Capitolo 11 - Una silenziosa chiamata alle armi

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Capitolo 11 – Una silenziosa chiamata alle armi


Come si può essere impreparati dinanzi a una grande onda, la mia mente lo era, al cospetto di tutte le sensazioni e le emozioni, che erano rimaste annidate, fino quando Abby aprì l’ultima porta del corridoio.

Era quasi completamente buia, tanto che ci misi qualche secondo, per riuscire a capire che su di noi si erano contemporaneamente riversati decine di occhi.

La classe era piccola quanto affollata. Se vi fosse stato un incendio, probabilmente non si sarebbe salvato nessuno, dato che non vi era spazio per passare tra le tavolate, che fungevano da banchi.

<< Signorina Abby, è in ritardo >> disse un uomo corpulento, situato vicino all’unica finestra che vi era.

<< Ho ricevuto una compagna di stanza, quindi ci ho messo un po’ >> rispose lei, andando a sedersi a quello che doveva essere il suo posto.

L’uomo rivolse a me la sua attenzione, squadrandomi più volte.

Mi stava mettendo in soggezione. Presi quindi, come arma d’auto difesa, ad osservarlo anch’io.

Era vestito in modo semplice, con un maglioncino grigio perla e dei pantaloni neri. Aveva capelli radi, in parte ancora biondi, occhi scuri e folte sopracciglia. Un paio di occhiali leggeri, con una montatura grande e sottile, solcavano il suo viso, mettendo in risalto il naso a patata e le lentiggini.

Il suo sguardo duro finalmente s’immorbidì, e le sue labbra chiare, quasi quanto la pelle, s’incresparono.

<< Io sono Caprifoglio. Benvenuta, ho già ricevuto dal preside i fogli sulla tua iscrizione. Ora che ne diresti di presentarti alla classe? >>

Annuì, e lentamente mi rivolsi al mio pubblico.

<< Mi chiamo Nevaeh, ma potete chiamarmi Neva. Ho diciassette anni, e non troppo le idee chiare sulla situazione in cui sono finita >> ammisi.

Il professore sorrise comprensivo.

<< Puoi prendere posto vicino ad Abby. Spero che potremmo aiutarti ad ambientarti >>

Lo ringraziai e feci come mi aveva detto.

Mi ritrovai seduta tra Abby e un ragazzo dall’aria annoiata, che nascondeva gran parte del suo viso sotto al cappuccio di una felpa.

Scoprì di avere sotto il banco i libri di ogni materia e mi ripromisi di chiedere aiuto alla mia vicina, per portarli a fine lezioni in camera.

<< Quale mi serve adesso? >> chiesi lanciando un’occhiata al ragazzo.

Lui scrollò le spalle, come a ridestarsi, e con una mano grande e in carne, prese un tomo viola, per poi farlo ricadere silenziosamente sulle mie gambe.

<< Grazie >> dissi iniziando a sfogliarlo.

S’intitolava “L’inizio delle Ere, parte II”. Non lo avevo visto in camera prima.

La lavagna, posta dietro al professore, mostrava la pagina e la riga che stava leggendo.

Sfogliai i fogli sino ad arrivarci. Era in fondo al libro.

“… Iarlaith prese il posto di Meic, in quanto suo successore. Fu da subito amato, e prese provvedimenti immediati per riuscire a risanare le ferite che la guerra aveva portato nel popolo. Emise sette editti, ciascuno dei quali, diventarono pietre miliari, per la nuova società, che di lì a poco venne a crearsi. La forza del popolo presto tornò vigorosa, e iniziarono le proteste contro alla pace diplomatica per cui Meic, si era sacrificato.

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