34 - Bombe Molotov e palline natalizie

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[87 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

Chuuya raggiunse la camera di Dazai e bussò:

- Ehi Dazai posso entrare?

Silenzio.

Chuuya allora non aspettò e spinse la porta, la stanza era avvolta nella penombra, ma riuscì a scorgere Dazai sdraiato sul letto con la faccia affondata nel cuscino.

- No, Chuuya non entrare.

Disse con voce ferma, non era una richiesta era un ordine. Chuuya, ovviamente non lo ascoltò, entrò e si chiuse la porta alle spalle.

- Va via.

- No.

- Per favore, vattene.

La sua voce si era fatta una supplica, fu questo a sconvolgere Chuuya: Dazai non era il tipo da supplicare, non era da lui abbassarsi ad una cosa del genere. Per un attimo fu anche tentato di obbedirgli... Ma il ricordo delle lacrime di Dazai lo bloccò sul posto.

- Ti ho detto di no! Sei scemo?

Dazai lo fissò in silenzio immobile, Chuuya poteva vedere il suo sguardo spento e malinconico anche con il buio presente nella stanza, si avvicinò con circospezione, come si fa con un animale ferito e si sedette sul bordo del letto.

Dazai rimase immobile a fissarlo con sguardo indecifrabile poi tornò ad affondare la faccia nel cuscino con uno sbuffo:

- Fa come vuoi, allora!

Chuuya restò fermo immobile al buio... Nella penombra e grazie alla poca luce che filtrava dalle pesanti tende chiuse riusciva a intravedere le sagome degli oggetti sparpagliati in disordine in giro per la camera. In quella stanza tutto era impregnato dell'odore di Dazai... Così famigliare a Chuuya... Famigliare per tutte le volte che erano stati vicini, si erano toccati, abbracciati, baciati...

Deglutì e cercò di non pensare alla situazione nella quale si trovava in quel preciso momento: era seduto sullo stesso letto di Dazai ed era solo con lui...

Spero vada tutto bene...

Non capiva perché non riusciva a scrollarsi di dosso il ricordo e l'emozione che i due baci avevano lasciato in lui.

- Dazai, vuoi dirmi che ti succede?

- No. Non sono affari tuoi...

Chuuya strinse i denti e non riuscì a impedirsi di alzare la voce e girarsi di scatto verso Dazai:

- Non sono affari miei? Ma ti rendi conto delle cazzate che stai dicendo?

- Chuuya-Kun...

- Pensi che tornare a casa e trovarti morto appesa ad un albero come una pallina di Natale non siano affari miei? Eh, Dazai? Pensi che vederti per terra in lacrime davanti a me non siano affari miei? Pensi di non essere affar mio? Porca puttana Dazai, perché non chiudi quella fogna invece di dire cazzate.

Dazai lo fissò con gli occhi spalancati. Chuuya poteva sentire il battito frenetico del proprio cuore, stava lottando il più possibile per non esplodere come una bomba molotov.
Tra i due calò un silenzio pesante che rese l'aria quasi irrespirabile: Chuuya fissava con rabbia il vuoto davanti a sè e Dazai teneva gli occhi socchiusi, da dietro le palpebre fissava le pieghe della coperta accanto al proprio viso con espressione combattuta.

- Ho ucciso.

- Come?

Chuuya si voltò a guardare Dazai di scatto, le parole erano così inaspettate, il tono di voce così basso che Chuuya per un istante aveva avuto il timore di aver immaginato tutto quanto.

We are falling like the stars - SoukokuWhere stories live. Discover now