Perso nella vita perso in te -seconda parte-

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E siamo persi

in noi, alla deriva

e come barche

Una lama di luce puntata sugli occhi di JungKook lo aveva costretto a svegliarsi, si rigirò nel letto guardandosi intorno in quella stanza che cominciava ad odiare proprio perché stava diventando troppo familiare. Sapeva dov'era la piccola poltrona di pelle rossa sulla quale la notte precedente aveva poggiato i suoi abiti, sapeva di che sfumatura di bordò era il tappeto che al mattino gli solleticava i piedi scalzi, sapeva che facendo dieci passi al buio, verso destra, avrebbe trovato il bagno come sapeva che se adesso avesse allungato il braccio alla sua destra avrebbe trovato, disteso accanto al suo, il corpo di SeoJoon. Gli occhi di JungKook si spalancarono quando toccando quel posto accanto al suo lo trovò vuoto e freddo, si mise più dritto poggiando il peso del suo busto sui gomiti e guardando il cuscino ormai privo di ogni forma vide un post-it giallo, «Sono dovuto uscire molto presto stamattina ma sarò da te alle otto per portarti a scuola baby boy», JungKook rise a quel nomignolo, se YoonGi avesse saputo che aveva fatto la fine del "passivello" o che addirittura lo chiamavano "baby boy", si sarebbe preso gioco di lui per tutta la vita.

Si alzò a malavoglia, fece una doccia veloce, si vestì con quello che aveva portato nello zaino qualche sera prima – abiti comodi che non si sarebbero sgualciti –, preparò tutte le sue cose, quella sera avrebbe dormito a casa visto l'impegno che aveva preso con l'insegnante la mattina seguente e dopo aver mandato un messaggio a SeoJoon dove lo informava che lo avrebbe aspettato al bar sotto casa uscì, lasciandosi dietro la sensazione di impotenza che lo pervadeva all'interno di quelle mura. Aveva fatto giusto in tempo a bere il suo cappuccino quando sentì le mani del maggiore carezzargli la schiena, «Buongiorno raggio di sole, cos'è tutta questa tristezza stamattina? Ti è morto il gatto?», SeoJoon si riferiva al fatto che JungKook vestendosi avesse optato per una felpa con il cappuccio nera ed un pantalone largo e comodo del medesimo colore.

¨«Il mio amor proprio, ecco cos'è morto, cazzone»¨, pensò il moro stando ben attento a non far uscire nessuna di quelle sillabe dalla sua bocca, mostrando invece un sorriso composto, invece si alzò senza dire una parola cominciando a seguire l'altro verso l'auto. Durante il tragitto, dopo cinque minuti di silenzio dove SeoJoon non aveva fatto altro che accarezzargli la coscia salendo, a volte, verso l'interno per stuzzicarlo un po', JungKook decise di interromperlo ricordandogli che quella sera non sarebbe potuto restare da lui.

«Beh, ci aggiusteremo in qualche modo, no?», alzò le sopracciglia muovendole ritmicamente improvvisando un'espressione che secondo lui sarebbe dovuta risultare divertente e seducente al contempo e poi rivolse al più giovane un sorriso mellifluo, JungKook, impotente, annuì in silenzio continuando a fissare la strada umida per la pioggia che non aveva smesso di cadere per tutta la notte ma che adesso si era fermata.

Anche quella mattina la voce poco piacevole di BoGum, che gli urlava di alzarsi da cinque minuti, fu il suono che svegliò TaeHyung, «Kim TaeHyung stai diventando un fannullone, almeno prima in classe ti impegnavi, adesso vegeti anche durante le mie ore, persino alcuni miei colleghi si lamentano di te in sala professori, dicono che sei sempre distratto e poco partecipe, ieri sei arrivato in classe con più di venti minuti di ritardo, cosa credi, che io voglia perdere la faccia per te? Alzati cazzo!», quando finì di parlare gli spostò le lenzuola e lo spinse fuori dal letto malamente, strattonandolo per un braccio.

TaeHyung sentiva la rabbia aumentargli dentro, pronto ad esplodere proprio come un vulcano, perché non lo lasciava in pace? Tirò il suo stesso braccio per liberarsi e si coprì di nuovo con il piumone caldo e morbido, «Prenderò il bus proprio come vuoi tu, quindi va pure».

표류 Pyolyu - Andando Alla DerivaWhere stories live. Discover now