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Eridian lo scrutò per qualche secondo con un’espressione estremamente divertita, mentre Kurt cercava di riacquisire un minimo di controllo sul proprio respiro. Non poteva lasciarsi prendere dal panico. Ce la poteva fare.
Se lo avesse ucciso, le loro speranze di vittoria sarebbero aumentate a dismisura. E Blaine sarebbe stato al sicuro.
Rafforzò la presa sui Sai, scoccando ad Eridian uno sguardo di puro odio.
Il Re rispose con un ghigno, accarezzandosi le labbra con la lingua. Fu l’unico segnale, prima che balzasse in avanti con una velocità sovrumana; Kurt riuscì a malapena a vederlo, e scattò di lato appena in tempo. Non diede ad Eridian il tempo di girarsi, cercò di piantargli immediatamente una lama nella schiena, ma l’Elfo l’aveva previsto: si girò in tempo per intercettare il pugnale dell’altro col proprio e spingerlo all’indietro con violenza. Kurt rimase fermo per un attimo, respirando pesantemente, e aspettò la mossa del proprio avversario; Eridian gli rivolse un piccolo ghigno, prima di attaccare di nuovo, stavolta prendendo di mira la spalla dell’altro: il castano incrociò le lame dei Sai e riuscì a respingere il colpo, deviandolo di lato. Il Re si sbilanciò per un attimo, e Kurt ne approfittò immediatamente, disegnandogli un taglio rosso sulla schiena; l’Elfo sibilò di dolore, voltandosi con uno scatto, e cominciò ad attaccare alla cieca, furiosamente. Il castano prese ad indietreggiare con un sibilo sorpreso, sforzandosi di difendersi come meglio poteva, e strinse gli occhi per il dolore quando il pugnale sottile gli raggiunse la pelle candida della guancia, ferendolo superficialmente. Eridian non si fermò: lo colpì di striscio più volte, e Kurt cominciava a sentire la stanchezza che gli appesantiva le gambe e le braccia. I suoi movimenti erano sempre meno fluidi e composti, sempre più lenti e impacciati.
Strinse i denti e cercò di fare breccia tra gli attacchi furiosi dell’altro, e riuscì a ferirlo ad un fianco, incidendogli a fondo la carne.
Eridian imprecò ad alta voce, e sul volto gli si dipinse un’espressione d’odio così feroce che Kurt rabbrividì istintivamente, arretrando di qualche passo; fu un leggero spostamento d’aria ad avvisarlo: si chinò appena in tempo per evitare l’attacco di un secondo Elfo che aveva cercato di sorprenderlo alle spalle.
Rotolò sul prato, mettendosi in piedi con uno scatto, i Sai stretti in pungo: riusciva a sentire soltanto il proprio respiro affannato e il bruciore delle ferite che gli annebbiava il cervello.
Inspirò a fondo, osservando con circospezione i due Elfi che gli si avvicinavano lentamente, con passo cadenzato.
Cercò di mantenere la calma anche quando le due creature cominciarono a girargli attorno, costringendolo a seguire con lo sguardo o uno o l’altro Elfo.
Eridian fu il primo a balzare verso di lui, lasciandogli un lungo taglio lungo il polpaccio, per poi farsi immediatamente indietro, senza lasciargli nemmeno il tempo di reagire; Kurt mugolò di dolore, stringendo gli occhi, e riuscì a malapena a respingere l’attacco dell’altro Elfo incrociando debolmente i Sai sopra la fronte. Quando il Re scattò di nuovo, non riuscì ad evitare il pugnale che lo raggiunse al ginocchio, facendolo crollare per terra.
Kurt spalancò gli occhi, sibilando per la sorpresa e il dolore: davvero sarebbe finito tutto così? Forse, se avesse alzato lo sguardo, avrebbe potuto incontrare per un’ultima volta i suoi occhi.
Un ringhio furioso lo distolse da quei pensieri, costringendolo a sollevare il viso; accadde tutto così velocemente che riuscì a malapena a vederlo.
Una freccia si conficcò nella schiena dell’Elfo con una violenza tale da attraversargli tutta la cassa toracica; la creatura scomparve con un’espressione di orrore ancora congelata sul viso.
Eridian venne spinto di lato con violenza, così velocemente che non riuscì ad opporsi.
Kurt si ritrovò a fissare gli occhi dorati che amava, annebbiati dalla furia; ma Blaine era ancora lì, poteva vederlo. Lo percepiva dalla preoccupazione e dall’amore che gli accendevano lo sguardo. Non si era lasciato sopraffare. Stava controllando anche l’Elfo che albergava in lui.
“Stai bene?” gli chiese con voce affannata, inginocchiandosi velocemente accanto a lui mentre cercava di valutare le sue condizioni con un’occhiata sommaria.
“S-Sì” tossicchiò Kurt in risposta, mentre un senso di sollievo indicibile gli pervadeva le membra a partire dai punti in cui le dita di Blaine lo stavano sfiorando con attenzione e delicatezza.
“Mi dispiace di non essere intervenuto prima, io non---”
Ma non riuscì a completare la frase, perché due mani incredibilmente forti lo afferrarono per il maglione e lo scaraventarono di lato, facendolo rotolare malamente sul prato.
Kurt allungò automaticamente una mano verso di lui con un gemito sconnesso, ma un calcio violento lo raggiunse al petto, costringendolo a ripiegarsi su se stesso, improvvisamente a corto d’aria.
Avrebbe urlato, se ogni singola parte del suo corpo non fosse stata tormentata da un dolore insopportabile.
Una parte del suo cervello registrò uno spostamento innaturale: qualcuno l’aveva sollevato di peso, e lo stava costringendo a stare in piedi; la sua vista era ancora appannata, e davanti agli occhi gli danzavano delle pozze di luce, ma riconobbe l’inconfondibile odore di erba bruciata. Eridian.
“Guarda come hai lasciato che si riducesse, Blaine” la voce del Re era un ringhio acuto e folle, appena udibile in mezzo al frastuono che li circondava “Hai lasciato che gli facessero del male.” Continuò con tono lamentoso, come un bambino piccolo, e Kurt avrebbe solo voluto superare quella nebbia che gli appannava la mente intrecciandogli la lingua per dire a Blaine di andare via, perché così stava dando ad Eridian solo ciò che voleva.
“Coraggio, Blaine” continuò il Re, la voce improvvisamente più bassa e dolce, melliflua “Vieni a riprenderti la tua anima gemella. Arrabbiati. Sai che non hai nessuna possibilità, contro di me. E se doveste perdere …” Fece una pausa, ghignando, e affondò il viso nei capelli di Kurt, inspirando a fondo; il ragazzo rabbrividì, e un tremore incontrollabile cominciò a scuotergli le mani e le braccia. “Be’ … Chissà che fine farebbe, questo tuo adorato amante.” Concluse il Re, con un sussurro.
Quando Kurt sentì un ringhio basso, minaccioso e terribile provenire da qualche parte di fronte a lui, un terrore primordiale lo invase, costringendolo a ritrovare la strada per i propri occhi, incurante del dolore e di qualsiasi cosa avrebbe potuto vedere; Blaine. Blaine non poteva perdere il controllo, o Eridian l’avrebbe ucciso.
Il riccio era a qualche passo da loro, con gli occhi chiusi e tutti i muscoli contratti; aveva le unghie conficcate nei palmi ad una tale profondità che dei rivoli di sangue gli scorrevano tra le dita e finivano a macchiare la poca neve che era rimasta sull’erba.
Nel vederlo così, Kurt provò solo l’impulso di liberarsi da quelle mani che lo toccavano prepotentemente e correre da lui, proteggerlo, portarlo via di lì.
Scrollò violentemente le spalle con un ringhio basso e furioso, prendendo in contropiede Eridian, che non riuscì a trattenerlo; si mosse in avanti con passo incerto e veloce, e avvolse immediatamente con le proprie le mani di Blaine, scuotendolo lievemente. “Non farlo” riuscì a mormorare, costringendolo ad aprire gli occhi “Non dargli quello che vuole. Ce la puoi fare.”
L’oro negli occhi del riccio sembrò fondersi lentamente, perdendo quella furia che l’aveva congelato fino a qualche secondo prima; riacquisì la sua abituale dolcezza, mentre le unghie delle mani allentavano la presa sui palmi martoriati. Sembrò tornare a respirare, mentre rivolgeva a Kurt uno sguardo pieno di gratitudine e affetto.
Aprì la bocca per parlare, ma una voce lo precedette, sibilando furiosamente “Quante volte ti devo dire” ringhiò Eridian, avvicinandosi a loro con un’espressione infuriata che gli distorceva i lineamenti in maniera così grottesca da renderlo quasi irriconoscibile “Di non interrompere i miei giochi?” quasi urlò l’ultima frase, prima di balzare in avanti brandendo il pugnale.
Accadde tutto così velocemente che Kurt, di schiena rispetto al Re, nemmeno se ne accorse; non aveva fatto in tempo nemmeno a girarsi verso l’Elfo.
Le mani di Blaine gli strinsero con forza i gomiti, e in un attimo le loro posizioni si ribaltarono.
Kurt si ritrovò a fissare gli occhi dorati, spalancati per il dolore.
