21. ♡ Teodoro

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Teodoro

Le labbra di Cristiana mi aiutarono a ritrovare la giusta lucidità, la sua lingua a contatto con la mia fecero dissipare ogni nuvola e mi mostrarono un cielo sereno, fatto di speranza e fede.

Se non fosse stato per lei, sarei corso da Trevor e l'avrei ammazzato di botte con le mie mani, senza prove per dimostrare la sua colpevolezza...allora sì, che avrebbe vinto. 

Tuttavia, fu doppiamente difficile non perdere il controllo e mantenere un certo tipo di contegno quando mia madre venne a cercarmi per dirmi che le condizioni di mio padre era nettamente peggiorate. 

Il suo cuore non stava recuperando davanti all'ultimo duro colpo inferto alla nostra famiglia, nonostante fosse stato subito soccorso. 

Era da tempo che mio padre soffriva di disturbi al cuore, e questa situazione...ogni cosa che stava accadendo in questa città e che era collegata alla nostra famiglia, non aveva fatto altro che aumentare e peggiorare le sue condizioni e il suo stress, quest'ultimo già gravava fin troppo sulle sue spalle, essendo il capo della nostra famiglia aveva delle grosse responsabilità.

Da qualche giorno, alcune persone avevano cominciato ad evitarci, noi...che eravamo la famiglia più antica e benvoluta dalla città. 

Molti avevano intuito che chi aveva a che fare con noi finiva per farsi male, perdere il lavoro o essere vittima di chissà quale assurda circostanza, e per paura si allontanava, ci evitava o concludeva contratti di lavoro con noi. 

Altri avevano cominciato a guardarci con insostenibile sospetto e odio, come se questa situazione l'avessimo creata e voluta noi per qualcosa che avevamo nascosto o fatto di male a qualcuno, ma non era così. 

No.

Qualunque cosa avesse scatenato questa assurda ira contro di noi...io l'avrei scoperto e fermato, così come tutti quei responsabili di questo scempio, incluso Trevor.

Soprattutto Trevor.

La lista rossa a questo punto non poteva essere altro che l'elenco dei colpevoli sospettati da mia sorella. E Trevor, suo marito, era il capo-lista. 

Perché non me l'aveva detto prima? Prima ancora che provassero ad ucciderci? 

Con un enorme macigno nel petto, mi avvicinai al letto di mio padre. Cercavo di trattenere le lacrime, frenarle in ogni modo, ma non era facile, qualcuna riuscì a sfuggirmi...lasciandomi alla mercé dei miei sentimenti.

Gli altri componenti della mia famiglia erano già stati qui, per un ultimo saluto...e rimanevo soltanto io, riluttante a qualsiasi tipo di addio.

Entrai in quella camera come se avessi del cemento al posto dei piedi. 

Quel luogo era così buio, così odiosamente silenzio e...non ce la facevo. 

" Papà" mormorai a bassa voce, come a non volerlo disturbare. Sembrava che stesse solo dormendo, come quando ero bambino e mi rifugiavo da lui per chiedergli un parere e stare un po' in camera sua e della mamma nel cuore della notte. 

Lui sorrise con gli occhi chiusi, riconoscendomi dal tono della voce, era così debole e pallido, le rughe che solcavano il suo viso erano ancora più evidenti...a stento riuscì a sollevare le palpebre per qualche secondo: " Teo, il mio Teo. Il mio amato primogenito. "

" Sono qui. " dissi con più forza, afferrandogli una mano. Tremavo, troppo.

" Resisti, papà. Dobbiamo ancora fare tante cose insieme! "

Lui deglutì a fatica, stringendo appena le mie dita per ricambiare il mio gesto d'affetto: " Ti voglio bene figlio mio. Da quando sei nato, non mi hai mai deluso, mai, nemmeno per un attimo. Sei sempre stato il figlio che avrei voluto al mio fianco ed un giorno alla guida della nostra famiglia. Responsabile, capace, testardo come tua madre, maturo...sono così orgoglioso di te. "

Come petali di una rosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora