempre lo stesso, quindi lo riconduco inevitabilmente a Gus.

"Mi raccomando" dico solo, sperando capisca cosa intendo davvero.
"Sí, starò attento".
Si stacca dall'abbraccio e infila le mani nelle tasche della felpa, da cui estrae una pillola di Xanax. Se la porta alla bocca e la ingoia a secco, reclinando leggermente il capo all'indietro. Cazzo, mi sta prendendo in giro? Lo guardo con un'espressione rassegnata: la premessa non è delle migliori.

"Bianca, non cominciare", si giustifica, mettendosi sulla difensiva di fronte alla mia faccia crucciata: "Questa è per il viaggio, sai che mi mette ansia volare". 
"Non voglio litigare, va bene", commento, sforzandomi di mantenermi calma.
"Il tuo sguardo diceva altro". Si alza gli occhiali da sole sulla testa e finalmente si lascia guardare negli occhi. 
Non so perché se la stia prendendo tanto, solamente per un'occhiataccia, ma decido di lasciare perdere e non rispondergli, per il bene di entrambi.

In questo momento, una macchina nera si accosta a noi. I finestrini oscurati si abbassano e a bordo ci sono proprio il manager di Gus e Yawns: "Hey! Cerchiamo un parcheggio e arriviamo!", ci avvisano, per poi ripartire a passo d'uomo, alla ricerca di un posteggio libero.

"Possiamo salutarci come si deve?", gli dico con un sorriso, avvicinandomi a lui e stringendogli le braccia attorno alla vita. Gus mi prende il viso tra le mani, poi mi stampa dolcemente un bacio sulle labbra.
"Buona fortuna", bisbiglio, allontanando leggermente la mia bocca dalla sua: "So che andrà tutto bene".
Lui mi ribacia, stringendomi più forte a se. Vorrei che questo momento fosse infinito, quasi ci dimentichiamo del mondo esterno: è come se fossimo in un mondo a parte, che ci rende intoccabili e invisibili dagli altri: ci baciamo con passione, come se fossimo a casa nostra e non in mezzo all'ingresso dell'aeroporto. Abbiamo passato un brutto periodo ultimamente e sento come se questo bacio stesse rimettendo insieme tutti pezzi.

The last thing I wanna do // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora