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“Kurt … Cosa stai facendo?”
Hummel si sollevò di scatto; come aveva fatto a non sentire Sebastian?
“Me ne vado. È ovvio.”
“No, te lo scordi!” l’altro avanzò velocemente all’interno della stanza, mettendosi fra lui e il borsone che si stava riempiendo con le sue cose.
“Non puoi lasciarmi da solo con questa banda di pazzi, d’accordo? Non posso gestire un manicomio da solo! Non ora che Shuester non c’è quasi mai e gli elfi ci girano attorno aspettando solo che ci distraiamo un attimo! Per favore, Kurt …”
Ma l’altro non accennava a fermarsi, continuava a raccogliere le proprie cose.
“Dimmi che non lo fai per via di Anderson, quello è solo un cretino!”
Il lampo negli occhi azzurri fu una risposta più che sufficiente.
“NO! Ti vieto categoricamente di andartene per colpa sua, lo vado a buttare fuori a calci immediatamente …” Stava già uscendo dalla stanza, quando una presa forte sul braccio lo costrinse a fermarsi.
“Sebastian …”
“No, Hummel, ti prego, non usare quel tono dolce con me, te lo vieto! Io … No, metti via quegli occhioni lucidi, per carità. Ma … Io … Oh, maledizione!” Alzò le braccia al cielo, esasperato, e si lasciò cadere sul letto. “Giochi sporco.”
Kurt gli rivolse un piccolo sorriso, che non gli accese lo sguardo “Puoi scommetterci.” Si fece subito serio “Io devo andare, Seb. Per poco tempo, davvero. Tornerò tra qualche giorno, al massimo; sai che non ti lascerei mai in questa gabbia di matti, è solo che … Ho davvero bisogno di stare un po’ da solo. Capire. O magari avercela col mondo per un po’ e piangermi addosso.” Concluse, non senza una punta di sarcasmo.
Gli occhi verdi lo guardarono, arrabbiati e tristi “Non so se riuscirò a non ucciderlo” bofonchiò.
“Ci riuscirai. Per me.” Kurt gli rivolse un sorriso leggermente più deciso.
“Vedi, è questo che non capisco. Perché? Come mai lo difendi ancora?” continuò, vedendo lo sguardo confuso dell’altro “Perché non ti arrabbi e non lo lasci un po’ a se stesso?”
Il castano parve improvvisamente svuotato di ogni energia, e si lasciò cadere accanto a lui senza la grazia che caratterizzava di solito i suoi movimenti “Non so come spiegarlo, Seb. Io so che dovrei essere arrabbiato con lui –anche se non sarebbe giusto, in realtà, perché sono stato io a dirgli che avrebbe potuto cercare qualcun altro, se avesse voluto. È solo che … Non ci riesco. Qualcosa dentro di me mi impedisce di fare qualsiasi cosa che potrebbe allontanarlo. E mi sta uccidendo” ammise, con tono amaro “Tu mi conosci. Io … Non sono così, di solito. Riesco ad essere freddo, razionale, distaccato … Ma da quando ho guardato in quella sfera … è cambiato tutto. Sono cambiato io. E non sono sicuro di piacermi, così … vulnerabile. Per questo ho bisogno di staccare, solo per qualche giorno. Solo per capire se incontrarlo mi ha cambiato radicalmente.”
“E se fosse così? Se quell’idiota non mettesse mai la testa a posto, cosa faresti? Continueresti a scappare?”
“Io … Immagino che troverò una soluzione, un equilibrio … Come sempre, no?” concluse, con un sorriso privo di qualsiasi allegria.
“Cerca di non stare via troppo a lungo, Hummel.”
“Cerca di non uccidere la mia dannata anima gemella, Smythe.”

                                                                                                   *****

Il karma aveva fatto un lavorino niente male.
Perché, in quel momento, la testa gli pulsava in maniera insopportabile, le tempie sembravano essere compresse da delle tenaglie e la bocca era impastata con un sapore simile a quello di uno sciroppo per la tosse rigorosamente scaduto da qualche decennio.
Blaine sapeva di doversi alzare da lì, doveva farsi una doccia e lavarsi i denti.
Ma, soprattutto, doveva cercare di rimettere insieme i pezzi. Per sapere cosa diamine fosse successo la sera prima.
O meglio, cosa fosse successo dopo il terzo drink che il biondo palesemente tinto gli aveva offerto con un sorriso malizioso.
Rotolò fuori dalle coperte con uno sforzo non indifferente e un gemito di dolore.
Si guardò attorno con aria spaesata, e cercò di ricordare come fosse arrivato al Castello, ma una fitta alla testa lo fece desistere.
Mise a fuoco un bicchiere d’acqua sul comodino di fianco al letto, e vi si avvicinò con cautela, sempre massaggiandosi una tempia.
Sospirò di sollievo nel vedere l’aspirina, e lasciò che il liquido trasparente gli sciacquasse via il saporaccio che aveva in bocca; solo allora notò il bigliettino ripiegato.

Being A Half - KlaineWhere stories live. Discover now