Capitolo 20 - Colazione con l'erede al trono

304 39 2
                                    

Capitolo 20 – Colazione con l'erede al trono



Il ragazzo che avevo davanti, aveva i capelli biondi, e gli occhi azzurri, color del cielo terso, incorniciati da lunghe ciglia.

Era alto e il suo fisico, si conformava a quello, di tutti gli altri modelli, che si facevano passare per studenti, all'interno dell'Accademia.

Sorrideva ancora.

I suoi lineamenti erano delicati. Aveva zigomi alti, e un incarnato chiaro.

<< Come ti chiami? >> mi domandò, allora lui.

Non dava segni di volersi rivestire, il che non aiutava la mia concentrazione.

<< S...Nevaeh, ma tutti mi chiamano Neva >> risposi, ancora imbarazzata.

Era davvero il Signore dell'Ovest? E se lo era, significava che i docenti prima stavano parlando di lui?

Quindi era un Re? Mi chiesi, ricordandomi come a lui si erano riferiti.

Subito il mio cervello corse alla peggiore delle ipotesi.

Era lui il Re che mi aveva rinchiuso?

Lo vidi avvicinarsi a me.

Non poteva riconoscermi, il mio aspetto era diverso.

Eppure mi ritrovai a chiudere gli occhi, e a stringerli con forza. Avevo paura.

Non potevo mettermi ad urlare, o avrei attirato l'attenzione di tutti, in quella stanza; quando già teoricamente, mi stavo nascondendo.

Non sapevo cosa fare.

<< Non voglio farti del male >> mi disse lui.

La sua voce, suonava leggera e cristallina, nell'aria.

Il suo profumo mi avvolgeva, era inebriante, quasi stordente.

Per quanto il suo aspetto, non surclassasse quello di El, la Sindrome del Sospiro di Psiche, non mi era mai apparsa tanto reale.

Tornai, riluttante, a guardarlo, e vidi che mi stava porgendo una mano, per alzarmi.

L'accettai.

In un attimo, mi ritrovai in piedi, dinanzi a lui.

<< Allora, cosa ci fa un Glicine qui? >> mi domandò, senza mai perdere il sorriso.

<< Io... >>Dov'era finita la politica del "se sei una Wisteria gli altri Fiori neppure ti guardano, figurati se ti rivolgono la parola"?

<< Non ti dà fastidio che un Glicine ti stia parlando? >> chiesi insicura.

Lo vidi alzare un sopracciglio, << perché dovrebbe? >>

Boccheggiai, ogni cosa sembrava esser detta, per confondermi, sulle Lande.

<< Tu >> dissi, allora indicandolo, << sei un Fiore importante, giusto? Insomma, la tua stanza è al primo piano, in più >> constatai, per poi guardarmi per la prima volta intorno, << hai una camera, che è se va bene otto volte la mia, che condivido >>

Lo spazio infatti, doveva avere la grandezza di un loft di lusso.

Arredato in maniera semplice, il colore dominante era il bianco.

Era vasto, tanto che poteva essere della grandezza di un intero piano, dei dormitori.

Aveva soffitti alti, messi ancora più in risalto, dalle finte colonne in stile corinzio.

KaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora