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Puck si aggiustò nervosamente le maniche della giacca di pelle – che Kurt l’aveva aiutato appositamente a scegliere, assieme ai jeans scuri e alla semplice maglietta grigia che indossava –, prendendo un respiro profondo prima di bussare.
“Arrivo” rispose dopo qualche secondo una voce femminile, leggermente attutita dalla porta che li divideva.
Una luce si accese nell’ingresso, poco prima che la porta si aprisse per lasciar intravedere una figura sottile.
“Puck!” esclamò Quinn sorpresa, spalancando gli occhi “Che ci fai qui?” chiese, arrossendo vagamente, iniziando immediatamente a tormentarsi le dita.
Anche Puck arrossì, porgendole un mazzo di peonie che aveva tenuto per tutto il tempo dietro la schiena con una certa attenzione – sempre su raccomandazione di Kurt – , che lei accettò con un pizzico di esitazione prima che un sorriso estasiato le si disegnasse sulle labbra, illuminandole gli occhi.
“Sono venuto per l’appuntamento che ti ho promesso” le disse, prendendo coraggio.
Lei spalancò gli occhi, sorpresa “Oh … Certo! Vado solo a cambiarmi e …”
“Non essere sciocca” la interruppe lui, rivolgendole un sorriso dolce “Stai benissimo così.”
Lei si osservò un attimo, rivolgendo un’occhiata critica ai jeans e alla polo che stava indossando, per poi alzare il viso e lanciargli uno sguardo eloquente.
Lui scosse il capo “Niente da fare; abbiamo una prenotazione, non possiamo fare tardi.”
“Nemmeno se ci metto cinque minuti?” chiese lei, implorante.
“No” rispose lui, con un sorrisetto beffardo. “Ti toccherà venire al naturale.”
“D’accordo” borbottò lei, prima di inspirare a fondo il profumo delle peonie con un sorriso “Grazie per queste” mormorò, regalandogli uno sguardo pieno di dolcezza.
Lui arrossì leggermente “Figurati, non sono niente” scrollò le spalle, prima di tenderle una mano “Allora, andiamo?”
Quinn fece un passo indietro “Solo un attimo! Metto le peonie in un vaso e arrivo!” scappò via prima che Puck potesse fermarla.
Passarono dieci minuti buoni prima che la ragazza si ripresentasse alla porta con un vestito semplice color panna che fece sospirare Puck per molti motivi; le lanciò un’occhiata di finto rimprovero, prima di prenderle una mano con delicatezza per accompagnarla alla macchina “Stavi benissimo anche prima” le sussurrò, chiudendo lo sportello.
Lei non rispose; si limitò ad arrossire abbassando lo sguardo, lisciandosi delle pieghe inesistenti del vestito.

Quando vide gli occhi verdi di Quinn illuminarsi per il ristorante non troppo pretenzioso ma raffinato, quando lei a fine serata gli concesse un bacio dolce sugli scalini del portico e lo salutò con un enorme sorriso, scoccandogli un’occhiata raggiante prima di chiudere la porta dietro di sé, Puck si annotò mentalmente di ringraziare Kurt un milione di volte per tutti i consigli che gli aveva dato, e scagliò i pugni in aria trotterellando verso la macchina; forse, per stavolta, sarebbe andato tutto bene.

*

“Finn, amore? Kurt ha detto che dovevi” Rachel spalancò la porta della loro camera, e la voce le morì in gola “ … parlarmi” riuscì a mormorare, guardandosi attorno con gli occhi spalancati.
La camera era immersa nell’oscurità, eccezion fatta per alcune candele che rischiaravano l’ambiente con la loro luce tremula; nell’aria aleggiava un intenso profumo di vaniglia.
Ci mise un attimo ad accorgersi dei petali che erano sparsi sul pavimento e su parte dei mobili, e dovette sbattere le palpebre più volte per convincersi di non star sognando.
“Ti piace?”
Si voltò di scatto a quella voce esitante per ritrovarsi davanti ad un Finn vagamente insicuro che cercò immediatamente lo sguardo di lei.
“Non volevo che fosse una cosa pacchiana o esagerata” continuò lui freneticamente, guardandosi attorno con una buona dose di nervosismo “Volevo che fosse giusto per te, ma—”
Lei lo interruppe delicatamente poggiandogli l’indice sulle labbra “È perfetto” mormorò, con gli occhi che luccicavano, guardandosi di nuovo attorno.
Finn si rilassò visibilmente, con un sospiro sollevato, prima di farsi ancora più nervoso e dover prendere numerosi respiri profondi e cadenzati per cercare di rimanere calmo.
Quando Rachel si girò di nuovo, Finn era inginocchiato di fronte a lei, una scatolina di velluto posata delicatamente esattamente al centro del palmo della sua mano tesa.
La ragazza spalancò immediatamente gli occhi, coprendosi la bocca con le mani, facendo correre lo sguardo febbrilmente dalla scatolina al volto emozionato del ragazzo di fronte a lei, che stava cercando di non andare in iperventilazione.
“Che cosa …?” chiese, in un soffio, senza riuscire davvero ad articolare una domanda che avesse un senso.
“Fammi parlare senza interrompermi, okay?” le chiese lui, con un piccolo sorriso tremulo “Se no rischio di svenire prima di dire tutto quello che vorrei, e mi sono preparato un discorso e voglio che tutto sia perfetto.”
Lei annuì, in silenzio, gli occhi ancora spalancati dalla sorpresa.
Lui prese un respiro profondo, con le mani che gli tremavano, prima di iniziare a parlare “Quando ci siamo conosciuti, mi hai spaventato a morte” ammise, con un minuscolo sorriso che lei ricambiò immediatamente, con dolcezza “Pensavo sinceramente che fossi pazza, o qualcosa del genere. Parlavi di mezzi animali, sfere, Elfi …” Deglutì, scuotendo lievemente il capo “Ma poi mi sono dovuto ricredere, perché avevi ragione su tutto” fissò nei suoi i propri occhi, di un rassicurante color nocciola “E da allora è sempre stato così. Mi hai salvato quando ci siamo conosciuti, e continui a salvarmi ogni singolo giorno, perché per qualche strana ragione hai scelto di amare proprio me, e credo che non ti sarò mai abbastanza grato per questo. Anche se non siamo perfetti, e litighiamo, e spesso e volentieri io non capisco cosa stai cercando di dirmi e tu a volte diventi puntigliosa in maniera maniacale …” le lanciò un’occhiata timida, temendo di averla offesa, ma Rachel stava sorridendo con le guance bagnate di lacrime, quindi continuò, un po’ più sicuro “Io ti amo. Ti amo, e sono sicuro che non potrei mai amare nessun’altra. Perché tu sei …” si strinse nelle spalle, con un sorriso timido “Be’, sei semplicemente Rachel. La mia Rachel. E senza di te io non ho praticamente senso. Quindi” prese un respiro più profondo, aprendo con qualche difficoltà la scatolina di velluto che aveva in mano, per rivelare una fascetta delicata che luccicava tenuamente riflettendo le luci delle candele “Rachel Berry” gli occhi della ragazza sembrarono farsi ancora più grandi “Io prometto di amarti, onorarti, essere paziente e proteggerti ogni giorno per il resto delle nostre vite. Mi vuoi sposare?”
Un singhiozzò sfuggì alle labbra della ragazza, prima che lei si lanciasse in avanti per stringere il collo di Finn in una morsa mozzafiato e abbandonasse il proprio volto contro la spalla di lui, piangendo per l’emozione.
“Sì” esalò, guardandolo negli occhi “Sì, voglio sposarti.” Singhiozzò, mentre l’emozione rischiava di farle esplodere il petto.
Sul volto di Finn si disegnò un sorriso gigantesco, e anche i suoi occhi si fecero lucidi quando, con mano tremante, estrasse l’anello – così piccolo per le sue mani – dalla scatolina con delicatezza e lo calzò al dito di Rachel, che lo rimirò per un attimo con gli occhi che luccicavano, prima di abbracciarlo di nuovo con trasporto; Finn le avvolse la vita con le braccia, baciandola con dolcezza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 06, 2020 ⏰

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