Capitolo 16 - Una Nefasta Bellezza

303 33 2
                                    

Capitolo 16 - Una Nefasta Bellezza

Non incontrammo, per fortuna nessuno, nei corridoi.

Dalia aveva stretto la mia mano, per tutto il percorso.

Avevamo mangiato durante il tragitto, qualche biscotto che Dalia era riuscita a far apparire, così da poter andare direttamente in classe.

Eravamo dinanzi all'aula. Qualcuno era già presente, ma pareva non fare caso al fatto che fossimo lì.

Neppure uno di noi voleva dirlo, ma stavamo pensando tutti alla stessa cosa.

Dalia non sarebbe stata con noi nelle ore di lezione, avrebbe dovuto affrontarle da sola.

<< Andrà tutto bene >> cercò di farle forza Lucas, << le aule non sono poi così distanti, se succede qualcosa, cerca di teletrasportarti in camera, e se non ci riesci, raggiungi la persona, a te più vicina, che sai essere della fazione dei Lucanti. >>

Lei annuì.

<< Ci vediamo a mensa >> disse Abby, per poi entrare, seguita dai ragazzi.

Io mi attardai ancora un attimo, << l'hai detto anche tu >> affermai, << qualche giorno e sarà tutto finito >>

A quelle parole, la vidi riscuotersi, e rivolgermi un timido sorriso, << hai ragione, domani sarà tutto finito >>

Non sapevo da dove tutta quella sua sicurezza nascesse, ma mi rallegrai un poco.

La vidi allontanarsi, ed entrai, allora, anch'io in classe.

Spalancai gli occhi, nel ritrovarmi dinanzi alla Professoressa Genziana. Mi lanciò un'occhiata feroce.

<< Buongiorno >> la salutai, avviandomi al mio banco.

<< Lei è la signorina Nevaeh, giusto? >> mi domandò lei, senza ricambiare i convenevoli.

Mi voltai, << Esatto >>

<< Bene, può restare qui, alla cattedra, è interrogata >>

Boccheggiai, ero arrivata solo ieri, non sapevo nulla della sua materia.

Sentì levarsi tanti sospiri di sollievo alle mie spalle, nessuno voleva esser nella mia condizione.

<< Questo è il mio secondo giorno di scuola, non mi sento preparata ad affrontare un'interrogazione >> affermai, facendo appello a tutto il mio coraggio.

<< Non importa, deve ugualmente essere pronta. Sarò comunque clemente, le darò delle frasi famose, che lei dovrà completare e associare al proprio autore >>

Mi morsi un labbro, quello non era esser clementi.

Pregai che almeno gli autori, che lei riteneva famosi, lo fossero anche nella realtà.

Non dovetti aspettare molto per scoprirlo.

Proiettò tre frasi, che potevano esser tratte dalla Bibbia o da un testo dei Beatles, che intanto non le avrei comprese.

Mi avvicinai. Sudavo freddo, avrei fatto una figura orribile, preso uno voto altrettanto indicibile.

Titubante raccolsi il pennarello, per arrivare, al primo spazio lasciato vuoto.

Mi tremava la mano.

Aiuto, avevo disperatamente bisogno di qualcuno, che mi levasse da quella situazione.

Percepivo lo sguardo dell'insegnante trapassarmi la schiena. Nessuno avrebbe mai osato sfidarla, figuriamoci suggerirmi.

<< Ti serve una mano? >>

KaosWhere stories live. Discover now