Abbassò istintivamente lo sguardo mentre la presa delle mani dell’altro sulle sue braccia si allentava, e vide la macchia scura che si allargava sulla felpa di Blaine.
Non capì. Il suo cervello si rifiutò di fargli comprendere un concetto che sembrava così semplice e lineare.
Fu solo quando gli occhi dorati si chiusero e un pallore mortale si fece strada sul volto del ragazzo che amava, che la consapevolezza di ciò che stava succedendo lo colpì, con così tanta forza che sentì ogni singolo organo dentro di sé urlare e bruciare.
“NO! BLAINE, NO! Ti prego, ti prego, Blaine, NO!” Kurt si lanciò in avanti nel momento in cui Eridian estrasse la lama dal corpo del riccio, e fece appena in tempo ad afferrarlo prima che cadesse in avanti, privo di forze.
Il castano si rese a malapena conto di aver iniziato a singhiozzare.
Si rese a malapena conto degli altri ragazzi che si giravano di scatto alle sue urla.
Riusciva a vedere solo il volto di Blaine, riusciva a sentire solo il suo respiro affannato, flebile.
“No, no, no” continuava a mormorare, mentre le lacrime bollenti gli scavavano inesorabilmente le guance e un dolore sordo si faceva strada nel suo petto, e il sangue – il sangue – di Blaine gli macchiava le mani, che tremavano in maniera incontrollabile.
“Andiamo, ti prego, apri gli occhi. Non puoi farmi questo, per favore …”
Qualcosa che andava al di là del dolore lo spezzò esattamente a metà, gli affondò nel petto e lo trascinò verso il basso, squarciandolo.
Non sapeva più come respirare. L’aria continuava ad impigliarsi nella sua gola, scuotendolo.
Non poteva essere vero.
Il capo di Blaine era adagiato sul suo grembo, il suo volto era pallido. Una larga macchia scura continuava ad allargarsi sulla maglia.
Le sue palpebre si sollevarono di qualche millimetro, lasciandogli la possibilità di bearsi della luce dorata dei suoi occhi per l’ultima volta.
“Kurt …” soffiò Blaine a fatica; il castano si sentì morire dentro, e realizzò con una cruda razionalità che, senza di lui, non ce l’avrebbe mai fatta.
“Sono qui” sussurrò, mentre un singhiozzo gli scuoteva di nuovo il petto.
“Hai visto?” Un colpo di tosse costrinse Blaine ad interrompersi, ma riprese immediatamente; le sue labbra erano diventate del colore dell’avorio “Ho mantenuto la promessa. Ti ho protetto.”
Kurt sentì che il dolore lo schiacciava, e le sue spalle si incurvarono verso il petto dell’altro, mentre un bruciore quasi insopportabile lo colpiva alla gola.
Non stava succedendo davvero.
Non poteva …
“Avevi detto che ci saresti stato sempre” gemette, accarezzandogli disperatamente il volto con le mani “Non puoi lasciarmi da solo. Non ce la faccio, Blaine, non ce la faccio, ti prego …”
Il riccio lo guardò con preoccupazione, tristezza e un’infinita quantità d’amore. Le lacrime cominciarono a pungergli gli occhi, ma nemmeno se ne accorse. Dio, c’erano talmente tante cose che avrebbe voluto dirgli.
“Ce la fai” soffiò soltanto, aggrappandosi alla luce del suo sguardo, mentre le lacrime di Kurt e le sue si mescolavano sul suo viso, e il castano scuoteva il capo, incapace persino di parlare per via di quel dolore che, ne era certo, l’avrebbe ucciso.
Blaine pensò che avrebbe davvero tanto voluto abbracciarlo. Avrebbe voluto farlo sentire al sicuro, protetto. Avrebbe voluto non dovergli dire addio. Ma una forza lo stava trascinando sempre più giù, verso il basso, verso il buio. E aveva paura. Non voleva lasciarlo da solo. Ma non ebbe il tempo di dire niente di tutto quello. Lo stava avvolgendo uno strano torpore, e avrebbe solo voluto guardare per sempre l’azzurro dei suoi occhi – non gli aveva mai detto quanto fosse bello quando sorrideva e gli si formavano quelle fossette sulle guance. Perché?-, ma non poteva. Il buio lo stava avvolgendo.
“Ti amo” riuscì solo a mormorare, aggrappandosi all’ultimo respiro che aveva, mentre un dolore sordo si propagava per tutto il suo corpo, a partire dal petto.
Poi il buio lo avvolse.
L’ultima cosa che vide furono le labbra di Kurt che sillabavano qualcosa, tremanti e bagnate dalle lacrime.
Ti amo anch’io.

Being A Half - KlaineWhere stories live. Discover now